Segnalo un lucido articolo di Carmelo Palma, su Epistemes. Spiega con chiarezza perché un po' di logica e di statistica sbugiardino gli argomenti strumentali di Ferrara ed affiliati.
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L'obiettivo (http://www.megachip.info/modules.php?name=News&file=article&sid=5239) di Ferrara è ancora più ambizioso: modificando opportunamente la dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, vorrebbe inserirvi il concetto che la vita umana inizia ed titolare degli stessi diritti del nato fin dal concepimento.Un'operazione che salterebbe a piè pari tutto il dibattito e la ricerca biologica degli ultimi decenni...
Avrei due domande:
a) quando incomincia (non solo la vita umana) ma la vita - in senso biologico - di qualsiasi specie animale?
b) che cosa ha stabilito la "ricerca biologica" degli ultimi decenni, in relazione a quando inizia la vita umana?
Questo perché se le risposte - trovate non solo da Ferrara ma da molti altri, laici compresi - portano al " prevalere (di) un'impostazione di tipo confessionale (?), paragonabile per per pericolosità alla promozione del "disegno intelligente" che imperversa da tempo negli USA", allora chiaramente bisogna esseri certi che scienza - e coscienza - siano univoci al riguardo.
Non so se esista un consenso fra i biologi su "quando comincia la vita di una qualsiasi specie animale". Da quel poco che capisco di biologia genetica e di teoria dell'evoluzione, temo che il problema sia irrisolvibile con metodi puramente scientifici. Tutto dipende da cosa intendi quando dici "vita umana", "vita canina", "vita suina", eccetera. Ti riferisci alla specie, ad ogni singolo individuo, a quelli potenziali, a quelli che non portano con se alcuna mutazione genetica "sostanziale", eccetera. Complicatissimo, anzi indecidibile direi.
Se, a "vita", ci aggiungi il criterio dell'auto-sostentamento, allora per gli umani comincia tardissimo e quanto tardi dipende dall'ambiente in cui si nasce. Nella giungla occorre far prima che a NYCity. Se richiedi solo che esista qualcosa di simile al cervello, seppur embrionale, allora credo questo avvenga tra la 20esima e la 25esima settimana di gravidanza. Ovviamente non so se "quel cervello" è umano, nel senso che potrebbe avere le stesse capacità cognitive di quello d'un topo o d'un istrice. Se richiedi che l'entità in questione reagisca a stimoli esterni, dipende dagli stimoli esterni che hai in mente: anche gli spermatozoi nel liquido seminale reagiscono a stimoli esterni ... Se richiedi che provi sentimenti simili a quelli che riconosciamo come umani, finiamo nel buio più pesto: anche i gatti ed i cani sono "contenti" o "provano paura" ... Pensa al tipico argomento degli animalisti: a me sembra tanto logico quanto quello degli antiabortisti di principio.
Insomma, non credo sia questa la strada per risolvere la questione. Non vedo altra soluzione che ricorrere ancora una volta a quel comodo artificio su cui si reggono le società liberali ed aperte: l'esitenza del libero arbitrio, ossia del free will individuale. Seppure si possa argomentare che, in effetti, non esiste nessun "libero arbitrio" nel senso letterale del termine, sembra ovvio che è molto utile assumere che esista e che noi (come collettivo di individui) se ne possa definire limiti e caratteristiche, anche se quest'ultime variano, nella loro definizione, da un periodo storico all'altro. Senza questo accordo preliminare non v'è società civile di tipo liberale. Non che io creda al "contratto sociale" come teoria positiva delle istituzioni che oggi esistono o che sono mai esistite, ma persino il contratto sociale richiede l'accettazione comune di una qualche nozione di "libero arbitrio personale" al fine di poter determinare CHI entra nel contratto sociale. Senza libero arbitrio non esistono nemmeno le persone che partecipano al contratto sociale e l'adesione dei medesimi non si può definire né libera né volontaria. Il libero arbitrio individuale, quindi, FONDA le società liberali qua liberali. Se la visione naturalista dei principi del diritto su cui si fondano le societa' liberali ha un qualche senso dev'essere perche' riconosce l'ipostasi chiamata "libero arbitrio individuale" (credo Plotino avesse opinioni simili, ma lui aveva in mente Iddio e ci metteva di mezzo anche l'anima ed io l'anima mia non l'ho ancora trovata, quindi, siccome il ragionamento fila lo stesso anche senza l'ipostasi dell'anima seguiamo l'Isacco e non fingiamo ipotesi di cui non v'e' necessita').
Partiamo quindi da lì, dall'individuo e dal suo libero arbitrio che si estende, anzitutto e perlomeno, su se stesso in quanto persona separata da altre persone e quindi sulla propria identità mentale e corporale (credo che, di nuovo, un Plotino ateo concorderebbe: la persona fisica precede sia logicamente che materialmente il proprio libero arbitrio, o intelletto).
Per paradossale che possa essere io ho sempre trovato la sostanza della decisione USA (ossia che si tratta di una questione di "privacy" della donna, almeno finché il feto è dentro alla signora medesima) la soluzione più ragionevole. Ciò che non è ragionevole ed è puramente dovuto ad ipocrisia nazionale ed equilibri politici complicati è che non siano riusciti a legiferare a livello federale sulla questione, ma questa è un'altra storia.
Nelle società liberali attribuiamo ad ogni individuo adulto (anche qui: la nozione di adulto è andata cambiando e cambierà) il pieno diritto di fare ciò che ritiene più opportuno del proprio corpo e della propria vita (il suicidio sarà peccato per i cattolici, ma non è reato) a meno che gli atti in questione non creino danni su altri individui il valore dei cui danni riteniamo (molte volteerroneamente) essere superiore al vantaggio che l'individuo ne potrebbe ricavare. Il problema, quindi, non e' se il feto e' vivo o meno ma se possiamo considerarlo come un individuo nel senso legale del termine. Se richiediamo che, per essere individuo, si sia dotati anche di libero arbitrio, allora di certo il feto non soddisfa a tale requisito.
Nondimeno, la richiesta di possedere libero arbitrio e' esagerata: i bambini chiaramente non lo possiedono (e la ricerca neurologica sembra supportarlo, visto che le funzioni cognitive non sono tutte pronte al parto ma si sviluppano organicamente, ed anche i seguito a stimoli esterni, durante gli anni della crescita). Non possiedono libero arbitrio completamente neanche gli scemi ed altri tipi di minus habens, nondimeno i loro tutori non hanno il diritto di farli fuori, almeno non direttamente. Quindi, magari, il feto potrebbe essere un individuo con diritti propri, separati da quelli dell'individuo (madre) in cui alberga. E qui, fara' sorridere, mi aiuta da un lato il mio Plotino ateo e dall'altro l'analogia con gli animalisti introdotta precedentemente.
Plotino suggerisce che, per aversi intelletto (che io qui chiamo libero arbitrio) debbe almeno esserci l'uno (che per lui e' trascendente e tutto il resto, mentre per me e' la persona nella sua pura fisicita' animale indipendente dalle altre). Mi sembra fuori d'alcun dubbio che, all'atto del concepimento, esiste solo l'uno (il corpo) della madre e che l'ammasso di cellule che s'agglutinano all'atto della fertilizzazione dell'ovulo NON e' un "uno" separato ed indipendente dall'altro "uno" che lo contiene (questo a meno che non si creda nel Dio cristiano e nell'anima, questione a cui vengo dopo). Il feto, sia ad un minuto dal concepimento che a sei mesi dal medesimo, esiste perché la madre lo fa esistere, se vuole farlo esistere. Altrimenti inaridisce e muore. Non esistendo come uno non ha di certo intelletto ne' lo sviluppera' se la donna in cui alberga non decide di coadiuvarlo in questo. Che sia un individuo "potenziale", non ne dubito. Ma mia moglie ed io abbiamo sprecato milioni di "potenziali" figli miei e varie decine di "potenziali" figli suoi durante la nostra vita coniugale, e non ci sentiamo particolarmente delinquenti.
Gli animalisti pure mi aiutano. L'ovulo fecondato probabilmente reagisce a stimoli esterni; siccome sviluppa terminazioni nervose e, ad un certo punto, un cervello (per piccolo che sia, e lo deve essere perche' se lo svilupasse interamente prima di uscire ... non uscirebbe piu' o spaccherebbe tutto!) avra' anche sensazioni del tipo paura, piacere, freddo-caldo (?) e forse qualcos'altro. Il problema e' che anche i cani, i gatti, le mucche ed i miei adorati (in tegame con rosmarino, sale ed aglio) conigli provano sensazioni simili e forse anche piu' complesse. Pero' per loro non mi commuovo e molti di noi riteniamo "assurdi" gli animalisti che s'incazzano perche' vorrebbero diventassimo erbivori. Questo mi fa pensare che la "sensazione" che il feto sia o non sia un individuo e' totalmente soggettiva, come soggettiva e' la nostra ritrosia a uccidere/mangiare animali: se servi un coniglio ad un americano medio ti guarda come se tu fossi un aguzzino. Insomma, per alcuni i conigli sono come noi, per altri sono come i meloni o i biscotti. Finche' non si tenta di far mangiare cardellini crudi agli animalisti o di mettere Sandro Brusco ad una dieta di sprouts e mais, secondo me questi milioni di differenti sensibilita' verso il mondo animale sono perfettamente legittime.
In sostanza, da un lato il Plotino ateo mi suggerisce che non vi e' "uno" nel feto, quindi non vi e' di certo "intelletto" e quindi non un individuo dotato o dotabile di libero arbitrio. Dall'altro l'analisi delle nostre reazioni a fronte della propaganda animalista mi fa ritenere che vedere o non vedere "qualcosa di simile a me" nel feto e' questione del tutto soggettiva e perfettamente irrisolvibile sul piano logico o dell'evidenza scientifica. Letteralmente, usando il linguaggio dell'economista, e' questione di "gusti" o di "preferenze innate", di sensibilità del tutto soggettive, dovute a meccanismi profondi non facilmente razionalizzabili e probabilmente non trasmittibili ad altri se non empaticamente. Ciò che a me sembra puramente un accidente (l'incontro involontario e non desiderato fra uno spermatozoo ed un ovulo) ad altri appare un atto magico o divino, carico di significati. Hanno tutto il diritto di ritenerlo tale, e di mantenere nel proprio grembo, partorire (e, spero, accudire civilmente) tutti i figli che vogliono tutte le volte che lo spermatozoo dell'uno incontra un'ovulo dell'altra. Ci mancherebbe! Ma io, e mia moglie, abbiamo il diritto di vedere il tutto come un accidente indistinguibile da altre accidentali mescole dei nostri liquidi corporei. Mescole avvenute le quali, se non intenzionali e non gradite, ci si lava con il sapone, con il dentifricio, con lo shampoo, o con altri detergenti e strumenti.
E qui veniamo alla questione dell'anima e dei credenti. In una societa' libera, credere o non credere in dio (con l'iniziale maiuscola, cosi' da includere tutti i suoi possibili nomi inclusi quelli dei politeisti) e' questione di sensibilita' personale, di fede appunto. Il credere in dio, in quanto scelta/preferenza/sensibilita' personale permette a chi ci crede d'attribuire significati distinti dai miei a certi atti, eventi, cose e persone. Perfetto. Lo facciano pure. E, se vogliono vivere in una societa' libera dove ci sono tanti liberi individui ognuno con il proprio libero arbitrio, mi lascino attribuire a quei medesimi eventi una valenza diversa basata sulla mia sensibilita' personale. Almeno finche' gli eventi in questione avvengono nel mio corpo, o in quello di mia moglie.
Per questo, credo, la soluzione USA e' teoricamente quella giusta: trattasi del diritto fondamentale della persona umana (donna) alla privatezza del proprio corpo.
Che ogni donna faccia con il proprio corpo quanto ritiene individualmente opportuno: santa o puttana non sta agli altri deciderlo.
Da genetista sconsiglio caldamente di addentrarsi in una selva di definizioni. L'aborto non e' un problema scientifico ma etico e come tale andrebbe affrontato. La definzione di vita in biologia e' molto semplice e molto lassa: una zanzara e' viva, e' vivo il lievito di birra. Vi posso confermare che non esiste un consenso scientifico su quando inizi la vita umana semplicemente perche' la domanda non ha molto senso. Dal punto di vista dello sviluppo ci sono "tappe" che vanno dal momento in cui l'ovulo fecondato aderisce alla parete uterina alla formazione di un sistema nervoso completo etc. Ma tutto cio' serve soltanto a distogliere l'attenzione dal fatto che l'interruzione volontaria di gravidanza e' innanzitutto una questione sociale.
Se si vuole tornare a discutere della legge 194 lo si puo' fare, secondo me. E' legittimo chiedersi dopo anni dall'introduzione come stiano andando le cose e il cittadino dovrebbe porsi certe domande. La legge 194 venne introdotta con due obiettivi: ridurre i casi di aborto in toto e ovviamente ridurre i casi di aborto clandestino. Sarebbe ipocrita pensare che l'alternativa all'aborto legale sia una societa' senza aborti. L'alternativa all'aborto legale sono i ferri da calza, purtroppo.
Secondo i dati raccolti dall'ISTAT la legge 194 e' stato un successo sotto entrambi i punti di vista. L'aborto in Italia e' diminuito notevolmente cosi' come si e' azzerato il rischio legato alla pratica clandestina. E' vero pero' che il mondo e' cambiato e infatti i numeri associati all'IVG non sono costanti ma riflettono i cambiamenti della societa'. Ad esempio, se e' vero che per tutte le categorie prese in esame i casi di IVG sono diminuti nel tempo, ci sono due categorie per le quali il trend e' stato leggermente crescente negli ultimi anni: le donne particolarmente giovani (soprattutto 14-20 e in parte 20-24) e le donne nubili. Imparare da questi numeri si puo' e probabilmente si deve. Non vorrei entrare nel merito del perche' le adolescenti ricorrano piu' ora all'aborto che negli anni passati: e' un dato mondiale che ha a che fare con le mutazioni nei costumi e che andrebbe combattuto probabilmente con una maggiore diffusione di educazione sessuale e con l'apertura di un dibattito meno puritano nella societa' civile (vedi, per l'ennesima volta, l'esempio spagnolo). In Inghilterra, ad esempio, nelle scuole tempo fa si invitava ad un tipo particolare di castita' sessuale spiegando ai giovanotti che esistono anche alternative divertenti alla penetrazione; non so se sia un atteggiamento che paga: sicuramente aumenta il divertimento quindi ben venga ma forse gli anticoncezionali sono piu' utili per i nostri scopi.
Anche il fatto che le donne non coniugate ricorrano all'IVG piu' delle donne sposate (guardate fig 2 nel documento linkato, e' abbastanza impressionante) secondo me potrebbe spingere ad alcune riflessioni interessanti che pero' affronterei a parte.
In linea di massima direi che nuovamente come nel 1978 se si vuole provare a ridurre il numero di aborti e a salvare vite bisogna prendere una strada liberale non proibizionista.
Anche se capisco che il tema scatena ire inenarrabili alcune cose le capiamo.
1. i feti sono esseri umani in stato fetale (diceva l'illustre scienziato M. de la Palisse), nessuna donna in cinta partori mai mosche, facoceri, fave di fuca, o cerbiatti
2. per un periodo assai lungo (viene stimato tra le due e le quattro settimane) l'embrione umano e' tale da non essere un individuo affatto (il motivo principale e' che e' perfettamente possibile che venga abortito dalla natura, che si cloni in fino a quattro individui diversi, e si potrebbe continuare) si noti che scrissi individuo, non persona che e' concetto giuridico e quindi siamo perfettamente liberi di nominare persona la Ferrari (non Isabella, ma la fabbrica di veicoli), il parlamento, me stesso, e/o il cane della signora Pia.
3. Per questo mi sembra assai sensato il ricorso a forti ingredienti confessionali, in mancanza di dati scientifici che dicano che al concepimento vi e;' un individuo umano che dovrebbe accedere allo status giuridio di "persona', e' molto melgio dire che sappiamo perfettamente che e' una persona, in quanto dio gli diede un anima. Il tutto risente dell'usuale problema dell'anima (nessuno sa cosa sia) ma risolve il dilemma: alla domanda "quale anima?" la risposta e' la stessa che vedete in azione nella persona adulta, o persino post mortem quando assuunta nell'alto dei cieli.
Dopo tutto l'anima di Giovanni Paolo secondo sta in paradiso, assieme all'anima di San Tommaso. Piu' controversa la collocazione presente dell'anima di Lutero o di Mussolini.
Il problema è che qualsiasi ricerca seria si faccia non potrà trovare un punto preciso in cui inizia la vita o in cui si può dire che l'embrione diventi un essere umano a tutti gli effetti.
La vita è un processo molto complesso che si sviluppa attraverso una miriade di stadi elementari, solo un impostazione " confessionale" basata sulla fede cieca a dogmi religiosi o ideologici può imporre un limite preciso.
Un limite si può trovare ma deve essere frutto dell'incontro, della discussione e del rispetto reciproco.
E questo è ciò che manca ai talebani e agli ipocriti "atei devoti".
Il problema inoltre è come ha fatto giustamente notare Palma nel suo articolo l'uso di argomenti falsi o non documentati per imporre le proprie scelte etiche.
Il problema è che qualsiasi ricerca seria si faccia non potrà trovare un punto preciso in cui inizia la vita o in cui si può dire che l'embrione diventi un essere umano a tutti gli effetti.
Dissento. E' chiarissimo quando incomincia la vita di una specie animale, fra cui l'uomo: nel momento in cui un ovulo viene fecondato da uno spermatozoo. E la "vita" è un processo evolutivo, che incomincia con la fecondazione, e che termina con un evento che definiamo "morte".
Dopo la fecondazione, ciò che in realtà diventa "problema" è il definire "quando" un embrione diventi un "essere umano a tutti gli effetti". Ed è, a mio avviso, un falso problema, perché "essere umano" è solo una categoria mentale. E definire tale un feto di 3 mesi, o di 6, o di 3 settimane, è puramente arbitrario.
Anche dire "E' chiarissimo quando incomincia la vita di una specie animale, fra cui
l'uomo: nel momento in cui un ovulo viene fecondato da uno spermatozoo" è puramente arbitrario.
Questo forse significa che quell' 80% di ovuli fecondati che non arrivano naturalmente fino alla fine della gravidanza sono da considerare esseri umani deceduti? (ancora adesso nonostante i progressi della medicina gran parte degli ovuli fecondati non riesce ad impiantarsi nel'utero)
Quello che mi spaventa è l'idea si possa considerare l' "essere umano" solo una categoria mentale.
Anche dire "E' chiarissimo quando incomincia la vita di una specie animale, fra cui l'uomo: nel momento in cui un ovulo viene fecondato da uno spermatozoo" è puramente arbitrario.
Non è arbitrario. Il processo evolutivo che chiamiamo vita degli esseri umani incomincia proprio con la fecondazione. Niente fecondazione, niente processo. Dov'è l'arbitrarietà della definizione?
Questo forse significa che quell' 80% di ovuli fecondati che non arrivano naturalmente fino alla fine della gravidanza sono da considerare esseri umani deceduti? (ancora adesso nonostante i progressi della medicina gran parte degli ovuli fecondati non riesce ad impiantarsi nel'utero).
Significa che per cause naturali il processo può interrompersi quasi immediatamente. A volte non incomincia neppure. Io non so, francamente, se si debba oppure no parlare di esseri umani. Quello che so è che in natura non esistono le discontinuità, cioè che è impossibile, per esempio, definire il momento esatto in cui un organismo può essere considerato adulto, o vecchio.
Per lo stesso motivo, io non so quando posso parlare di essere umano visto che in tutte queste discussioni spesso si omette la definizione, e dunque manca la base stessa per la discussione. So, invece, che il processo naturale incomincia, ad un certo punto (fecondazione), e si evolve continuamente: l’organismo cresce, si organizza, diventa più complesso.
So che fra la 5° e la 6° settimana dopo l’ultima mestruazione iniziano a formarsi il cuore (iniziano le prime pulsazioni cardiache), gli occhi, le prime strutture cerebrali, il fegato, gli abbozzi dell'orecchio esterno, dell'esofago, dello stomaco, dei genitali esterni e della tiroide. L'embrione misura tra i 3 mm (a 5 settimane) e i 6 mm (a 6 settimane). Se la trovate, guardate una foto a questo stadio e poi rifletteteci sopra.
So che nel feto di 12 settimane (e si può ancora abortire, si è nell’ambito della legge) il processo di crescita è andato avanti. Ora, nei genitali maschili si sviluppa il glande. Nei genitali femminili è presente l'abbozzo dell'utero. Nell'estremità cefalica le gemme dentali si trasformano nei primi abbozzi dei denti. Nel pancreas si formano le "isole di Langherans" ovvero le strutture preposte alla produzione di insulina.
So che se guardate un'ecografia tridimensionale a colori si vedono gambe, testa, un cuore che pulsa (ho visto mio figlio a 10 settimane, era lungo 67 mm ed appariva come lo descrivo).
Allora, se in un processo di continua evoluzione come questo si introduce il concetto che fino a 3 mesi il feto non è essere umano e dopo sì, quali sono le basi per far ciò?
Non appare, tutto ciò, un processo arbitrario, cioè l’introduzione arbitraria di una semplice categoria mentale?
Quello che mi spaventa è l'idea si possa considerare l' "essere umano" solo una categoria mentale.
Anch’io sono spaventato. Ma per il ragionamento che ho fatto sopra, credo che si debba smettere di parlare di “esseri umani” e si debba invece parlare di vita umana. Il vero unico problema etico, per me, è il seguente: ci sono ragioni sufficienti per consentire, in taluni casi, di interrompere il processo, cioè provocare la morte dell’organismo oppure no? E chi, eventualmente, deve prendere la decisione? E ancora: ci si rende sufficientemente conto del fatto che tale decisione coinvolge per certo terze persone (quelle chiamate a praticare l’aborto, se parliamo di aborto) ed ha, la medesima decisione, un effetto importante sulla società intera?
L'osservazione di Pietro è affatto fondata. Non solo una grande percentuale di ovuli fecondati muore di morte naturale, ma, indicavo sopra, è impossibile ab ovo distinguere persino quello che Doctor Angelicus (Tommaso, dottore della chiesa) chiamava identità numerica.
Tradotto senza latino: non è possibile dire se ci stia un individuo, due o tre e così via.
È d'altra parte affatto chiaro che quella è la vita umana, non canina, non suina, nulla d'altro.
La domanda, più complessa, è se quella vita umana debba avere
a) dei diritti
b) dei diritti che hanno peso preponderante sui diritti della madre gravida, o dei genitori, o di chi vi pare a voi.
L' equivalenza tra aborto ed omicidio è uno dei pochi temi etici su cui non ho cambiato l'opinione di quando ero credente: non vedo grandi differenze etiche tra aborto ed infanticidio.
Nonostante questo, visto che la vera alternativa all' aborto legale è quello clandestino, non mi sembra una buona idea vietarlo per legge.
@Michele:
Gli uccellini sempre ben cotti! L' idea di mangiarne crudi mi fa ribrezzo quanto quella di mettere il nesquik nel vino.
L' equivalenza tra aborto ed omicidio è uno dei pochi temi etici su cui non ho cambiato l'opinione di quando ero credente: non vedo grandi differenze etiche tra aborto ed infanticidio.
Nonostante questo, visto che la vera alternativa all' aborto legale è quello clandestino, non mi sembra una buona idea vietarlo per legge.
Intanto, c'è aborto e aborto. Nel senso che in molti casi si tratta di puro e semplice post-contraccettivo, la qual cosa è indegna, almeno nel 2008. In altri, di scarsi mezzi finanziari. In altri ancora di mancanza di informazione ed anche di strutture: per lo meno in Italia.
Io non sono un economista, ma ho fatto una volta il conto della serva. Ho messo insieme tutti gli aborti praticati in Italia negli ultimi 25 anni (circa 4 milioni). Ho immaginato una organizzazione che si prendesse cura di tutti questi bambini e giovani e che spendesse per ciascuno, all'anno, 6000 €
Viene fuori una spesa complessiva, oggi, pari al 1,7 % del PIL. Se la spesa fosse diciamo di 9000 €/anno, allora staremmo intorno al 2,5 % del PIL. A me, francamente, non sembrano troppi. Credo che manchi, obbiettivamente, anche di generosità, questa nostra società che a prima vista appare così premurosa nei confronti dei singoli individui. Stranamente, tale premurosità si applica ai vivi, ma non ai nascituri.
Mi piace essere molto terso su questa questione dell'"inizio della vita umana", perche' la certezza e' che sia solo un veicolo per qualcos'altro...
Faccio allora solo due domande retoricissime:
(a) Si e' mai visto un prete battezzare il pancione di una donna incinta?
(b) In quanti Paesi dove l'aborto e' legalmente proibito, esiste un Movimento per la Vita?
Mi scusi Maurizio ma non credo di avre capito se voleva dire qualcosa con questo suo intervento... sarà perchè sono stanco io oppure perchè lei è stato un po' troppo "terso" su quest'argomento...
Ho invece molto apprezzato, come biologo, gli interventi di Mario Giardini e Giorgio Gilestro che hanno puntualizzato veramente bene il nocciolo della questione, per cui non aggiungo altro...
L'ipocrisia perbenista a volte costa cara, molto cara. Il suicidio di quest'uomo rattrista, ma dovrebbe far riflettere. O forse crediamo che il ginecologo in questione, l'ospedale dove lavorava, la città di Genova (sia quella bene, che andava da lui, sia quella meno bene che userà degli altri) siano delle eccezioni in un paese altrimenti alieno a tali comportamenti?
visto che ne parli, Michele... perché??? non sono ancora riuscito a capire perché tante donne avessero bisogno di abortire "al di fuori della legge". io ho sentito parlare di UN SOLO aborto praticato fuori dai termini temporali prescritti (ovvero "in ritardo"). Le altre, perché? Questione di privacy, come ai bei vecchi tempi? Questione di efficienza? Sono perplesso...
Ottima segnalazione. Le affermazioni di Ferrara assomigliano a quelle
di chi sostiene che lo spinello è sempre l'anticamera delle droghe
pesanti.
L'obiettivo (http://www.megachip.info/modules.php?name=News&file=article&sid=5239) di Ferrara è ancora più ambizioso: modificando
opportunamente la dichiarazione universale dei diritti dell'uomo,
vorrebbe inserirvi il concetto che la vita umana inizia ed titolare
degli stessi diritti del nato fin dal concepimento. Un'operazione che
salterebbe a piè pari tutto il dibattito e la ricerca biologica degli
ultimi decenni per far prevalere un'impostazione di tipo confessionale,
paragonabile per per pericolosità alla promozione del "disegno
intelligente" che imperversa da tempo negli USA.
Aggiungo soltanto che quando si usa il richiamo irrazionale a miti ed
emozioni, la logica e la statistica perdono di mordente. E' una
limitazione delle nostre professionalità. Per capire l'emergere di
certi inquietanti fenomeni ci vuole il sociologo, lo psicologo (o -
ahimè - l'esorcista). Se poi ci riferiamo ad un paese strutturalmente
allergico ai numeri come l'Italia, allora contrastare Giuliano Ferrara
- fuori da un forum di lettori fortemente autoselezionati - con la sola
forza della logica quantitativa diventa semplicemente inane.
Rincaro la dose. Dopo che gli italiani hanno digerito la legge 40 e
disertato il successivo referendum, per poi recarsi all'estero per le
necessarie pratiche fecondative, non è del tutto escluso che gli stessi
italiani accettino nuove limitazioni alla legge sull'aborto per poi,
contestualmente, rimettersi nelle mani di cucchiai d'oro e cliniche
private.
Quando un intero popolo è in crisi terminale di autostima, tutto può succedere.