Occorre innanzitutto anticipare, per chi ancora non lo sapesse, che il presidente USA non viene eletto direttamente dal popolo, ma da 538 grandi elettori, eletti su base statale. I grandi elettori sono ripartiti in base alla popolazione di ciascuno dei 50 stati (più il District of Columbia): per esempio alla California sono assegnati 55 elettori, allo stato di New York 31. Agli stati più piccoli sono assegnati 3 grandi elettori. In quasi tutti gli stati tutti gli elettori sono assegnati al candidato che riceve più voti (le eccezioni sono il Maine ed il Nebraska, che assegnano 2 elettori in base a chi ottiene la maggioranza nell'intero stato, ed il resto degli elettori in base a chi riceve più voti in ciascuno dei distretti elettorali che vengono usati per eleggere i rappresentanti alla camera).
Il risultato delle elezioni presidenziali dunque dipende non dall'ottenere la maggioranza dei voti a livello federale, ma dal risultati in ciascuno stato. È possibile che chi ha la maggioranza su base federale non venga eletto, come è successo ad Al Gore nel 2000 contro Bush, sostanzialmente perché Gore aveva maggioranze ampie negli stati in cui vinceva, mentre perdeva di poco negli altri stati (si ricordi che Gore perse i 27 elettori della Florida per circa 537 voti, per poi perdere la presidenza per 5 grandi elettori).
Per prevedere il vincitore delle presidenziali ho deciso dunque di ignorare i sondaggi nazionali e di analizzare i sondaggi statali. Il sito electoral-vote.com è una fonte insostituibile di informazioni sulle elezioni, e riporta i dati di vari sondaggi a livello statale di come Clinton ed Obama si comporterebbero contro McCain.
In prima approssimazione si possono semplicemente sommare i grandi elettori assumendo che il candidato che ha la maggioranza nel sondaggio vinca con certezza i grandi elettori di quello stato (e dividendo a metà gli elettori in caso di parità nel sondaggio). Basandosi sugli ultimi sondaggi, Obama risulta notevolmente svantaggiato rispetto a Clinton:
| Clinton vs. Mccain | Obama vs. Mccain |
---|---|---|
Totale Voti Elettorali (maggioranza:270) | 287.5 | 237 |
Il problema principale di Obama è che perde alcuni stati cruciali, anche se di poco. Per esempio, perde solo per un punto percentuale Florida, e Ohio, che totalizzano 47 grandi elettori. I sondaggi per Clinton invece prevedono una consistente vittoria in entrambi gli stati.
Essendo i sondaggi una misura imprecisa dell'opinione degli elettori, sarebbe utile dunque tenere conto dei margini di vittoria in ciascuno stato. Per tenere conto dei margini di vittoria, è possibile calcolare le probabilità che ciascun candidato ha di vincere ciascuno stato basandosi sul margine di errore riportato dai sondaggisti. Si tratta di calcoli piuttosto semplici per chi è avvezzo di statistica. Per chi non lo è, basti capire che, se il margine di vittoria di un candidato è di 20%, la probabilità che questo candidato vinca le elezioni (se si svolgessero nella data del sondaggio) è molto più alta che se il margine è dello 0.1%.
È possibile, sotto certe ipotesi, calcolare queste probabilità in modo esatto. Per esempio, una sconfitta nei sondaggi dell'1% in Florida per Obama implica una probabilità di vincere la Florida di circa il 35%. Questo significa che se simulassimo lo svolgimento delle presidenziali in Florida in base a questi parametri, nel 35% dei casi vincerebbe Obama, e nel 65% dei casi vincerebbe McCain. Facendo la media di molte simulazioni, Obama otterrebbe dalla Florida, in media, 9.45 voti elettorali (il 35% di 27). Somando queste medie per ciascuno stato, si ottengono questi risultati:
Simulazioni | Clinton vs. Mccain | Obama vs. Mccain |
---|---|---|
Media voti elettorali (maggioranza: 270) | 290.2 (± 16.0) | 263 (± 20.8) |
Percentuale di vittorie | 94% | 35.5% |
L'ultima riga riporta la precentuale di simulazioni in cui il candidato democratico risulta vincitore delle presidenziali. La situazione di Obama è dunque migliore di quella riportata nel semplice calcolo riportato nella prima tabella. Esiste una concreta possibilità per lui di vincere le elezioni, anche se inferiore al 50 per cento. Il dato fra parentesi dopo la media è lo scarto quadratico medio, una
misura della variabilità della previsione data dalla media. Per dare un'idea più precisa di questa variabilità, questo grafico illustra l'intera distribuzione della previsione dei voti elettorali. L'altezza degli istogrammi rappresenta la probabilità che le elezioni risultino con un numero di voti eletorali riportati in ascissa (si ricordi che la maggioranza è 270 voti).
Il sito presidentforecast.andreamoro.net riporta questi calcoli aggiornati all'apparire di nuovi sondaggi, assieme ai dettagli di ogni stato ed a vari grafici con l'andamento temporale di questi calcoli. Analizzando i dati dei singoli stati in dettaglio, si scopre che, come riportato sopra nel semplice calcolo di chi vince e chi perde ciascuno stato, la differenza cruciale la fanno Florida ed Ohio. Chi vince questi stati vincerà le elezioni.
Queste previsioni sono certamente tanto valide quanto lo sono i sondaggi statali. Inoltre, anche piccole differenze da sondaggio a sondaggio possono causare forti variazioni di queste previsioni, specie se provengono da alcuni stati chiave. La variabilità delle statistiche da me calcolate si può notare da questo grafico, che riporta la probabilità di ciascun candidato di vincere le presidenziali in base ai sondaggi disponibili ad una certa data (la versione aggiornata di questo grafico si trova qui).
Per esempio il 12 Aprile i sondaggi indicavano Clinton perdente contro McCain con certezza. Confrontando i sondaggi a livello statale del 12 Aprile con quelli di oggi si nota che Clinton era data praticamente perdente con certezza in Ohio il 12 aprile, mentre appare oggi probabile vincitrice. Un cambiamento di previsione simile è avvenuto in altri stati: Arkansas (6 elettori), Minnesota (10 voti), Michigan (17 voti). Persino nello stato del New York che l'ha eletta senatrice, Clinton vinceva contro McCain con un margine di soli 2 punti percentuali il 12 aprile, mentre oggi è data vincitrice di 29 punti percentuali.
La variabilità della media dei voti elettorali è inferiore a quella della probabilità di vittoria, come si può notare da questo grafico.
È opportuno dunque interpretare questi calcoli con cautela. Se fossi un dirigente del partito democratico però farei commissionare dei sondaggi molto accurati in alcuni degli stati cruciali, come Florida e Ohio.
Nota: per ottenere queste previsioni ho rispolverato alcuni calcoli che
avevo approntato durante la campagna elettorale delle presidenziali
2004, e che avevo riportato con discreto successo di visite in questa pagina (in inglese).
Che tu sappia hanno già fatto dei sondaggi includendo Bob Barr, il probabile candidato Libertarian e former Republican congressman? Sul suo sito (che, ovviamente, non è fonte particolarmente imparziale) citano un sondaggio che lo dà al 6% nazionale. Non ho visto però sondaggi stato per stato.