Il contenuto delle richieste diniane e le reazioni ad esse seguite mi fanno pensare che forse sbagliamo noi ed i problemi del paese sono ancora più gravi di quanto si argomenti su nFA. Dico questo
perché i 7 punti sembrano essere ispirati da semplice buonsenso. Dalla cronaca dei telegiornali l'eptalogo sembrava invece un esercizio di
scatenato populismo liberista. Ho deciso quindi di andarmeli a leggere scoprendo, appunto, che sono pure richieste dettate da comunissimo buonsenso. Direi ancor di più: forse qualcuna di queste riforme è realizzabile persino da questo governo.
Temo però che quelle più realizzabili siano anche quelle meno prioritarie.
Procedo in ordine di realizzabilita'. Lascio per questo i punti che mi sembrano piu' importanti, e meno realizzabili, alla fine. Comincio dal sesto punto:
6. La riduzione da 45 a 15 giorni della sospensione feriale dei
termini processuali. [...] La sola riduzione del periodo feriale, e il
prevedere che i giudici facciano come tutti gli altri lavoratori le
loro vacanze a turno, può aumentare di quasi il 10% la produttività del
servizio giustizia.
La mia reazione è stata: ma come, i giudici fanno 45 (quarantacinque)
giorni di ferie? E le fanno TUTTI ASSIEME? A nessun passato ministro
della giustizia è venuta l'idea di suggerire una turnazione, se non
una riduzione, delle ferie? Mah, se questo è uno dei punti su cui condizionare la vita del governo siamo messi davvero male.
Un po' più ambizioso, ma sempre ispirato al buonsenso, e' il punto 4:
4. La rinuncia alle centinaia di programmi inconcludenti nei quali vengono
disperse le risorse europee dei fondi strutturali, che lasciano il
Meridione nella penosa situazione in cui si trova. Drastica revisione
dei programmi per il periodo 2007-2013, concentrando le risorse su
strade, ferrovie, porti e aeroporti. [...]
Anche qui nulla da ridire; sembra ragionevole che il ruolo dello stato
sia quello di fornire infrastrutture. Mi piacerebbe dunque sapere quali siano
invece le destinazioni dei fondi europei spesi nel meridione, e lo chiederei soprattutto alle persone che si oppongono alla realizzazione di questo punto: su cosa dovrebbero essere spesi i fondi strutturali europei? Temo che, al momento, servano solo a spargere sussidi a pioggia. Se non erro esiste una Direzione del Ministero dell'Economia predisposta all'uopo; forse loro ci possono dare dei lumi su cosa si fa in Italia con i soldi dei fondi strutturali. In ogni caso, la piccola riforma richiesta da Dini mi sembra scarsamente liberista; certamente ispirata non da animo liberista ma dall'idea di concentrare le risorse disponibile su un unico obiettivo strutturale, come appunto dovrebbe essere.
Passiamo al punto 3:
3. Una riduzione del carico fiscale per i contribuenti, secondo un
percorso graduale ma annunciato in partenza. Utilizzando l'intero
risultato della lotta all'evasione fiscale, e non disperdendolo per
mille rivoli come si è fatto nella prima parte di legislatura. Ed
utilizzando quella parte della riduzione di spesa non destinata ad
anticipare l'obiettivo di pareggio del bilancio. Il tutto senza
innalzare il grado di progressività del nostro sistema tributario, già
oggi a livelli che ostacolano la crescita. [...]
Le tasse sono alte anche perché alta è l'evasione, questo ritornello viene ripetuto continuamente dagli esponenti del governo Prodi. Sembrerebbe
perciò ragionevole restituire a chi le tasse le ha pagate le somme
recuperate con la lotta all'evasione. Nel 1998, l'ex-lottatore Jesse Ventura divenne governatore del Minnesota grazie alla promessa di restituire ai contribuenti l'avanzo di bilancio dello stato. Pochi mesi dopo le elezioni, ciascun residente contribuente ricevette un congruo assegno proporzionale
alle tasse pagate. Se questo fu possibile per uno stato di alcuni milioni di
persone, perché non è possibile e realizzabile in Italia? Il punto ovviamente
dice anche dell'altro: pone dei paletti all'aumento della
progressività fiscale. Pertanto la sponda
sinistra del governo porrebbe il veto, preferendo spargere ai quattro venti i pochi euro dei tesoretti piuttosto che restituirli a chi li ha pagati.
Si può discutere sull'urgenza del settimo punto rispetto ad altri problemi del paese, ma non sulla sua ragionevolezza.
7. Il ridimensionamento del ruolo della politica nella gestione della
sanità pubblica. La politica fornisca regole e risorse; scelga
ministro, sottosegretari e assessori. Ma non direttori generali e
primari. [...]
Il punto però non dice come si dovrebbero scegliere i dirigenti
sanitari, in un sistema totalmente privo di concorrenzialità. Temo che
qualsiasi soluzione che non implichi una rivoluzione totale del sistema
lascerebbe l'amaro in bocca.
5. La realizzazione del sistema nazionale di valutazione dei risultati scolastici,
per legare ogni incremento reale delle retribuzioni degli insegnanti a
livello e dinamica della preparazione scolastica degli allievi. [...]
Dini vuole importare in Italia la logica ed alcuni dei metodi del programma No-Child-Left-Behind, forse una delle poche cose buone che ci lascerà GW Bush. Una riforma estremamente controversa, osteggiata dai sindacati della scuola statunitensi e ancora oggi ferocemente osteggiata dagli insegnanti. In Italia, la vedo dura.
Come anticipato, ho lasciato per ultime due piccole rivoluzioni. Così come descritte da Dini sembrano anche a portata di mano. Ma rivoluzioni sono.
1. Una decisa azione per la riduzione della spesa pubblica.
A partire dall'uscita anticipata di almeno il 5% dei lavoratori
pubblici. Il forte aumento registrato dagli investimenti nella
information tecnology è in grado di generare un incremento della
produttività di questa dimensione. Occorre poi prevedere una parziale
sostituzione di quanti usciranno dal lavoro per limiti di età negli
anni successivi. Ed aumenti delle retribuzioni legati solo al merito di
ciascuno.
Lambertow non chiarisce se "uscita anticipata" significhi licenziamento, o, più probabilmente, pre-pensionamento, nel qual caso l'impatto sulla spesa pubblica sarebbe minimo. Bisognerebbe pagare le pensioni a gente che, in media, ha fatto poco tutta la vita, e quindi, in media, vivrà più a lungo. Esagero nel dire che l'impatto sulla riduzione della spesa non supererebbe lo 0.5%? Non poco, ma certo neanche tanto.
2. Il ridimensionamento delle persone che vivono di politica. A
partire dall'abolizione delle Province; le Regioni che volessero
mantenerle in vita dovranno finanziarle con le proprie tasse. È vero
che serve una revisione costituzionale, ma per adottarla bastano sei
mesi.
Wow, questo implica non una, bensì due rivoluzioni: l'eliminazione di uno degli istituti più inutili e dispendiosi del nostro paese, e l'introduzione d'una forma embrionale ma vera di autonomia fiscale regionale. Regioni che volessero fornire più servizi, potrebbero affidarli alle province con i vincoli che ritengono opportuni e finanziarli attraverso l'intervento fiscale previsto per il bilancio provinciale.
Non sembra un sogno: purtroppo lo è.
Riguardo le tasse elevate e' riduttivo citare solo l'evasione. Ci sono due problemi, che vanno combattutti entrambi: in Italia c'e' un'evasione fiscale significativamente superiore a quella di paesi comparabili, e allo stesso tempo in Italia la spesa pubblica e' impiegata in misura significativamente superiore alla media OCSE in attivita' improduttive di acquisto di consenso corporativo e clientelare, e per compensi al personale politico e all'alta dirigenza dello Stato e del Parastato. Anche a causa di questi significativi sprechi e distorsioni, lo Stato italiano ritorna ai contribuenti servizi pubblici miserabili e aiuti agli indigenti egualmente miserabili, rispetto ai paesi comparabili come Francia, Germania, Regno Unito.
Pertanto, ci sono due strade che vanno entrambe percorse per ridurre le tasse:
Purtroppo un programma del genere non ha possibilita' di successo oggi in Italia visto che il potere politico trae esattamente alimento dai problemi che occorrerebbe eliminare, e cioe' la spesa clientelare improduttiva e l'evasione fiscale nel Centro e specie nel Sud Italia. Perche' un programma del genere possa minimamente venir preso in considerazione, e' necessario che chi ha il potere politico in Italia venga colpito da qualcosa di comparabile a Mani Pulite combinato col voto alla Lega nel 1992/1993.