Le competenze degli adulti: qualche dato in più

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È uscito recentemente il rapporto OCSE  sulle competenze degli adulti, che complementa gli altri rapporti sulle competenze degli studenti (PISA, TIMMS, PIRLS), di cui abbiamo parlato in passato. Il simpatico acronimo in questo casò è PIAAC (programma per la valutazione internazionale delle competenze degli adulti). Segnalo ed aggiungo qualche dato all'ottimo riassunto di Michele Pellizzari sulla voce.info, che va letto tutto prima di proseguire questa lettura. Il titolo della voce "siamo i peggiori" riassume bene la situazione, ma voglio proporre qualche altro dato e considerazione. 

Ho anche sfogliato il rapporto completo: ogni tabella è interessante, così come lo sarebbero analisi più approfondite sui microdati, riporto pertanto solo alcune osservazioni senza nessuna presunzione di completezza.

1. La situazione è peggiore di quanto sembri

Gli italiani adulti non sono solo fra i peggiori in media, ma persino le eccellenze sembrano meno eccellenti che altrove. Date un'occhiata alla posizione del 95esimo percentile nelle prime due tabelle dell'articolo della voce, che non riporto. Il miglior 5% degli italiani è buon ultimo nelle competenze linguistiche e penultimo, ma vicino all'ultimo (Spagna), in quelle matematiche, con differenze notevoli rispetto ai risultati delle eccellenze degli altri paesi. Non è insomma, solo un problema di medie, ma dell'intera distribuzione. Aggiungo, per ribadire il punto, una figura, che indica la percentuale di adulti che hanno diversi livelli di competenza matematica. Si osservi l'ampiezza del segmento in blu scuro, che indica la percentuale di adulti in grado di risolvere un problema matematico complesso (livelli 4/5 - la definizione esatta dei livelli la trovate nel rapporto completo a pagina 76). Complesso, si fa per dire: ecco un esempio di problema classificato a livello 4 (mia veloce traduzione):

 

Lo stimolo per questo elemento consiste in due grafici a barre con colonne sovrapposte (stacked-column bar graphs) che presentano la distribuzione della popolazione messicana per anni di istruzione, separatamente per maschi e femmine. L'asse y di ciascun grafico è indicato con la parola "percentuale" e presenta sei linee guida  “0%”, “20%”, “40%”, “60%”, “80%” e “100%”. L'asse x è indicato con "anno" e i dati sono presentati per gli anni 1960, 1970, 1990, 2000 and 2005. Una legenda identifica tre categorie di scolarità: "più di 6 anni di scuola", "fino a 6 anni di scuola" e "nessuna scuola". All'esaminando si chiede di approssimare che percentuale di uomini in Messico hanno avuto più di 6 anni di scuola da un menù con dieci possibilità di risposta: "0-10%", "10-20%" e così via. 

 

abilita matematiche degli adulti

La figura riguardante le competenze linguistiche è del tutto simile, il che, nella patria del liceo classico, è tutto dire. 

2. Gli scarsi risultati non dipendono dalle differenze per età o dalla scarsa scolarità dei più adulti, o da altri fattori. 

Questo punto è stato fatto in parte anche sul post della voce.info, ma vale la pena ribadirlo. Le competenze degli italiani declinano velocemente con l'età, più che negli altri paesi, ma i giovani italiani (età 16-24) sono i peggiori, come gli adulti (si confrontino i triangoli nel pannello sinistro della Figura 3 nel post sulla voce.info). La scolarità non migliora la situazione: gli italiani vanno male a tutti i livelli di scolarità, ma fa particolare impressione notare che anche gli adulti con istruzione universitaria sono carenti di competenze linguistiche e matematiche rispetto ai propri simili in altri paesi. Non resta che chiedersi dove siano le eccellenze: o non vengono formate o se ne sono tutte andate.

Non riporto i dati, ma contano poco anche le differenze socio-economiche, essere occupati o meno... tutti sembrano essere meno competenti, in qualsiasi modo si taglino i dati. Il dito non può non essere puntato che sulle carenze del sistema scolastico. 

3. Non c'è nemmeno formazione post-scolastica

La percentuale di adulti che partecipa a corsi formali di istruzione e formazione è complessivamente inferiore al 30 per cento (vedi seguente figura). La stragrande maggioranza degli altri paesi sta sopra o vicino al 50 percento. 

Percentuale di adulti che partecipano a istruzione post-scolastica

Questo è vero a tutti i livelli della distribuzione. La figura seguente mostra che fra i (pochi) italiani in grado di leggere testi complessi (livelli 4/5), meno del 60 percento partecipano ad istruzione formale post-scolastica. Professionisti, medici, avvocati, docenti... che non si aggiornano. 

Gli italiani non partecipano a corsi di formazione e aggiornamento

Senza formazione ed aggiornamento, come si fa a tenere il passo con l'innovazione?

4. Del resto, quali sono gli incentivi ad istruirsi e formarsi?

Quanto segue andrebbe preso con le pinze: difficile concludere granché da  due tabelle, ma i dati indicano anche che le differenze salariali fra istruiti e non, e fra chi è capace di leggere e non, sono minime in Italia. Il rapporto causa-effetto ovviamente non è chiaro, probabilmente si tratta di effetti che si auto-alimentano, ma ancora una volta c'è un cortocircuito tutto italiano che impedisce crescita, istruzione e benessere

La prima figura indica gli scarsi effetti delle abilità linguistiche sui salari: il rombo grigio mostra che, in Italia, un aumento delle abilità di una deviazione standard aumenta i salari meno del 4 percento, ultimi nell'OCSE. Non siamo ultimi sugli effetti dell'istruzione (barre blu). Peggio di noi c'è solo la Svezia, dove però presumibilmente la compressione salariale fra istruiti e non è al rialzo, dove ci sono più istruiti che in Italia, e dove comunque le competenze contano più che in Italia nella determinazione del salario. 

effetti delll'istruzione e delle abilità linguistiche sui salari

La prossima figura ci dice qualcosa in più sugli effetti di avere maggiori abilità linguistiche sui salari. Sembra che conti poco per chi è laureato (rombi grigi), e per chi non ha un'istruzione secondaria superiore (barre nere). Ma per chi ha un diploma di scuola superiore (barre blu) l'effetto è superiore che nella maggioranza degli altri paesi. 

Si possono, probabilmente, fare supposizioni sulla struttura produttiva del paese, ancorata forse a tecniche e metodologie oramai superate, ma ancora una volta direi preoccupante il dato che riguarda i laureati, per i quali le abilità non sembrano contare. 

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Commenti

Ci sono 22 commenti

La situazione che emerge dalla prima figura che Andrea ha riprodotto a mio avviso potrebbe essere il frutto della costante emigrazione delle figure "più occupabili".

Be 140'000 italiani se ne vanno in media ogni anno, per lo piu' giovani (media 34 anni). Dal 2008 al 2012 gli iscritti all'AIRE sono aumentati di quasi 700'000 unità. Questa cifra rappresenta il saldo tra chi parte e chi torna.  E poichè chi parte va in germania (la meta preferita) ed altri paesi occidentali (francia, usa, svizzera) ne consegue che se ad andarsene sono quelli con le competenze migliori, non solo si spiega come mai anche i migiori (rimasti) da noi sono messi male, ma anche incide positivamente su una maggiore frequenza di buone competenze nei paesi di immigrazione. 

Ho scaricato ieri il rapporto ma francamente non ho avuto il tempo di leggere le otre 400 pagine e quindi non so se durante l'indagine campionaria hanno anche chiesto la nazionalità di origine. Se fosse così e si potesse lavorare sui dati, magari la mia ipotesi potrebbe essere verificata.

Il problema è che è un'indagine campionaria, su 140mila uscenti dubito che se ne campionino più di qualche unità. 

mettiti l'anima in pace, i laureati italiani leggono e capiscono un testo peggio di un diplomato olandese o giapponese. E i flussi migratori in generale non modificano questa condizione. Ad esempio, il rapporto mostra i dati di proficiency in literacy distinti tra nativi,  foreign born residenti da più di 5 anni, foreign born residenti da meno di 5 anni (ad esempio, figura 3.14). I foreign born residenti in Italia hanno maggiori difficoltà rispetto ai foreign born residenti in altri paesi, ma anche al netto di ciò, i nativi italiani sono quelli messi peggio. In Germania, ad esempio, la proficiency degli immigrati è molto peggio di quella dei nativi (la differenza è più forte che in Italia), ma sempre migliore dei nostri. Insomma, chi si somiglia si pigila.

Avevo seganlato il report nel post di Lusiani. Questa è la vera causa alla base dello sfascio italiano. da qui deriva tutto il resto casta inclusa. Mi aspettavo titoli in prima pagina e discussioni, invece poco o nulla conil picco raggiunto dal fatto che, fortunatamente messo in fondo al sito, si lancia nella solita  polemica al posto di analizzare lo sconsolante report.

Ps: via Gilioli, anche questa tabella è niente male

Devo dire che sono stato abbastanza sorpreso dalla cattiva performance dei francesi. La cattiva performance degli USA invece mi ha sorpreso meno.

Guardando i grafici dell'altro articolo, nota che i risultati dei francesi sono influenzati dalla scarsa performance di anziani e poco educati. Ma loro, rispetto all'italia, hanno un gradiente maggiore con l'istruzione, e anche una performance dei giovani molto migliore. 

Ma perchè non lo mettete questo articolo su Roars? cosi magari si comincia a discutere seriamente sulla questione? Io non lo faccio che tanto ho già litigato con FSL

Non mi pare gente disposta a discutere seriamente, ma loro dicono lo stesso di noi. In ogni caso, la loro risposta e' ovvia: bisogna aumentare le risorse. Su questo punto ha ben commentato oggi Andrea Ichino sul corriere

Faccio l'avvocato del diavolo.

Ok, stando alla figura 1 nell'articolo de LaVoce, siamo ultimi, ma sotto media ci sono molte economie avanzate o in forte crescita come Francia, Irlanda, Polonia, USA, Germania, UK, Corea. Quindi, che validita' ha questo indicatore?

Sotto la media, per definizione, c'è sempre qualcuno.
Che sapendolo cercherà di migliorare, anche osservando la realtà di chi sta sopra la media.

 

 La scolarità non migliora la situazione: gli italiani vanno male a tutti i livelli di scolarità, ma fa particolare impressione notare che anche gli adulti con istruzione universitaria sono carenti di competenze linguistiche e matematiche rispetto ai propri simili in altri paesi. Non resta che chiedersi dove siano le eccellenze: o non vengono formate o se ne sono tutte andate.

 

Secondo me qui sta il dato preoccupante, tragico oserei dire. Una maggior capacità di comprensione è auspicabile per tutti i livelli sociali, per ovvie ragioni, ma un muratore che non capisce le percentuali un muro a piombo lo tira su comunque. Un direttore di produzione, o un amministratore delegato, con lo stesso problema, zavorra la propria azienda e fa danni a tutto il sistema.

 

difficile concludere granché da  due tabelle, ma i dati indicano anche che le differenze salariali fra istruiti e non, e fra chi è capace di leggere e non, sono minime in Italia. Il rapporto causa-effetto ovviamente non è chiaro, probabilmente si tratta di effetti che si auto-alimentano, ma ancora una volta c'è un cortocircuito tutto italiano che impedisce crescita, istruzione e benessere

 

Sarebbe bello approfondire.

 

La prossima figura ci dice qualcosa in più sugli effetti di avere maggiori abilità linguistiche sui salari. Sembra che conti poco per chi è laureato (rombi grigi), e per chi non ha un'istruzione secondaria superiore (barre nere). Ma per chi ha un diploma di scuola superiore (barre blu) l'effetto è superiore che nella maggioranza degli altri paesi. 

 

Questo mi sembra ovvio. Il diplomato che conosce le lingue, essendo "raro", diventa ambito e tendenzialmente riceve incarichi "delicati" (gestire la clientela/fornitori stranieri, ad esempio) e quindi meglio remunerati. A livello scolastico "inferiore" non sono richieste (giusto o sbagliato che sia) conoscenze linguistiche (a meno di non considerare anche la conoscenza dei dialetti :-) ).

 

Il test era sulla lingua italiana, non su quelle straniere

"Competenze linguistiche" è un termine che può essere forviante.
Si tratta di "comprensione del testo scritto in lingua madre" (è uno studio analogo ai test PISA, sponsorizzati dalla stessa organizzazione).

Si può supporre che nelle regioni d'Italia in cui la lingua madre non è principalmente l'italiano, ma lingue o dialetti locali (penso quindi anche al Veneto, alla Sicilia, alla Calabria, alla Campania) i punteggi siano più bassi che nelle altre regioni (Toscana, Lombardia, Emilia Romagna, Lazio). Bisogna comunque tenere conto che in fondo anche per i "dialettofoni" la principale, se non l'unica, lingua scritta conosciuta è l'italiano.

Ma per determinare questo bisogna avere almeno i dati regionali. E, in tutta sincerità, dubito che la statistica delle competenze in "comprensione del testo italiano" seguano uno schema dialettofoni-bassa vs. italofoni-alta.

 

La prossima figura ci dice qualcosa in più sugli effetti di avere maggiori abilità linguistiche sui salari. Sembra che conti poco per chi è laureato (rombi grigi), e per chi non ha un'istruzione secondaria superiore (barre nere). Ma per chi ha un diploma di scuola superiore (barre blu) l'effetto è superiore che nella maggioranza degli altri paesi.

 

e

 

Si possono, probabilmente, fare supposizioni sulla struttura produttiva del paese, ancorata forse a tecniche e metodologie oramai superate, ma ancora una volta direi preoccupante il dato che riguarda i laureati, per i quali le abilità non sembrano contare.

 

Credo che questa situazione si possa spiegare (o per lo meno questo è quello che deduco dalla mia esperienza lavorativa e scolastica).

La laurea di per sè dà l'accesso ad alcuni posti di lavoro "vincolati". Ad esempio vari ruoli della pubblica amministrazione, piuttosto che nelle grandi aziende in cui ci si "vuole fregiare di avere tanti laureati" o più semplicemente non si ha una cultura nel fare le selezioni e si lascia che la selezione sia stata fatta a monte dal percorso di studi (poco importa se poi la laurea è stata ottenuta con una fila di 18 ccnc, per esempio). Solitamente si tratta di posti di lavoro "statici" in cui il lavoratore è poco incentivato a cercare strumenti di crescita personale (non si fa "carriera" per meriti e competenze), per cui non c'è stimolo a cercare di migliorarsi. Non va poi dimenticato che l'università di per sè non fornisce strumenti linguistici in più a chi la frequenta nè mette uno sbarramento a chi queste abilità non le ha maturate (a ingegneria non mi risulta nemmeno un corso di italiano e purtroppo di ingegneri che non conoscono nemmeno la grammatica basilare mi è capitato di incontrarne vari). Discorso rovesciato per chi non ha una istruzione secondaria superiore, a cui sono preclusi la quasi totalità dei lavori "qualificati" (anche qua nessuno stimolo nella crescita di queste abilità e poche opportunità in più anche avendole).

Discorso opposto per i diplomati. In molti ambiti per ambire ad un posto di lavoro "da laureato" si devono mettere in mostra abilità ben superiori (come dicevo, la laurea conta eccome) per avere la meglio sui contendenti laureati... Causa effetto portano a far sì che chi ha maggiori skill (e nei colloqui pre assunzione le skill linguistiche sono il miglior biglietto da visita) acceda a posti di lavoro (e di conseguenza trattamenti salariali) migliori

 

My 2 cents

derivata da esperienza. I cretini (gli scienziati sociali, etc.) insistono che vi sia una competenza enciclopedica e una competenza semantica. Il che e' forse vero nei casi di Williams, vedasi sindrome di Wiliiams & Beuren. In realta' chiedete a chiunque, e non solo a chi pensa che vi siano rettili alla Casa Bianca o che gli ebrei dominano il mondo, quale sia il rapporto tra la superficie di Kazakhstan e la superficie dell'Italia e noterete che nessuno lo sa. Fenomeni e successi nelal comprensione dei testi dipendono larghissimamente da interazioni tra sistemi concettuali, che non vengono sviluppati in tutti i casi in cui l'educaione non esiste, e immissione di problemi computazionali da risolvere (se il Kazakhstan ha piu' abitanti di Sicilia, le case costano di piu' in Astana o a Portella della Ginestra?) forse con l'aiuto di sistemi ricorsivi soggiacenti sia le facolta' numeriche che le facolta' linguistiche.

p.s. Kazakhstan e' piu' di nove volte piu grande in termini di dimensioni dell'Italia e ha meno della meta'  di cittadini/residenti.

"Ignoranza, madre di ogni felicità e beatitudine sensuale".