Cos'è la credibilità
Per evitare una discussione eccessivamente astratta (questo è solo un blog post, dopotutto) utilizzeremo per la discussione l'esempio, quanto mai attuale, di un governo che deve ripagare il debito pubblico.
Dunque, cosa intendiamo con l'espressione ''credibilità'' o ''fiducia'' riguardo al fatto che un governo possa ripagare o meno il debito pubblico? Facciamo un esempio ultrasemplice. Immaginiamo che ci siano solo due tipi di governanti: quelli che ritengono un obbligo pagare i debiti (o per ragioni morali o perché temono le conseguenze di lungo periodo di un ripudio; per ragioni di realismo considererò nell'esempio solo questa seconda possibilità) e che quindi faranno di tutto per ripagarli, e quelli che sono opportunisti e pagheranno i debiti solo se questa è l'azione politicamente meno costosa nel breve periodo. In principio, entrambi i tipi di governanti possono decidere di non pagare il debito, sotto certe condizioni. Il primo tipo però lo farà solo sotto condizioni estreme, quando ripagare il debito diventa materialmente impossibile. Il secondo tipo invece dichiarerà bancarotta in un numero assai più vasto di circostanze.
Il risparmiatore che deve decidere se prestare o meno i propri soldi allo stato si deve porre almeno due domande importanti. La prima riguarda il futuro economico del paese. Quanto crescerà l'Italia nel futuro, quante risorse saranno disponibili per ripagare i debiti che oggi vengono contratti? La seconda riguarda il tipo di governo. Assumendo di avere le risorse per pagare il debito (ossia, per essere precisi, assumendo che sia possibile tagliare la spesa pubblica e/o aumentare le tasse a sufficienza), il governo vorrà veramente farlo, e fino a che punto? O, per mettere la questione nei termini prima accennati, il governo è del tipo che cerca di pagare i debiti il più possibile oppure è del tipo che appena il gioco si fa duro e bisogna mettere in atto misure politicamente difficili pensa al default?
La questione della credibilità è connessa alla seconda domanda. Anche un governo che ha tutte le intenzioni di onorare il debito può fallire, se l'economia va sufficientemente male. Ma un governo del primo tipo lo farà più raramente. Per il momento prendiamo per dato che il nostro risparmiatore sia convinto che, anche con una crescita anemica o perfino senza crescita, il rmborso del debito sia finanziariamente possibile. Il prezzo a cui sarà disposto ad acquistare i titoli del tesoro dipenderà allora dalla probabilità che assegna al tipo di governo. Più alta è la probabilità assegnata al tipo che paga i debiti, più alto sarà il prezzo che il risparmiatore è disposto a pagare (e quindi più basso il tasso d'interesse che è disposto a ricevere).
Il calo dei prezzi, ossia l'aumento dei tassi d'interesse, osservato a partire dal mese di luglio nel mercato del debito italiano dipende da modifiche di aspettative degli operatori. Da un lato è aumentata la probabilità di recessione, dall'altro c'è stata una caduta di credibilità del governo. Indipendentemente da quello che ha richiesto la Commissione Europea, un governo che decide di aspettare a dopo le prossime elezioni per fare le cose più importanti fa inevitabilmente aumentare la probabilità assegnata al tipo che non vuole fare scelte politicamente difficili, ossia il tipo che più facilmente deciderà di fare default. In altre parole, il governo ha perso credibilità, e da allora sta disperatamente tentando di riacquistarla (può fare ben poco riguardo alle aspettative di recessione). Ma, più in generale, da dove viene la credibilità, o buona reputazione, e come si modifica nel tempo?
Teoria. Come cambia la credibilità
Per chi ha fatto un corso di statistica, una volta chiarito che la credibilità è essenzialmente la probabilità assegnata a certi eventi (nella fattispecie ''il governo è del tipo che desidera evitare il default''), la risposta alla domanda ''come cambia la credibilità'' diventa banale: si osserva quello che succede, i fatti e non le chiacchiere, e si applica la regola di Bayes. Se non avete fatto un corso di statistica, o se lo avete fatto tanto tempo fa, la regola può intuitivamente essere spiegata come segue. Supponiamo che vi interessi valutare come cambia la probabilità di un certo evento quando nuova evidenza diventa disponibile. Sostanzialmente la domanda che vi ponete è: la nuova evidenza che ho visto, è più compatibile con il fatto che l'evento sia vero o con il fatto che l'evento sia falso? Se è più compatibile con il fatto che l'evento sia vero, allora rivedete verso l'alto la probabilità dell'evento, altrimenti la rivedrete verso il basso.
Facciamo un paio di esempi concreti per capire meglio la logica. Supponiamo che vogliate valutare la probabilità dell'evento ''Veltroni è un ciarlatano'', che chiamiamo evento A. Inizialmente, la probabilità che assegnate a tale evento è del 90%. Ora supponiamo che osserviate il seguente evento: ''Veltroni, dopo aver annunciato che dopo essere stato sindaco di Roma sarebbe andato in Africa, non va in Africa ma diventa segretario del PD''; chiamiamo questo evento B. Come cambia, dopo aver osservato tale evento, la probabilità assegnata all'evento A, ossia al fatto che Veltroni sia un ciarlatano? Per rispondere abbiamo bisogno della seguenti informazioni: quanto è probabile che l'evento B sia osservato se l'evento A è vero? E quanto è probabile che si osservi B quando A è falso? Supponiamo che se A è vero allora B accade con probabilità 95%. Dopotutto, è prerogativa dei ciarlatani raccontar balle. Se invece A è falso allora B accade con probabilità 50% (anche una persona seria può dover cambiare idea e rinnegare promesse fatte prima). La cosa cruciale è che B è più probabile quando A è vero, ossia quando Veltroni è effettivamente un ciarlatano. Per cui, dopo aver osservato tale evento, la probabilità assegnata al fatto che Veltroni sia un ciarlatano aumenta. Per la precisione, in questo caso aumenta dal 90% al 94,48% (questi conti e quelli successivi, per chi è interessato, sono in appendice). Come si vede, si tratta di un aumento modesto. La ragione è che l'evento osservato (Veltroni rinnega una promessa per lui costosa, comportandosi da ciarlatano) è già largamente atteso. Si tratta quindi di un tassello in più in un quadro che è già abbastanza chiaro.
Ben diverso sarebbe stato il caso in cui Veltroni fosse andato effettivamente in Africa. Tale evento è abbastanza incompatible con il fatto di essere un ciarlatano, cosa ritenuta inizialmente molto probabile. Trattandosi di un evento inatteso la nostra valutazione cambierebbe profondamente. Facendo i conti, la probabilità assegnata al fatto che Veltroni sia un ciarlatano dato che ha mantenuto la promessa di andare in Africa crolla al 47,37%. Questa è un'osservazione importante e sulla quale torneremo quando parleremo delle applicazioni della teoria.
Il secondo esempio, per par condicio, lo faccio con un politico del centrodestra. Sia ora A l'evento ''Bossi è un babbeo inconcludente che parla a vanvera e non comibina mai nulla di buono''. Anche qui iniziate assegnando a questo evento una probabilità del 90%. Siete nell'agosto del 2009, e osservate l'Umberto che interviene sulle ''gabbie salariali''. Siete dubbiosi, ma niente succede e vi dimenticate della faccenda. Ma a questo punto, siamo all'agosto 2011, arriva uno di quei blogger malmostosi, uno di quelli che domanda continuamente e in modo petulante coerenza logica e riferimento ai fatti e all'evidenza. Il blogger si era preso la briga di spiegare perché la differenziazione territoriale dei salari fosse una buona idea, ma aveva anche avvertito che non si sarebbe andati da nessuna parte (già nel 2009 il blogger in questione assegnava all'evento A una probabilità molto più alta del 90%). Ora si prende la briga di ricordarvi che son passati due anni e non è successo nulla. Alla luce di ciò, come cambia la probabilità assegnata all'evento ''Bossi è un babbeo inconcludente''? Anche qui abbiamo bisogno di informazioni addizionali. L'evento B è ora ''Bossi dice che agirà per la differenziazione dei salari e poi non fa nulla per due anni''. Diciamo che, se Bossi è un babbeo inconcludente, questo è un evento che ha probabilità 97%. Se invece Bossi non è un babbeo inconcludente, la probabilità che non faccia seguire fatti alle proprie parole è del 40%. La logica è la stessa di prima. Abbiamo osservato un evento che è più probabile quando Bossi è un babbeo inconcludente. Quindi, la probabilità che Bossi sia effettivamente un babbeo inconcludente deve salire. Chi ha voglia può fare i conti (o guardare l'appendice), giungerà alla conclusione che ora la probabilità che Bossi sia un babbeo inconcludente è passata dal 90% al 95,62%. Cosa sarebbe successo se, invece, avessimo effettivamente osservato un intervento di liberalizzazione del mercato del lavoro? Anche qui, va notato che l'evento sarebbe stato inatteso e abbastanza in contraddizione con l'opinione iniziale. La probabilità sarebbe scesa verticalmente, al 31,03%.
Il meccanismo teorico a questo punto dovrebbe essere chiaro. Tutti i giorni acquisiamo nuove informazioni, e usiamo tali informazioni per aggiornare le nostre valutazioni. La credibilità di un governo (o di una azienda, di uno scienziato, di un giornale...) cambia quindi di giorno in giorno, a seconda che ciò che osserviamo confermi o meno le opinioni che ci eravamo fatti inizialmente. Di norma le informazioni ottenute saranno di scarsa rilevanza o confermeranno le opinioni iniziali, per cui non ci saranno grossi cambiamenti di valutazione. Solo eventi radicali e in forte contraddizione con l'opinione iniziale possono condurre a grosse oscillazioni nella credibilità.
Applicazioni. Perché il governo deve andarsene e perché va venduta la Rai
E veniamo alle applicazioni. L'Italia è in questo momento in una posizione assai precaria. L'intervento della Banca Centrale Europea ha bloccato la caduta dei prezzi dei titoli di stato, ma permangono indicazioni (per esempio sul mercato dei CDS) che la fiducia sulla capacità del paese di ripagare i debiti resta debole. Il rischio dell'innestarsi di aspettative autorealizzantesi che portano a un'esplosione dei tassi d'interesse è quindi sempre presente, e non è da escludere che a un certo punto il pessimismo abbia ragione anche degli interventi della BCE. In tali circostanze, che fare?
I timori sul debito derivano, come detto prima, da un lato da timori sulla scarsa crescita economica del paese e dall'altro da una scarsa credibilità del governo in carica. Occorre quindi intervenire su queste variabili.
Ora, è difficilissimo agire sulle aspettative di crescita. Anche se si iniziasse subito a far le cose giuste per favorire la crescita (e non si è fatto), i cambiamenti che agiscono in modo positivo sugli incentivi degli individui, innestando un processo di crescita, possono solo aver luogo con un certo ritardo. Occorre infatti convincere lavoratori e imprese che i cambiamenti sono reali e permanenti. Non basta, per dire, un taglio delle tasse sul lavoro per convincere più gente a cercare lavoro. È anche necessario che la gente si convinca che le tasse resteranno basse in futuro, per cui vale veramente la pena di riorganizzare la propria esistenza e mettersi a cercare lavoro. Questo può avvenire solo con il tempo, man mano che si osserva che il taglio effettivamente persiste e non si creano nuove tensioni per il rimborso del debito. Giustamente, nessuno si fida delle chiacchiere e dei proclami altisonanti. Allo stesso modo, le indispensabili liberalizzazioni avranno pienamente effetto solo dopo che varie imprese saranno entrate in mercati precedentemente protetti senza causare controreazioni governative. E anche questo è un processo che richiede tempo. Questo essenzialmente significa che le riforme per stimolare la crescita vanno assolutamente iniziate subto (andavano iniziate anni fa, in effetti) ma che non possono risolvere un problema immediato di fiducia. Le aspettative sulla crescita evolveranno in modo graduale, insieme alla crescita stessa.
Cosa resta quindi, se vogliamo fare qualcosa nel breve periodo? L'unica variabile su cui si può agire in modo rapido è il grado di credibilità del governo. Per le ragioni teoriche spiegate sopra, forti cambiamenti di opinione possono avvenire solo in presenza di eventi inattesi e che contraddicono in modo sostanziale l'opinione iniziale. Occorre, in altre parole, una cesura radicale rispetto ai comportamenti adottati fino ad adesso. È necessario che si osservino eventi inattesi e che possano quindi credibilmente convincere il pubblico che c'è stato un rilevante cambiamento.
La permanenza di questo governo è palesemente un ostacolo insormontabile al ripristino della credibilità del paese. Anche in questi giorni, il suo comportamento si è allineato a un copione atteso, che viene recitato da anni. Il governo agisce, di malavoglia, solo quando una crisi di fiducia lo costringe ad agire. Tagli sostanziali e un riordino e razionalizzazione della spesa sono impossibili; basta guardare i (nutriti) capitoli di spesa su pensioni ed enti locali (a questo punto smettiamola di parlare di federalismo, un termine che è diventato una crudele presa per i fondelli) per rendersi conto di quanto raffazzonati, estemporanei e di scarso rilievo siano gli interventi che questo governo è in grado di realizzare. D'altra parte, al di là della palese bassa qualità intellettuale e morale dei suoi componenti, il governo mantiene la sua maggioranza parlamentare grazie a un gruppo di mercenari che hanno reso il termine ''responsabilità nazionale'' un preclaro esempio di doublespeak orwelliano ed è attraversato da divisioni pesantissime sia tra le principalii forze politiche che lo sostengono sia all'interno dei singoli partiti. Nei prossimi giorni vedremo, come sempre, gli interventi ad hoc qua e là per placare gli interessi colpiti. Oggi sono le province di Sondrio e Siena, domani sarà qualcos'altro. Alla fine resteranno le nuove tasse, e l'ulteriore erosione di credibilità del governo. Piccola, perché non si può erodere più di tanto ciò che è quasi del tutto consunto.
Per queste ragioni la cosa migliore che il governo può fare per il bilancio pubblico è andarsene immediatamente. A chi pensa seriamente che la situazione emergenziale richieda che il governo resti per attuare provvedimenti immediati, consiglio due cose. Primo, si compari il costo di un 3% di spread addizionale sul debito italiano con l'entità della manovra. Anche se la cosa richiederà tempo, alla fine il 3% percolerà nella intera struttura del debito. Con 1.900 milardi di euro di debito, il 3% in più corrisponde a 57 miliardi annui. Anche se il numero non va preso alla lettera, fornisce un'idea dell'ordine di grandezza. Questo è il costo che possiamo evitare cacciando immediatamente un governo corrotto e incompetente. Secondo, si consideri il fatto che i provvedimenti straordinari, che pur van presi, li può tranquillamente prendere un governo tecnico in attesa delle elezioni. Visto che da destra e sinistra si invoca la ragionevolezza e la serietà, lo si faccia in un modo veramente utile al paese.
E veniamo alla Rai. Perché è importante venderla? Non perché ci si fanno soldi; senza canone l'azienda dovrà ristrutturarsi profondamente anche solo per sopravvivere. Ma la cosa più urgente e più importante da fare non è raccattare qualche miliardo qua e là. La cosa più urgente da fare è convincere il pubblico che la musica è cambiata e che la repubblica italiana sta intraprendendo una strada nuova, una strada che può condurla a maggiore crescita e maggiore capacità di pagare il debito. Senza questo cambiamento di aspettative i miliardi che verranno raccattati con nuove tasse evaporeranno istantaneamente alla prima ripresa di tensione nei mercati.
La Rai, ricordiamo, è da sempre la riserva favorita della casta. Non è solo questione di manipolazione dell'informazione e della cultura. È, in tante occasioni, la fonte diretta di privilegi personali importanti e sostanziali per i politici. La lista è lunga, dal finanziamento di film epici fallimentari alla sistemazione di parenti e amici, e non è il caso di ripercorrerla ora. Vendere la Rai sarebbe pertanto un segnale estremamente potente, in grado di dire a tutti ''ciò che prima si pensava impossibile è ora possibile''. In altre parole, è esattamente il tipo di evento inatteso che può far guadagnare credibilità in modo rapido e sostanziale. Non è ovviamente il solo. Riduzione del numero dei parlamentari, eliminazione del loro favorevole trattamento pensionistico e tante altre cosucce possono fornire segnali altrettanto potenti. Meglio ancora se tutti questi provvedimenti verrano intrapresi allo stesso tempo.
Poi, certo, ai segnali bisognerà far seguire i fatti. Pezzi più importanti e succosi del patrimonio statale andranno venduti, misure dolorose di controllo della spesa andranno effettuate. Ma queste sono cose che è bene fare con calma e con cura. Le misure immediate da attuare sono quelle che dicono in modo prorompente ai mercati che nei palazzi governativi italiani si respira aria nuova.
Mi aspetto che tutto questo succeda? No. Ma l'obiettivo era semplicemente spiegare perché le nostre richieste, per politicamente impossibili che siano, non sono la rabbiosa reazione di un pugno di intellettuali che mancano da troppo tempo dal paese e che sono disgustati dal marciume. Sono, al contrario, la semplice e logica conseguenza di considerazioni teoriche assolutamente standard.
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Appendice. Per chi conosce la regola di Bayes.
La regola di Bayes stabilsce che la probabilità di ''A'' dato che si osserva ''B'' è
p(A|B) = P(B|A)P(A)/P(B)
ogni qualvolta P(B)>0. Usando l'uguaglianza
P(B)=P(B|A)P(A) + P(B|''non A'')P(''non A'')
dove ''non A'' è l'evento complementare ad A, possiamo calcolare le probabiltà degli esempi usati nel testo.
Nell'esempio ''veltroniano'' abbiamo
P(A) = 0,9 P(''non A'')=0,1 P(B|A) = 0.95 P(B|''non A'') = 0,5
I numeri nel testo sono ottenuti inserendo questi valori numeri nelle formule di questa appendice.
Nell'esempio ''padano'' abbiamo invece
P(A) = 0,9 P(''non A'')=0,1 P(B|A) = 0.97 P(B|''non A'') = 0,4
Anche in questo caso, è sufficiente inserire i valori numerici nelle formule.
ciao a tutti,
è da tanto che vi leggo ma non ho mail commentato fina a quando... finito di leggere questo post, giro sul corriere e trovo questo fantastico articoletto
Fantastico. Aspettiamo ansiosi l'epifania di questa idea. Azzereranno la pressione fiscale? Manderanno alle camere a gas la meta' della popolazione mondiale in eta' lavorativa?
Sara' la solita "idea": qualche variante del "tassiamo le cose e non le persone". Chissa' se Voltremont, studiando per scrivere il nuovo libro che ha annunciato, ha capito la differenza tra stipendi nominali e stipendi reali.
Anche sull'orlo del baratro continuano a prendere per il culo.
La nostra fortuna è che i mercati valutano la credibilità sulla base dei fatti, non sulle dichiarazioni. Se badassero veramente alle cazzate da analfabeti che dicono i nostri ministri saremmo in bancarotta da un pezzo.
''Abbiamo un piano segreto per raddoppiare gli stipendi ma non ve lo dico''. Semplicemente incredibile. Che razza di idiota.
il dramma non è ciò che dice Bossi ma che ci sia ancora gente chelo ascolta