La Casta, il Papa e la Liberta’ d’Opinione in Italia

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Leggo con disgusto la reazione dei nostri politici al comunicato con cui il Vaticano annuncia la cancellazione della visita di Benedetto XVI a La Sapienza. Concetti come quello di libertà d’opinione e libera manifestazione del pensiero vengono sbandierati da destra e sinistra per rimettere in riga chi ha osato mettersi contro il Santo Padre.

Da una nota di Repubblica.it delle 21:09: "È stato ripugnante vedere nel telegiornale tossici e terroristi alla Sapienza per festeggiare la rinuncia del Papa" dice Maurizio Gasparri (AN). "È gente da mandare in galera insieme ai professori che li hanno guidati. I loro nomi vanno divulgati affinchè l'Italia sappia chi è nemico della libertà e promotore dell'odio e del terrore".

Ora: vorrei ricordare a Gasparri che i promotori di odio e terrore (!) da dar in pasto alla folla e mandare in gattabuia non si sono mai nascosti ed i loro nomi sono pubblici da mesi. Trattasi dei 60 e più docenti de La Sapienza firmatari di una lettera datata 23 Novembre 2007 in cui, in maniera del tutto civile e democratica, si faceva notare come la visita in pompa magna di Joseph Ratzinger (che in un primo momento avrebbe dovuto addirittura tenere una lectio magistralis) fosse inadeguata alla luce delle sue arcinote posizioni sulla scienza. I firmatari appartengono quasi tutti alla Facolta’ di Scienze e fra loro vi e’ anche Giorgio Parisi, fisico teorico insignito da vari riconosciementi e fra i piu’ attivi e conosciuti a livello internazionale.

 

A Gasparri fa eco, in maniera meno urlata e volgare, il nostro amatissimo ministro degli esteri.

 

Da una nota di Repubblica.it delle 20:37:"Il clima di tensione - ha detto il vicepremier - è stato creato da atteggiamenti e prese di posizione estremistiche che non rappresentano affatto la grande maggioranza degli italiani e non fanno onore alla coscienza civile e democratica del paese che trova le sue espressioni più qualificanti proprio nel rispetto delle opinioni e nell'assoluta garanzia della libera manifestazione del pensiero".

 

Si puo’ concordare o meno nel merito della lettera, caro D’Alema, ma certo non si puo’ tacciare di estremismo una pubblica manifestazione di dissenso del corpo docente rispetto all’operato del proprio rettore. Antidemocratico e’ semmai censurare i comportamenti di questo tipo.

 

Entrando nel merito poi, la linea più volte espressa del papato di Benedetto XVI (si veda tra l’altro la sua lectio magistralis di Ratisbona di cui abbiamo già discusso qui su nFA) si basa sulla tesi che la spartizione delle rispettive sfere di competenza fra scienza e fede non sia più valida, e su una concezione delle scienze come ambiti parziali di una conoscenza più vasta alla quale dovrebbero essere subordinate. Su questo punto è molto chiaro Marcello Cini, autore della lettera aperta al Manifesto a cui ha poi fatto seguito la levata di scudi dei docenti della Sapienza. Una linea che chiaramente inquieta non poco la comunità scientifica e che, appunto, rendeva se non altro inadeguata una visita con tutti gli onori del caso di Ratzinger a La Sapienza.

Purtroppo però i nostri politici non sono interessati al perché del dissenso e nemmeno al metodo con cui è stato manifestato. Quello che conta è non perdere una buona occasione per rabbonire Ratzinger e strizzare l’occhiolino a quei cattolici preoccupati dall’astio espresso da docenti e discenti verso il Santo Padre. Che disgusto appunto.

 

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Commenti

Ci sono 69 commenti

Marcello Cini .

 

Va be ma un poco chissene di cosa diceva Cini 40 anni fa o l'altra settimana. La questione (*) e': trovi questo papa ospite gradito e opportuno il giorno d'apertura dell'anno accademico? Per una volta, non si puo' rispondere semplicemente SI o NO senza tirare in ballo la solita destra / sinistra, liberta' di parola / censura?

(*) Che poi: magari! di fatto neanche ci si e' arrivati a quel livello di discussione: piuttosto e' diventato "hanno diritto Cini e i suoi amici di dirsi non d'accordo alla visita"? Chi risponde "no, non ne hanno diritto perche' sarebbero censori" fa piangere Aristotele, ovviamente.

 

 

Appunto, chissene di cosa abbia scritto Marcello Cini 40 anni fa, e se siano di destra di sinistra o di centro i 70 della lettera?

 

la domanda qui e’: i docenti di una universita’ hanno o meno il dritto di criticare l’operato del loro rettore? hanno o meno il diritto di esprimere il dissenso verso un invito ufficiale fatto a chicchessia? hanno o meno il diritto a “manifestare le proprie opinioni”, per usare un’espressione cara a D’Alema?

 

e ancora: e’ o non e’ disgustoso che la liberta’ di opinione di questi docenti venga messa in discussione da politicanti di destra e di sinistra che sembrano costante impegnati a sfidarsi al “chi lecca meglio il culo al Santo Padre”? e’ o non e’ disgustoso che ministri ed ex-ministri trattino come pericolosi criminali chi esercita semplicemente i propri diritti (assumendo tra l'altro una posizione che e', per lo meno a mio avviso, comprensibilissima alla luce delle posizioni di Benedetto XVI)?

 

 

Ho appena visto il TG1 della sera e mi e' venuto una specie di nodo allo stomaco.

Tanto per discutere del sesso degli angeli, pare che questa citazione di Feyerabend su Galileo sia piaciuta molto ai giornalisti. Per chi fosse interessato, qui ho trovato un estratto in cui si ripropone il pensiero di Ratzy sull'argomento; credo che manchi la parte finale quindi non sono proprio in grado di capire da quel che c'e' li' quale fosse l'intento; mi piacerebbe poter contestualizzare di piu' quel discorso ma letto cosi' mi sembra che si tratti semplicemente di un tentativo malsano di giustifcazione (tra l'altro come era prevedibile lo stesso Feyerabend si dissocio' dall'uso che il Papa fece delle sue parole)

edit: ops! mi sono accorto adesso che il primo testo era gia' stato linkato nell'altro articolo. pardon.

 

 

però adesso non corriamo il rischio di infilare la casta in mezzo a tutte le questioni. chiaro che i nostri politici hanno dimostrato ancora una volta di essere inadeguati a gestire la cosa, ma il link con la discussione della casta (a la stella-rizzo) non lo vedo.

comunque, i professori di fisica hanno legittimamente manifestato il loro dissenso. la loro argomentazione è sensata e merita di essere considerata. io ne ho un'altra. secondo me sarebbe stato interessante sentire Ratzinger alla Sapienza, magari interrogarlo direttamente sulle questioni più scottanti. l'accademia (anche se usare questo termine riferendosi alla Sapienza...) si distingue dalla chiesa perché la prima è aperta al dibattito e al confronto delle idee; la seconda è chiusa e monolitica (non lo dico con accezione negativa). portare il massimo rappresentante della chiesa all'interno di un dibattito "accademico" sarebbe stato un bella vittoria.

siccome possiamo avere idee diverse (io, voi, Ratzinger, i professori di fisica...) esiste un corpo decisionale dell'Università che sintetizza le posizioni e decide. il Rettore ha invitato il Papa (risponderà tra cento anni ai suoi elettori di questa scelta... sarcastico).

il problema è che Ratzinger (almeno da quanto ho capito) ha rinunciato ad andare per motivi di ordine pubblico, non perché non voluto dai professori di fisica. gli atteggiamenti e le prese di posizione estremistiche nelle parole del Ministro degli Esteri sono quelle di chi ha minacciato "disordini" se Ratzinger fosse andato. chi nega la libertà di opinione non sono i professori di fisica (che anzi con il loro esempio la portano al massimo grado), ma i soliti sfasciatutto nullafacenti (e non mi riferisco agli studenti della Sapienza; anzi si, ma solo a quelli che si iscrivono all'Università per sfasciare tutto e non fare nulla).

 

 

Sono d'accordo: la casta stavolta non centra nulla. Devo aggiungere che francamente la vicenda è edificante tanto quanto la questione della "monnezza".... Non perdiamoci neanche un istante nel livello penoso del dibattito politico che ne sta seguendo.

Il punto è uno solo: chi per un malinteso senso di laicità zittisce in modo becero la voce di chiunque abbia cose interessanti da dire perché frutto di riflessione e ricerca, in questo caso del papa, fa torto alla nostra intelligenza (alla propria non puo' perche' dubito che ne abbia)...

Edit: aggiungo solo la notizia, direi tragicomica, del coincidente conferimento ieri di una laurea honoris causa a Fausto Bertinotti da parte della Pontificia Università Cattolica dell'Ecuador....

 

 

Secondo me ci sono alcuni buoni motivi per cui la protesta dei professori italiani dimostra ancora una volta la distanza dell'universitá italiana da quella straniera. Primo: censurare il Papa rappresenta un pericoloso precedente, soprattutto per l'universitá che dovrebbe essere un luogo di scambio e di espressione di idee (nota bene, anche quelle non condivise. quante teorie bislacche si isegnano all'universitá? cacciamo tutti quei docenti?). Per cui se la Columbia Univeristy si permette di chiamare tale Mahmoud Ahmadinejad, professione dittatore, non si capisce come l'universitá di roma, La Sapienza, si possa permettere di censurare il Papa durante un "grande evento" come l'inaugurazione dell'anno accademico. La domanda dunque é: puó l'universitá permettersi di censurare alcuni e far parlare altri? Se invitiamo Chavez la prossiama volta, lo facciamo parlare?

Tra l'altro, sará passato tanto tempo ma La Sapienza, come fa notare un lettore del corriere, é stata fondata da un predecessore del Papa

it.wikipedia.org/wiki/Universit%C3%A0_degli_studi_di_Roma_%22La_Sapienza%22

Anche la motivazione che bisogna separare la scienza dalla religione lascia il tempo che trova. Bisognerebbe separare la scienza anche dalla politica ma non mi sembra che le aule univeristarie italiane siano questo paradiso dove la politica non entra.

Per quanto riguarda i politici italiani. Ormai li conosciamo, cercano di mettersi sempre dalla parte che gli conviene di piú. Non mi sembra la loro reazione il tema importante di discussione.

P.S. Vedo solo ora il commento di CM Pinardi che piú o meno dice le stesse cose.

 

 

Secondo me la vicenda non puo' essere letta al di fuori del contesto in cui e' avvenuta, ossia quello di un paese la cui classe politica, e quindi la sfera pubblica, e' piu' che mai condizionata dai dettami delle gerarchie ecclesiastiche. La protesta contro il papa alla Sapienza ha un significato che va molto al di la' dell'evento stesso: non e' la ribellione contro uno che arriva, dice la sua e se ne va senza aver lasciato traccia al di fuori delle mura dell'aula in cui parla (come puo' essere il caso di Ahmadinejad a Columbia). E' la ribellione contro il capo di una gerarchia ecclesiastica che oramai mette bocca in quasi tutte le questioni politiche italiane riuscendo ad asservire la destra come la sinistra, che ha spazi privilegiati in tutti i telegiornali (alzi la mano chi ricorda l'ultimo TG1 che non menzioni, almeno en passant, l'opinione odierna della chiesa) e che ora vuole anche andare a invadere anche gli spazi dell'universita'.

I 67 della Sapienza e i loro seguaci, dunque, avrebbero avuto torto a impedire il discorso del papa in un contesto diverso, in cui le idee della chiesa fossero giusto un'opinione tra le altre. Ma hanno ragione a farlo nel nostro contesto perche', per quanto piccolo nello schema complessivo dei rapporti tra stato e chiesa, quell'atto serve l'obiettivo piu' ampio di arginare l'ingerenza della chiesa nella vita italiana e limitare la subordinazione della societa' alle gerarchie vaticane--compiti, questi, che spetterebero alla classe politica la quale, pero', ne e' chiaramente incapace.

 

 

Grazie ad un gruppo di illuminati professori (ma di cosa avevano paura?) coadiuvati dai soliti cretini (in questo caso i NO-POPE) il furbo Ratzinger può dire al popolo (e al codazzo dei media) che la Chiesa è calpestata e vilipesa. Avanti con la moratoria sull'aborto, sui DICO ne parliamo tra mille anni, ci teniamo l'attuale legge sulla fecondazione assisitita e magari facciamo un pensierino anche sull'abrogazione del divorzio.

 

Invece pensa a cosa sarebbe successo col papa alla Sapienza: il giorno dopo ci saremmo sorbiti 10 minuti di ogni telegiornale impegnati ad amplificare il predicozzo papale e probabilmente anche qualche "panino" con i politici che fanno a gara (Veltroni in testa) per chi si prostra di piu' di fronte al Vaticano. Allora si' che sul fronte DICO, aborto e tutto il resto saremmo stati messi meglio...ma andiamo!

 

La logica del chissenefrega mi pare allucinante, soprattutto in questo caso. Cioe' chissenefrega di quello che uno scrive nel 1970 (Cini), ma non chissenefrega di quello che uno dice nel 1990 (Ratzinger)? E questo perche'? Lo decidi tu il neighborhood temporale in cui e' rilevante che uno se ne freghi o non se ne freghi di qualcosa? Oppure facciamo giudice e giuria e mi dici anche di cosa me ne devo fregare in termini pure di contenuti?

Secondo, come detto da altri in questo post e in quello di Alberto Bisin: l'universita' italiana e la Sapienza in particolare ha perso un'altra occasione clamorosa per creare cultura (e in particolare la cultura del confronto). In questo (e molto altro) siete anni luce in ritardo con rispetto agli USA. Penso anch'io al caso Ahmadinejad-Columbia, come gia' detto in altri posts, ma anche ai vari casi in cui la Rice o Gates (department of defense) visitano le varie universita americane e non sono zittiti anche se gli studenti non sono proprio entusiasti di vederli. Qui la gente la fanno parlare prima e poi si fanno le domande. Ma non bisogna necessariamente prendere a spunto sempre le universita' americane, basta essere individui con un po di curiosita' e cultura (del confronto). Come l'hanno avute per esempio Giorgio Topa e Gian Luca Clementi quando sono andati a sentire Epifani. Non credo avessero aspettative particolarmente alte sull'outcome della talk, ma sono andati a sentire e hanno fatto domande. Hanno lasciato parlare Epifani anche se di economia non capisce un cazzo o (peggio) fa il furbo e fa finta di non capire. C'era un metodo, un approccio che non vedo nella stragrande maggioranza delle Universita' in Italia.

 

 

 

Perche', secondo te al papa gli potevi fare delle domande se andava alla Sapienza?

 

 

 

La logica del chissenefrega mi pare allucinante, soprattutto in questo caso.

 

Mah, io non vi capisco. Chi e' che e' stato invitato alla Sapienza? Il papa. Che ha dimostrato di avere un pessimo rapporto con la scienza non solo nel 1990, ma nei venti precedenti e in quelli successivi.(1) Ora, anche nell'opportunita' che Cini e gli altri 70 g fossero li utlimi degli stronzi, cosa che non e', mi sembra che davanti alla loro obiezione si possa o essere d'accordo o no. Non vedo altre alternative. Dire: sarei d'accordo se non fosse che tu 40 anni fa hai fatto cic e cioc non ha molto senso, no? Il giorno che Cini sara' invitato sara' un altro discorso. 

Ora, per chi cita l'esempio di Ahmadinejad. Ahmadinejad ovviamente non fu chiamato all'apertura dell'anno accademico, per di piu' ad una lectio magistralis senza nemmeno interruzioni. C'era gente che lo voleva, altri che non lo volevano, si piglio' i suoi fischi, le sue domande provocatorie, disse le sue due belinate e fini' li'. Col papa una cosa del genere non si puo' fare. Il papa non si puo' fischiare, tant'e' che la sola lontana ipotesi che venisse fischiato gli e' bastata per decidere di starsene a casa (e comunque essendo capo di Stato fargli le pernacchie sarebbe pure reato penale, mi sa).

Per quanto riguarda la questione politica. C'e' qualche milionata di Italiani su questa facenda a cui o non gliene puo' fregare di meno che il papa vada a la sapienza o che addiritura e' contenta cosi'? Siano consapevoli che in parlamento non c'e' nessuno che rappresenta questa voce. Ma come dice giustamente Piero, cosi' e' se vi piace.

(1)E' lo stesso papa che circa tre settimane fa, in occasione della giornata mondiale della pace, ha pensato di chiarire che il fattore piu' importante per la pace nel mondo e' la famiglia: uno che mi racconta che ci sono le guerre per colpa dei divorzi e dei gay secondo me non e' tutto sto fior fiore d'intellettuale ma tant'e' non e' questo il punto.

 

 

davvero un’eccellente idea: invitiamo ad un bel dibattito pubblico il Santo Padre. magari, dopo la discussione con Parisi su scienza e fede, lo si potrebbe anche coinvolgere in una simpatica tavola rotonda con Luxuria e Gottardi sui diritti degli omosessuali.

Oppure (visto che il caso di Ahmadinejad e’ stato chiamato in causa da parecchi) potremmo chiedere al rettore de La Sapienza di introdurlo seguendo la falsa riga dell’intervento di presentazione fatto da Bollinger per il presidente iraniano:

“Mr. President, you exhibit all the signs of a petty and cruel dictator. You are either brazenly provocative or astonishingly uneducated […] I doubt that you will have the intellectual courage to answer these questions […] I do expect you to exhibit the fanatical mind-set that characterizes what you say and do.” (qui trovate l’opening address completo del presidente della Columbia)

che ne dite di una opening line del tipo:

“Sua Santita’ illustrissima, risulta chiaro a noi tutti quanto Lei rappresenti un acerrimo nemico della ragione e della liberta’ di pensiero, intollerante ed ottuso come pochi, e siamo ben consci del fatto che rispondera’ con delle solenni imbecillita’ alle nostre domande”

cerchiamo di essere realisti: non paragoniamo un invito in pompa magna per l’inaugurazione dell’anno accademico con la partecipazione ad un forum. nessuno aveva proposto ad Ahmadinejad di tenere una lectio su liberta’ e democrazia al corpo docente della Columbia ne’ se lo sarebbe mai sognato.

il Santo Padre e’ infallibile per dogma. tiene discorsi, lezioni ed udienze, pronuncia omelie e recita l’Angelus ma non partecipa a dibattiti o discussioni pubbliche. se lo si invita lo si fa per fargli tenere un lectio priva di contraddittorio, altrimenti lo si lascia a casa. tertium non datur.

ed allora ripeto: i docenti de La Sapienza hanno o meno il diritto a far presente di non voler ascoltare una lezione su scienza e fede tenuta da Joseph Ratzinger a casa loro????

 

 

 

La vicenda della mancata visita del Santo Padre all'Università di Roma La Sapienza ha determinato una serie di reazioni, sia di tipo politico sia di tipo più genericamente "culturale" se non filosofico. Ovvero si sollevano domande che sono abituali nella riflessione filosofica: cosa sia la laicità, quali debbanno essere i limiti del diritto di critica e così via.

 

 

Vi sono però alcune precisazioni che sarebbe opportuno tenere presente per inquadrare, a mio avviso più correttamente, l'intera questione.

 

 

In primo luogo, le minacciate contestazioni nei riguardi della figura del Sommo Pontefice non sono, in se stesse, un atto di censura: nel momento in cui quanti appartengono ad una istituzione, decidano, da una posizione minoritaria, di mostrare pubblico dissenso nei confronti di una scelta assunta dalla collettività alla quale essi appartengono, essi non censurano un bel niente, piuttosto manifestano un (salutare) esercizio del diritto di critica. Un esercizio la cui manifestazione è il sale della vita pubblica e civile di un paese. Ovviamente si può discutere dei modi con i quali tale dissenso debba esprimersi, e certamente sono da rifiutare le forme di dissenso violente o gratuitamente offensive, ma fatti i debiti distinguo, dissentire (come hanno fatto i docenti di fisica) non è censurare. Se il Pontefice avesse voluto, avrebbe potuto certamente in piena libertà prendere parte all'inaugurazione dell'Anno Accademico, con buona pace dei dissenzienti, che giustamente sarebbero stati messi in condizioni di non nuocere e in modo da consentire l'ordinato svolgimento della cerimonia. Per le ragioni appena esposte, la decisione del Pontefice di non prendere parte alla cerimonia rappresenta pertanto una drammatizzazione dell'effettiva gravità di quanto si prospettava a margine della sua visita. Ovviamente ci sono molte istituzioni oltre alla chiesa, che non gradiscono la contestazione, e di volta in volta si eccepisce sui modi con i quali una contestazione possa essere manifestat. Ma ripeto: se non vi è l'esercizio di atti violenti, la libertà di parola dovrebbe essere massima e garantita. E invece succede che il Professor(?) Ratzinger, sconcertato dalle critiche che si preannunciavano, sceglie di non parlare agli studenti e ai professori. Eppure, anche in anni recenti, ci sono state contestazioni all'apertura dell'anno giudiziario, secondo modalità più ovattate forse, ma non per questo meno brucianti per il ministro della giustizia che subiva tali contestazioni. Ma, si risponderà: "un ministro non è "importante" quanto il Papa". E invece no: per un cittadino italiano ateo o un credente di altre religioni, Ratzinger rappresenta "meno" di un pubblico ufficiale dello stato a cui appartiene, e non vedo modo di dimostrare il contrario.

 

 

In secondo luogo non è opportuno che si ritengano i firmatari dell'appello che chiedeva di non invitare il Pontefice, come oscurantisti e incapaci di affrontare il dibattito. Infatti in base al punto precente, gli stessi firmatari intendevano aprire un dibattito, almeno fra colleghi, e chiedevano che si rispettasse la specifica dignità del luogo dove si sarebbe tenuta la cerimonia di apertura dell'anno accademico.Questo punto potrebbe sembrare poco convincente. Mi spiego meglio. La povertà intellettuale del dibattito pubblico, talvolta raggiunge livelli parossistici quando si ragiona come se i rappresentanti delle chiese, di qualunque chiesa o religione, fossero i soli depositari di valori morali, dai quali i laici farebbero bene ad attingere: quasi che, come diceva Bergson i laici avessero bisogno di "supplementi di anima". E invece io penso che chi dedica la sua vita allo studio e alla ricerca, così come qualunque altro gruppo umano, abbia valori morali  senza che questi siano di esclusiva pertinenza dei chierici. Dal momento che ogni istituzione umana ha le sue liturgie, anche laiche, come nel caso dell'apertura dell'anno accademico, allora sarebbe opportuno che a quelle liturgie si prenda parte per celebrare i valori, morali e non solo, propri dell'istituzione che in quel momento si celebra. Quindi nel caso dell'apertura dell'anno accademico dell'università pubblica sarebbe stato beffardo che a tenere la lectio magistralis di apertura fosse chi, senza nessuna remora, pensa che esista una sola verità e che quella, guarda caso, sia proprio quella che lui professa.

 

 

Eppure qualcuno potrebbe eccepire: i laici devono mostrare apertura per tutto, consapevoli della bontà delle loro ragioni e fiduciosi che le loro ragioni, se migliori di quelle altrui, inevitabilmente prevarrano. Anche qui sembra all'opera una sorta di complesso culturale che imporrebbe ai laici, seppure tali, di mostrarsi "aperti al mistero", in "ascolto" e così via. Uno studioso come Carlo Augusto Viano ha scritto su questo argomento pagine immortali e dunque non mi dilungo su questo punto e porto la discussione su un piano assai più modesto. La domanda è dunque: ma davvero possiamo tollerare che a impartire lezioni sulla bontà del pluralismo, sulla necessità dello scambio delle idee, sia colui che è stato prefetto, cioè capo della Congregazione della Dottrina della Fede (ex Inquisizione)? Voglio dire: ma chi è che viene chiamato ad aprire l'anno accademico nelle università cattoliche? Forse che le università cattoliche danno prova di maggiore pluralismo di quello statali? Il punto insomma è che lamentarsi per essere stato trattato in maniera indegna è possibile solo a chi non commetta, a sua volta, i medesimi errori. Per questo il Pontefice, ma sopratutto i suoi troppo zelanti portatori d'acqua, non è credibile. In sostanza egli avrebbe utilizzato una sede non religiosa per difendere le sue idee, senza al contempo consentire che chi non la pensa come lui avrà eguale spazio nelle istituzioni che il Pontefice medesimo presiede. Facciamo un esperimento mentale. Tutti coloro che oggi si stracciano le vesti perchè sarebbe stato conculcato il diritto del Papa a parlare alla Sapienza (cosa peraltro falsa perchè il pontefice avrebbe solamento dovuto sopportare un po' di contestazioni, seppure avesse deciso di partecipare alla cerimonia alla quale era stato invitato), sarebbero disposti a sottoscrivere una condizione di reciprocità minima che imponesse al Papa di invitare i fisici in Piazza S. Pietro? Ma non a fare cagnara, chessò magari a fare una comprensibile lezione di idrodinamica che spieghi il principio di Archimede e la sua relazione con l'idea che alcuni, senza fare riferimenti oltraggiosi, possano camminare sulle acque...Ecco, basterebbe questo semplice test di reciprocità per smascherare quanti invocano il pluralismo in maniera strumentale: dal mio punto di vista, chi non è disposto a concedere agli altri quanto vorrebbe applicato per sè stesso non è credibile...figurarsi quanto lo sia un'istituzione che ha fatto, nel corso dei secoli, ampio ricorso alla censura.

 

 

Infine, una questione simbolica. E' certamente singolare che una istituzione come la chiesa, che vive di simboli, non capisca l'importanza dei simboli, soprattutto quelli altrui (ma forse questo fatto si inserisce nella consueta tradizione di intolleranza che la chiesa ha sempre mostrato) e, ripeto, delle liturgie altrui, perchè non solo le chiese hanno liturgie ma anche le istituzioni laiche. In effetti Ratzinger, come Prefetto per la Congregazione per la Dottrina della Fede, era colui che apponeva in nihil obstat, ovvero l'autorizzazione della Chiesa di Roma a che un libro potesse essere stampato in quanto conforme a dottrina. Ebbene, cosa c'è fra chi svolge simili mansioni, e l'atteggiamento di chi modestamente svolge il suo lavoro di scienziato, filosofo, educatore e così via (lasciamo stare se poi nella pratica l'atteggiamento magari cosi ingenuamente scientifico da me descritto sia poi effettivamente realizzato)? Io penso niente, e così come non è accettabile che, per fare un esempio, il Gay Pride si svolga nelle prospicenze di Piazza S. Pietro, per via del rispetto che si deve al luogo e a coloro che lo frequentano per fede, allo stesso modo sarebbe stato opportuno, almeno per ragioni di buon gusto, che ai fisici fosse risparmiato il monologo di chi, in spregio alla termodinamica, avrebbe parlato di pani e pesci che aumentano, di acqua che diventa vino e così via.Ma come ho già scritto, per quanti sono baldanzosi e sicuri di sè, la reciprocità non è mai stato un problema serio.

 

 

Inoltre, in tempi di revisione della legge 194, in tempi di Papi Re il cui pensiero è devotamente riportato su stampa e televisioni, in tempi di esenzione dell' ICI, e OttoperMille garantiti dall'Italia uno stato straniero (il Vaticano infatti è uno stato straniero), ecco in una situazione tale si ritiene che davvero negare che sia il Papa a dover aprire l'anno accademico di un università cattolica sia segno di una marginalizzazione dei cattolici? Sopratutto considerata la totale mancanza di reciprocità che vige nelle universita cattoliche?

 

 

Ma c'è qualcosa di ironico in tutta la faccenda. I cattolici, che in parlamento sono maggioranza così forte da congelare proposte che non si attagliano ai loro tabù, scoprono dolorosamente che esistono ambiti dove possono essere in minoranza e dove la loro voce può essere, più o meno educatamente, confusa nel vociare generale. Ecco proprio in queste circostanze, la Chiesa prende a parlare il linguaggio della libertà, per sostituire ad esso, non appena diventata maggioranza, il linguaggio della verità. Perchè è sempre così: quando i cattolici sono tanti e forti, difendono la verità a cui tutti si devono inchinare, se invece per svariate ragioni, la loro verità non è accetta dai più, vogliono almeno la libertà di poter difendere le loro ragioni. Ovviamente va tutto bene, purchè papi e cardinali si accorgano, una volta per sempre, che non si può giocare al gioco della libertà solo quando fa comodo a loro e che il rispetto che giustamente esigono come minoranza, nel contesto delle università pubbliche, siano disposti a riconoscerlo alle minoranze rispetto a cui sono maggioranza.

 

Ezio Mauro da Repubblica .

 

Ma qualcuno dall'Italia mi sa segnalare un TG o un giornale che abbia avuto posizioni diverse da quelle ufficiali: e' uno scandalo, signora mia, la censura di questi positivisti?

Io ho visto da qui roba abominevole tipo questo di cui mi piace molto il finale in cui si dice che 'nsomma, sto galileo, se si fosse fatto un pochino di piu' i cazzi suoi era meglio per tutti.

L'unica cosa un po' piu' sensata che ho sentito e' stato Radio Anch'io, qui, ospiti Cini e Odifreddi.

 

 

L'editoriale di Mauro si basa sull'assunto falso e ipocrita che la chiesa sia una lobby allo stesso livello delle altre.

 

Cioè la chiesa è una lobby a livello non stesso (Superiore? Inferiore?) delle altre? E in che cosa sta l'ipocrisia dell'assunto? Cosa vuol dire che un assunto (nel senso di ipotesi, postulato, assioma...) è ipocrita?

 

Qui trovate il testo integrale del discorso.

ne sottolineo i passaggi finali:

 

[...] Se però la ragione - sollecita della sua presunta purezza - diventa sorda al grande messaggio che le viene dalla fede cristiana e dalla sua sapienza, inaridisce come un albero le cui radici non raggiungono più le acque che gli danno vita. Perde il coraggio per la verità e così non diventa più grande, ma più piccola. Applicato alla nostra cultura europea ciò significa: se essa vuole solo autocostruirsi in base al cerchio delle proprie argomentazioni e a ciò che al momento la convince e - preoccupata della sua laicità - si distacca dalle radici delle quali vive, allora non diventa più ragionevole e più pura, ma si scompone e si frantuma. Con ciò ritorno al punto di partenza.


[...] è suo (del Papa) compito mantenere desta la sensibilità per la verità; invitare sempre di nuovo la ragione a mettersi alla ricerca del vero, del bene, di Dio e, su questo cammino, sollecitarla a scorgere le utili luci sorte lungo la storia della fede cristiana e a percepire così Gesù Cristo come la Luce che illumina la storia ed aiuta a trovare la via verso il futuro. 

 

In effetti, il Professore Emerito Ratzinger ha argomentazioni intelletualmente a dir poco imbarazzanti. E passa per un grande intellettuale.....Ciò detto, alla Sapienza avrebbe trovato altri Professori Emeriti, anche fra quelli che non lo volevano, che, imho, destano lo stesso imbarazzo intellettuale (il palindromico Asor Rosa, among others...)

 

Quel discorso alla Sapienza del papa pubblicato sull'Osservatore Romano avrebbe fatto la sua porca figura nelle universita' europee del quindicesimo secolo. Infatti, da nessuna parte parla del ruolo della scienza nella societa', e cosa ne pensi lo disse gia' nel 1990: la sua interpretazione della scienza e' Scolastica, cioe' la scienza, in quanto ragione, deve essere limitata dalla fede per stabilire cosa si puo' e cosa non si puo'. Ora, senza scomodare il grande Adam Smith che e' stato prima di tutto un filosofo morale, una cosa sono i mores privati, una cosa sono il diritto, gli scambi, la tecnica. I mores ne sono espressione, ma se sono assoluti, allora ne segue che il diritto, l'economia e la tecnica sono assoluti anch'essi e tutto e' stato gia' rivelato nei fondamentali e tutto il resto diventa guardarsi l'ombelico.

Io, dall'estero, mi sono fatto l'idea che i fan del papa e il papa stesso e i vescovi se la siano cercata, quindi ben gli sta, e pazienza se anche l'universita' romana, che e' stata incapace di risolvere una questione privata in seno al senato in quasi due mesi, ne esce ugualmente male dando l'appoggio ai telegiornali per presentare il povero papa come vittima.

I tedeschi hanno centrato bene la questione (ricordiamoci, questo e' il paese dove a ogni frase del papa o di un vescovo si versano fiumi di inchiostro e di bobine)

 

 

 

 

 

 

 

Berlino, 13:06


PAPA: STAMPA TEDESCA, ITALIA IN PREDA AL 'KULTURKAMPF'


Lo scontro in atto in Italia tra cattolici e laici richiama alla

memoria il 'Kulturkampf', la disfida tra culture condotta in Germania

fra il 1871 e il 1878 dal 'cancelliere di ferro', Otto von Bismarck,

nei confronti della Chiesa cattolica tedesca, e anche di quella di

Roma. Tutti i mass media tedeschi danno un grande risalto alla rinuncia

di Benedetto XVI a intervenire all'inaugurazione dell'anno accademico

all'Universita' 'La Sapienza', e il quotidiano progressista

'Sueddeutsche Zeitung' in un corsivo di prima pagina titola appunto:

"Un Kulturkampf per Roma". Il giornale scrive che "il Papa e' un

brillante oratore, ma adesso ha preferito attenersi al motto 'Il

silenzio e' d'oro'. Benedetto XVI si piega e tace". Il giornale di

Monaco di Baviera sottolinea ancora: "In Italia si combattono sempre le

vecchie battaglie tra cattolici e laici. La cacciata di Benedetto XVI

dall'Universita' non e' un contributo alla lotta delle opinioni, ma un

segnale di insicurezza e di debolezza". La

"Sz" scrive poi che l'origine del conflitto in corso "non ha nulla a

che vedere con Galileo, in quanto in Italia i critici della Chiesa si

sentono sempre piu' spinti sulla difensiva". E aggiunge: "Questo

Papa mantiene quanto ha annunciato, nel portare in maniera offensiva

nella societa' i valori cristiani secondo l'interpretazione cattolica".

La conclusione della testata

bavarese e' che su quasi tutti i temi etici del momento, dalla lotta

contro la pena di morte alla morale sessuale fino alle politiche sulla

famiglia o alla bioetica, "si assiste ovunque all'avanzata del Vaticano".

 

 

 


 

 

 

[...] Certo, la "Sapienza" era un tempo l'università del Papa, ma oggi è un'università laica con quell'autonomia che, in base al suo stesso concetto fondativo, ha fatto sempre parte della natura di università, la quale deve essere legata esclusivamente all'autorità della verità. Nella sua libertà da autorità politiche ed ecclesiastiche l'università trova la sua funzione particolare, proprio anche per la società moderna, che ha bisogno di un'istituzione del genere.

 

Questo e' invece un passagio iniziale. Mi sembra una grossa apertura nei confronti della laicita' dell'istruzione, no????

 

Ringraziamo Mastella e sua moglie se ieri il boicootaggio del papa, l'impossibilità di parlare, l'ostracismo, la mancanza di democrazia e via blaterando, ha portato via solo il 50% del tempo nei vari telegiornali e servizi speciali.

Insisto, era meglio non creare le condizioni per farlo passare come una povera vittima.

 

A mio parere qualcuno dovrebbe dire chiaro e tondo che è stato il Papa a rifiutare di andare a parlare alla Sapeinza. Dietro la scusa della famiglia divisa per la presenza non gradita dell'ospite si nasconde un'altra realtà: il Pontefice ha rifiutato la contestazione.

non ha quindi priviliegiato la tranquillità dell'Università bensì la sua. come ha detto qualcuno in tv, uno dei pochi fuori dal coro, il Papa non è abituato ad essere contraddetto e non accetta alcuna contestazione.

non ci parlino della sicurezza, se l'abbiamo garantita a Bush avremmo potuto garantirla anche a lui.

 

La verità è che, levati pochi paesi tra cui l'Italia (e per fortuna non più di tanto anche da noi), l'influenza morale e materiale del papa e della chiesa cattolica in generale sulle questioni scientifiche è vicina allo zero.

I (rispettabili) dilemmi morali e la ricerca di una superiore verità fedele ai dogmi del Vaticano, non hanno alcuna influenza su un ricercatore cinese o giapponese e da almeno due secoli hanno cessato di averla anche sui ricercatori occidentali.

L'intera questione papa-sapienza è quindi una tempesta nel bicchiere dell'acqua stangnate dell'università e della politica italiane, ma nulla interessano ad un ricercatore di Stanford, Cambridge o Tokyo, che non a caso continuano ad andare avanti benissimo senza l'influenza papale.

Come diceva Michele, sono finiti i tempi in cui si poteva venire torturati e bruciati come eretici e da Galileo in poi la religione è diventata un'opzione, ma non più il centro della nostra vita e quindi non è più capace di indirizzare le scelte della scienza e della ragione.

 

 

 

Come diceva Michele, sono finiti i tempi in cui si poteva venire

torturati e bruciati come eretici e da Galileo in poi la religione è

diventata un'opzione, ma non più il centro della nostra vita e quindi

non è più capace di indirizzare le scelte della scienza e della ragione.

 

Mah... Aspetta che Huckabee diventi presidente... %-(

 

A me fa disgusto l'articolo del signor Fortunato. 

 

Dal Corriere di oggi, segnalo questo bell'editoriale di Claudio Magris sull'argomento:

www.corriere.it/editoriali/08_gennaio_20/magris_d0329b1e-c72f-11dc-8899-0003ba99c667.shtml

 

Come fai a definirlo "bello"? Ne avesse azzeccata una!

Un testo che andrebbe messo alla voce "straw man argument" nelle enciclopedie.

 

Devo dire che non mi aspettavo queste reazioni. Anyway, rimango del mio parere: l'articolo di Magris - nel casino mass mediatico sollevato dall'intera vicenda - è uno dei più lucidi che mi è capitato di leggere. Andando al sodo, vorrei fare alcune osservazioni. Giorgio afferma nel suo commento che

"Magris ridefinisce il concetto di laicismo nella maniera che piu' piace a lui":  beh, l'articolo porta la sua firma, temo non ci sia molto da fare...

Passando oltre, Giorgio scrive anche "Finche' le contestazioni sono pacificiche e legittime (= permesse dal codice civile e penale) perche' bisognerebbe trattarle come reati? " Non mi sembra che Magris le tratti le contestazioni come reati, piuttosto mi pare che ne sottolinei l'incongruenza,  e che il dissenso poteva essere espresso in altro modo. A questo proposito, mi piacerebbe che Giorgio analizzasse anche questo passaggio: "Benedetto Croce criticò Darwin in modo molto più grossolano, rifiutando quella che gli pareva una riduzione dello studio dell'umanità alla zoologia e non essendo peraltro in grado, diversamente dalla Chiesa, di offrire una risposta alternativa alle domande sull'origine dell'uomo, pur sapendo che il Pitecantropo era diverso da suo zio filosofo Bertrando Spaventa. Anche alla matematica negava dignità di scienza, definendola «pseudoconcetto».

Se l'invitato fosse stato Benedetto Croce, grande filosofo anche se più antiscientista di Benedetto XVI, si sarebbe fatto altrettanto baccano?"

Sinceramente non ho capito bene il punto due del commento di Giorgio - forse sarà che ho iniziato a lavorare alle 8 oggi?

Chiudo con un esperienza personale - in parte simile - che vorrei condividere con i lettori del blog.

Più o meno dieci anni fa, l'università dove studiavo decise di organizzare un incontro conferenza alla quale avrebbe preso parte un estremista di destra. Vennero i ragazzi dei centri sociali, oltre a studenti di estrema sinistra dell'università, chiusero con catene tutti gli ingressi dell'edificio

all'interno del quale si sarebbe dovuto svolgere detto incontro, bloccandovi dentro studenti, corpo docente, e impiegati della facoltà; a questo punto l'incontro venne annullato. Cosa avrebbe detto il conferenziere di estrema destra non si è mai saputo, forse  la solita noiosa tiritera apologetica del fascismo. Ma era bastata la sua appartenenza politica a far decidere che un eventuale contraddittorio non doveva aver luogo.

un saluto a tutti e buon lavoro se state lavorando

Alessio

ps premetto - anzi, postmetto, che non sono né di estrema destra né appartenente alla Militia Christi ;)

 

 

 

Zapatero non ha ricevuto il Papa, ma non ha nemmeno pubblicamente

dichiarato che la visita del Papa fosse sgradita perchè "in contrasto

con i principi laici che reggono la repubblica spagnola"

 

Beh, li' il papa in Spagna ci e' andato a far messa. Alla Sapienza a quanto pare c'e' una cappella universitaria e quella e' ovviamente casa sua: ci puo' entrare e uscire senza problemi. Diversa e' un'occasione formale, no?  

 

Se l'invitato fosse stato Benedetto Croce, grande filosofo anche se più

antiscientista di Benedetto XVI, si sarebbe fatto altrettanto baccano?"

 

Vorrei non rispondere ma di fatto continuo a pensare che porre una domanda del genere vuol dire non essere consapevoli di cosa sia il laicismo e di quanto ne abbiamo bisogno. Croce non era in prima pagina su tutti i giornali tutti i santi giorni, tanto per cominciare. Di nuovo, e' il punto 2 del commento li' sopra nel quale non sono stato troppo chiaro: il problema non e' l'ingerenza delle religioni tutte nello Stato italiano o dei pensatori irrazionali in genere nello Stato Italiano. Quei problemi (almeno quelli!) non esistono. Il problema che esiste e' l'ingerenza della Chiesa Cattolica nello Stato.