Avete seguito le vicende del concorso da ricercatore in Economia Politica presso l'Università del Piemonte Orientale, sede di Alessandria? Tutto è cominciato due settimane fa quando sono circolate le prime notizie sulla decisione della commissione giudicatrice di far vincere la candidata relativamente meno meritevole tra i tredici partecipanti. La vincitrice, a differenza di tutti gli altri 12 candidati, non presentava alcuna pubblicazione su rivista, né internazionale né italiana. Aveva invece al suo attivo 8 capitoli su libro, di cui 6 scritti in collaborazione con il presidente della commissione del concorso, e i restanti 2 pubblicati su volumi curati dallo stesso presidente della commissione. Nel frattempo è successo di tutto: la mobilitazione, iniziata su Facebook, ha portato un gruppo anonimo di giovani ricercatori a pubblicare una Lettera aperta al Rettore sul web, petizionesecsp01.wordpress.com. La lettera ha raccolto l'adesione di più di 1300 accademici in ogni angolo del mondo, da Harvard alla Sorbona, dalla London School of Economics alla New York University. È rimbalzata dai giornali al Ministro dell'Istruzione, per arrivare infine sulla scrivania del Rettore, dove già da qualche giorno giacevano gli atti del concorso in questione. Uno dei tre commissari ha sentito l'urgenza di prendere pubblicamente le distanze dalla decisione della commissione, con una irrituale lettera aperta ai quotidiani e alla Società Italiana degli Economisti. E' di venerdì la notizia che il Rettore dell'università non ha approvato i verbali del concorso e li ha rinviati alla commissione. "Ci sono irregolarità", ha fatto sapere in un comunicato stampa. Il presidente della commissione, pur difendendo il suo operato, ha annunciato le dimissioni dall'incarico. Verosimilmente l'esito del concorso cambierà.
Il meccanismo della trasparenza ha funzionato a meraviglia: è bastato esporre in maniera chiara e oggettiva un quadro comparativo della produzione scientifica dei candidati (http://petizionesecsp01.files.wordpress.com/2011/12/concorso-alessandria-322.pdf) e far notare a tutti gli evidenti conflitti di interesse del membro interno per mettere in moto la valanga. Questa è una buona notizia: significa che l'ambiente accademico italiano è sano abbastanza da indignarsi ancora di fronte decisioni evidentemente indifendibili. E anche che, forse, il meccanismo può essere utilizzato di nuovo in futuro.
Possiamo essere soddisfatti per ora? Sì, certamente. C'era una vincitrice designata che, in qualità di coautrice, era evidentemente legata al presidente della commissione ma che, dal punto di vista scientifico, usciva perdente nel confronto con gli altri candidati. Ora è probabile che la stessa o una nuova commissione ribalti questo risultato.
Servirà per il futuro? Nell'immediato crediamo di sì. Ma ricordiamoci che procedure di valutazione comparativa come quella di Alessandria saranno alla base dell'assegnazione dei posti da ricercatore a tempo determinato (RTD) che, "grazie" alla riforma Gelmini, regoleranno il reclutamento dei giovani accademici nei prossimi anni. È probabile che, in futuro altri commissari tenteranno di far prevalere dei loro candidati anche a dispetto di inoppugnabili differenze di merito. Per deliri di onnipotenza, per ragioni ormonali oppure per scambi di favore: le ragioni possono essere molte.
E allora lasciamo qui, liberamente disponibile, una piccola guida ragionata a come si può tentare di impedire ad un ipotetico professor Caligola di far vincere il concorso al suo candidato dottor Cavallo.
Cosa fare prima del concorso.
Leggere bene il bando. Il bando di concorso contiene informazioni essenziali. Per fare un esempio, quello del concorso di Alessandria imponeva l'uso dei criteri bibliometrici e subordinava la valutazione dei titoli alla valutazione dei risultati di ricerca, ovvero delle pubblicazioni. A volte i bandi possono contenere delle palesi irregolarità, come la specificazione di profili di candidati molto più dettagliati della semplice menzione del settore scientifico disciplinare di interesse (i bandi da RTD emanati finora soffrono in gran parte di questa irregolarità).
Prevenire è meglio che curare. La cosa migliore è riuscire a suscitare un comportamento vigile da parte dei commissari prima del concorso. L'attenzione va rivolta sopratutto ai commissari "esterni" che, per via del meccanismo di estrazione delle commissioni - che rende più improbabile le combine - saranno meno disponibili ad assecondare le follie del professor Caligola.
Offrire ottime alternative ai commissari. Un solo candidato alternativo al dottor Cavallo vedrebbe ricadere su di sé tutta la pressione della commissione. L'unione qui fa davvero la forza. E' importante che vi siano diversi candidati, possibilmente validi, a fare domanda. Può anche trattarsi di domande di persone non seriamente interessate alla posizione, purché portino numero e qualità alla batteria di candidati alternativi al dottor Cavallo. E queste domande devono arrivare fino in fondo, magari anche resistendo alle pressioni delle telefonate che sollecitano ritiri strategici che una volta erano tanto in voga (ricordiamo che per questo tipo di pressioni ci sono diversi profili penali da poter utilizzare).
Dare un aiuto ai commissari. È importante procurarsi i curricula dei candidati. Qui potrebbe sorgere qualche difficoltà nel reperire informazioni sul dottor Cavallo. Se è così scarso non è detto che voglia gentilmente concedere il suo CV o che lo abbia da qualche parte online. Tralasciando un complesso accesso agli atti, si può eventualmente ripiegare su Google Scholar, SSRN, RePEc. Se i suoi lavori non si trovano neanche lì, significa che il dottor Cavallo davvero non ha scritto mai nulla degno di nota. Il dibattito scientifico è alimentato dalla comunicazione tra i ricercatori di tutto il mondo. Ognuno di essi ha il dovere di dare la massima pubblicità ai suoi lavori, e Internet offre ogni mezzo per farlo. Al di là dei database specializzati e dei motori di ricerca accademici, servizi come Academia.edu consentono a chiunque di pubblicare il proprio CV e i Pdf dei propri lavori online. Un ricercatore che non ha interesse a far conoscere il suo lavoro alla comunità scientifica probabilmente per principio non dovrebbe essere appetibile per l'università.
Con i curricula si costruiscono le tabelle comparative. Si verifica l'esistenza di pubblicazioni su riviste con referaggio -- che adottano procedure di selezione dei lavori basate sul parere anonimo di esperti della materia. Quindi si procede a una valutazione, sia pure approssimativa, dell'impatto di tali pubblicazioni sul dibattito scientifico internazionale, con l'aiuto degli indicatori. Anzitutto l'ISI Impact Factor (IF) delle riviste su cui sono comparsi gli articoli del candidato. Per conoscerlo non c'è bisogno di essere abbonati al Journal Citations Report (JCR) pubblicato ogni anno da Thomson Reuters: tutte le riviste infatti riportano il loro impact factor nella home page. Il JCR calcola l'IF per le sole riviste che, dopo averne fatto richiesta, superano una procedura di selezione effettuata da Thomson Reuters (che si riserva di verificare che il processo di pubblicazione sia basato su meccanismi di peer review rigorosi). Per le altre, si può considerare il numero di citazioni per documento calcolato da SCImago sulla base del database Scopus (per questo a volte viene chiamato Scopus IF), che comprende la quasi totalità delle riviste scientifiche internazionali. Con i dati Scopus, SCImago calcola anche l'H-index della rivista. Si tratta di indici gratuitamente disponibili online all'indirizzo: www.scimagojr.com. ISI e Scopus IF misurano l'impatto delle riviste su cui il candidato ha pubblicato, ma non quello dei singoli paper o, più in generale, della produzione scientifica dell'autore, che può comprendere anche monografie, capitoli su libro e working paper. Una misura fedele della rilevanza e originalità del lavoro di un candidato può essere ottenuta semplicemente digitando il suo nome in Publish or Perish (PoP), come tante commissioni giudicatrici già fanno. Sulla base di dati Google Scholar, PoP consente di contare il numero di citazioni ricevute da un autore, di verificare da dove provengono e come esse si distribuiscono tra i suoi scritti e nel tempo. PoP può essere scaricato gratuitamente qui: www.harzing.com/pop.htm.
Tuttavia non esistono solo gli indici bibliometrici. In alternativa si possono adottare anche i parametri del CUN, dell'ANVUR e, appena saranno ufficializzati, quelli per l'abilitazione scientifica nazionale.
Queste tabelle sono pensate per supportare il lavoro della commissione (che magari le aveva costruite già da sola). Una mail ai commissari da un indirizzo di posta creato ad-hoc oppure una tradizionale lettera sarà sufficiente.
Cosa fare dopo il concorso.
Se il professor Caligola non desiste e trova uno o due commissari compiacenti, la palla passa al rettore. L'indignazione sollevata dal concorso di Alessandria dimostra che la comunità accademica è in larga parte sensibile al tema del merito. Suscitare la loro attenzione è davvero molto facile, ed anche se noi eravamo in molti, per farlo basta in fondo il lavoro di poche persone che si prendano la briga di diffondere informazioni sull'accaduto.
C'è chi deve scrivere una lettera aperta. È importante che essa sia chiara, pacata nei toni, non aggressiva ma ferma. Che riporti affermazioni documentabili e si astenga da illazioni e pettegolezzi. L'obiettivo è di informare la comunità scientifica ed eventualmente raccogliere il suo consenso, non quello di umiliare o dileggiare alcuno. Una rilettura finale da un amico legale deve assicurare che la lettera sia impeccabile.
C'è chi deve smanettare in internet. Facebook, blog, siti per le petizioni. È il web 2.0 bellezza. Oggi è davvero facile rendere pubblica una lettera e raccogliere adesioni. Noi lo abbiamo fatto usando Google Docs e Wordpress, spendendo zero euro. Ma davvero c'è solo l'imbarazzo della scelta degli strumenti.
C'è chi deve diffondere la lettera. Questa è una fase delicata. Almeno lo è stata per noi. Onde evitare di esporci per timore di qualche ritorsione futura, abbiamo optato per tenere nascoste le adesioni finché non si fosse raggiunta una quota significativa (che avevamo fissato a 100). Ci abbiamo messo due ore per raggiungerla. In pochi giorni le firme hanno superato quota mille.
C'è chi deve avviare il tam-tam. La lettera aperta va segnalata. Qui ogni modalità lecita è benvenuta. Facebook, blog amici (segnaliamo quello dei ricercatori precari - ricercatoriprecari.blogspot.com/- e il sito di www.noisefromamerika.org), giornali locali che hanno gli occhi puntati sulle vicende universitarie e giornali online (con noi si sono dimostrati attenti Linkiesta, Giornalettismo ed il Post). Le firme non tarderanno ad arrivare copiose. Possibilmente bisogna evitare lo spam che è molesto e getta cattiva luce sulla causa.
Cosa fare dopo l'approvazione dei verbali
Se il professor Caligola trovasse compiacenza persino presso il rettore non resta che impugnare il concorso davanti al TAR. Ci sono motivi fondati per ritenere che -- oggi - il tribunale amministrativo accoglierebbe le istanze di chi rivendica l'uso di criteri oggettivi nelle valutazioni comparative (si vedano ad esempio le sentenze del TAR Lombardia N. 1960/2006 e 00195/2011). Qui l'ostacolo maggiore è dato dal fatto che i candidati si devono esporre in prima persona e soprattutto che devono avere i fondi per il ricorso (per un ricorso al TAR vanno messi in conto 5000 euro). Per questo ultimo problema ci si può attrezzare: noi eravamo pronti ad aprire un conto Paypal dove raccogliere le donazioni da usare per il ricorso. Visti gli oltre 1000 firmatari sarebbero stati meno di 5 euro a testa.
Vademecum delle obiezioni ricorrenti
Infine non fa male avere le idee chiare su alcune obiezioni ricorrenti che possono essere mosse a iniziative di questo genere.
Siete degli arroganti che si vogliono sostituire alla commissione. La grande maggioranza dei docenti che partecipano alle commissioni di concorso svolgono un servizio indispensabile per la comunità scientifica, che tutti tengono nel massimo rispetto. Non si vuole nemmeno mettere in dubbio un certo margine di discrezionalità della commissione. Per tornare al caso di Alessandria, la scelta di uno qualsiasi degli altri 12 candidati dei quali è stato reperito il CV, se motivata, sarebbe stata difficilmente contestabile e quindi rispettata. Quello che preme è la trasparenza delle scelte effettuate che non possono ignorare il ruolo di alcuni criteri oggettivi nel giudizio delle pubblicazioni. E non possono nemmeno essere ignorate delle elementari norme di indipendenza di giudizio che devono impedire al valutatore di essere troppo legato a colui che viene valutato.
Gli indici bibliometrici sono discutibili. Questo è un argomento ricorrente ma va fermato sul nascere. Nessuno ha la pretesa che gli indici vengano usati come unico criterio per giudicare (altrimenti basterebbe un computer invece di tre commissari). Ma non è vero che essi difettino nel rappresentare abbastanza bene la qualità della ricerca. Essi vanno difesi perché una volta abbandonati torniamo nel totale arbitrio discrezionale della commissione.
Si potrebbe obiettare che gli indici bibliometrici vengono calcolati solo per le riviste mainstream. Non è vero: lo Scopus impact factor e l'h-index vengono calcolati da SCImago per quasi tutte le riviste esistenti. Per le poche che residuano, è sempre possibile verificare l'h-index della rivista, o le citazioni ricevute dal singolo paper mediante Publish or Perish. Quest'ultimo consente di calcolare anche l'impatto della produzione scientifica dei singoli autori, in termini di citazioni ricevute. La considerazione del numero di citazioni (o di indicatori che si basano su di esso) non penalizza il pluralismo degli approcci scientifici. Anzi, deve essere considerato uno dei più efficaci strumenti di tutela delle eterodossie nell'ambito delle valutazioni comparative. Un contributo eterodosso valido sarà citato da tanti altri contributi eterodossi, e consentirà al suo autore di maturare un h-index positivo, come mostrano anche i dati relativi al concorso di Alessandria.
Non si può creare tutto questo baccano prima di vedere i documenti. Qualcuno ha obiettato che è stato costruito un caso senza avere effettivamente visto le motivazioni della commissione o i documenti in suo possesso. Questo è vero ma d'altro canto tutti i CV dei candidati sono disponibili online e i motori di ricerca sulle pubblicazioni non mentono. Quindi le valutazioni comparative si possono fare indipendentemente. Se la commissione seguisse altri criteri ma pur sempre ragionevoli (ad esempio un altro indice), molto probabilmente raggiungerebbe le stesse conclusioni riguardo alla possibilità che vinca il dottor Cavallo. Se nel caso di Alessandria si fosse aspettata la firma del rettore (solo allora i verbali vengono resi noti) non si sarebbe ottenuto alcun risultato.
Avete massacrato un aspirante ricercatore. Ma no! La responsabilità per i danni reputazionali alle carriere delle persone coinvolte ricadono su di esse e su chi le vuole esporre al tentativo spericolato di imporsi su delle persone più meritevoli.
Nelle università americane i professori assumono i ricercatori che hanno zero pubblicazioni ma alto potenziale. Ciò avviene perché negli Stati Uniti la capacità degli atenei di ottenere finanziamenti è strettamente legata ai risultati della ricerca, misurati in genere dalle pubblicazioni. In Italia invece, anche se previsto dalla legge Gelmini, il meccanismo per il quale il dipartimento riceve fondi in base alla qualità della ricerca che produce (che dovrebbe indurre anche il professor Caligola ad assumere il dottor Nobel e non il dottor Cavallo) non è ancora a regime. Anche se lo fosse, e viste le condizioni di mercato attuali in Italia, non vediamo perché un dipartimento dovrebbe assumere un ricercatore di ipotetiche belle speranze quando può spesso scegliere tra candidati che hanno già dimostrato, con le loro pubblicazioni, la capacità di fare ricerca a buon livello.
Tutto questo baccano è stato creato per questioni politiche. I firmatari non sanno e non vogliono sapere nulla delle beghe interne ai piccoli e grandi atenei italiani ed i sospetti degli interessati in merito ad una eterogenesi dei fini da parte di chi ha animato la protesta rivelano, da un lato il tentativo di sottrarsi alle proprie evidenti responsabilità e dall'altro il ristretto orizzonte 'localistico'' di molti nostri atenei, attenti più alle dinamiche del potere locale che al valore della ricerca e dell'Università.
Nell'università ci devono stare anche quelli che magari non fanno ricerca ad alto livello ma sono utili al dipartimento per altre ragioni. Per queste figure ci sono contratti di docenza o per amministrativi. Se il bando di concorso è per la selezione di un ricercatore, non capiamo come si possa usare altro parametro per la valutazione che non sia la capacità del candidato di fare ricerca.
I Dipartimenti non hanno più le risorse per "regalare" un ruolo da ricercatore a chi, pur rendendosi utile in tanti modi, non sa fare ricerca. A maggior ragione non ne hanno per consentire al professor Caligola il vezzo di nominare ricercatore il dottor Cavallo.
Documento a cura di SECS-Team
così vi voglio, belli incazzosi. da neolaureato e in procinto di tentare la carriera accademica, non posso che approvare questa iniziativa. chiara, lucida, razionale, pacata.
bravissimi, davvero.
davvero non so se questa politica mi convince. Mi sembra di cortissimo respiro. la valutazione delle pubblicazioni e' una cosa difficile. La maggior parte dei concorsi non e' cosi scandalosa. Il punto e' creare un sistema di responsabilizzazione, non di dare le carte in mano ai magisttrati, che con tutta la simpatia, non capiscono una mazza di concorsi e materie. Io poi vi invito a riflettere sul fatto che come al solito, in italia, si tende a voler rendere tutto alla strgua di una procedura amministrativa e di irrigidire i parametri di scelta in modo da renderli insidacabili e oggettivi. Ma non e' un buon metodo di procedere, e si finisce con il creare sistemi che penalizzano la ragionevolezza e quelli che si comportano mediamente bene. Puo sembrare assurdo, ma io non vedrei come un gran bel risultato se assegnassimo i posti all'universita' in base a criteri prestabiliti, magari al ministero, e su di una analisi oggettiva 9se esiste) del cv di una persona. cio potrebbe curare alcune delle patologie piu gravi, ma ne uscirebbe fuori una profonda sconfitta del sistema accademico italiano, e allo stesso tempo, un metodo di reclutamento perverso.