La giornalista del Fatto dopo aver titolato
ll Giappone sulla strada per Olduvai
si premura di spiegarci che
La teoria di Olduvai è stata elaborata da Richard Duncan nell’ormai lontano 1989 e ipotizza che la civiltà industriale, qui definita dalla produzione elettrica pro-capite, avrà una durata di vita pari a cento anni: 1930-2030. Secondo Duncan, il surplus energetico che ha consentito lo sviluppo industriale globale ha già smesso di crescere e vedrà presto una rapida discesa, fino al ritorno ad una situazione di equilibrio energetico con le risorse naturali. Olduvai è il luogo, in Tanzania, considerato la culla della civiltà umana.
Ora secondo me ce n'è abbastanza per cagarsi addosso e, se vi sembro esagerato, pensate che c'è gente che si spaventa per questa roba, figuriamoci una pagina scientifica di wikipedia e in inglese...
Dopo qualche altro link poco tranquillizzante (questo e questo) osserva che
Tokio sembra così avviarsi sulla strada per Olduvai e confortare la narrazione di Duncan.
e in particolare conclude:
Mentre alle decine di migliaia di contadini profughi della zona intorno a Fukushima si comincia a spiegare, con tatto, che forse non potranno mai più mettere piede sulla terra che i loro padri hanno coltivato per millenni. Ma sembra che al momento rifiutino ostinatamente di afferrare il concetto.
A parte l'immagine di contadini in fuga dal contagio a lunghissimo termine (che salvo errori non mi sembra ancora confermato), mi pare sfugga che c'è stata una catastrofe naturale e non un dottor stranamore a cui è scappata di mano la macchina-fine-del-mondo. Contro questi eventi c'è poco che possiamo fare, a parte sdrammatizzare.
Ma a qualcuno potrebbe rimanere in testa l'interrogativo: stiamo per restare al buio? Le risorse grazie alle quali produciamo energia si esauriranno mentre la nostra civiltà è ancora in vita? Tornereremo all'età della pietra? Un ipotesi meno pessimista potrebbe essere semplicemente che troveremo nuovi modi per mantenere il nostro benessere (e magari aumentarlo) rendendo più efficiente il consumo delle risorse disponibili.
Proviamo a guardarci un po'indietro: la popolazione mondiale dal 1850 al 2000 è cresciuta da 1,2 a quasi 6 miliardi di individui (fonte wikipedia). Centosessant'anni fa sarebbe stato lecito chiedersi se in futuro ci sarebbe stato abbastanza da mangiare per tutti. Oggi abbiamo la risposta e questo report di The Economist guarda al prossimo obbiettivo, che tra 30 o 40 anni potrebbe essere di 9 miliardi di individui. Com'è stato possibile aumentare in questo modo la quantità di generi di sussistenza? Il grafico che segue, tratto dallo stesso speciale, mostra il miglioramento della produttività nell'agricoltura.
Certo, come nei prospetti informativi d'investimento, la performance passata non è una garanzia per il futuro. Però dimostra che la scarsità delle risorse stimola l'innovazione tecnologica e che quest'ultima consente di produrre le stesse quantità di prodotti (o anche maggiori) con quantità minori di fattori produttivi.
I numeri che seguono si riferiscono alle emissioni di anidride carbonica che potremmo considerare una buona approssimazione del consumo di energia da fonti fossili e sono tratti dal sito della Treccani.
Come si può vedere lo shock petrolifero degli anni settanta non ha fermato la crescita economica per sempre, ma ha aperto la strada a nuovi modi per crescere consumando meno petrolio.
Il secondo grafico mostra lo stesso fenomeno su un orizzonte più ampio: quando l'economia cresce e la scarsità rende alcune risorse troppo costose, impariamo ad usarle in modo più efficiente. Naturalmente non ho fornito argomenti scientifici per sostenere con certezza che non rimarremo al buio, ma mi sembra che guardando al passato non ci sia di che farsi prendere dal panico.
Questo se ci limitiamo semplicemente al meccanismo per cui la scarsità delle risorse ne fa aumentare il prezzo e l'aumento dei prezzi incentiva l'innovazione tecnologica. Ma va aggiunto che talvolta le innovazioni possono modificare radicalmente il modo in cui viviamo e consumiamo energia. Per non tirare in ballo le solite rivoluzioni industriali ed elettroniche proviamo a guardare semplicemente a internet e fare qualche esempio a caso:
- Grazie alle videoconferenze a basso costo e alla formazione a distanza è possibile viaggiare di meno per lavoro e studio quindi consumare meno energia (oltre che risparmiare tempo).
- Prenotazioni e acquisti via internet e gestione informatica delle scorte consentono di gestire in modo più efficiente i magazzini, la produzione degli impianti e il trasporto delle merci.
- L'accesso alle banche dati, alle versioni elettroniche delle pubblicazioni (e l'iPad!) consentono di spostarsi di meno per fare ricerca e stampare meno copie cartacee di libri e riviste.
Questo per dire che, semplicemente applicando tecnologie già esistenti, esistono enormi possibilità di ridurre i consumi di energia in parte già in atto, senza peggiorare il nostro tenore di vita.
Per definizione le risorse sono scarse, ma perchè mai la scarsità dovrebbe riportarci al medioevo e non, semplicemente, ad una gestione più efficiente delle stesse e a nuove invenzioni? Posto che mortali siamo, periodicamente il memento mori ci tocca, come rispondiamo, però dipende solo da noi. Un'idea potrebbe essere questa.
Beh,
Collegare l'attuale situazione in Giappone con la teoria di Olduvai e' proprio una chiara esagerazione! Posso rispondere con questi due articoli (il secondo dei quali si riferisce a un articolo scientifico di un climatologo), tanto per fare due esempi.
Detto questo, la possibilita' di "rimanere al buio" e' reale, e le politiche energetiche non vanno assolutamente prese alla leggera. I fatti di Tokyo dimostrano che la dipendenza energetica del mondo moderno e' un elemento di notevole fragilita'.