La discussione politica di questi giorni e' centrata sulla valutazione (etica? politica? strategica?) della reazione militare israeliana alle azioni (militari? terroristiche?) degli Hezbollah dal Libano. La discussione tra Michele Boldrin e Rabbi qui su su NfA e' tipica: due diverse letture della storia recente del Medio Oriente che portano a diversi, leggi opposti, giudizi sull'attacco al Libano.
Io tendo ad essere dalla parte di Rabbi, nel senso che leggo la storia come lui, o che ho simili pregiudizi. Varie discussioni accese (anche per gli standards di NfA) con Michele in passato mi hanno convinto che le nostre posizioni sul tema sono difficilmente modificabili (per mezzo di argomentazioni logiche o per mezzo di nuovi accadimenti militari/terroristici). Evito, quindi, di esporre la mia posizione sull'attacco, ma discuto piuttosto di metafisica: Su che basi concettuali e' appropriato giudicare la politica e la storia recente di israeliani e palestinesi? Giudizi etici sono utili? In che senso e' "eccessiva" la reazione israeliana?
Se l'obiettivo e' quello utilitaristico di migliorare le condizioni degli abitanti del Medio Oriente, dietro il velo d'ignoranza, a me pare che la politica debba rimanere il piu' possibile astratta dal giudizio etico (qualunque sia la formazione etica su cui tale giudizio e' fondato) sulla storia recente di israeliani e palestinesi (e il fatto che tale giudizio non sia unico, ma vari a seconda della posizione politica e religiosa dell'individuo giudicante, e' gia' un serio problema).
A me pare che un possibile modello appropriato della situazione Medio Orientale sia il seguente: due attori (Israele e Palestina) estremamente asimmetrici in termini di forza militare contrattano per la divisione del territorio; fasi precedenti delle relazioni tra i due attori hanno portato a gravi danni per l'attore piu' debole (notevole perdita di vite umane, perdita di territorio, profughi, ...); l'attore piu' debole richiede quanto meno compensazione per i danni subiti (territorio, diritto al ritorno dei profughi,...); l'attore piu' forte rifiuta ogni compensazione per il passato e offre relativamente minime garanzie per il futuro.
A me pare che se questo modello e' corretto in termini di first-order-effects, non ci sia soluzione alcuna che non passi attraverso l'accettazione da parte dell'attore debole che, per quanto eticamente giustificabile la richiesta di compensazione, non sara' parte dell'equilibrio a meno di un cambiamento dei rapporti di forza nella regione. Ma puo' l'attore debole fidarsi delle garanzie e delle offerte dell'attore forte? Io credo che la capacita' terroristica dell'attore debole abbia esattamente questa funzione: garantire che l'attore forte non abbia interesse a rinegoziare a breve il risultato della contrattazione.
Questo e' il senso in cui mi pare il giudizio etico faccia solo del male. Giustifica il rifiuto dei palestinesi di partecipare in buona fede ai vari accordi/piani di pace, con danno enorme per gli israeliani ma direi immensamente superiore per i palestinesi stessi. Ma qual'e' la ratio per i Palestinesi di procedere a testa bassa armati di una giustificazione etica? Io credo che questa strategia (criminalizzare gli israeliani e mantenere il fuoco della guerra) sia perfettamente razionale i) per le elites politico/militari palestinesi (il comportamento di Arafat mi pare esemplare a questoi proposito), ii) per i paesi arabi e non nella regione (Siria e Iran, ancora una volta, esemplari), iii) per i pazzi estremisti religiosi che naturalmente non hanno altra strategia politica che non l'assoggettamento del maggior numero possibile di persone alla propria fede, e che basano ogni atto politico su giustificazioni etiche.
In generale, le richieste di compensazione di danni storici hanno spesso poco successo: i francesi non ci daranno mai la Gioconda, ne' gli inglesi daranno mai i fregi di Fidia ai greci, gli irlandesi e i baschi non avranno l'indipendenza e il Tirolo non passera' all'Austria.... e all'inter non daranno mai lo scudetto 2006 (grazie Andrea). La ragione e' proprio che i danni storici sono di solito fatti al seguito di una guerra in cui il piu' forte (e non il piu' furbo, il piu'giusto, il piu' intelligente) vince.
In generale l'incapacita' di riconoscere i rapporti di forza e' cosa drammatica. I francesi ne hanno fatto elemento fondamentale di identita' culturale di questa incapacita'...... guardiamoli. Le elite palestinesi, assieme a quelle iraniane e siriane, sembra invece che sfruttino strategicamente tale incapacita' degli osservatori europei (naturalmente i francesi sono in primo piano) per generare supporto etico alle reazioni israeliane alle loro provocazioni militari. Con un certo successo. E con il risultato che invece di discutere sulla posizione del muro di Sharon (per evitare che rubi una citta' qui un paese la') e sugli aiuti a Gaza, si discute della terribile sproporzionata reazione degli israeliani mentre i palestinesi e i libanesi muoiono.
A me pare che, ancora una volta, i palestinesi abbiano avuto una possibilita' e l'abbiano bruciata in pochi mesi. Le state variables etiche (danni passati) fanno solo del male. I palestinesi adducono 40 anni di inferno, gli israeliani l'olocausto,.. non si finisce piu'. Non e' che l'olocausto non sia eticamente uno dei punti peggiori dell'umanita', ne' che non lo siano i 40 anni dei palestinesi; ma se gli ebrei avessero preteso la germania come compensazione alla fine della guerra (con ottime ragioni etiche) non l'avrebbero avuta, invece si sono adattati a fottere i palestinesi con grande successo.
Una cosa che io continuo a non capire e`: se le guerre avvengono sempre per un motivo economico allora perche` questi si stanno ammazzando per un pezzo di deserto?
ieri parlavo con un mio compagno (di phd) iraniano, stiamo lavorando ad un progetto sui rapimenti, che sicuramente ne sa mooooolto piu` di me in quanto a storia a politica del medioriente. Lui diceva che dietro i rapimenti e gli attacchi di hezbollah c`e` l`iran. secondo lui, l`iran vuole testare fino a quanto si spinge israele, per avere una proxy di quanto forte possa essere una futura escalation militare contro l`iran (e la siria) con intervento dell`alleato mmmmmmerigano.
insomma secondo lui queste sono solo caramelle. il dolce deve arrivare.
off topic: in un altro commento, che mo faccio fatica a ritrovare, boldrin diceva a rabbi che siccome la discussione partiva da posizioni troppo distanti sui fatti di base, allora era troppo costosa e le posizioni sarebbero difficilmente modificabili. tu, alberto, sostieni lo stesso all`inizio di questo articolo. io sono d`accordo con voi, e di solito rinuncio alla discussione se vedo che il mio "opponent" si arrocca in posizioni difficilmente modificabili, semplicemente perche` sono uno che odia il conflitto, e se esco a bermi una birra vorrei godermela e non litigare. ma in base a questo ragionamento: perche` ci si aspetta che israele e palestina si mettano d`accordo? non partono forse da posizioni diamtetralmente opposte e difficilmente modificabili?
agree. questo e' il punto per cui la morale e le state variables (danni passati) sono pericolose e rendono difficili agreements.