1. Per capire un po' meglio il Medio Oriente, ed anche il Sud Italia. Ma anche per godersi lentamente - molto lentamente e senza leggere mai in diagonale ma sempre da sinistra a destra, una parola dietro l'altra. Se vi viene la tentazione della lettura diagonale, posate il libro e fate qualcos'altro, magari due chiacchiere con il/la consorte - le storie intrecciate di due grandi (nel senso di ampie, numerose) famiglie e della gente che gira loro attorno, oltre che di un paese più vicino all'Italia di quanto io mi aspettassi quando ho iniziato a leggere. Consiglio di farlo di sera seduti al fresco d'una pergola, dopo cena e senza impegni la mattina dopo, nel caso l'epopea vi prenda e non vogliate smettere sino a quando non cadono gli occhi dal sonno. Se con le luci di una città all'orizzonte, ancora meglio, così potete immaginare d'essere a Mala - che non è il Malo (VI) di uno dei migliori romanzi italiani del secolo scorso, anche se il titolo segreto di questo romanzo potrebbe essere "Libera nos a Mala" ... - e di riuscire a vedere da lontano le luci di Damasco (che nella Mala del libro non è possibile, ma sembra quasi che sì ...).
Finalmente, se non ve ne frega nulla del Medio Oriente e nemmeno delle grandi epopee, potete leggerlo come una sequenza, intrecciata, di storie d'amore, nessuna delle quali è "perfetta", anzi. Ogni storia è diversa dall'altra ma tutte con un tratto, tragico, in comune: che i piccoli uomini crescono, smettono d'essere giovani, belli, sinceri, ingenui, generosi e coraggiosi. Peggio ancora: alcuni di essi, alla fine diventano "capi famiglia" ed il ciclo della maledizione familiare e umana si richiude e ricomincia. Non fosse per costoro, la vita sarebbe anche piacevole ... per gli altri.
Rafik Schami, Il lato oscuro dell'amore. Garzanti, 2006.
P.S. Da quando scrissi la nota precedente ad ora, ho fatto in tempo a leggere un altro libro di Schami. Alcune cose rimangono (le storie d'amore un po' tragico-impossibili e nate sempre da bambini o adolescenti, i padri feroci, quasi bestiali, le madri dolci ma alla fine sottomesse e spesso depositarie di valori tribali che non dovrebbero loro appartenere ed invece sì, la centralità della famiglia e dei rapporti familiari nella vita dei protagonisti) ed altre se ne vanno (arriva Damasco e la vita metropolitana, e i poveri-poveri e quelli che no per niente, e arriva anche un po' d'addizionale mistero "musulman-urbano" che nel precedente non c'è e che ricorda certi momenti del Pamuk de Il mio nome è rosso ...). È anche più corto, per cui magari come maniera di scoprire Schami è meno impegnativo. Il titolo scelto per l'edizione italiana non c'entra nulla con quello originale ma, visto che il sesso vende ...
Rafik Schami, L'amante di Damasco. Garzanti, 2009.
2. Per capire un po' meglio l'Oriente cinese, ossia la Cina di oggi (e un po' quella di ieri e dell'altro ieri). Ma anche per scoprire un nuovo comissario di polizia, un po' antipatico (perché troppo bravo per essere così sornione) ma divertente e, alla fin fine, molto occidentale. Fin troppo infatti. Se questo vi diverte, il mio collega Qiu ne ha una intera sequenza di storie del Comissario Chen, in una c'è persino Saint Louis e la zona dove vivo io!
Qiu Xiaolong, The Mao Case. St. Martin's Press, 2009.
3. Mi sono riconciliato, spero, con Coetzee scrittore leggendo con pazienza Coetzee critico letterario. Ci ho messo quasi due anni, visto che la data sul libro mi dice che l'ho comprato nell'agosto del 2007 a Sidney, ed ho finito l'ultimo capitolo nel luglio del 2009 .... L'ho letto per disciplina, un capitolo ogni tanto, per quasi un anno. Poi ci ho trovato il metodo, e il succo, e l'ho letto con passione anche se sempre lentamente perché mi son reso conto che occorreva digerirlo. Sono ventuno saggi su altrettanti scrittori moderni o contemporanei (Naipaul, Marquez, Gordimer, Roth, Grass, sono ancora vivi, altri son morti in tempi relativamente recenti come Bellow e Miller) e già questo dimostra un coraggio non da poco. Ho comprato il libro perché la lista mi ha incuriosito assai: più di metà degli autori di cui discute sono anche letture mie ed alcuni di essi (Paul Celan ma anche Naipaul) sono, io credo, noti molto ma letti poco. La familiarità con gli autori scelti, però, è stata solo la molla che mi ha spinto a far la fatica di leggerlo nonostante l'impressione che tagliasse superficialmente giudizi su tutti (il primo capitolo, su Svevo, mi ha fatto girare le palle, poi l'ho riletto e ... non più!). Poi ti rendi conto che c'è un metodo nell'apparente arroganza, ed è il metodo di uno che ci ha pensato assai e che legge con più attenzione di quanto fai tu (ossia, io).
Dozzine i pezzi in cui mi spiega le mie idee scrivendole meglio, nonostante la reticenza ad accettare che uno istintivamente "antipatico" come JMC possa anche essere uno che dice/sente cose simili alle mie, tipo
[Parlando di Sándor Márai, pag. 101]. In the old days, he wrote, a European visitor to America could pretend to be an explorer of an undiscovered land. But in today's America there is nothing left to discover because there is no such thing as the unknown. All that is left for the writer is to use the experience of travel to appreciate the fact that he is foreign to the continent, that he is European.
M'ero annotato un'altra decina di pezzetti da evidenziare, ma se aspetto di trovare il tempo per farlo, passa un altro anno ... Lascio a voi il piacere di trovare i vostri.
John Michael Coetzee, Inner Workings. Literary Essays 2000-2005. Viking, 2007.
4. Poiché un tempo credevo di credere nel dio dei cristiani, da quando ho scoperto che di questa credenza si può fare a meno e vivere meglio ho sempre cercato di capire perché altre persone che, ad occhio, appaiono sveglie alberghino, seppur in forme frequentemente alquanto contorte, tale credenza. LK era uno di questi e, dopo averlo frequentato per anni, continuo a rimanere nel dubbio. Aveva capito qualcosa che io non riesco a intendere e nemmeno percepire, o era semplicemente un altro confuso ed un po' ciarlatano? Una specie di Deleuze o Baudrillard della religione cattolica forse? Non so. L'ho letto e riletto, divertendomi a volte annoiandomi altre perché sembra sempre dire la stessa cosa che io non capisco ... Se appartenete anche voi al mio gruppo, il titolo qui sotto è un buon punto di partenza per investigare la domanda. Fatemi sapere la risposta, se la trovate ...
Leszek Kolakowski, The Presence of Myth. The University of Chicago Press, 1989
5. Dell'autore di questo libro avevo sentito parlare, per la prima volta, attraverso una recensione di Sabino d'un suo libro precedente. Questo nuovo libro - che ho "dovuto" leggere perché un paio di studenti l'hanno messo fra i titoli del nostro club di lettura, ma quelli ve li risparmio - conferma il giudizio negativo su Fergusson che traspariva sia dalla recensione di Sabino che dal dibattito seguente. Infatti, la mia opinione è ora molto negativa visto che, al contrario del precedente, in questo libro parla di cose che conosco perlomeno tanto quanto l'autore (senza falsa modestia: chiaramente meglio se devo giudicare dalle panzane che scrive!). Questo signore mi appare ora come un, relativamente pericoloso, ciarlatano. Non c'è solo Voltremont, evidentemente ...
Niall Fergusson, The Ascent of Money, Penguin Press HC, 2008.
6. Cuenta la leyenda que el joven joven Alejandro de Macedonia [...]. A lo que parece que contestó: "No me quites el sol". [...] El es el primero que es suficientemente libre para decir la verdad al príncipe. La respuesta de Diógenes no niega sólo el deseo de poder, sino también y sobre todo el poder del deseo. [p. 254]
Mah, altro caso di personaggio che non so classificare. Non son riuscito a finirlo e m'è passata la voglia di commentarlo. Però alcuni spunti sono interessanti, anche se non necessariamente nuovi, come quello della citazione precedente.
Peter Sloterdijk, Critica de la Razón cínica, Biblioteca da Ensayo Siruela, 2003 (Ed. or.: Kritik der zynischen Vernunft, 1983)
7. Kundera mi piace assai da sempre, da ben prima che misurasse il peso specifico dell'essere che lo trasformò (ma finì presto) in una specie di Brown per i would-be profondi. Mi piace perché le storie che ha scritto sono attraversate da un'ironia e da un sano cinismo nei quali mi riconosco e perché molti dei suoi personaggi li "capisco" anche se pensano quasi sempre cose che io ho raramente, o quasi mai, pensato ... Anche questo non mi ha deluso (non è un romanzo, son note di lettura o riflessioni su altri autori) ma, anche qui, sono troppe le pagine con le "orecchiette" che vorrei citare, quindi m'accontento di segnalarlo a chi trova interessante leggere come un buon scrittore contemporaneo legge ed interpreta i suoi colleghi, quasi tutti "passati".
Milan Kundera, Un incontro, Biblioteca Adelphi 538, Adelphi, 2009.
8. Enciclopedica insalata russa, alquanto pomposa nel tentativo fallito di essere sistematica, di concetti ed osservazioni che sapevamo già ben prima (il libro è del 1980) che Sowell provasse a spiegarceli facendo una gran confusione. Questi che vogliono fare i teorici sistematici del tutto e finiscono per rifriggere l'ovvio, non ho capito perché godano la fama di grandi pensatori. Ho scoperto nel frattempo che il buon Sowell è secondo solo a Posner Sr. nelle velocità con cui produce libri, tutti abbastanza poco originali. Boh ...
Thomas Sowell, Knowledge and Decisions, Basic Books, 1980.
9. 'Na bojata. Non ci sono santi, questi nuovi scrittori italiani di moda non riescono proprio a sollevarsi dall'ovvio e dal televisivo. Diverte per 50 pagine, poi annoia, alla fine fa un po' pena, la stessa pena che fanno i programmi televisivi ed i serials di cui sembra alimentarsi, o alimentare. Almeno, fra i precedenti, Ti prendo e ti porto via in qualche pagina sorprendeva ... Ma forse è solo una fotografia senza trucchi ed effetti speciali del paese reale, per questo m'infastidisco. Quindi, forse, fa il suo lavoro di cronista del presente ed io lo biasimo ingiustamente perché non è Italo Calvino ... a ben pensarci non lo sono neanche io, quindi ...
Niccolò Ammaniti, Che la festa cominci, Einaudi, 2009.
10. Scoperte recenti. La letteratura russa di questi anni sembra "meglio" (diciamo, meno spaventosa) della realtà socio-politica russa di cui leggiamo sui giornali. Sono uno diverso dall'altro ma tutti e tre meritano d'essere letti e si fanno leggere. Quello che m'è piaciuto di più è quello di Pelevin, ma per nessuna ragione particolare: forse ho un debole per le foxes ...
Ah, se qualcuno conosce dove trovare una versione in inglese o italiano di questo, me lo dica. Un amico russo dice che è notevole ma io, come uno scemo, ho comprato la versione russa (quella che vende Amazon), senza badarci e ... senza saper leggere il russo ... per cui mi è rimasta la curiosità.
Sana Krasikov, One More Year, Spiegel & Grau, 2008
Yuri Olesha, Envy, New York Review Books Classics, 2004.
Victor Pelevin, The Sacred Book of the WereWolf, Penguin, 2008
11. Su questi due libri avevo persino pensato di farci un intero e serioso post ... poi quando mi son messo a scriverlo mi sono accorto che dice una sequenza abbastanza lunga di banalità che non solo non hanno né capo né coda, non sono nemmeno tanto coerenti e non illuminano proprio niente. Confonde tentativi normativi con analisi positiva, mischia la storia e l'assiomatica, l'unico suo obiettivo sembra quello di voler "sorprendere" ... e mi ha solo annoiato. Domanda ai politologi: perché sembra andar di moda? Vale la pena di leggere le altre cose che ha scritto, quelle su beni pubblici e privati in particolare?
Raymond Geuss, History and Illusion in Politics, Cambridge University Press, 2001
Raymond Geuss, Philosophy and Real Politics, Princeton University Press, 2008
12. Di questo credo aver già detto in vari commenti e post. Merita di essere letto, credo sia la "teoria" meno circolare di perché il pensiero religioso esiste, almeno fra quelle di cui sono venuto a conoscenza. Che sia un collega, non guasta, almeno per me: non lo fosse stato non avrei scoperto il libro, che è vecchio di quasi dieci anni. Al contrario delle varie spiegazioni di "moda" della religione non ha avuto un grande successo "popolare". Ulteriore prova che, appunto, il pensare "religioso" influenza anche quelle aree che vorrebbero negarlo ...
Pascal Boyer, Religion Explained, Basic Books, 2001
13. "Wonderful things", come annuncia l'Observer magari no, ma quasi tutte le storie che racconta si lasciano leggere e non disturbano. Ed ognuna, pur brevemente, descrive personaggi non banali. Ottimo per l'estate che arriva, anche se avevo pensato di consigliarvelo per quella precedente.
Saul Bellow, Collected Stories, Penguin Books, 2002
14. Bestiale, l'uomo era veramente un genio ed un genio con i controcoglioni! Breve abbastanza da leggersi in una sera, ma meglio che sia una sera in cui siete su di spirito.
Mikhail Bulgakov, Heart of Dog, Grove Press, 1968
15. Meno di quello che mi aspettavo e m'era stato annunciato. Deboli le parti in prosa; attraenti - perché mi ricordano infanzia, adolescenza e forse la vecchiaia che verrà - le poesie. Se non capite la lingua veneta ed i suoi dialetti, potrebbe risultare un po' ostico.
Biagio Marin, Le due rive, Diabasis, 2007
16. Di sicuro c'è anche in italiano. Inferiore alquanto alle sue cose precedenti, che erano molto ma molto migliori perché scarsamente autobiografiche e molto più meditate. Ma ha vinto il Nobel, stravende, quindi ci racconta la sua vita che è diventato obbligatorio e fa vendere ancora di più. Non il punto di partenza per chi già non lo apprezzi. Il mio nome è rosso rimane qualche miglio più in su.
Orhan Pamuk, El Museo de la Inocencia, Mondadori 2009
17. Obbligatorio per chi si interessa di scienze sociali. Una collezione, metodologicamente molto assortita, di sprazzi di genialità e banalità classificatorie. Sarà anche, con Dewey, il padre nobile del pragmatismo nordamericano, ma io ci ho ritrovato sia la teoria dei sentimenti morali, che weber, che public choice, che la moderna political economy, e tante altre cose. Alcune originalmente reinterpretate e riutlizzate, altre genialmente anticipate.
Arthur Bentley, The Process of Government, Transaction Publishers, 1995