Il ritornello, cantato all'inizio della canzone, sembra proporre ai bambini un messaggio di speranza: perche' cane e gatto, eterni nemici, non possono convivere pacificamente?
Cane e gatto, di F. Rinaldi (1988)
Cane e gatto, cane e gatto, chi l'ha detto che non si può?
Cane e gatto, cane e gatto, chi l'ha detto che non si può?
Cane e gatto, cane e gatto, chi l'ha detto che non si può?
Io ho un gatto che fa "bau" e un cane che fa "miao"...
Bau... miao...
Proprio alla fine degli anni '80 l'italia comincio' ad aprire le frontiere e ad accogliere crescenti masse di immigrati soprattutto extracomunitari: ci interessa dunque sapere cosa i frati dell'Antoniano propongano ai loro bambini per affrontare questa nuova situazione sociale. La prima lezione e' che il melting pot non viene da solo, occorre un impegno costante che deve innanzitutto coinvolgere tutti i gradi dell'istruzione primaria, secondaria ma soprattutto (a quanto pare) terziaria...
Ho un cane basso basso, anzi un bassotto
Sapete cosa vuole? Vuole fare il gatto!
Da grande vuole andare all'università
Perché vuole imparare, imparare a miagolar.
... e un duro lavoro anche in casa, da parte della famiglia, istituzione certo in crisi ma pur sempre fondamentale per la crescita armoniosa dei nostri pargoli e per la trasmissione dei tratti culturali:
E il giorno fa le prove come un grande attore
Che studia la sua parte tante tante ore
E gioca con la palla e salta sopra il letto
Fa pure un po' le fusa e sale in cima al tetto.
I concetti vengono ribaditi nella seconda strofa, che vede come protagonista questa volta il gatto all prese con la cultura canina:
Ho un gatto grosso grosso, anzi un grassone
Sapete cosa vuole? Vuole fare il cane!
Da grande vuole andare all'università
Perché vuole imparare, imparare ad abbaiar.
E il giorno fa le prove come un grande attore
Che studia la sua parte tante tante ore
Con l'osso sempre in bocca sapete cosa fa?
Lo caccia sotto terra e scodinzola qua e là.
Ma la convivenza multietnica non e' cosa facile: le tensioni non tardano ad apparire anche in questo idillico quadretto antoniano:
Un giorno i due animali si incontrarono di notte
Si presero un po' in giro e si diedero le botte
Ma tante, tante, tante e tutte sul groppone
E senza che nessuno ne sapesse la ragione.
... e cioe' la violenza e' cieca e spesso irrazionale, ma non tutto il male vien per nuocere: alla fine forse grazie allo scontro violento le parti imparano a conoscere le rispettive qualita'.
Ma quando il gatto udì che il cane miagolava
E quando il cane udì che il gatto abbaiava
Capirono che ognuno può imparare a fare "bau"
Capirono che ognuno può imparare a fare "miao".
Insomma, la ricetta dei frati dell'antoniano per la integrazione multiculturale e' un prosaico studio teorico-culturale, combinato con una buona dose di violenza interetnica. Le recenti battaglie urbane fra nigeriani e maghrebini in via Anelli a Padova dovrebbero dunque farci sperare per il meglio.
Anche io "bau bau"...
Anche tu "miao miao"...
Anche egli "bau bau"...
Anche voi "miao miao"...
Anche essi "bau bau, miao miao,
Miao miao, bau bau"...
Cane e gatto, cane e gatto, chi l'ha detto che non si può?
Cane e gatto, cane e gatto, chi l'ha detto che non si può?
Cane e gatto, cane e gatto, chi l'ha detto che non si può?
Io ho un gatto che fa "bau" e un cane che fa "miao"...
Ma ad una lettura attenta della canzone non appare che da questi ingredienti risulti la convivenza pacifica fra etnie. Semmai, si arriva solo ad una comprensione teorica delle rispettive diversita'. Cane e gatto alla fine della canzone conoscono il linguaggio l'uno dell'altro, ma non possiedono ancora valori comuni, non sono ancora veramente in grado di convivere. Un messaggio dunque pessimista da parte dei frati sul futuro della societa' multietnica italiana.
Un ringraziamento al bel sito filastrocche.it per il testo della canzone