Nel mese scorso il Consiglio Comunale di Firenze ha approvato due provvedimenti di rilievo.
Il primo si occupa dei venditori di strada extracomunitari (sembra che qui a Firenze il gruppo etnico dominante sia quello Senegalese) i quali ovviamente infastidiscono i commercianti locali con licenza comunale. Quest'ultimi, o una parte di essi, sembra abbiano cominciato ad organizzare le ronde affidandosi alla sicurezza privata. In effetti, la zona di Ponte Vecchio m'ha fatto una pessima impressione: risulta impossibile passeggiare e le tele degli ambulanti che vendono un po' di tutto coprono almeno il 50% del plateatico. La concentrazione in quell'aera sembra dovuta ad una politica di progressiva estromissione dalle altre zone, comunque va detto che la cosa fa abbastanza schifo. A fronte di questo il Consiglio Comunale ha deciso la tolleranza zero: vendite per strada proibite tassativamente, ma se i Senegalesi vogliono dei lavori in città il consolato del Senegal offre una lista di lavori legali. Fra di questi non sembrano esserci licenze che autorizzano il commercio ambulante d'alcunchè ...
Il secondo provvedimento si occupa dell'uguaglianza fra uomini e donne nell'impiego comunale. D'ora in poi (spero si siano dati un orizzonte temporale di qualche anno, ma non ne ho notizia) dovrà esserci una divisione 50/50 fra uomini e donne negli impieghi comunali, in particolare quelli dirigenziali. Se ho letto bene l'eguale suddivisione s'estende alla futura composizione del consiglio comunale. Il provvedimento sembra replicare, nei limiti possibili ad un Consiglio Comunale, alcuni degli aspetti più controversi della Ley de Igualdad appena approvata da Las Cortes su impulso del governo socialista spagnolo. Fra le altre, alcune sacrosante, cose questa prevede non solo che le liste elettorali debbano garantire almeno il 40% degli eletti ad ognuno dei due sessi (come garantiscono che siano gli eletti a soddisfare il requisito e non i candidati è complicato) ma che lo stesso criterio debba essere rispettato nei consigli d'amministrazione di qualsiasi società quotata in borsa ... ma questa è un'altra storia. Oggi m'interessa semplicemente confrontare i due provvedimenti fiorentini.
Sono solo io a notare una profonda contraddizione fra di essi? Entrambi regolano/restringono la concorrenza in attività d'una certa importanza. Il primo dice che i senegalesi non possono competere con i commercianti locali, mentre il secondo dice che le donne devono vincere la metà dei posti nell'impiego pubblico locale.
Provate ad immaginare i seguenti due provvedimenti, paradossali ma simmetrici ai due che il Consiglio Comunale di Firenze ha adottato. Il primo stabilisce che, d'ora in poi, almeno il 40% delle licenze commerciali va assegnato a persone che tale licenza non hanno e non hanno avuto durante gli ultimi dieci anni. Detto altrimenti, imponiamo per legge una "rotazione decennale" del 40% delle licenze commerciali per dare opportunità ai discriminati (leggi: nati in una famiglia di non commercianti) di partecipare a quest'attività decisamente privilegiata (specialmente a Firenze!) e nella quale le barriere all'entrata sono altissime (provate ad aprire un negozio di pelletteria nel centro di Firenze). Il secondo stabilisce che le liste elettorali delle prossime elezioni verranno decise, partito per partito, da coloro i quali facevano parte delle liste elettorali delle elezioni precedenti e che non si possono formare partiti nuovi senza l'approvazione maggioritaria dei partiti esistenti. Per quei cittadini che avessero voluto candidarsi alle prossime elezioni o creare un nuovo partito vengono messe a disposizione altre attività socialmente utili, una lista delle quali è disponibile presso gli uffici dell'associazione commercianti di Firenze.
Evabbe', ma Firenze e' in Europa, no? La parte del mondo dove, su insistenza di un presunto riformatore liberale come Sarkozy, e' appena stata rimossa la parola "concorrenza" dalla nuova proposta di Costit... pardon, "Trattato".