Nel 2003 la stampa nazionale non parlava tanto di parentopoli e concorsi universitari truccati. Nel settore dell’economia agraria, AGR/01, le commissioni venivano “elette”, concorso dopo concorso (130 circa), usando la distribuzione uniforme: soltanto i membri che avrebbero dovuto far parte della commissione, secondo la “cabina di regia,” ricevevano voti in quantità quasi uguale.
Accadde, allora, che un professore straordinario dell’Università della Calabria, con una ventina di pubblicazioni nel triennio, che aveva svolto il ruolo di Direttore del Dipartimento di Economia e Statistica, che aveva ricevuto una relazione superlativa dalla Facoltà di Economia, e che era stato eletto (questa volta con vere elezioni) nel comitato esecutivo della European Association of Agricultural Economists, fosse bocciato dalla commissione di conferma nominata dal CUN. Mentre lui non veniva confermato, figli, figlie, mogli, nipoti e portaborse di membri della “cabina di regia” vincevano senza alcuna pubblicazione rilevante concorsi per ricercatore, associato e straordinario, perfino in improbabili posti per economisti agrari come la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Firenze.
A quel tempo, il CUN aveva nominato le commissioni di conferma di cinque concorsi e in tutte e cinque le commissioni apparivano i nomi del gruppo di potere in economia agraria che aveva condizionato tutti i concorsi del settore a partire dal 1985. Una di queste commissioni bocciò il professore straordinario di UniCal, secondo il volere del capo della “cabina di regia” (informazione raccolta dalle intercettazioni telefoniche disposte dall’autorità giudiziaria).
Per questo motivo, nell’ottobre 2003, scrissi una lettera al professor Luigi Labruna, Presidente del CUN, e per conoscenza ai tre membri del Comitato d’Area Scienze Agrarie che avevano proposto i nomi dei membri delle commissioni di conferma all’assemblea plenaria del CUN. In quella lettera lamentavo a Labruna che il CUN fosse, di fatto, al servizio della “mafia accademica” del settore AGR/01 e facevo i nomi della “cupola”. In meno di 24 ore, la mia lettera era nelle mani dei membri della “cupola” medesima dimostrando inequivocabilmente la tesi che avevo sostenuto nella mia lettera. Ricevetti sette querele per diffamazione e, dopo quattro anni di processo svoltosi a Roma a querele riunite, fui assolto, nell’aprile 2009, perché il fatto non costituisce reato.
Nell’agosto 2004, presentai un esposto di 130 pagine alle Procure di Ancona, Bari, Firenze, Milano e Trieste denunciando la situazione di illegalità nel settore AGR/01. Le Procure di Ancona e di Bari non si mossero. La Procura di Trieste archiviò sommariamente perché “gli indizi di reato non raggiungevano la soglia statistica.” Le Procure di Firenze e di Milano si attivarono immediatamente sottoponendo una lunga serie di professori a perquisizione e intercettazioni telefoniche. Nel giugno 2005, il Comandante della Polizia Tributaria di Firenze scrisse un rapporto al PM nel quale si legge (pagina 15):
“Dall’esame di tutto quanto sopra emergevano elementi tali da confermare, oltre a quanto contenuto nella denuncia del prof. Quirino Paris, un sistema di corruttela generalizzato nel settore disciplinare AGR/01 per l’accesso e la selezione dei docenti e studiosi nei vari atenei italiani.”
E a pagina 19,
“In particolare, dalla presente indagine è emerso che nel settore AGR/01 tale sistema si sostanzierebbe nella predeterminazione degli esiti dei concorsi per docenti o studiosi mediante accordi gestiti da un gruppo ristretto di cd. ‘baroni’ che di volta in volta aprirebbe la strada all’un candidato o all’altro non tanto secondo logiche meritocratiche, bensì clientelari o nepotistiche. Il sistema di cooptazione, rigidamente centralizzato, consentirebbe ad una ristretta cerchia di cattedrattici di convogliare i voti dei singoli docenti in modo tale da costituire commissioni ‘ad hoc’ per i singoli concorsi, favorendo in tal modo la scelta dei vincitori. … Chi non si adegua al sistema rischia un’interruzione della propria carriera universitaria o l’impossibilità di permettere ai propri allievi di superare pubblici concorsi nel settore disciplinare. …”
E a pagina 20:
“Pertanto, alla luce delle risultanze della presente informativa e della precedente corrispondenza in essa richiamata, valuterà la S.V. l’eventualità di avanzare nelle sedi competenti l’adozione di idonee misure interdittive (ovvero cautelari se ne ricorrono i presupposti), al fine di impedire la perpetrazione e reiterazione dei reati per i quali si procede nei confronti di coloro verso cui siano stati raccolti elementi gravi, precisi e concordanti relativi all’illiceità della condotta ipotizzata.”
IL PM di Firenze, nel dicembre 2005 fece richiesta di interdizione dai pubblici uffici di sei professori di economia agraria ma il Gip si dichiarò incompetente territorialmente e inviò il fascicolo alla Procura di Trieste che, a sua volta, lo destinò allo stesso PM che aveva già archiviato la stessa denuncia due anni prima. Questa volta, il PM De Marco si prese altri due anni di tempo e nel marzo 2008 fece richiesta di archiviazione. Feci opposizione (nel limite dei 10 giorni, come stabilito dall’efficienza del codice di procedura penale !!!). Da allora il fascicolo si trova a disposizione del Gip di Trieste che deve ancora decidere se confermare l’archiviazione oppure no.
Naturalmente, la prescrizione esiste anche per questo tipo di reati e non vedo come le persone individuate dal PM di Firenze possano ricevere alcuna sanzione giudiziaria.
L’esperienza acquisita nel seguire questo procedimento penale mi ha fatto capire che il modo in cui si svolgono le indagini, la raccolta e l’archivio dei documenti sono fasi delicatissime del processo e possono comprometterne i risultati in maniera definitiva. Ad esempio, una scelta forse poco felice del PM di Firenze fu certamente quello di ordinare la perquisizione della casa e dell’ufficio di Mario Prestamburgo e, successivamente, di sottoporre ad intercettazione telefonica lui e alcuni dei suoi sodali. In tal modo, messe in allerta, queste persone parlavano spesso in codice o non parlavano affatto; non telefonicamente, almeno. In secondo luogo, il trasferimento del fascicolo – che riempie almeno due valigie di carte – da Firenze a Trieste venne compiuto in maniera forse poco ordinata. Per questo motivo, quando ho avuto accesso al fascicolo per fare opposizione, non sono riuscito a trovare documenti che sono richiamati in altri rapporti. Chi ha avuto accesso al fascicolo?
Infine, ma qui trattasi di considerazione piu' generale sulle procedure, il trasferimento di un’indagine dal PM che l’ha iniziata e strutturata ad un altro PM che l’ha già archiviata fa perdere il filo dell’ipotesi giudiziaria e la volontà di perseguirla. In questo modo le indagini cadono in prescrizione oppure vengono archiviate per non far fare una brutta figura al PM che non sa più dove siano i documenti. Povera Patria…
Post Scriptum. Tramite il Consolato Generale d’Italia a San Francisco (adesso capisco a che servono i Consolati), proprio oggi ho ricevuto da Augusto Marinelli, economista agrario, membro del gruppo di persone che io indicavo come formanti la “cabina di regia” del settore AGR/01, ed ex Rettore dell’Università di Firenze (2000 – 2009), una citazione per danni di 750.000 euro. Anche quattro altri membri querelanti della medesima “cabina di regia” (Mario Prestamburgo di Trieste, Antonino Bacarella, Salvatore Tudisca e Giuseppe Chironi di Palermo) hanno fatto appello alla mia sentenza di assoluzione richiedendo un cospicuo numero di euro. Questi documenti sono disponibili sul mio sito.
Sebbene non sia contrario alla cooptazione con valutazione seria e terza ex-post, a leggere il racconto direi che quelli cooptati non avrebbero passato la valutazione. E neanche i capi della regia a giudicare dalle citazioni e dai giornali su cui pubblicano (dati di scholar).
Quindi tutta la mia solidarieta' e molto rammarico perche' non sembra si possa fare pulizia, anche se poi mi domando come in questo paese non si riesca a provare a fare pulizia senza dover usare la magistratura.