Nella scuola, mi riferisco alla scuola superiore, ci sono varie direzioni importanti di potenziale miglioramento da esplorare al livello di tecnologia di produzione del servizio. Due sono per esempio la riduzione delle interrogazioni orali e la trasformazione da classi universali (cioè con tutte le materie) a classi per materia. Qui considero un'altro aspetto: il valore dell'insegnante bravo (per semplificare l'argomentazione, assumo che la qualità dell'insegnante sia binaria, bravo o non-bravo).
Il problema è che gli insegnanti bravi sono spesso pochi (i prof bravi sono definiti 'pochi' se qualora uno se ne andasse la comunità non ne troverebbe un altro equivalente con le risorse risparmiate; se a qualcuno questo ricorda Makowski-Ostroy, giusto). Come si diventi un prof bravo non è del tutto chiaro, e se vogliamo non è nemmeno tanto facile darne una definizione precisa; sta di fatto che, almeno dalle mie parti, in qualunque scuola per quanto grande tutte le famiglie ne conoscono esattamente nomi e cognomi e fanno di tutto perché i propri figli ne incontrino almeno uno (e fanno bene, vedi per esempio qui), il che rivela scarsità. La presente discussione si applica a questo tipo di contesto.
Come alleviare il problema? Mettendolo a fuoco, la situazione è che i prof bravi producono un servizio A, gli altri producono B, in quantità date. Se fossero al mercato sarebbero due beni diversi con prezzi diversi, e ai prezzi di equilibrio i compratori dell'uno sarebbero indifferenti a comprare l'altro. Ma non sono al mercato, hanno un prezzo comune; i consumatori ricevono a caso A o B, e chi ha B non e' affatto indifferente verso A al prezzo che paga. La distorsione è che l'utilità netta dell'individuo marginale nella classe del prof bravo dovrebbe essere uguale a quella dell'individuo marginale nella classe di un altro prof, e invece è molto più alta. Quindi, non potendo variare liberamente i prezzi che la farebbero scendere si deve pensare di aumentare l'utilità netta dell'individuo con l'altro tipo di prof. Come? La direzione che qui propongo è: facendo in modo di aumentare il numero di studenti con prof bravo.
Supponiamo "per legarci le mani" che un prof può produrre 25 unità del suo servizio A o B e non può produrne di più. A me sembra ragionevole vedere questi servizi come aggregati di servizi che comprendono un sottoinsieme 'core business', la trasmissione di conoscenza, più altri servizi complementari 'elementari'; ed assumere che sia nel core business che si distingue A rispetto a B. Se così è, per produrre A, il suo core business A' (lezioni, applicazioni, chiarimenti) deve essere fornito dal prof in persona, ma il resto (correzione compiti, tutoraggio) potrebbe essere fornito da assistenti. La mia domanda centrale è, Quante unità di A' può produrre il prof bravo? Io credo parecchie di più che 25. Se questo è vero, riorganizzando la produzione di A come appena suggerito si ottiene una combinazione produttiva più efficiente, per quantità e per remunerazioni. Un esempio secondo me realistico è che che si possano produrre 75 unità (ognuno ci metta il suo numero preferito). In tal caso un prof bravo e due non bravi potrebbero produrre, anziché 25A e 50B, 75 unità di A (A' il prof e il resto di A assistenti). Non è magia, sono le classi di 75 studenti con ruoli diversi per prof e assistenti. In più, poché questi producono servizi diversi, potranno essere remunerati in modo diverso. Continuando con l'esempio, dai tre attuali stipendi poniamo di 15 (totale 15*3=45) si potrebbe ricavare uno stipendio più alto per il prof: se servono due assistenti si potrebbe fare 25+10+10, se ne basta uno 30+15. In conclusione, la proposta concreta è la seguente:
Da ogni tre classi, se ne formi una sola. Ogni tre professori se ne scelga uno, e gli si assegnino uno o due assistenti. Fatto pari a 45=15*3 il salario totale dei tre attuali, al prof sia assegnato 30 o 25, agli assistenti 15 o 10+10.
Ovviamente questo approccio va verso la soluzione anche se in generale non elimina del tutto il problema: se ci fossero un prof bravo ogni 12 non si potrebbe certo proporre classi di 300 perché tutti abbiano il prof bravo; d'altra parte, se la tecnologia lo consente, meglio 75 che 25.
La domanda che scatta indignata ancora prima che la frase sia finita è: e degli altri due attuali che ne facciamo? Ma la risposta è un'altra domanda: e delle aule attuali che ne facciamo? Si parla di un assetto diverso dall'attuale, il processo di transizione è da studiare. Si comincerebbe con l'accorpare coppie di classi sfruttando il turn-over, sfruttando aule esistenti e/o abbattendo qualche tramezzo; eccetera eccetera. Magari si scoprirà che il numero giusto non è tre, ma due, o quattro. Non ho una soluzione dettagliata per la transizione. Sembra opportuno invece cominciare a discutere subito sulle questioni più rilevanti riguardo alla configurazione di equilibrio, in particolare le due seguenti (ce ne sono di sicuro altre, comments welcome).
La più importante riguarda il rapporto con gli studenti. Una fonte di scetticismo deriva dal fatto che questa proposta trasferirebbe alla scuola un modello di insegnamento più vicino a quello universitario. All'università il docente parla agli studenti, ma a scuola il docente deve parlare con loro, e l'argomento è che si può parlare a 75 ragazzi, ma non con loro. In certa misura questo è un costo che si deve pagare (si paga già all'università), e d'altra parte non esiste solo la lezione frontale. Potendo trasferire agli assistenti le mansioni più ripetitive e time-consuming, il prof avrebbe parecchia energia da dedicare alla comunicazione, anche virtuale, con gruppi ristretti di studenti su questioni specifiche di loro interesse. Io sono convinto che 75 studenti si possano gestire (con qualche amico insegnante ho parlato, mi piacerebbe avere altre reazioni). D'altra parte vorrei chiarire che la proposta di sopra non è di aumentare la dimensione della classe a 75 sic et simpliciter, e chiudere cinque o sei ore al giorno in una stanza 75 invece che 25 adolescenti. Ci sono studi sugli effetti della dimensione della classe sull'apprendimento, i cui risultati sono contrastanti (si veda per esempio il dibattito fra Hanushek e Krueger qui), ma qui non si parla di variare di uno o cinque il numero di alunni in una classe elementare; si propone di riorganizzare radicalmente la fornitura del servizio a ragazzi che sono a scuola perché sono consapevoli che i risultati che otterranno influiranno sulla loro vita futura.
La seconda riguarda il reclutamento. Come si sceglie il prof con la P maiuscola? Questo problema è come al solito spinoso in assenza di segnali di prezzo. Io non ho una soluzione in tasca, ma credo si debba cercare una combinazione di indicatori, che include la performance misurata degli studenti, la valutazione del dirigente scolastico e degli altri insegnanti, e la domanda delle famiglie. Non dimenticando che uno stipendio doppio dell'attuale innalzerebbe la qualità dei candidati prof, che è un punto importante: aumentando il prezzo aumenta l'offerta. Per quanto riguarda la progressione in carriera, la strada è la solita: si parte tutti da assistente, e a un certo punto si fa la selezione; chi non passa resta assistente, se trova di meglio va via.
Vi ringrazio per essere arrivati sin qui. Ho la sensazione che dei problemi della scuola si parli ancora poco dal punto di vista della produzione del servizio che eroga. Spero che questa nota contribuisca in questa direzione.
PS. E' tempo d'esami. Alla maturità si è reagito al tutti promossi. Io ho scritto qualche tempo fa un pezzo intitolato "I disastri della scuola che promuove tutti" quindi dovrei essere soddisfatto; invece sono avvilito. La sterzata è che se non hai sei pieno in Italiano, Latino, Matematica, Inglese, Chimica, Storia dell'Arte, Filosofia, Storia, e non so più che altro, non sei ammesso agli esami. Devi ripetere l'anno. Una follia stupida e antistorica. E intanto le valutazioni degli esami continuano di fatto ad essere difformi nelle varie scuole, quando la loro centralizzazione sarebbe il singolo fattore di massimo impatto sistemico sui risultati dell'apprendimento, come ampiamente verificato nelle ricerche empiriche. Dello stesso problema del numero eccessivo di materie soffre la scuola media. Lì grazie alle prove INVALSI si vedono timidi passi verso la centralizzazione; speriamo bene, speriamo che si smetta di guardarli con sufficienza come capricci superflui di cacciatori di dati.
Sarebbe interessante avere dei riferimenti su queste ricerche empiriche. Io comunque non userei il termine "centralizzazione" ma semmai uniformazione o meglio ancora comparabilita' certificata decentemente delle valutazioni dei diversi istituti scolastici. Non vedo un futuro in cui da Roma si centralizzano le lezioni scolastiche e i compiti in classe, sarebbe un sistema condannato a non innovare e non sperimentare. Mi sembra piu' realistico pensare a Scuole diverse e distribuite come ora, che possibilmente esplorano metodi e materie differenziate di insegnamento, ma in presenza di uno Stato centrale che non si limita a bonificare gli stipendi ma esercita un decente controllo del livello delle competenze acquisite e dei benefici ritornati alla societa' dalle persone istruite, anche per premiare chi fa meglio e sollecitare chi fa peggio a migliorare.