Vediamoli, questi dettagli. L'unica cosa giusta sembra la premessa, così riassunta dalla giornalista:
Il meccanismo [...] si basa sul presupposto che le banche fanno fatica a erogare mutui a medio e lungo termine perché sono a corto di liquidità.
E questo è un fatto. Come si solve il problema, con quale meccanismo? Logica vuole che il problema si possa risolvere solo aumentando la liquidità a disposizione delle banche in un modo che consenta di erogare prestiti a medio/lungo termine (che sia cioè liquidità non esigibile a breve) a debitori non troppo rischiosi (sottoposti cioè a una scrupolosa valutazione, in modo che quella liquidità non finisca in un buco nero). C'è un solo strumento che consente di raggiungere simultaneamente questi due obiettivi: il capitale proprio (in principio ce ne sarebbe un altro, cioè obbligazioni con maturità pari a quella degli impieghi, ma in poiché nessuno si assumerebbe mai i rischi del banchiere senza riceverne i corrispodenti profitti attesi, questo secondo strumento si riduce al primo).
Se le risorse che, in ultima istanza, fanno funzionare una banca non sono capitale proprio, infatti, si incorre nei due problemi che ricorrono praticamente in tutte le crisi finanziarie, inclusa l'ultima. Primo, chi ha prestato le risorse può pretendere di riaverle a breve mentre queste sono impiegate a lungo. Questo è il modo in cui le banche tipicamente falliscono. Secondo, chi gestisce risorse non proprie e con promesse più o meno esplicite di assicurazione da parte di terzi (risorse cioè delle quali, in ultima istanza, non si risponde del tutto se le cose vanno male) si assume più rischi di quanti se ne assumerebbe altrimenti. In questo modo, quando le cose vanno male davvero, le banche diventano degli zombie incapaci di svolgere la fondamentale funzione di erogare credito.
Il meccanismo di cui sopra, quindi, dovrebbe essere questo: ricapitalizzare mediante massicci aumenti di capitale, permettere cioè a nuovi azionisti (in qualunque lingua sia stampato il loro passaporto) di apportare tutta la liquidità che serve al sistema per funzionare. Questo, naturalmente, implica diluzione delle quote dei vecchi azionisti (il cui passaporto è tipicamente stampato nella mia amata lingua natia). Ma l'interesse privato di questi ultimi è certamente meno meritevole di tutela dell'interesse pubblico a un sistema del credito che funzioni, no?
No. Ecco il piano, come riportato dal Corriere:
[le banche potranno, se il piano fosse realizzato] emettere delle obbligazioni garantite (covered bond) dalla Cassa depositi e prestiti e finalizzate proprio all'erogazione di mutui.
Cioè titoli a rendimento non meno certo di quello dei titoli del debito pubblico italiano (la Cassa depositi e prestiti è il governo italiano con la maschera di Pulcinella -- o di Bassanini, fate voi). Con questi denari le banche concedono mutui, che quindi sarebbero il sottostante. Se il sottostante va male, niente paura: c'è il governo pronto a rimborsare i malcapitati (alcuni dei quali, informa l'articolo, sarebbero "molti fondi pensione"). Che bella idea, mette tutti d'accordo. Come può non piacere al governo, che potrà vantarsi di aver fatto ripartire il credito che la cattiva finanza (internazionale, certo) aveva fatto bloccare? Come può non piacere all'ABI, la lobby dei proprietari delle banche, proprietari il cui capitale non sarebbe diluito e che potrebbero fare quello che vogliono con soldi altrui, profitti privati con copertura pubblica, proprio come ai bei tempi andati? E come può non piacere alla Cassa depositi e prestiti, alla quale piace tutto quello che piace a chi sta sotto la suddetta maschera?
Se questa bella idea vi ricorda qualcosa (brainstorming: Fannie Mae & Freddie Mac, mortgage-backed securities, derivati, mutui facili che vanno in malora, ecc. ecc.) allora siete sulla strada giusta: davvero il governo sta pensando che dalla crisi del credito si può uscire permettendo alle banche di emettere debito pubblico? Possibile che la lezione del 2007-2009 sia già stata dimenticata?
Di solito le crisi hanno dei risvolti anche positivi: fanno capire gli errori.
Mio nonno, grande agricoltore, diceva: se l'asino cade nella buca una volta maltrattalo, se ci cade una seconda bastonalo, alla terza ammazzalo. A quanto siamo arrivati noi?