Il segno politico generale delle elezioni regionali del 28-29 marzo è abbastanza chiaro ed è stato abbondantemente commentato (vedere per esempio qui e qui): il centrodestra si mostra in espansione grazie alla Lega, il PdL continua la sua meridionalizzazione, il centrosinistra continua a mostrarsi in sofferenza e il PD continua a essere in coma. Ma veniamo ai due aspetti che hanno ricevuto scarsa attenzione.
L'effetto ''singola lista'' sui grillini.
Il sistema elettorale regionale richiede essenzialmente di assegnare due voti, uno per il candidato governatore (che determina anche l'assegnazione del premio di maggioranza) e uno per la parte proporzionale dei seggi del consiglio regionale. La particolarità del sistema è che un voto dato unicamente a un partito si traduce automaticamente in un voto dato al candidato governatore appoggiato dal partito, mentre un voto dato unicamente al candidato governatore non si traduce automaticamente in un voto per uno dei partiti collegati. Questo appare ragionevole quando esistono partiti multipli che appoggiano un unico candidato, dato che in tal caso è impossibile stabilire univocamente la volontà dell'elettore. Un po' meno ragionevole è l'applicazione di questa regola a candidati appoggiati da un singolo partito. È infatti vero che un un elettore può scegliere il voto disgiunto, dando il voto a un candidato e a un partito diverso da quelli che lo appoggiano. Ma se si vota unicamente un candidato governatore appoggiato da un'unica lista si potrebbe affermare che l'intenzione dell'elettore è chiara.
In ogni caso, quello che ci interessa qua è la seguente osservazione empirica. I candidati appoggiati da un singolo partito, almeno nelle regioni del centro-nord, manifestano un grado di ''fedeltà'' dei propri elettori, per quanto riguarda il voto al partito, nettamente inferiore alla media. Credo sia legittimo sospettare che parecchi elettori siano confusi e pensino che il voto al candidato governatore si traduca automaticamente in un voto al partito. Le conseguenze di questa confusione sono state particolarmente gravi per il Movimento 5 Stelle. Per comprendere cosa è successo guardiamo alla distribuzione del voto in Lombardia.
Voti governatore | Voti partiti | Tasso di fedeltà | |||
Centrodestra | 2.704.364 | 2.479.368 | 91,68% | ||
Centrosinistra | 1.603.666 | 1.421.688 | 88,65% | ||
UDC | 225.849 | 164.078 | 72,65% | ||
Mov. 5 Stelle | 144.585 | 99.390 | 68,74% | ||
Comunisti | 113.754 | 87.221 | 76,68% | ||
Forza Nuova | 27.358 | 11.281 | 41,23% | ||
Totale | 4.819.576 | 4.263.026 | 88,45% |
Il tasso di fedeltà è la percentuale di voti al governatore che diventano anche voti validi per uno dei partiti che appoggia il governatore. Si noti anzitutto come a livello generale poco meno del 90% degli elettori che danno un voto valido per il governatore danno anche un voto valido a un partito. Dato che normalmente la differenza tra percentuali ottenute dai governatori e percentuali ottenute dai partiti che li appoggiano è ridotta (con eccezioni; si veda ad esempio la Campania), questo induce a pensare che il voto effettivamente disgiunto (voto a un governatore e a un partito che non lo sostiene) sia un fenomeno numericamente meno importante del voto che viene dato unicamente al governatore, senza preferenza al partito.
I candidati governatori di centrodestra e centrosinistra erano sostenuti da coalizioni multipartito, tutti gli altri candidati erano sostenuti da una unica lista. La differenza nel tasso di fedeltà è manifesta. A cosa può essere dovuta?
La mia tesi è che sia dovuta principalmente alla confusione dell'elettorato, che non capisce come un voto al candidato sia distinto dal voto al partito, e che in realtà per i partiti più piccoli è solo il voto al partito quello che ha conseguenze reali. Si noti infatti che un comportamento ''strategico'' dovrebbe condurre esattamente al risultato opposto a quello osservato, ossia l'uso del voto disgiunto con preferenza al meno peggiore tra i due candidati governatori con maggiori possibilità di vittoria e voto al partito per la parte dei seggi proporzionali. Per esempio, per massimizzare il proprio impatto un elettore UDC (o di qualunque altro sostenitore di liste senza speranza di ottenere il governatorato) avrebbe dovuto scegliere quello che considerava il meno peggio tra Formigoni e Penati, e poi votare il simbolo UDC (d'accordo, in Lombardia era irrilevante dato che la vittoria di Formigoni era scontata; ma in Piemonte di scontato non c'era nulla). Questo non è accaduto, ed esiste invece qualche evidenza anedottica che sia accaduto l'esatto contrario. Che l'elettorato sia confuso mi pare naturale, date le caratteristiche barocche del tatarellum. Tale confusione ha impatto minore per gli elettori di coalizioni multipartito, dato che dalla scheda appare ovvio che la scelta del partito non è equivalente alla scelta del governatore. Gli altri invece sembrano confondersi molto di più. O, almeno, tendono a confondersi molto di più nelle regioni del centro-nord. Nelle regioni del sud gli elettori sembrano capire meglio come funziona il sistema elettorale, per ragioni che sarebbe troppo lungo approfondire ora.
Quanto è importante questo effetto? Nel caso del Movimento 5 Stelle è stato estremamente rilevante. La tabella seguente mostra il tasso di fedeltà medio per regione e il tasso di fedeltà del Mov. 5 Stelle, e calcola la percentuale di voti che avrebbe potuto ottenere il movimento con un tasso di fedeltà del 90%.
Tasso medio | Tasso 5 stelle | Percentuale 5 stelle |
Percentuale 5 stelle con fedeltà al 90% | |||
Piemonte | 85,92 | 77,09 | 3,67 | 4,25 | ||
Lombardia | 88,45 | 68,74 | 2,33 | 3,03 | ||
Veneto | 88,28 | 72,09 | 2,58 | 3,20 | ||
Emilia Romagna | 91,72 | 78,62 | 6,00 | 6,81 | ||
Campania | 94,25 | 93,49 | 1,33 | 1,29 |
Per capire meglio come sono calcolati i numeri dell'ultima colonna, prendiamo il caso della Lombardia. In questa regione, come abbiamo visto, il candidato governatore del Mov. 5 stelle ha ottenuto 144.585 voti, mentre il partito ne ha ottenuti 99.390, con un tasso di fedeltà del 68,74%. Se invece il tasso di fedeltà fosse stato del 90%, il numero di voti al partito sarebbe stato pari a 130.126 (=144.585*0,9), ossia il partito avrebbe ottenuto 30.737 voti in più. Questo avrebbe accresciuto anche il numero totale dei voti validi ai partiti dello stesso ammontare. Il 3,03% che appare nell'ultima colonna è quindi calcolato come
3,03%=(99.390+30.737)/(4.263.026+30.737)
Calcoli simili valgono per le altre regioni. In sostanza si puo concludere quanto segue:
- In Lombardia un tasso di fedeltà del 90% avrebbe permesso al movimento 5 stelle di superare la barriera del 3% ed entrare quindi in consiglio regionale. Il tasso minimo di fedeltà che avrebbe permesso l'entrata in consiglio regionale è l'89,1%, di pochissimo superiore alla media regionale e inferiore alla fedeltà del centrodestra.
- Anche in Veneto un tasso di fedeltà del 90% avrebbe permesso di entrare in consiglio regionale. Il tasso minimo di fedeltà che avrebbe permesso l'entrata in consiglio regionale è l'84,22%, inferiore di 4 punti alla media regionale
Se i ''grillini'' avessero manifestato la stessa fedeltà degli elettori del centrodestra ora avrebbero rappresentanti sia in Lombardia sia in Veneto. Lo stesso sarebbe accaduto se i ''grillini'' lombardo-veneti avessero avuto lo stesso tasso di fedeltà di quelli campani.
Notare che il movimento era cosciente del problema. In un post immediatamente precedente le elezioni, Grillo scrisse sul suo blog:
Domenica e lunedì si vota. Ricordate di fare una doppia croce, una sul simbolo del MoVimento 5 Stelle con il nome del candidato e una sul simbolo del MoVimento 5 Stelle con la preferenza.
È IMPORTANTE FARE UNA DOPPIA CROCE PER ELEGGERE ALMENO UN CONSIGLIERE, ditelo anche ai vostri amici.
Evidentemente, o il messaggio non è stato trasmesso con sufficiente chiarezza oppure gli elettori del Movimento 5 Stelle non sono assidui lettori del blog di Beppe Grillo. Tra parentesi, in realtà non serviva una doppia croce. Era sufficiente una singola croce sul simbolo del partito. Invece tanti elettori hanno messo una singola croce nel posto sbagliato, ossia sul candidato governatore.
Update. Il lettore LazyChild ci segnala che in Lombardia parte dell'effetto di infedeltà è dovuto al fatto che in alcune province il movimento non ha presentato liste collegate (e nessuno si è preoccupato di fare decretini interpretativi in extremis). In effetti mancava la lista nelle province di Como, Lecco e Sondrio. In queste province il tasso di fedeltà è stato forzatamente zero. Sono però anche province con pochi votanti. Nelle province in cui la lista era presente il tasso di fedeltà è stato comunque parecchio più basso che per centrodestra e centrosinistra. Per esempio a Milano, la provincia numericamente più importante, il tasso di fedeltà è stato del 79,84% ed a Brescia del 75,49%. In Veneto invece la lista del movimento era presente in tutte le province.
La prospettiva di lungo periodo.
Queste sono state le quarte elezioni in cui si usava per le regioni il sistema elettorale del tatarellum, usato per la prima volta nel 1995. Dato che per l'elezione del governatore il sistema usato è di fatto l'uninominale all'inglese, è facile dire chi vince e chi perde in ciascuna elezione. Negli ultimi 20 anni tutte le regioni a statuto ordinario sono state chiaramente governate da una coalizione appartenente a uno dei due blocchi principali. Escludendo il Molise, l'evoluzione dei vincitori nelle rimanenti 14 regioni a statuto ordinario è mostrato dalla seguente tabella.
Regione | 1995 | 2000 | 2005 | 2010 | |
Piemonte | Destra | Destra | Sinistra | Destra | |
Liguria | Sinistra | Destra | Sinistra | Sinistra | |
Lombardia | Destra | Destra | Destra | Destra | |
Veneto | Destra | Destra | Destra | Destra | |
Emilia Romagna | Sinistra | Sinistra | Sinistra | Sinistra | |
Toscana | Sinistra | Sinistra | Sinistra | Sinistra | |
Umbria | Sinistra | Sinistra | Sinistra | Sinistra | |
Marche | Sinistra | Sinistra | Sinistra | Sinistra | |
Lazio | Sinistra | Destra | Sinistra | Destra | |
Abruzzi | Sinistra | Destra | Sinistra | Destra | |
Campania | Destra | Sinistra | Sinistra | Destra | |
Basilicata | Sinistra | Sinistra | Sinistra | Sinistra | |
Puglia | Destra | Destra | Sinistra | Sinistra | |
Calabria | Sinistra | Destra | Sinistra | Destra |
La tabella mostra che 7 regioni non hanno mai cambiato colore politico. Sappiamo anche che in realtà le maggioranze che governano queste regioni sono sempre state rilevanti, quindi le vittorie non sono state dovute a ''fortuna'' in elezioni vinte sul fil di lana. Oltre alle 7 regioni ''inamovibili'' ci sono due regioni ''quasi inamovibili''. Liguria e Piemonte hanno visto la vittoria della stessa coalizione in tre delle 4 elezioni, centrosinistra in Liguria e centrodestra in Piemonte. Va segnalato però che le elezioni in Piemonte (compresa questa) tendono a essere vinte con margine assai ristretto.
Tra le regioni che hanno avuto due governi di un colore e due di un altro, tre (Abruzzi, che ha votato nel 2008, Lazio, Calabria) hanno cambiato coalizione vincente in ogni elezione. La Campania ha invece iniziato con un governo di destra, ha poi iniziato i dieci anni di bassolinismo nel 2000, ed è ora ritornata alla destra. La Puglia esibisce invece un pattern abbastanza unico: è stata vinta per le prime due elezioni del periodo dalla destra e poi è passata al centronistra. Va communque ricordato che Vendola ha vinto in entrambe le elezioni per meno della maggioranza dei voti.
In sostanza, la situazione è ritornata al 2000, dato che le swing regions hanno completato il ciclo più recente ritornando al centrodestra. In quel ciclo elettorale il centrodestra conquistò 8 regioni su 14, mentre in questo ciclo ne ha vinte 7. Se questo ciclo continua dovremmo osservare almeno alcune di queste regioni tornare al centrosinistra nel 2015. Ma, ovviamente, la soluzione politica potrebbe cambiare radicalmente con un riallineamento dei due schieramenti.
Mi sono fatto fregare anch'io - in Toscana (NON per Grillo - per i radicali). Una legge pazzesca.
A dir la verità la Toscana è una delle regioni che si è fatta la sua legge elettorale, simile al tatarellum ma un po' differente. Tra le differenze c'è una soglia più alta per l'accesso ai seggi, pari al 4%. Visti i risultati conseguiti, i radicali non avevano comunque alcuna speranza, anche con un tasso di fedeltà del 100%. Quindi, non ti crucciare.