Claudio Scajola si è oggi dimesso dalla sua carica di ministro dello sviluppo economico per una strana e torbida storia di case acquistate in nero.
I fatti sono abbastanza noti e pertanto non starò qui a ripeterli, ma è forse il caso di dare qualche informazione un po' più tecnica, senza la pretesa di conoscere la verità dei fatti e quindi evitando, nel limiti del possible, di dare giudizi.
Nell'ambito delle indagini sulla allegra brigata di costruttori e faccendieri che si spartiva gli appalti dei grandi eventi e il cui fango ha già schizzato anche Guido Bertolaso, la Guardia di Finanza, seguendo le tracce di alcuni assegni che erano transitati per i conti di alcuni indagati, si è imbattuta nel ministro Scajola o, più precisamente, nell'acquisto da lui effettuato nel luglio del 2004, di un appartamento a Roma, con vista Colosseo, per il prezzo dichiarato di €. 610.000,00 (qui l'informativa della GdF).
In particolare, i finanzieri hanno scoperto che uno degli indagati, l'architetto Angelo Zampolini, utilizzando fondi ricollegabili al costruttore Anemone (un altro tra i principali indagati) ha emesso assegni per 900.000,00 euro intestandoli alle sorelle Beatrice e Barbara Papa, venditrici dell'appartamento acquistato da Scajola. Le due sorelle Papa - che a me piace immaginare con queste facce - sentite come testimoni, hanno cadidamente ammesso di aver incassato in nero i 900.000,00 euro, in aggiunta al prezzo "ufficiale".
In sostanza, dunque, abbiamo:
- una evasione fiscale conclamata
- un pagamento con fondi che, al momento, non è dato sapere perchè sono stati forniti a Scajola.
Cominciamo dal primo punto, ossia l'evasione fiscale e diciamo subito che, se si fosse trattato solo di questo, oggi Scajola sarebbe ancora al suo posto. Come noto, quando si compra casa si paga l'imposta di registro (se ne pagano anche altre, ma semplifichiamo). Questa tassa è pari al 3% o al 10% a seconda che l'acquisto riguardi la prima casa o meno. Ma su cosa si calcola quest'aliquota ? All'epoca dei fatti - il 2004 - in teoria l'imposta era calcolata sul prezzo dichiarato in atto o successivamente accertato dall'ufficio del Registro: quindi se Scajola avesse dichiarato il prezzo pieno, cioè €. 1.510.000,00, avrebbe pagato un'imposta di €. 45.300,00 - ipotizzando un acquisto "prima casa". Questo in teoria, perchè nei fatti, nelle vendite tra privati (ossia quando il venditore non era un costruttore), gli uffici finanziari NON facevano accertamenti di valore sui prezzi dichiarati in atto, se il prezzo fosse risultato essere pari o superiore al valore catastale del bene venduto, rivalutato per determinati coefficienti.
Il risultato di questa ipocrisia, andata avanti per oltre venti anni, è stato che il 90% delle vendite tra privati è avenuta a prezzi simulati, perchè i valori catastali erano (e sono) notevolmente più bassi rispetto ai prezzi di mercato. Si è trattato di simulazione continuata e semi-legale, intanto perchè non soggetta a controlli e poi perchè di massa, quindi neanche percepita dai vari compratori o venditori come un atto illegale o comunque grave eticamente. Pero' sempre di simulazione si trattava, dato che comunque non veniva meno l'evasione fiscale e, in alcuni casi più gravi, anche di una evasione perseguibile penalmente. E' quindi molto probabile che Scajola abbia sfruttato, come tutti in quel periodo, questo meccanismo e abbia dichiarato un prezzo coerente con il valore catastale.
Ha dunque evaso il fisco? Certamente si. E' stato il suo un comportamento eticamente condannabile? Direi di si, considerando che all'epoca era ministro dell'Interno. In assenza dei soldi forniti in nero dall'architetto Zampolini, si sarebbe trattato di un comportamento talmente grave da imporgli le dimissioni? Mi pare improbabile.
Se Scajola avesse comprato casa con soldi propri si sarebbe comportato come la stragande maggioranza di coloro che hanno comprato casa in Italia sino alla riforma del 1° gennaio 2006, che ha eliminato l'ipocrisia e stabilito che, nelle vendite tra privati, le tasse si pagano in base al valore catastale indipendentemente dal prezzo dichiarato (qui una spiegazione approfondita).
In sostanza poco più che un peccato veniale, che solo qualche moralista avrebbe additato al pubblico ludibrio. Solo che Scajola non ha comprato casa con soldi propri, ma con 900.000 euro che gli sono piovuti dal cielo. La sua difesa è stata talmente goffa da essere insulsa, sino ad arrivare al culmine del ridicolo quando, comunicando le odierne dimissioni, ha affermato testualmente
«Se dovessi acclarare che la mia abitazione fosse stata in parte pagata da altri senza saperne il motivo, il tornaconto e l'interesse, i miei legali eserciteranno le azioni necessarie per l'annullamento del contratto di compravendita».
Si tratta di affermazioni che offendono la comune intelligenza: che solo oggi Scajola "sospetti" che la sua casa sia stata pagata da altri è una tesi che fa acqua non una, ma novecentomila volte. E appare veramente patetica l'idea di poter annullare il contratto di vendita, dato che si tratta di una ipotesi giuridicamente inconsistente, perchè il caso non rientra in nessuna delle ipotesi di legge per chiedere l'annullamento, e cioe' dolo, violenza o errore.
Vero è che al momento non ci sono ipotesi di reato sul tappeto e l'ex ministro non risulta indagato in nessuna Procura. Cosi' Scajola può correttamente affermare di non avere nulla (a parte l'evasione) di cui doversi giustificare. Ma l'anormalità della ricezione di 900.000,00 euro senza apparente ragione è talmente eclatante da rendere necessarie delle risposte un po' più concrete dell'annullamento dell'atto di vendita.
Faccio una precisazione, anche se di poco rilievo : nel 2004 Scajola non era ministro dell' Interno ma ministro per l' Attuazione del programma. Il Nostro si era già dimesso nel 2002 per la famosa gaffe su Biagi.