Il successore di Edward Kennedy al Senato degli USA non è democratico ma repubblicano.
Sino a solo un mese fa una tale notizia sarebbe risultata incredibile, assolutamente. Invece è successo: le votazioni per l'elezione del secondo senatore del Massachusetts, uno stato da sempre caposaldo del partito democratico, hanno dato la vittoria al repubblicano Scott Brown, un quasi sconosciuto politico locale, sopra Martha Coakley, la ministro della giustizia dello stato medesimo che era data favorita alla grande.
Cosa è successo? Beh, a noi sembra chiaro: il partito della rucola non vince. L’ America della rucola, della "classe educata'', degli intellettuali, continua a sognare il sogno di Obama, come dimostrano i risultati per circoscrizione. I quartieri delle università grandi e meno grandi (Harvard, MIT, Boston University, Boston College) hanno percentuali altissime a favore del candidato democratico. Per esempio, a favore di Coakley, vediamo Cambridge (84 %), Boston (69%), Brookline (74%), Lexington (65%). Nel totale del Massachusetts, fra la gente normale, Obama aveva vinto con 26 punti di vantaggio. Oggi la Coakley perde con 5 punti di svantaggio. In un anno si è aperto un distacco enorme fra quella "classe educata’’ e il resto del paese.
Vedremo questa mattina come la classe "educata'' italiana, rappresentata dai grandi giornali riformatori, riporterà e commenterà questa notizia. A noi la lezione sembra chiara, e la sinistra italiana dovrebbe imparare a vederla: è bello avere sogni di grandi trasformazioni sociali, organizzate da politici illuminati attraverso una continua espansione del ruolo dello stato e con il supporto delle grandi imprese monopoliste. In America, questo porta il partito democratico (terza sconfitta elettorale consecutiva negli ultimi mesi, dopo aver perso le elezioni da governatore in Virginia e New Jersey nello scorso Novembre) al massacro elettorale. Peggio, porta al fallimento di quei sogni o, perlomeno, della loro parte "vantaggiosa" per la maggioranza della popolazione.
Per la gente normale nel Massachusetts, però, questa non è stata una elezione ideologica. Da un lato perché sarebbe ridicolo pensare che 1/3 degli elettori del MA possano cambiare di campo ideologico in un anno: le ideologie, si sa, sono bestie statiche. Dall'altro perché il candidato repubblicano, Brown, è un moderato, all’interno del suo partito. Candidati repubblicani più estremi, come Sarah Palin, o Huckabee, avrebbero perso queste elezioni. Con Brown i repubblicani hanno trovato un modo di proporre una alternativa ragionevole e costruttiva. La sua linea alle elezioni è stata di opporsi chiaramente e senza riserve alla riforma sanitaria attuale, ma il suo slogan è anche stato "Possiamo fare meglio’’ (We can do better) della riforma attuale, e "Un nuovo inizio’’ (A fresh start). Per l'estremismo democratico, questo è un nemico nuovo e pericoloso.
Vale la pena notare che il Massachusetts è uno degli stati che hanno già realizzato (sotto la guida del repubblicano Mitt Romney, l'avversario di McCain nelle primarie repubblicane) una riforma sanitaria, su linee vicine a, ma meno "statalizzanti" di, quelle proposte dalla presente amministrazione. Quindi questa elezione, proprio perché è stata un referendum sulla riforma sanitaria, è ancora più un no alla proposta corrente, perché viene da un elettorato che ha già fatto esperienza con il nuovo sistema, ne vede i limiti e non approva una estensione del sistema a livello nazionale.
Il significato di queste elezioni è però più generale della riforma santaria. I democratici perdono la maggioranza di 60 voti contro 40 che, al senato, permette di bloccare l'opposizione. I cori "41! 41!'' al discorso di accettazione di Brown parlano chiaro. La dinamica politica negli USA da oggi cambia.
Non è questo il momento per lanciarsi in un'analisi dettagliata dei fallimenti di un anno di amministrazione Obama e, financo, dei "tradimenti" da essa compiuti (sul piano economico soprattutto) nei confronti di quelle fette di elettorato che aveva strappato al partito repubblicano negli ultimi mesi della campagna del 2008 e che gli aveva permesso di vincere. Lo faremo magari nei commenti o in un altro articolo (uno di noi stava meditando una intera serie sul tema "La lunga decadenza americana" ...) o, se volete, l'abbiamo già fatto nel nostro articolo dell'Ottobre scorso, linkato alcune righe più su. Basta leggerlo in negativo, ossia chiedendosi cosa abbia fatto l'amministrazione durante il 2009 per rispondere ai problemi economici veri degli americani, non quelli inventati dai suoi ministri e dalla leadership del partito democratico, da Peter Orszag a Nancy Pelosi, passando per Larry Summers ...
Ora - forse, molto forse - ci verrà risparmiato un aumento di tasse diretto a trasferire un altro 1% del PIL al settore medico-ospedialiero-farmaceutico-assicurativo, aumentandone prezzi e redditi. Perché in questo consiste, al momento, la riforma della sanità che l'amministrazione ed il Congresso democratico vorrebbero approvare. Vedremo. Forse - ma molto, molto forse, così molto da far sparire il forse - qualche riforma della regolazione del sistema finanziario che non sia decisa negli uffici di G&S o in quelli di JPMorgan verrà discussa. Ma lo dubitiamo.
La dirigenza democratico-obamiana è completamente convinta di avere in mano il paese ed è anche convinta che l'impatto mediatico del Presidente la blindi da ogni rischio. Quindi cercheranno di rispondere alla sconfitta forzando ulteriormente l'agenda, con quella combinazione di populismo mediatico-fiscale e statalismo monopolistico che ha caratterizzato i primi dodici mesi di governo. Di nuovo, vedremo. Non vi è grande crescita all'orizzonte, specialmente nell'occupazione: questo potrebbe permettere a chi spinge per un ulteriore allargamento del ruolo dello stato di averla vinta nel breve periodo.
C'e un ultimo messaggio importante che ci arriva da queste elezioni. Solo un anno dopo la trionfale vittoria di Obama, gli elettori di uno stato che gli aveva dato un margine di 26 punti percentuali, scontenti delle sue azioni, fanno perdere la sua candidata. Il cambiamento e' stato di una rapidità vertiginosa. Due settimane fa l’azienda di analisi elettorali Rassmussen faceva notizia perche' annunciava che il vantaggio del candidato democratico era sceso sotto il 10 (dieci) per cento. Una settimana fa i due candidati erano pari. Oggi Brown ha vinto di 5 punti: uno spostamento di 15 punti in due settimane dimostra nella società americana una vitalita', una partecipazione al dibattito democratico, una volontà di informarsi e una disponibilità a cambiare di campo quando risulti utile, che non ha paragoni altrove.
suggerisco umilmente, il grande Pat.