Il caso, paradigmatico, della Popolare di Vicenza: una testimonianza dall'interno

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Da fonte degna di fede che, per ovvie ragioni, ci pare appropriato nelle attuali circostanze mantenere protetta, abbiamo ricevuto la seguente testimonianza, che pubblichiamo integralmente, Conferma molte cose che o ben in parte si sapevano per sentito dire o si sospettavano per logica e senso comune. Ma vederle confermate da fonte autorevole induce ad ulteriori, amare ma comunque utili, riflessioni sul sistema bancario italiano ed il ruolo di parte della imprenditoria italiana (oltre che del regolatore e del potere politico) nel progressivo e continuo sfascio del sistema bancario e dell'economia nazionale. Food for thought.

Popolare di Vicenza aveva un leader, Gianni Zonin, persona sicuramente molto capace che è diventato presidente della banca nel 1995, a seguito di un confronto interno che lo vide vincitore sull’allora presidente, Giuseppe Nardini e sul direttore generale Luciano Gentilini, che avevano proposto la fusione con altra banca popolare. Nardini ed i consiglieri della squadra perdente vennero eliminati nelle successive assemblee ed anche il direttore generale venne licenziato.

Si instaurò così nella banca un potere personale di Zonin, giustificato peraltro dai buoni risultati economici dell’istituto, che anche per le amicizie personali di Zonin crebbe acquistando sportelli da altre banche ed aprendo Banca Nuova in Sicilia. Restò peraltro ferma la regola che non consentiva opinioni diverse da parte degli amministratori e dei dirigenti, che venivano eliminati in caso di opposizione a Zonin, tanto che ben 4 direttori generali furono licenziati per contrasti e su decisione di Zonin. Samuele Sorato, prima vicedirettore, divenne direttore nel 2008, a seguito del licenziamento del suo predecessore, Colombini.

Zonin avrebbe voluto che la banca arrivasse a 1.000 sportelli e non capì che la crisi economica iniziata nel 2008 sarebbe durata molti anni. Operò perciò per la crescita dell’istituto in un momento in cui le grandi banche nazionali restringevano il credito. Popolare di Vicenza affidò molti clienti, sia pure selezionati, che non trovavano credito da altre banche. La crescita della banca richiedeva aumenti di capitale che non trovavano giustificazione nella redditività di Popolare di Vicenza, redditività che era ormai a zero e il cui valore azionario era giustificato solo apparentemente dal Fondo Acquisto Azioni Proprie di 240 milioni di euro, da utilizzarsi per l’acquisto di azioni dai soci che volevano vendere per poi assegnarle a chi volesse acquistare. Il valore dell’azione, allora fissato in €. 62,50, era irrealistico in quanto il valore di patrimonio era di meno della metà e non vi erano serie prospettive di redditività che giustificassero un maggior valore.

Da sempre nelle banche popolari viene esercitata una moral suasion nei confronti dei clienti perché diventino soci e, stante l’esigenza di aumentare il patrimonio della banca in una situazione che oggettivamente vedeva il valore delle azioni come valore puramente teorico, si iniziò a chiedere ai possibili clienti [coloro che richiedevano credito, NdR] di diventare soci acquistando azioni per un valore pari al 10% di quanto chiesto. Tale richiesta veniva giustificata con la necessità della banca di essere patrimonializzata per il 10% degli affidamenti e queste operazioni venivano descritte come a basso rischio sulla base dell’esistenza del Fondo Acquisto Azioni Proprie che  avrebbe comunque consentito la liquidazione dell’investimento del cliente. Ma, in realtà, almeno dal 2013/14 [quasi certamente da prima, NdR] non era così facile che il riacquisto avvenisse a valori che non implicassero perdite del sottoscrittore. Su richiesta della BCE il fondo acquisto azioni proprie venne poi portato a capitale e si resero necessari ulteriori aumenti di capitale in ragione delle perdite sempre crescenti accertate dagli organi di controllo, perdite dovute sia al minor valore delle garanzie immobiliari che al negativo andamento dell’economia.  

Le richieste di acquisto azioni aumentarono al 20/30% del finanziato e, a quanto sembra, il direttore Samuele Sorato ed il vicedirettore Emanuele Giustini - non è noto se in autonomia o in accordo con alcuni degli amministratori, in primis Zonin - diedero affidamenti milionari ad alcuni selezionati clienti/fornitori per acquisto di azioni della banca per importo pari al finanziato, garantendo per iscritto o a voce, il riacquisto a breve. Il quale, poi, non avvenne perché, a seguito dell’intervento di BCE e Consob il direttore prima e poi alcuni amministratori, tra cui Zonin, dovettero dimettersi.

Oggi le azioni sono proposte al mercato con una forbice da 0,10 a 3 euro, importo che trova ragione in 4,5 miliardi di sofferenze ed in 1,1 miliardi di azioni della banca acquistate con finanziamento proprio in una situazione che vede usciti, nel 2016, 7/800 milioni di depositi (pari al 6% del totale dei depositi in essere presso la banca) dopo che nel 2015 era già uscito il 23%. Vi sono però anche elementi positivi: gli acquisti di azioni proprie fatti dai clienti della banca sono un illecito, ma a questo illecito hanno preso parte anche i clienti che ne hanno usufruito e che quindi, per essere risarciti, dovranno provare di essere stati in qualche modo costretti all’acquisto.

L’emorragia di fondi non è stata necessariamente emorragia di clienti i quali, evidentemente, hanno temporaneamente trasferito altrove i loro fondi nel timore di essere “bail-inati” e, per ultimo ma non ultimo, la banca con ogni probabilità cederà al fondo Atlante, o a chi per esso, i crediti deteriorati con probabilità di recupero intorno al 23% dell’importo. Questi calcoli (certamente a spanne e del tutto indicativi, NdR) implicano che la banca ha oggi un patrimonio residuo di circa 550 milioni ed asset (Prestinuova e quote Arca) valutabili a circa 1,1 miliardi

Il 23% (recupero stimato, NdR) di 4,5 miliardi (le sofferenze stimate, NdR) è 1 miliardo. Questo, sommato al patrimonio residuo di 550 milioni ed al valore degli asset Prestinuova e quote Arca (1,1 miliardi circa) dà un totale stimato pari a 2,6 miliardi di valore residuo degli asset della Popolare di Vicenza. Questo significherebbe un valore di patrimonio di circa € 18 ad azione. Anche togliendo 500 milioni da restituire a clienti finanziati per acquisto azioni proprie ed altri 500 per presunte perdite future resta un valore di patrimonio (contiamo a zero l'avviamento che pure vi è) di 11/12 euro ad azione. Come mai la forbice è tra 0,1 e 2? Italia, Italia

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Commenti

Ci sono 27 commenti

 

nel 2014 c'è stato l'aumento di capitale a e62,50, quello che doveva mettere in sicurezza etc.

se questo non è spremere la rete e il territorio...

zonin è stato poi presidente dal '95, ma era consigliere dalle guerre napoleoniche. si iscrisse giovanissimo alla direzione della banca:-)

http://www.ansa.it/veneto/notizie/2016/04/08/mediobanca-stima-valore-pop.vicenza_e01f2db5-e9c8-41f6-9126-75822750a373.html

questa stima è ben nota. in ogni modo, all'aumento di capitale possono partecipare tutti. se come dice golaprofonda, le nuove azioni sono quasi regalate, andranno a ruba. e il consorzio di garanzia dell'inoptato, una pura formalità.

ah, gli amministratori delle banche, sempre vittima dei peggio complotti, della congiuntura, della malasuerte e delle cavallette.

... non mi pare suggerisca quello che scrivi nell'ultima frase, al contrario. Mi sembra confermare esplicitamente che la responsabilita' fu di Zonin e soci!

Sulla valutazione del patrimonio non mi pronuncio, pur notando che il mercato contraddice al momento la valutazione che lui da' sulla base delle sue conoscenze, per altro pregresse.

Ovviamente, ci sono due possibilita' :) 

questo Zonin è lo stesso dei vini? Ed ha ricoperto ( o ricopre) carica in parlamento a Roma?

vi ringrazio se sapete rispondermi

...eccolo qui in veste da vinaio, e definito dal giornalista "enologo e banchiere che ama far shopping quando ce n’è l’opportunità (e il prezzo giusto)"...

Di eventuali ruoli parlamentari non ho notizia.

Lo 'scambio' tra la sottoscrizione di capitale ed erogazione di prestiti è una pratica nota. non la voglio giustificare, fatta in un momento storico come quello di cui parliamo, tende a peggiorare la qualità degli attivi della banca, visto che chi accetta simili termini tende a non essere un debitore affidabile. Ma è nota da tempo, si tratta della degenerazione di quella che, per stessa ammissione della vostra fonte, è un'abitudine da sempre: esercitare una certa moral suasion per far diventare socio il cliente - che data la forte radicazione territoriale delle Popolari è anche comprensibile. Non mi sembra che il contenuto di questo racconto sia così sorprendente. Il punto è che il voto capitario non garantisce una governance trasparente e razionale della banca, cosa nota dalla notte dei tempi, un meccanismo stroncato dalla recente riforma delle Popolari, che a mio parere è una buona riforma (un testo che, probabilmente, giaceva impolverata in qualche cassetto da trent'anni). A mio modo di vedere ci sono molti altri comportamenti che sono ancora peggio di questo. Vi cito ad esempio, ma potrei citarne molti altri: http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2015-03-17/cividale-e-quell-intreccio-banca-sindaci-e-clienti--083127.shtml?uuid=ABz6vPAD

...

Mi spiace per gli investitori, i risparmiatori, i correntisti e probabilmente anche per molti dipendenti, ma devo confessare che i guai della BPVi mi provocano una enorme soddisfazione personale.

Risale tutto ad una quindicina di anni fa. Lavoravo a Palermo, anzi a Monreale, ed il mio datore di lavoro dell'epoca insisteva perché mi facessi un conto con una banca di quel gruppo, Banca Nuova. Vado all'appuntamento per aprire il conto, e mentre aspetto, mi metto a leggere un foglio che era praticamente una newsletter aziendale della BPVi.

In tale newsletter l'articolo principale spiegava ai dipendenti la strategia alla base dell'acquisizione della Banca del Popolo di Trapani in questi termini: la BPT aveva una grande capacità di raccolta del risparmio, risparmio che grazie all'acquisizione sarebbe stato convogliato nel nord est, per finanziarne lo sviluppo imprenditoriale. 

La BPT era storicamente insieme alla Sicilcassa una banca sistemica per lo sviluppo economico ed imprenditoriale della Sicilia Occidentale. Avendo tale comunità da poco perso la Sicilcassa, per ragioni che all'epoca apparivano sensate, molto meno oggi, dopo che molte banche di altre parti del paese non hanno ricevuto lo stesso trattamento pur versando in ben peggiori condizioni, non mi ci volle molto ad arrivare alla conclusione che trasformare la BPT da un volano al servizio dell'economia locale ad un collettore di risparmi che poi sarebbero stati investiti altrove avrebbe frenato non poco lo sviluppo della Sicilia Occidentale.

Non volendo essere un complice di tale crimine, decisi di non aprire il conto.

avere maggiori notizie riguardo al contesto dell'acquisizione: come avvenne che la popolare di Vicenza acquisisse quella di Trapani?

 

La BPT era storicamente insieme alla Sicilcassa una banca sistemica per lo sviluppo economico ed imprenditoriale della Sicilia Occidentale. Avendo tale comunità da poco perso la Sicilcassa, per ragioni che all'epoca apparivano sensate, molto meno oggi, dopo che molte banche di altre parti del paese non hanno ricevuto lo stesso trattamento pur versando in ben peggiori condizioni, non mi ci volle molto ad arrivare alla conclusione che trasformare la BPT da un volano al servizio dell'economia locale ad un collettore di risparmi che poi sarebbero stati investiti altrove avrebbe frenato non poco lo sviluppo della Sicilia Occidentale.

 

questo ragionare è, a mio avviso, il motivo per cui nessuno investe in Sicilia. oppure in Brasile.

Primo: la gola profonda non pare granché, generano più suspense certi articoli di giornale, o l'atto di qualche indagine. Secondo: veramente non capisco il ragionamento finale. Sta forse insinuando che la forbice è stata tenuta al di sotto del 'reale' valore della banca, artificialmente, per fare un favore a qualcuno? Beh, allora avrebbe dovuto esserci la coda per comprarlo questo capitale, mentre è rimasto (quasi) tutto inoptato e se l'è sottoscritto obtorto collo Atlante a €0.10 (la parte inferiore della forchetta).

Non sorprendente direi: se anche "i clienti hanno spostato i fondi nel timore di essere bail-inati", pur essendo depositanti, quindi 'super-senior' nel pecking order del loss absorbing capital, e comunque dotati di garanzia statale sino a €100,000, non si capisce perché un investitore dovrebbe giudicare invece un affare le azioni, cioè la parte più rischiosa della capital structure.

Faccio notare che nessuno ha mai spacciato l'autore dell'articolo come "gola profonda", ne' promesso sorprendenti segreti. 

Era, e l'abbiamo ripetuto, una testimonianza dall'interno. Essa prova sia che certe supposizioni erano confermate (il ruolo di despota/spogliatore dello Zonin), sia l'esistenza di una ampia e diffusa cultura (interna ma non solo) incapace di capirlo e di contrastarlo. Ed ancora arroccata all'idea che la BPdiV non e' stata l'ennesimo frutto marcio di un sistema economico relazionale degenerato ma solo un colpo di sfortuna dovuto al caso ...

Le testimonianze, quando sincere e non filtrate, valgono anche per questo: rivelano quanto profonda e profondamente radicata sia la (s)cultura economica italiana. Ovunque, anche nel prospero ed operoso Veneto.