Crisi finanziaria, versione 2.1

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Ci sono mezza dozzina di cose più intellettualmente interessanti in lista, ma l'attualità forza a ripetere l'ovvio. Per chi fosse interessato ad un relativamente rapido "botta e risposta" su questi temi, ci si vede domani sera qui (spiegazioni su come funziona).

Risparmio il riassunto dei fatti, che sono noti.

Vediamo di fare un'analisi, partendo dalla congiuntura più immediata (la caduta odierna nei mercati finanziari europei e mondiali) e procedendo poi a ritroso, sino alle radici di questa crisi che sembra non finire mai (anche qui: non saremmo preveggenti come Nouriel, ma che non era per niente finita l'avevamo ben detto!).

1. I fatti di questi giorni.

In un certo senso hanno delle cause piuttosto banali.

Da un lato: la soluzione del problema del debito greco NON può consistere nella trasformazione del medesimo in debito degli altri paesi europei, o di chiunque altro.

Questo concetto, che è fondamentale per capire questa crisi e la sua mancata risoluzione dopo tre anni dal suo inizio, lo discuterò nei più tardi per cui prendetelo al momento come una verità rivelata. Implica che il successo del "riscatto" della Grecia dipende dalla Grecia stessa, gli altri paesi europei possono, al più, prestar loro temporaneamente del sangue. O i greci adottano le misure necessarie per rendere il loro debito sostenibile o vanno al default. Molti osservatori sostengono sia impossibile che la Grecia tagli quei 13-15 punti di PIL nel giro di 3/4 anni che servono per portare i suoi conti sotto controllo. Non so bene cosa vogliano dire: o conoscono delle cose che io non so o intendono dire che è "politicamente" impossibile perché gli impazziti greci brucerebbero troppe filiali di banche. Se così è, il caso è chiuso. La realtà, quella è: i piani di salvataggio esterno (invocati quale panacea da destra e da manca) sono utili se e solo se la Grecia fa la sua parte, altrimenti son soldi gettati al vento. Siccome il popolo greco non sembra avere l'intenzione d'aiutarsi, l'incertezza è profonda.

Dall'altro: ad alimentare questa incertezza oggi è uscito l'ennesimo "studio" (si fa per dire, son due cazzate messe in croce che noi potremmo far fare ad un RA in tre giorni!) di un'agenzia di ratings che ripete la solita solfa sul "contagio" da un paese all'altro. Per ragioni che mi sfuggono hanno deciso che le vittime del contagio dovrebbero essere IR, UK, IT, ES, PT e GR. Son certo che hanno ragione: SE arriva il panico, qualunque paese sia oggetto del medesimo va sotto. Data l'incertezza, il documento in questione ha scatenato ... il panico! Giustificato? Non saprei dire. A me sembra ingiustificato, ma il punto è un altro.

Il terribile documento di Moody's non contiene alcuna informazione che non fosse ben nota da settimane o mesi a chi si occupa di queste cose. Perché quindi ha un tale effetto? Vi sono due possibili spiegazioni e, a differenza di altri casi, non escludo nessuna delle due.

Spiegazione (a): poiché i governi dei paesi in grave crisi fiscale (praticamente quasi tutti i grandi paesi europei) continuano a cincischiare ed a far finta che la crisi si risolverà senza alcuna seria riforma, gli investitori non si fidano nel modo più assoluto di nessuno. Appena c'è un segnale negativo, corrono tutti in direzione della porta d'uscita.

Spiegazione (b): poiché la situazione è di estrema incertezza e basta un niente per creare ondate di vendite ed acquisti, i furbetti che hanno accesso ai media e sanno come manipolarli giocano a muovere i mercati facendo uscire le notizie nel modo adeguato.

La verità, credo, sta da qualche parte tra (a) e (b).

2. La crisi del debito.

Sia di chi sia la responsabilità per la grande volatilità ed anche le tragedie di questi giorni, una cosa è vera: svariati stati europei (e non: qualcuno ha dato un'occhiata alle condizioni fiscali degli Stati Uniti d'America?) hanno debiti giganteschi e deficit enormi che non accennano a chiudersi. Chi ha loro prestato denaro comincia a temere seriamente che questi stati non siano in grado di ripagare quei debiti anche perché in nessun paese (fatte salve la Grecia, obtorto collo, l'Irlanda, spontaneamente ma sembra non basti, la Latvia e l'Ungheria, che non fregano a nessuno, e forse qualcun altro all'est di cui ora mi scordo ...) si stanno prendendo misure drastiche di riduzione di deficit e debito. E le prospettive di crescita rimangono, per tutti, piuttosto grame.

Questo fatto innegabile ha implicazioni importanti.

2.1 Le politiche keynesiane, evidentemente, non servono a molto. Tutti questi paesi, eccezion fatta per l'Italia e (parzialmente) la Grecia, hanno imitato gli USA nel 2008-2009, lanciandosi in grandi operazioni "keynesiane" di salvataggio di banche e/o stimoli fiscali. Risultato: non crescono più dell'Italia (che è tutto dire, perché l'Italia eran dieci anni che cresceva meno di loro) ma hanno deficit ben più alti. Questa piccola ma fondamentale verità viene regolarmente ignorata.

2.2. Il debito rimane debito, anche se passa di mano. Traformare debito greco in debito degli altri non cambia l'esposizione totale della zona euro. Scordiamoci pure la questione "rischio morale", facciamo solo delle addizioni. Se coloro che si accollano questo debito addizionale ne avessero pochissimo di loro, andrebbe bene. Ma se, come in questo caso, sono anche loro pieni di debiti, accollarsi quello degli altri li spinge solo più vicini al baratro. Se il Portogallo si prende cura di una fetta di debito greco, il Portogallo rischia di diventare insolvente. Se per salvare il Portogallo poi passiamo anche il suo debito agli altri, la Spagna rischia di diventare insolvente ... il domino è banale. Son certo che qualsiasi operatore finanziario ci arriva. Morale: la Germania e la Francia NON possono farsi carico del debito europeo. È necessario che ogni paese faccia la propria parte. Spagna, Italia, Portogallo e Grecia NON stanno facendo la loro parte. UK, aspetttiamo lunedì per sapere.

2.3 La crescita che manca non viene da ulteriori stimoli. In queste settimane ho letto svariati commentatori insistere che è tutto colpa della Merkel che non vuole scucire, che non vuole stimolare l'economia europea. I tedeschi sono cattivi, perché esportano e risparmiano invece di indebitarsi e spendere! Quella cosa inqualificabile che è diventato The Economist, in un editoriale intitolato Acropolis Now insiste che è tutto colpa dei tedeschi e che l'Europa ha bisogno di una politica fiscale comune e centralizzata per trasferire soldi ai paesi in difficoltà! Di nuovo, scordiamoci il rischio morale e riflettiamo: se Germania e Francia si lanciassero oggi in una qualche operazione di "deficit spending" cosa succederebbe? Davvero la risposta ad ogni fallimento della politica e dello stato deve essere ancor più politica ed ancor più stato?

2.4 Non di soli banchieri puzzolenti muore l'uomo. La crisi del debito Europeo (e, diociscampieliberidaessa, USA) non è certamente dovuta alla bolla immobiliare o ai cattivi banchieri che facevano derivati complicati, no? I governi si sono indebitati perché hanno voluto. I ministri del tesoro sapevano quello che facevano, le politiche di spesa allegra sono state scelte consapevoli, il pensionamento a 57 anni e la reversibilità della pensione da marito a moglie e da questa alla figlia zitella sono gemme dello stato sociale che i politici greci hanno scelto per ragioni loro, nulla a che fare con il mercatismo, Wall Street e tutti quegli stronzi. Bene: il casotto non sembra molto inferiore, o mi sbaglio? Quelli che hanno chiaccherato a vanvera sul fallimento del mercato e tutto il resto dal 2007 ad oggi forse dovrebbero fare una pausa. Perché Grecia, Italia e Portogallo (e Giappone, che viaggia al 225%) hanno dei debiti così mostruosi ed insostenibili? Colpa dei mercati o colpa dello stato e della politica?

2.5 Forse che i bassi tassi hanno qualche responsabilità? Le analogie fra la crisi del debito sovrano europeo e di quello subprime americano sono molte ma, quando ci si chiede "come siamo arrivati a questo" di analogie ne rimangono ben poche. Infatti, ne rimane una sola: tassi reali negativi, credito a go-go come conseguenza di politiche "anti-deflattive" da parte delle banche centrali. Per quanto guardi in giro, altra spiegazione non trovo. Tutto il resto è diverso, solo i bassi tassi d'interesse sono in comune. Meditate, teorici delle politiche monetarie allegre che ci salvano tutti.

2.6 Evidentemente non c'era il saving glut. Ricordate l'idea bernankiana secondo cui la bolla immobiliare USA (e spagnola, ed irlandese, eccetera) si deve al fatto che nel mondo c'era troppo risparmio, un'abbondanza enorme di risparmio che arrivava dall'Asia? Bene, dove è finito tutto quel risparmio in eccesso? La Cina ed il resto dell'Asia han ripreso a crescere alla grande, i cinesi consumano, in %, più o meno come prima, però il saving glut non c'è più. Infatti, sembrano mancare anche quei miserabili 200-300 miliardi di euro da prestare a quei pezzenti dei greci ... tutto evaporato in soli due anni, strano no?

2.7 La strada per uscirne è stretta ed aspra. Ma è solo quella: consolidazione fiscale, tagli alla spesa pubblica, tagli anche "brutali" rispetto ai livelli di spesa attuali. E, soprattutto, re-inventarsi un modello di crescita economica. Perché lì è il problema di fondo: nessuno vede crescita economica all'orizzonte. Nessuno vede redditi che crescano e da cui vengano le risorse per pagarsi il debito. Nè la classe politica europea sembra capace di indicare una strada, di proporre ed adottare riforme drastiche che creino il senso di un cambio di direzione, di una possibilità di crescita nuova. Qui sta il cuore del problema, qui la ragione reale per cui gli operatori finanziari sono nervosi e reagiscono a questa grande incertezza con movimenti drammatici dei prezzi.

3. Alcune implicazioni

3.1 La consolidazione fiscale è necessaria quasi ovunque. Più indebitato sei, più ne devi fare. Posizioni come quella di Zapatero, che anche ieri si è negato di considerare operazioni di taglio della spesa perché "potrebbero uccidere la ripresa che sta arrivando", sono folli e suicide. Un po' ovunque, compresa l'Italia, il politico racconta che tutto va bene e basta stare tranquilli. Il motivo di tali bugie è puramente elettorale. Da questo punto di vista, i politici si stanno comportando esattamente come i banchieri di Lehman: ansiosi di incassare profitti nel giorno a giorno (popolarità, rielezione) costruiscono lentamente bombe atomiche che, quando esplodono, tendono a portarsi via la casa. I poltiici si prendono troppi rischi con il debito, esattamente come i banchieri d'assalto! Il danno che il pregiudizio "keynesiano di sinistra" sta facendo all'economia mondiale, ed alla gente che nel mondo ci vive, è difficile da sottostimare.

3.2 Lasciate stare la BCE. La tentazione di ricorrere alla BCE per "monetizzare" serpeggia da tempo. Si è sempre fatto, paese per paese, facciamolo a livello euro suggeriscono in molti. Paul Krugman, ovviamente, è fra questi: infatti spiega che l'Euro è una jattura perché, se non ci fosse, la Grecia inflazionerebbe e svaluterebbe, e fine. I teorici dei salvataggi a catena questo avevano in mente. Se arrivi a caricare una quantita enorme di debito europeo sulla Germania, alla fine persino i tedeschi cederanno e diranno "ok, inflazioniamo e svalutiamo". Per questo i tedeschi, alla faccia di chi li insulta, tengono duro e si rifiutano di prendere quella strada. Per questo, temo, Mario Draghi non succederà a Trichet ma toccherà ad Axel Weber. Non perché Weber sia meglio di Mario, ma perché in circostanze come queste ognuno si fida solo dei "suoi". L'Europa è ancora, comprensibilmente, una collezione di nazioni.

3.3. Lavorare di più, lavorare tutti. Da una crisi di eccessivo indebitamento ci si esce solo spendendo di meno e lavorando di più: non c'è alternativa. Quando si è indebitati alla grande o si fa default o ci si cerca un secondo lavoro. Nell'aggregato questo significa crescita economica. Ma di come stimolare la crescita economica nell'occidente incartato nessuno discute. Peccato, perché è l'unica strada disponibile.

Ne vedremo delle belle, credo, da qui alla fine dell'anno ed oltre.

Ed auguriamoci che l'economia USA, che un pelino ha cominciato a crescere, continui a farlo e non vi siano incidenti di politica fiscale o problemi nella gestione del debito. Perché, se solo succede qualcosa di brutto al debito ed alla politica fiscale USA ... allora sì che sono amari assai.

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Commenti

Ci sono 132 commenti

Non credo che la reversibilità della pensione da marito a moglie sia un problema, dopotutto sarebbe come se il defunto vivesse ancora un paio di anni in più, diversa cosa sarebbe se la moglie o il marito superstite fossero come highlaender. semmai l'importo delle pensioni va  migliorato, o quantomeno attuate al contrario politiche per far si che bastino (medicinali gratis per questa o quella malattia, o con il pagamento di 1 euro come si fa in italia per quelli de SSN etc etc)

Non so come funzioni di preciso la revesibilità delle pensioni, suppongo che la cifra intera dal nucleo famigliare formato per. es. da 2 coniugi passi per intero al coniuge superstite. Se è così è sbagliata, perchè il costo del vivere in 2 è maggiore rispetto al costo di farlo da persona sola.

Michele, l'avrò chiesto migliaia di volte, e mi ripeto: dove Keynes ha scritto che di fronte a una crisi finanziaria (come fu quella anche del '29) si dovevano salvare i finanzieri, come è stato fatto anche adesso ?

JMK parlava del lavoro, dei lavoratori, del deficit spending per realizzare opere pubbliche (all'epoca scarsine), ma mai di dare 700 mld di dollari a AIG, Bank of Amerika, la banca della Chrysler, etc. Quelli che dicono di parlare a suo nome e fanno queste contorsioni mentali per salvare essenzialmente i loro amici meriterebbero di essere sepoliti vivi, così, giusto per fare un'opera pubblica, ed anche utile.

Se proprio fosse esistita una politica Keynesiana sarebbe stata del tipo : spianiamo gli Appennini per fare una grande pianura e coltivarci le rape, visto che il bilancio dello Stato è in pareggio  e ci possiamo permettere di spendere qualcosina. Sono quaranta anni che il bilancio dello Stato non è in pareggio e manteniamo le guardi forestali, che ben si guardano dallo spianare l'Aspromonte, oserei dire che forse non è quello che JMK pensava, ma pensano degli idioti che issano una bandiera e poi pensano a farsene scudo per le loro minchiate.

Sul punto della crisi finanziaria: non so se le misure del governo greco siano sufficienti o meno, ma viste le immagini che i telegiornali terroristicamente mandano in onda (morti e scontri ad Atene, senza specificare che sono un'assoluta minoranza, anche in Grecia) scommetto che nessun politico andrà più in Televisione o in Parlamento (in Italia sono da tempo la stessa cosa) a dire: non ce lo possiamo permettere, si deve cambiare, comincio a pensare (anche se la cosa poi mi dannegerebbe molto) che tanto peggio, tanto meglio, quanto prima l'Italia andrà in default, tanto prima ci si renderà conto che questa strada (quella in cui lo Stato si fa carico di una marea di cose che non c'entrano un piffero con i compiti di base di uno Stato ) che non ci porta da nessuna parte, e che quando poi servirebbe un paracadute scopri che sei a 12.000 metri di altezza, e ti servirebbe anche l'ossigeno.

Se proprio fosse esistita una politica Keynesiana sarebbe stata del tipo : spianiamo gli Appennini per fare una grande pianura e coltivarci le rape, visto che il bilancio dello Stato è in pareggio  e ci possiamo permettere di spendere qualcosina. Sono quaranta anni che il bilancio dello Stato non è in pareggio e manteniamo le guardi forestali, che ben si guardano dallo spianare l'Aspromonte, oserei dire che forse non è quello che JMK pensava, ma pensano degli idioti che issano una bandiera e poi pensano a farsene scudo per le loro minchiate.

a dire il vero gli US sono usciti dalla recessione del 29 con 3 mosse che nessun altro se non UK all'epoca poteva permettersi: non pagare i debiti, fare dighe e strade (che servivano) e la 2° guerra mondiale, però si, salvare le banche non è Keynesiano, è buttar via soldi.

Michele, tu indichi la politica dei tassi bassi e delle politiche antideflattive come una delle cause dell'attuale crisi, il che è indubbiamente vero, ma questo non è forse un caso perverso di circolo vizioso?

Poichè gli stati sono fortemente indebitati, hanno il problema del costo del debito, di conseguenza hanno tutto l'interesse ad avere tassi di interesse bassi, se non negativi, in modo da poter gestire il debito a costi accettabili, ma i tassi bassi generano liquidità e allentano i freni inbitori e così riparte la giostra. 

Una politica seria avrebbe dovuto approfittare del basso costo del debito per politiche strutturali di tagli di spesa, cosa che quasi da nessuna parte è avvenuto, ho capito bene ?

Mi associo alla domanda. E' una cosa che anch'io non riesco a capire.

Tassi alti a che pro? Tassi bassi a che contro?

Una politica seria avrebbe dovuto approfittare del basso costo del debito per politiche strutturali di tagli di spesa, cosa che quasi da nessuna parte è avvenuto, ho capito bene ?

Perche' ti sorprende, Sabino? Di fronte a tassi reali negativi i governi hanno gli stessi incentivi che hai tu: indebitarsi conviene se c'e' qualcuno che fa credito.

 

Una politica seria avrebbe dovuto approfittare del basso costo del debito per politiche strutturali di tagli di spesa, cosa che quasi da nessuna parte è avvenuto, ho capito bene ?

 

Caro notaio, a lei piacciono domande retoriche! :-)

 

Una politica seria avrebbe dovuto approfittare del basso costo del debito per politiche strutturali di tagli di spesa, cosa che quasi da nessuna parte è avvenuto, ho capito bene ?

 

Non vedo una relazione diretta tra i tassi bassi o il taglio di spesa. Un paese che si ritrova ad avere tassi di interesse più bassi rispetto all'anno prima, di fatto ha meno interessi sul debito da pagare, cioé ha dei soldi che gli avanzano. Con quei soldi potrebbe fare due cose utili: tagliare le tasse o ripagare una parte del debito pubblico.

Non mi addentro in disquisizioni dottrinali. Dico solo che su JMK la vedo come marco esposito, anche se non è detto che quella politica sarebbe efficace oggi.

Condivido in pieno il post. Aggiungo:

i) non so se è voluto o meno, certo che il panico in UE da una grossa mano a vendere il debito a breve USA

ii) Se l'area euro fosse uno stato federale avrebbe conti migliori degli USA, e la Grecia al max avrebbe avuto l'effetto che ha la california (infinitamente più pesante nell'economia USA).

iii) spero che la BCE tenga duro e non monetizzi. La strada dell'avanzo primario per noi è ancora meno dura che per UK e USA : Buiter di citigroup stima per USA la necessità di un consolidamento fiscale >8%PIL per UK >12%PIL. Per noi è più basso.

iv) Svalutazione. Non ho dati aggiornati, ma fino a qualche mese fa comparando economie simili (Svezia e Finlandia) la svalutazione della corona non aveva dato effetti. Anche la svalutazione della sterlina rispetto all'euro (credo più del 25% vado a memoria), non è che sia servita a granchè. In una situazione di crisi del commercio globale anche se svaluti, chi compra i tuoi prodotti?

v) crescere è un problema. Quale sarebbe il driver. Si trascura troppo nelle analisi il lato energetico.Già oggi ci sono problemi, i dati pubblicati da enti ufficiali come EIA e IEA non lasciano prevedere nulla di buono.

 

 

 

i) non so se è voluto o meno, certo che il panico in UE da una grossa mano a vendere il debito a breve USA

 

Che le agenzie di rating facciano un po troppo le patriottiche e che per una volta il Silvione nostrano abbia ragione?

ii) Se l'area euro fosse uno stato federale avrebbe conti migliori degli USA, e la Grecia al max avrebbe avuto l'effetto che ha la california (infinitamente più pesante nell'economia USA).

Non sono per niente d'accordo. La settimana scorsa stavo scrivendo un post a riguardo ma poi mi sono fermato. La cosa che è certa durante i momenti di crisi è che si riesce a far passare cose di dubbia utilità con più facilità. Con la crisi finanziaria dell'anno scorso è stato possibile far passare budget stratosferici di salvataggio. Con la crisi del debito di quest'anno già si sentono i tamburi per un'Europa federale (non mi riferisco tanto al tuo commento, ma a altri articoli che ho letto). Non è per niente vero che un'unione monetaria può funzionare solo con uno stato federale. Può benissimo farlo anche con stati indipendenti, basta avere un contratto fatto bene. Con la mentalità europea che si è imposta con la crisi greca, puoi star sicuro che le cose potrebbero solo peggiorare con una centralizzazione politica.

i) conspiracy theories do not take you far: chi credi detenga CDS sul debito greco, oltre alle banche greche medesime?

ii) non credo. Mettici dentro il debito pensionistico. Le prospettive (e la realtà) della crescita del PIl son ben altra cosa, e contano assai per la sostenibilità del debito! La CA è grande, ma il suo debito totale è 85 mil di dollari. E, soprattutto, le regole sono ben altre, e le regole contano.

iii) Balle, almeno per gli USA dove l'aumento del deficit è tutto dovuto a spese discrezionali, facili da tagliare ed addirittura automaticamente tagliate se il ciclo riparte. Ma abbiamo già spiegato altrove perché le balle di GT, nel caso specifico, tali sono. Buiter è riuscito a dirne due giuste due anni fa, ora è ritornato alle sue vecchie abitudini: sparar cazzate. Ovviamente anche io spero che i tedeschi, non la BCE, tengano duro e non si monetizzi ...

iv) Non si svaluta per vendere i propri prodotti. Si svaluta per fare default sul debito. Non lo raccomando, osservo solo che è un metodo. Che oggi, mi dicono, Joe Stiglitz ha suggerito di nuovo su La Repubblica ... geniale Stiglitz, veramente geniale.

v) Oh well ...

Morale: la Germania e la Francia NON possono farsi carico del debito europeo.

 

Vado un po' fuori tema. Facendo un ipotetico parallelo all'interno dell'Italia, cosa succederebbe se, a seguito de federalismo fiscale, qualche regione non riuscisse a ripagare il debito? Verrebbe fatta fallire? Molto probabilmente verrebbe salvata dalle altre regioni, come la Grecia viene salvata dagli altri stati in questo momento. Dunque a che servirebbe il federalismo fiscale in queste condizioni? Non porterebbe le regioni meno virtuose a una indisciplina di bilancio ancora maggiore, "tanto non ci fanno fallire"?

Alessio, hai toccato il punto cruciale. Se il federalismo fiscale (o quella cosa che così chiameranno) farà bene o male all'Italia dipende in larga misura dalle regole che verranno disegnate sul trattamento dei disavanzi degli enti locali e da quanto seriamente verranno attuate. Al momento, questo resta abbastanza per aria.

 

E, soprattutto, re-inventarsi un modello di crescita economica. Perché lì è il problema di fondo: nessuno vede crescita economica all'orizzonte. Nessuno vede redditi che crescano e da cui vengano le risorse per pagarsi il debito.

 

Non ho mai capito questo punto. Dove e' scritto che e' sempre possibile crescere in modo da ripagarsi i debiti, ormai enormi, che si sono accumulati? Non e' proprio il contrario di quello che lo stesso Michele sostiene in "vignette di politica economica" quando dice che abbiamo "urtato il vincolo"? In questo caso non c'e' molto da re-inventarsi... Quindi mi sembra che, per coerenza logica, prima di fare qualunque discorso sull'uscita dalla crisi, bisognerebbe chiarire questo punto: l'abbiamo urtato o no, 'sto vincolo? Mi sembra che le due possibili risposte cambino radicalmente le prospettive.  

Indeed. A tecnologia data, senza innovazione e senza reinventarsi, il vincolo alla crescita mi sembra palese. E, in Italia, non dipende solo dall'energia ma un po' da tutto.

Per questo occorre reinventarsi ed innovare, per rimuovere i vincoli alla crescita.

I cattivi sono solo coloro che si indebitano? Per indebitarsi occorre trovare qualcuno che i soldi li presti, ma chi li presta non deve essere ancora più accorto di chi li chiede? Se ci sono tanti paesi e tanti individui indebitati vuol dire che tanti paesi e tanti individui hanno venduto a costoro i loro beni a debito, in ultima analisi. Quindi Germania e Cina sono altrettanto colpevoli di chi ha acquistato i loro prodotti indebitandosi.

Siamo abituati a considerare l'inflazione una cattiva cosa per principio, ma pensiamoci bene: se ci sono tanti debiti e crediti in giro, la loro abbondanza non vuol dire che valgono di meno, e quindi la moneta si deve svalutare per forza, prima o poi?

Non vedo il collegamento tra chi vende i propri prodotti e chi presta i soldi.

I creditori ( ovvero chi ha prestato i soldi ) non sono certo coloro che hanno venduto il loro prodotti, o perlomeno non per forza.

Se tu imprenditore tedesco vendi un tuo prodoto ad una società greca come fai a sapere COME quella società si è procurata i soldi?

I questo senso è abbastanza giusto che chi ha comperato titoli di stato greci ci rimetta un poco, ma questo non ha assolutamente niente a che fare col fatto che qualcuno vendeva i propri prodoti ai cittadini greci.

Strana logica, molto strana.

Insomma, chi presta soldi è "colpevole" se, per caso, li presta ad un cialtrone vestito a festa che poi non li restituisce?

Bene andrebbe il mondo con questi criteri: nessuno presterebbe più soldi a nessuno che non gli fosse intimo e completamente controllabile. Non male come ricetta per tornare al medioevo.

Lo stesso vale per il commento seguente di PP.

Ma vi rendete conto di quanto scrivete? Ci pensate alle conseguenze sociali di certe affermazioni moralistiche ed apodittiche?

Prestare è male? Si è colpevoli se ci si fida ed i debitori ci defraudano? Far rispettare i contratti siglati volontariamente e' un male?

Ragazzi, ma cosa dite? Davvero, cosa dite? Volete il medio evo?

WOW!

Splendido pezzo che condivido in pieno salvo qualche dettaglio:

 "I ministri del tesoro sapevano quello che facevano, le politiche di spesa allegra sono state scelte consapevoli" (qualche dubbio ce l'avrei)

Pensi di pubblicare qualcosa di più dettagliato in materia?

 

"Lavorare di più, lavorare tutti"

 

Sono d'accordo, questo si collega anche al discorso che facevi sulla produttività.

Ma questo ragionamento non assume che tutto il prodotto venga poi comprato? A me non sembra un'assunzione plausibile.

Forse è importante ragionare anche su cosa viene prodotto.

 

Penso che tutti i punti espressi nel pezzo di Boldrin siano giusti e condivisibili, anche se esprimo qualche dubbio sull'affossamento dell'idea del savings glut, che io penso invece sia stata la forza principale che ha spinto l'economia verso l'eccessiva finanziarizzazione, con relativi eccessi; in pratica, abbiamo una massa enorme finanziaria che cerca impiego e come l'acqua in una scatola larga e bassa oscilla di qua e di là con grande e crescente impeto alla minima inclinazione (cfr. i famosi piani inclinati di Galileo...) e grassi profitti per l'industria finanziaria che come una turbina si alimenta e produce solo se l'acqua si muove di qua e di là...

Estendendo questo concetto, la questione monetaria attuale, vista da 10k metri di altezza e dunque in modalità intuitiva e - lo confesso - non certo rigorosa (i.e. da approndire…) mi pare questa: 1) abbiamo due debitori giganti (US ed EU) ed un creditore (Cina); 2) dei due debitori, si salva quello che riesce a convincere il creditore che la sua carta è quella buona 3) so far,   in questo esercizio di marketing è sempre riuscito mr. USA, che come sappiamo prospera grazie al motore della propria efficienza  ma anche alla benzina del signoraggio del dollaro 4) ora però abbiamo l’Euro, che si profila come un concorrente: se si afferma, si apre una prospettiva di monetizzazione dei deficit Eurozona relativamente indolore, con signoraggio sulle riserve cinesi; ed un maggiore aggiustamento in USA che dovrà aumentare il proprio risparmio e ribilanciare i conti 5) dunque, intravedo un forte interesse startegico per il sistema USA a fare emergere esplicitamente, e con relativo bloodshed,   quello che all’analista accorto era stato sempre ben chiaro: che l’EURO è una valuta zoppa, un currency peg dei membri Eurozona alla disciplina monetaria interpretata da alcuni tecnocrati venusiani 6) questo scenario mi pare coerente con quello che stiamo osservando, con i soloni della lobby globale anglosassone che già indicano soluzioni tipo Neuro/Sudo, PI(I)GS, etc 7) del resto, si tratta di facile turkey shooting visti gli Euro-errori tipo l’allargamento ai 16 membri e l’assenza di sanzioni ai soggetti devianti tipo Grecia, etc.

Come dire, le idee giuste (ie la Euro-debolezza) non s’affermano mai se non c’è qualcuno che ha un interesse a spingerle….

 

 

Non si potrebbe fare una specie di tagliando periodico all'UEM del tipo: chi vuole rimanere dentro deve rispettare nei prox 3 anni il set di vincoli X (con X diverso da paese a paese)? Se non lo rispetti sei automaticamente fuori. Se prima della fine della fine del triennio sfori X di troppo parte l'espulsione anticipata.

I nostri bravi politici (e non solo i nostri) potranno dire: "non è colpa nostra se tagliamo" e finalmente tagliare quello che si deve.

 

 

mi perdoni l'autore ma lo prego di correggere almeno 'scucere' e 'consolidazione' o fatico a concentrarmi sul contenuto

what's wrong with consolidation?

come dovrei tradurre in italiano?

l'altra te la correggo, contento?

Ma di come stimolare la crescita economica nell'occidente incartato nessuno discute

Nessuno discute perché l'occidente è proprio incartato nell'assenza di desiderio di crescita. Il cavallo non beve, potremmo fare un'ampia analisi storica, filosofica, sociologica e anche artistica, ma dal punto di vista economico c'è poco da aggiungere.

In assenza di un nuovo modello economico (al quale mi diverto a tempo perso a lavorare) mi pare inevitabile che per riavviare la crescita si renda necessario un ampio e generalizzato impoverimento dell'occidente, che è quanto stiamo correttamente chiedendo ai greci.

I quali - per inciso - mi paiono arrabbiati per come sono ripartiti i sacrifici più che per la necessità di farli (con le solite eccezioni). Vorrebbero forse vedere le lacrime il sudore e anche il sangue dei loro politici, prima di versare il loro. Qualche ragione ce l'hanno.

mi pare inevitabile che per riavviare la crescita si renda necessario un ampio e generalizzato impoverimento dell'occidente

Mario, mi devi spiegare come si fa a riavviare la crescita impoverendosi. Gli argentini, per fare un esempio, sono cinquanta e passa anni che si impoveriscono da ricchi che erano, eppure ancora non li vediamo crescere da quando hanno smesso di farlo.

Vero e' che un giorno non potremo piu' crescere (cosi' come e' vero che un giorno il sole si spegnera') perche' sul vincolo ci sbatteremo, ma non sappiamo ne' quando ne' come. Anche Malthus pensava che ci avessimo sbattuto, ma come tutti quelli che nascono troppo presto si sbagliava.

Il punto 3.3 funziona solo se si esporta, penso sia questo il problema cardine delle politiche di austerità procicliche; se non si riesce a vendere all'estero, l'unica opzione è che tutti lavorino di più & lavorino nel settore privato, ovvero che tutti si mettano a leggere Schumpeter e, ispirati dalla sua descrizione dell'imprenditore, decidano di emularlo; sicuramente possibile, ma è un aggiustamento che richiederebbe anni. Possibile speranza: mi pare che i tagli in Grecia siano stati leggermente oculati (progressivi rispetto al reddito, per quanto possibile), non so se questo possa essere sufficiente a non far crollare i consumi.

 

… anche perchè, non essendo un economista ma solo un frequentatore abusivo di questo sito (ma anche del blog di Krugman, così tanto per massimizzare il mio livello di confusione mentale) sarebbe strano che fosse altrimenti.

Una cosa credo di capire: sarà che ho appena letto Reinhart e Rogoff, ma l'idea centrale di questo articolo e cioè che a fare troppi debiti prima o poi si finisca male mi sembra assolutamente condivisibile. Individui, aziende, stati: alla fine si arriva alla resa dei conti, è solo questione di tempo.

Come siamo arrivati fin qui, se capisco bene, dipende in buona parte dal fatto che le idee di Keynes (buone in quel contesto storico e che ci hanno aiutato a uscire dalla crisi del '29) sono poi state cavalcate e snaturate da classi politiche alle quali non pareva vero di poter avere una giustificazione teorica per il loro vizietto di acquisire consenso spendendo denaro pubblico. Non essendoci un limite chiaro su quanto fosse il debito che un sistema economico poteva accumulare senza farsi male abbiamo allegramente deciso di far finta che non ce ne fosse alcuno e ora eccoci qua.

Quindi sono d'accordo con le premesse dell'articolo, ma poi mi perdo.

Si dice:

 

 

Le politiche keynesiane, evidentemente, non servono a molto. Tutti questi paesi, eccezion fatta per l'Italia e (parzialmente) la Grecia, hanno imitato gli USA nel 2008-2009, lanciandosi in grandi operazioni "keynesiane" di salvataggio di banche e/o stimoli fiscali. Risultato: non crescono più dell'Italia (che è tutto dire, perché l'Italia eran dieci anni che cresceva meno di loro) ma hanno deficit ben più alti. Questa piccola ma fondamentale verità viene regolarmente ignorata.

 

 

 

Immagino che qualcuno magari Krugman) risponderebbe che l'Italia aveva un sistema bancario meno compromesso e un peso del comparto finanziario sul complesso dell'economia inferiore a quello di USA o UK.

Quindi l'Italia non ha fatto operazioni di salvataggio perchè non ne aveva bisogno, di stimolo perchè non ne aveva le risorse (e ne aveva meno bisogno) mentre se altri paesi, USA in testa, non avessero fatto le une e le altre oggi anziché crescere (poco) sarebbero in piena depressione. Naturalmente resta sempre vero che ciò si ottiene solo a prezzo di un'ulteriore crescita del debito pubblico e quindi che probabilmente ci stiamo solo preparando guai peggiori per il futuro, ma questo non mi pare implichi che nell'immediato gli stimulus plan non abbiano effetto. O per meglio dire, se è così io non lo capisco.

Connesso a ciò:

 

 

La strada per uscirne è stretta ed aspra. Ma è solo quella: consolidazione fiscale, tagli alla spesa pubblica, tagli anche "brutali" rispetto ai livelli di spesa attuali....

 

 

Quindi, uhm... lo stato taglia le spese.... molte aziende perdono commesse... licenziano... la disoccupazione aumenta.....la domanda si contrae... le entrate fiscali scendono.... quindi lo stato deve tagliare ancora di più le spese.......

Dove sbaglio ? Come si rompe il cerchio ?

Forse il punto è che bisognerebbe spendere meno quando le cose van bene, per avere da investire quando vanno male. Non abbiamo fatto così, ed ora ? Rimboccarsi le maniche ! Infatti:

 

 

Lavorare di più, lavorare tutti. Da una crisi di eccessivo indebitamento ci si esce solo spendendo di meno e lavorando di più: non c'è alternativa. Quando si è indebitati alla grande o si fa default o ci si cerca un secondo lavoro.

 

 

Sì, ma dove lo si cerca di grazia ? Lavorare di più e tutti. OK. Per fare cosa e venderlo a chi se la domanda globale è in picchiata ? Vedi sopra.

 

Ma forse dobbiamo “soprattutto, reinventarci un modello di crescita economica...” ..bbrrrr... Un altro mondo è possibile ? Sinceramente speravo di non sentire qui questo tipo di discorsi...

Se è così temo che prima di aver reinventato il modello, vedremo materializzarsi un bel default collettivo e via. Così, gli unici che ci rimettono davvero sono i cinesi, tiè.

Ma anche qui, dove sbaglio ?

 

Un saluto a tutti.

Vi seguo da qualche tempo. Vi ho conosciuto leggendo Veltremont e qualche intervista in televisone ed in radio.

Gli economisti parlano ediscutono usando necessariamente i loro strumenti, come scontato. Personalmente non ho una preparazione economica, sono un medico: uno di quelli che un ministro della sanità degli anni 80, Degan aveva definito "ordinatori di spesa" (irresponsabili, come sottinteso).

Ho, oltre a farvi i miei più sentiti complimenti per il linguaggio piano e schietto, da fare un'umile richiesta. Forse la domanda vi è stata fatta molte altre volte, non ne abbiate a male.

In breve, cerco alcune indicazioni bibliografiche di ecomomia di base, macro economia per incompetenti di natura divulgativa, ma possibilmente rigorosa per capire meglio i vostri articoli.

Spero d'incontrarvi al Fertival dell'ecomomia di Trento, dove abito, il prossimo mese.

La domanda su indicazioni bibliografiche ci viene fatta a intervalli regolari, ma e' difficile dare risposte soddisfacenti. Effettivamente, io credo esista un mercato per un libro, e non e' detto che non ci si pensi. Intanto, ti invito a porre domande sul blog. Al festival ci saremo di sicuro, a presto!

vorrei gentilemnte fare una domanda , sulla conclusione del prof. Boldrin: lavorare di più e lavorare tutti- In pratica come si potrebbe fare , visto che , in giro , vedo un bel rallentamento produttivo. Grato

lavorare di più e lavorare tutti

in realtà funzionerebbe meglio, in un paese a crescita virgola come l'Italia:

1) lavorare in meno, lavorare di più, con stipendi netti più alti, con aumento della produttività

2) con questi redditi mantenere mariti (o mogli), figli, zii, nonni, badanti, camerieri, segretari, autisti etc, evitando l'intermediazione statale (tasse e contributi)

Temo però che non sia un modello socialmente accettabile

 

Vorrei un commento di Michele Boldrin sull'opinione di questo economista svedese:

stefanmikarlsson.blogspot.com/2010/04/how-to-solve-greek-crisis.html

stefanmikarlsson.blogspot.com/2010/05/easily-solved-eu-contagion-problem.html

only one solution will be effective: namely for Germany and others to extend the 5% loan offer to indefinite amounts, coupled of course with tough demands to implement deficit reduction measures.

This would eliminate the risk of default, and would ultimately mean that Greek bond yields would fall to levels below 5%, thereby eliminating the need for the facility. Bond markets may not respond this way in the short term given the current irrationality, but it really wouldn't matter since Greece wouldn't have to borrow from them anyway. And since people in time would realize that this will be a obvious losing bet, yields would ultimately adjust.

But wouldn't this be unfair to tax payers in Germany and elsewhere who has to "bail out" Greece? The answer to this is an emphatic no, because it wouldn't really be a bailout since "bailout" traditionally means that the entity that bails out loses economically from it. But in this case it won't. If Germany borrows €25 billion from the bond markets at 3% and lends that money to Greece, the German tax payers will gain 500 million euros per year. If the amount is €50 billion, the gain will be €1 billion per year, if the amount is €100 billion, the gain will be €2 billion per year, and so on. The German government (and other governments) will engage in arbitrage, not a bail out.

Since the mutual gain to both will be greater the greater the arbitraged sum, there is nothing unsustainable about this, regardless of how great the transactions will be.

Another key argument against this is that it might encourage other European governments to be fiscally reckless, because they expect to receive a similar deal.

This argument completely overlooks first of all that these loans comes associated with exactly the kind of fiscal austerity measures that the loans are allegedly discouraging and secondly that even with this help, Greece will pay a much heavier price than other countries with similar fiscal situations. At 5%, the real cost of borrowing will be much higher than for governments with similar deficits both inside and outside the euro zone. Greece is being more than sufficiently punished for its fiscal sins.

E ancora....

All EU leaders need to do is to essentially extend the problem-solving mechanism I discussed for Greece to all euro area countries, which is to say the ability to borrow at 5% in case you can't borrow cheaper on your own in return for pledges of significant austerity measures.
'
Since this is an arbitrage, and not a subsidy scheme, there is nothing economically unsustainable or irrational about this, no matter how many hundreds of billions of euros it requires. Greater sums will in fact only mean higher interest income for lenders like Germany and lower interest costs for borrowers like Spain or Greece in this arbitrage arrangement.

As a result of this Germany will be able to lower taxes for its citizens using the interest income, while borrowing countries will be able to whether the panic as they reduce their deficits under orderly conditions.

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In pratica l'autore (che dalla biografia e dalle collaborazioni non mi pare un "keynesiano", si definisce di scuola austriaca e collabora con think thanks conservatori) sostiene che, per impedire le speculazioni sui titoli dei paesi in difficoltà, l'attuale meccanismo dei prestiti al 5% dovrebbe venire esteso a tutta l'area euro: ogni qualvolta un paese si trovasse a sostenere un costo del debito superiore a tale soglia potrebbe chiedere lo stesso ammonare ad un altro paese (tipicamente ma non solo la Germania) a fronte ovviamente di draconiane misure "stile greco".

Ciò porterebbe, nel lungo termine, il costo per il debito dei paesi in difficoltà al 5% (se il mercato chiedesse di più il paese si rivolgerebbe ad uno stato sovrano), costituirebbe fonte di guadango tramite arbitraggio per i paesi virtuosi ed impedirebbe il default di un paese sotto pressione di un attacco speculativo, obbligandolo allo stesso tempo a misure drastiche (il cui controllo dovrebbe spettare alla BCE, a un EMF/FME o comunque.... a qualcuno sufficentemente spietato).

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Commenti miei...

1) Il gioco funziona se l'attuale debito pubblico europeo è sostenibile nel suo insieme. Ma lo è? Con un meccanismo come questo o muoiono tutti o vivono tutti, non ci sono vie di mezzo. Il moral hazard invece non sarebbe un problema perchè, in caso di richiesta di prestito ad uno stato sovrano, il paese in difficoltà verrebbe messo sotto tutela e gli verrebbero imposte misure draconiane per rientrare dal suo deficit

2) Ciò porterebbe ad un aumento del costo del debito tedesco ma fintantochè quest'aumento rimane basso le maggiori spese vengono coperte dai guadagni con l'arbitraggio. Non so se, in uno scenario come questo, i mercati finanziari avrebbero la forza per far esplodere il costo del bund tedesco. Non credo, ma si tratta di una mia opinione (se mai si arrivasse a quel punto interverrebbe la BCE che ha spalle abbastanza larghe per cui uno speculatore dovrebbe essere matto per mettersi contro di essa)

3) Il sistema avrebbe indubbiamente un grosso vantaggio: rafforzerebbe l'euro e le capacità non solo di sorveglianza ma addirittura coercitive per quei paesi che volessero seguire una politica fiscale irresponsabile. Davvero una manna dal cielo per noi: la migliore assicurazione possibile con la classe politica che ci ritroviamo

 

Non so se e' gia' stato riportato... ma:

Trichet: "È una crisi sistemica"

Se ne ho l'energia ti rispondo stasera.

Ma, alla fine, la cosa è semplice: questo non ha capito che ci sono i vincoli di bilancio.

Come molti, come tutti sembra, cerca anche lui la soluzione "indolore" o "magica", come Stiglitz che anche oggi ha perso l'occasione per starsene zitto.

Non c'è la soluzione indolore, checché vi raccontino politicanti, giornalisti, guru e pirla di moda a cui, sembra, date tutti ascolto con grande passione, fiducia e speranza. Fate vobis, ma quando qualcuno il biscotto se l'è mangiato, se l'è mangiato e quel biscotto non c'è più. Non c'è trucco finanziario o monetario che lo faccia riapparire.

Ah, le masse ed il loro eterno sognare la pietra filosofale ... sempre dietro ai pifferai magici, sino ai burroni.

L'ho letto. Questo e' deficiente. Ora abbiamo anche il perfect arbitrage, cosi' i tedeschi si arrichirebbero prestando ai greci i soldi che essi prendono a prestito sul mercato.

Ma dove li andate a trovare? Rick, non ti offendere ma certe cose non vanno lette, e basta.

La mia invidia per gli algebristi ed i teorici delle stringhe si fa ogni giorno piu' forte. Guadagneranno di meno, ma non devono put up every day with morons making nonsensical claims.

Sui commenti di Rick:

1) No, non e' sostenibile ovviamente. Ed il mettere sotto tutela corrisponde a perdere l'indipendenza nazionale. Cosa stiamo proponendo? L'europa governata da Berlino? L'idea fu accantonata nel maggio del 1945.

2) Ovviamente i mercati si aggiusterebbero immediatamente. A questo servono: ad eliminare le occasioni di arbitraggio.

3) Suvvia ... il solito sogno giavazzi-pagano ... siccome non riusciamo a risolvere noi i nostri problemi facciamoci le pippe facendo finta che ce li risolveranno a Berlino! Ecco, si e' vista com'e' andata a finire.

Dai, per favore, cerchiamo di essere seri! Abbracci e smetti di leggere questo svedese.

Bell'articolo, complimenti Michele!

Sulla crescita, ho un dubbio. Dici:

 

Ma di come stimolare la crescita economica nell'occidente incartato nessuno discute. Peccato, perché è l'unica strada disponibile.

 

L'Italia è un paese incartato. Alcune cose che potrebbero favorire la crescita, secondo me, sono

- Riduzione delle tasse sulle aziende e sui ceti produttivi (e.g. riduzione IRAP e IRES), in modo da incentivare le aziende a investire in Italia

- Riduzione del costo del lavoro, perciò riduzione del cuneo fiscale, più facilità di licenziamento accompagnato da salario di disoccupazione per alcuni mesi, per incoraggiare le aziende ad assumere

- Incentivi fiscali e riduzione della burocrazia per l'apertura di imprese, in modo da favorire le aziende

- Incentivi fiscali e riduzione della burocrazia per il mercato dei talenti, in modo da far tornare gli Italiani emigrati e rendere l'Italia attraente agli stranieri, espandendo la nicchia del mercato del lavoro Italiano dei lavoratori ad alto valore aggiunto e quindi rendendo l'Italia un mercato attraente per le aziende innovative

- Incentivi a investimenti finanziari in attività che generano ricadute positive (e.g. Venture Capital e Private Equity), qui non saprei bene come farlo in pratica, magari aumentando la dimensione del mercato dei capitali? In questo caso si potrebbero ridurre le tasse sul capital gain? Oppure si potrebbe favorire l'aumento della dimensione della Borsa Italiana, per esempio dando incentivi fiscali alle aziende che si quotano in borsa, visto che abbiamo tante PMI?

Insomma, queste sono alcune idee che mi sono venute in mente per cercare di colmare il gap di produttività dell'Italia rispetto agli altri paesi occidentali. Non so se siete d'accordo.
Michele, tu invece stai dicendo che una ricetta così potrebbe non bastare e che bisogna ripensare proprio il paradigma di come far crescere l'economia di uno stato? Se è così, come definiresti meglio la questione, che mi sembra piuttosto importante?

Scusatemi se vado ancora off topic, ma volevo chiedervi un parere sul tema delle bibliografie economiche.

Mi sono avvicinato al vostro blog, durante i miei (attuali) studi di macroeconomia.
Il mio Professore (tra l'altro vostro collaboratore occasionale) ci consiglia il testo di Olivier Blanchard.

Che ne pensate? 

Non ho letto tutti i commenti, quindi può darsi che ciò che sto per dire sia già stato segnalato. Non intendo fare demagogia facile, che non è nelle mie corde, ma tra duo PDL - PD, con contorno di IDV, Lega, UDC e mandarinati vari (con tutto il rispetto per i mandarini), non ne se ne parla proprio.

Poco fa il vicedirettore de "La Stampa" Massimo Gramellini, ospite di "Che tempo che fa", ha fornito i dati sulle auto blu in Italia: sono, a suo dire,  575.000 (CINQUECENTOSETTANTACINQUEMILA, se ben ricordo; ma l'ordine di grandezza è quello) tra Camera, Senato, Regioni, Province, Sindaci, Ministri, Sottosgretari, Mignotte e (sicuramente Escort escluse, ma solo quelle Ford) costano €17,5 mld/anno. Un record mondiale + (circa) una finanziaria. Gli USA  ne hanno 74.000 (SETTANTAQUATTROMILA).

Incuriosito, sono andato a cercare un po' di dati in Internet. Non segnalo i link, ma basta cercare su Google "auto blu Italia" o "costo auto blu Italia" per avere dei dati impressionanti. Ad Agosto 2009 pare fossero 624.330, cioé + 2.7% rispetto a Dicembre 2008. Sempre ad Agosto 2009 i dati erano:

USA 72.000  // Francia 63.000 // UK 56.000 // Germania 55.000 // Turchia 42.000 // Giappone 30.000 // Grecia 30.000 // Portogallo 22.000.

Il costo annuo ad Agosto 2009 era, per l'Italia, stimato in 16,5 mld di euro senza includere: manutenzioni, bolli, assicurazioni ecc. ecc.

Allora: certo che non si risolve la questione del deficit, del debito ecc. in rapporto al PIL con le sole auto blu. Ma intanto, visto che mr. Tremonti è arrivato in Parlamento dicendo che gli servono 25 mld di euro per la prossima finanziara, perché non si comincia a grattare dalle auto blu? Sarebbe un passo e un segnale importante. I numeri, se sono questi, sono agghiaccianti.

G.C.

 

Occhio che il dato delle 626.760 auto blu e' fornito dal nostro amico Carlomagno di "contribuenti.it".

Non faccio pero' fatica a credere chele auto blu in Italia siano comunque troppe (e sopratutto usate male) e che ci sia spazio per risparmiare qualcosa.

 

 

Potete trovare la registrazione del colloquio in cui il Prof Boldrin rispondeva alle domande, dalle piu semplici alle piu strampalate qui.

Una table of contents approssimativa:

0:00    Chi e' Boldrin, cosa e' NfA
4:17    Inizio risposta domande del publico
4:50    La Grecia e i suoi carnefici
9:41    Uscita della Germania dall'Euro
13:00    Il default argentino
13:05    Previsioni ufficiali di crescita al tempo di Maastricht
16:20    Voltremont, il libbro
19:15    Classe politica incompetente
22:00    Economisti, ingegneri, imprenditori italiani all'estero
23:00    Chi detiene i CDS sulla Grecia
25:11    Procter & Gamble, 6 maggio 2010
26:29    Proposte per il sistema italia
30:00    Universita italiane
32:00    L'economia come scienza
35:00    Curva di Laffer
38:00    Deaglio e The Economist sulla crisi UE
40:00    Riforma fiscale in Spagna e Italia
42:00    Problema dell'energia e problema del debito
45:00    Milton Friedman
46:00    Distribuzione
47:00    Federalismo
48:45    Clearing house per i CDS
50:00    Romano Prodi
54:00    I vecchi Austriaci
56:50    Obama deludente
57:30    Modello elettorale inglese, 1st past the post
59:00    Thatcher
60:00    Come capire se c'e una bolla
1:01:00    Gruber and Saez
1:03:00    Lavorare di piu, lavorare tutti. Il modello superfisso.

Minchia che demente!

Soprattutto, ora capisco un problema.

Per rispondere occorre continuamente leggere da due piccole windows una sotto il video e l'altra al lato. Quindi gli occhi sono sempre che guardano al centro dello schermo del laptop e che si stringono perche' a volte i cambi di luce non ti fanno vedere cosa c'e' scritto. Ok, buono a sapersi.

Faceva caldo ed ero anche rauco ... oh, well, la prossima volta mi pettino!

 

Ci sono, nel pezzo di Boldrin, alcuni passaggi che mi pare vadano evidenziati anche senza sconfinare in terreni non miei, come l'economia:

... (a): poiché i governi dei paesi in grave crisi fiscale (praticamente quasi tutti i grandi paesi europei) continuano a cincischiare ed a far finta che la crisi si risolverà senza alcuna seria riforma, gli investitori non si fidano nel modo più assoluto di nessuno. Appena c'è un segnale negativo, corrono tutti in direzione della porta d'uscita.

Spiegazione (b): poiché la situazione è di estrema incertezza e basta un niente per creare ondate di vendite ed acquisti, i furbetti che hanno accesso ai media e sanno come manipolarli giocano a muovere i mercati facendo uscire le notizie nel modo adeguato.

La verità, credo, sta da qualche parte tra (a) e (b).

 

ecco: questo, senza nulla togliere al resto,  mi sembra assai rilevante. Anche perché più accessibile ai meno addentro ai lavori. L'idea del "non intervento" dei governi è un'idea per nulla liberale. Tranquilli: non lo dico io; lo diceva chi continuo a considerare il miglior Presidente della Repubblica (e non solo) che l'Italia abbia avuto: Luigi Einaudi. Lui ha sempre scritto che il problema non è "quanto" interviene un governo, ma "come": cioé che, se il compito del governo liberale di un paese liberale e liberista è "rimuovere gli ostacoli che minano la libera concorrenza", quel governo non avrà meno da fare di un governo dirigista. Anzitutto per rimuovere gli ostacoli che lo stato stesso artifiiciosamente ha creato. Le riforme che in Italia, in particolare,  non si fanno provano che quegli ostacoli fanno comodo a destra e a sinistra. E' un tema lungo e complesso, ma lineare nei tratti salienti.

Per fare questo, credo ci voglia il coraggio civile di dire papale papale ai cittadini come stanno le cose, senza facili ricette per catturare consenso. Se non lo si fa (e qui parlo dell'Europa nel suo complesso), furbetti e "compagnucci della parrocchietta" vari di cui al punto b) credo avranno sempre gioco facile ad agitare le acque in un clima di incertezza governativa. Assai plausibile mi pare che la verità stia in qualche punto intermedio fra a) e b). Ricordo un discorso molto interessante che Antonio Martino fece ai primi del 1994: parlava di "democrazia acquisitiva". Cioé della spesa pubblica usata come mezzo per "comperare" consenso. Chi paga? Chi viene dopo, ovviamente. E in un contesto nel quale i governi duravano in media 8 mesi come quello della cosiddetta "prima Repubblica" nulla era più semplice. Il ragionamento di Martino proseguiva con una considerazione assai semplice ed evidente: se pochi hanno interesse a prelevare molti soldi dalle tasche dei cittadini, quella somma divisa per tutti i contribuenti farà poche decine di migliaia di lire a testa. Dunque, i pochi che vogliono spillare costituiranno un interesse forte, mentre i molti che dovrebbero opporsi ben difficilmente lo faranno per pochi soldi a testa: troppa fatica a fronte di esigue somme pro capite. Non ho mai capito perché Martino, col primo governo Berlusconi, accettò di fare il Ministro degli Esteri, invece di proporsi con forza, decisione e senza alternative possibili all'Economia.

 

A farla breve, l'altro passaggio è:

... In circostanze come queste ognuno si fida solo dei "suoi". L'Europa è ancora, comprensibilmente, una collezione di nazioni.

proprio così: il mito dello stato sovrano. Quando si spende, si è stati sovrani e insindacabili, salvo ricordarsi dell'UE quando si ha l'acqua alla gola e si cercano aiuti. Ma dura, sembra,  lo spazio della richiesta: ottenuti i palanchi, si torna stati sovrani e si continua a spendere allegramente in "democrazia acquisitiva".  Gli USA ebbero 2 Costituzioni: la prima, quella del 1781, aveva esattamente il difetto di configurare la giustapposizione di 13 "stati sovrani", un accordo tra stati indipendenti cui altri avrebbero poi dovuto aggiungersi, senza che fosse in qualche modo riconosciuto uno stato e un governo federale diverso e superiore ai singoli stati. La seconda, del 1787-88, invece, aggiustava l'errore e il tiro: non parlava più di unione tra stati, ma di un atto di volontà dell'intero popolo nordamericano. Ai singoli stati erano riconosciute sovranità, libertà e indipendenza ed ogni potere non espressamente delegati al governo federale. E' una differenza enorme e il salto di qualità fu qui. L'Europa non esiste ancora, nonostante tutto. E lo dico da europeista convinto fin da quando avevo 16 anni.

Dove andiamo, così? Ci prendiamo in giro? Per quale ragione Turchia e Israele dovrebbero entrare nell'UE, se non per pura convenienza nazionale? Potere e governo mi paiono 2 concetti differenti. L'UE forse ha un certo potere, ma alle condizioni presenti non mi pare capace di dotarsi di chiari (pochi ma chiari) indirizzi di governo. Che ci entro a fare, se non per fare come Grecia, e compagnia cantante? Ma la stabilità interna della Grecia mi pare tuttora un problema greco, a conti fatti, non un problema europeo: per forza di cose. E forse lasciar uscire la Grecia dall'area Euro non sarebbe stato il peggiore dei mali: avrebbe consentito alla UE di ripensare alla propria identità.

Infine: 1, nemmeno io penso male della Merkel. Tutt'altro. Né capisco le insistenze di Obama perché aiutasse la Grecia: forse equilibri geopolitici che interessano più a lui che a noi?; 2. ho letto [*] che alcuni paesi europei giocherebbero a svalutare l'euro rispetto al dollaro, in modo da "esportare di più". E' una cosa che non capirò finché campo: semplificando,  se prima per avere un Mac Power Apple  dovevo esportare un capo di Armani, ora l'euro si svaluta, in cambio dello stesso Mac Power devo dare 2 capi di Armani e ci avrei guadagnato? E' un ragionamento da muratore, sia chiaro ... :)

 

PS: [*] su giornali, organi di stampa & affini.

 

 

. ho letto [*] che alcuni paesi europei giocherebbero a svalutare l'euro rispetto al dollaro, in modo da "esportare di più". E' una cosa che non capirò finché campo: semplificando,  se prima per avere un Mac Power Apple  dovevo esportare un capo di Armani, ora l'euro si svaluta, in cambio dello stesso Mac Power devo dare 2 capi di Armani e ci avrei guadagnato? E' un ragionamento da muratore, sia chiaro ... :)

 

Ottimo esempio, muratore ...

Non conoscevo Leigh Skene.

Kudos to Antonio Mele (rabbi) per averlo segnalato.

Per la verita' non lo conoscevo neanche io, l'ho scoperto quasi per caso, ogni tanto lo intervistano su FT. Ho appena comprato il suo libro su amazon, che suggerisce una uscita dalla crisi Boldrin-style, mi pare di capire (il biscottino se lo sono mangiato, ora tocca stringere la cinghia e rientrare dai debiti). Credo anche ci sia qualcosa simile alla tua ipotesi di crescita bloccata dal limite tecnologico-risorse naturali. 

la Latvia e l'Ungheria, che non fregano a nessuno

correggi Latvia in Lettonia

chi lo pensa, lo dica pure chiaramente: non mi offendo mica.

Non per autobiografismo: parto dall'esperienza diretta. La mia prima figlia, ora al terzo anno di università, frequentava la II elementare. Le pitture delle aule (peraltro di quelle deprimentissime a cementite verdognola fino a una certa altezza, poi una  riga marrone e poi pareti e soffitti a tempera) erano malridotte, spellavano: da rifare. La scuola non aveva fondi. Riunione dei genitori incazzatissimi. Faccio 2 conti e propongo una colletta (davvero pochissimo a testa, per 28 persone): pennelli, tute usa e getta, vernici, carta vetrata e olio di gomito, in 2 week-end al massimo si fa. Tutti entusiasti votano la proposta ma quando andiamo dalla direttrice ci risponde che non è possibile. Insisto che, a parte il risparmio evidente,  il danno sarebbe aumentato in modo esponenziale e fare i lavori subito sarebbe stato un risparmio anche in termini di prevenzione di danni ulteriori. Dopo 3 anni, intanto, nulla di fatto. Ne avrei altre, da raccontare, ma mi fermo.

Ora: "lavorare di più, lavorare tutti" non potrebbe anche essere dare per legge 5 giorni l'anno a testa (cinque) come contributo fiscale, scaricabile in misura minima dalle tasse? Su 30.000.000 di persone, per es., sarebbero 150 milioni di giornate lavorative a costo stracciato, da non sottrarre al tempo lavorativo normale, per aiutare a svolgere tutta una serie di compiti amministrativi, i più vari,  nei servizi pubblici: dalle fotocopie alla distribuzione di medicinali a domicilio, ecc.

Io ci starei ... è una cazzata?

 

all'estero tenere in ordine l'aula è compito della classe, per la dirigente scolastica: bizantina

A me pare un'ottima idea, in teoria. Esperienza analoga per quanto riguarda la tinteggiatura della scuola, ma ormai tutti si parano le chiappe e non sono disposti in alcun modo a "rischiare" come la direttrice che non se la sente di vilare le circolari del Provveditore per una palesemente giusta causa... 

In pratica, temo che il Paese si riempirebbe di organizzazioni che fanno figurare che hai pulito il parco, mentre invece sei al mare a prendere il sole e poi hai la deduzione fiscale.

Comunque,io la porterei avanti l'idea...

 

secondo me se tutto si paga i servizi si devono pagare. A me quei 5 gg costerebbero molto ad altri probabilmente meno. Preferirei allora ingaggiare una ditta specializzata, farle pagare un euro dalla scuola e pagare il resto "in natura": il panettiere in pane, il meccanico in assistenza, quelli come me che probabilmente non hanno nulla da offrire direttamente potrebbero fargli dare una tinteggiata a casa propria e raccomandarli agli amici.

Ma un sistema economici "all inclusive" funzionerebbe ancora meglio 

Cazzata.

Al secondo liceo abbiamo tinteggiato l'aula di un colore che non piaceva a nessuno (pesco..) perdendo 2 giorni di lezione, senza particolari accorgimenti. Approvazione istantanea per plebiscito su proposta della professoressa di italiano.

Adesso.. 2 giorni di lezione sono sicuramente una perdita per dei ragazzi del liceo e per la società tutta ma insomma, noi poi siam stati in un'aula più decorosa.

Senza decreto legge, senza obbligo di partecipazione, nessuna detrazione o retribuzione se non uno sconto dalle lezioni - che è in effetti un buon incentivo.

Nessuno si è lamentato.

Alla fine basta volerle fare le cose non star li a progettarle all'infinito.

 

Ho netta la percezione (che non è mai qualcosa di passivo, ma è sempre valutazione attiva della realtà) che il modello italiano si stia generalizzando e, quanto meno, europeizzando. Da oltre 10 anni vado dicendo, ovunque mi sia possibile, che in Italia siamo al "si salvi chi può". Cioé "arraffa tutto l'arraffabile e buttati nella scialuppa di salvataggio prima che non ci sia più posto".E più gente si butta, più la scialuppa imbarca acqua.

Per pura cronaca, ho fatto politica attiva dal 1972 a giugno 1996, pagandomela sempre di tasca mia. Con i miei amici radicali e -bontà loro- anche con incarichi direttivi nazionali. E' un fatto, sia chiaro, ciascuno lo giudichi come vuole, non è questo il punto: non me l'aveva certo prescritto il medico. E' che ogni volta, ai Consigli nazionali, c'erano cento idee ottime e, sempre, l'eterno problema: "ma chi le farà tutte queste cose?".

Chi le farà le riforme di cui l'Italia ha bisogno?

Ricordo perfettamente i durissimi interventi parlamentari dell'ing. Marcello Crivellini contro la spesa pubblica scialacquona dell'imperante Bettino Craxi, allora Presidente del Con(s)iglio. Passata la sbronza nazionale + larga somministrazione di oppiacei collettivi, l'Italia non si risvegliò. Non sono pessimista: è la realtà che non incoraggia molto.

Già: i mercatisti, economisti o meno che siano. La colpa della crisi sarebbe del mercato, dunque, e di quanti lo sostengono, non di coloro che ne stravolgono le regole ad uso e consumo del proprio potere politico. Quando giravo per la Lucania denunciando scandali e ruberie, molti mi guardavano in cagnesco: manco fosse colpevole chi li denunciava, non chi li commetteva. In effetti, una colpa imperdonabile è quella di far pensare, di porre di fronte a scelte. Per carità: e chi la vuole, questa responsabilità? Meglio lasciar fare a quelli della "politique politicienne"; così, se poi  sbagliano, si può sempre lapidarli ben bene!

E così l'offerta politica si degrada, perché l'essenziale è cercare di schivare la lapidazione facendosi cogliere a puzzare meno degli avversar: se il problema è solo di differenziale, ovvio che il fetore, in assoluto, possa impunemente aumentare a dismisura.

Questo blog mi conferma molte cose perché entra in merito alle questioni e le centra. Abitudine sempre più rara, in Italia. Ma le semine, prima o poi, i frutti li danno, quindi complimenti vivissimi a voi tutti e proprio perché nemmeno a voi l'ha prescritto il medico :)

Infine, scrive Mario Mantovani:

 

se tutto si paga i servizi si devono pagare. A me quei 5 gg costerebbero molto ad altri probabilmente meno. Preferirei allora ingaggiare una ditta specializzata, farle pagare un euro dalla scuola e pagare il resto "in natura": il panettiere in pane, il meccanico in assistenza, quelli come me che probabilmente non hanno nulla da offrire direttamente potrebbero fargli dare una tinteggiata a casa propria e raccomandarli agli amici.

Ma un sistema economici "all inclusive" funzionerebbe ancora meglio

 

si potrebbe prevedere anche questa opzione. Naturalmente, sogno per  sogno ... :)

Non so cos'è un sistema economico "all inclusive", ma poco male.