La critica di fondo alla mia posizione - che, analogamente a quella della Merkel, sostiene che non dovremmo proprio tassarci per Costas, anzi: che si fotta Costas e cominci a lavorare di più e cianciare di meno, per una volta negli ultimi duemila anni - viene da Phastidio, che rieccheggia gli argomenti che leggo un po' ovunque sulla stampa benpensante (persino sul New Yorker ...).
Alla fine l'argomento è sempre lo stesso: c'è il rischio sistemico. Alcune delle osservazioni "tecniche" fatte nella peraltro interessante discussione, non fanno altro che condire quello stesso concetto in salse diverse. In particolare:
- Certo che anche le banche europee sono altamente indebitate, ossia hanno un alto "leverage"! D'altra parte, se non ci fosse il leverage il rischio sistemico non ci sarebbe per definizione, o no? Sono la stessa cosa.
- Certo che c'è un problema quanto si cerca di "assicurarsi contro il rischio di mercato o aggregato", come avevano fatto gli svariati masters of the universe nel caso dei subprime (tutti a comprare assicurazione contro la crescita dei tassi e l'esplosione della bolla)! Nel caso del debito greco il rischio, mi viene rimproverato, è che vi sia alta correlazione fra il default greco e quelli portoghese, irlandese, spagnolo ed italiano. E allora? Cosa cambia? SE questa correlazione c'è, c'è e salvare la Grecia IMPLICA che si dovranno "salvare" anche gli altri 4 (voglia avete!). Se non c'è, non c'è ed allora salvare la Grecia non serve a nulla e certo non a scongiurare il rischio che vadano in default anche gli altri quattro. Io qui vedo un errore logico, ma sono aperto a scoprire che l'errore logico è il mio. Però qualcuno me lo deve spiegare.
- A meno che la teoria non sia che SE non si salva la Grecia ALLORA i mitici "mercati" forzeranno tutti al default (come, di grazia?). Mentre SE si salva la Grecia ALLORA i sempre mitici "mercati" si placheranno e non faranno fare default all'Italia o alla Spagna ... Perché se questa è la teoria, allora non possiamo discutere perché discutiamo dell'imponderabile. Noto solo che Lehman venne giù, ma non vennerò giu le altre tre giorni dopo. In particolare, Massimo Famularo argomenta che
Se oggi fallisce la Grecia, domani fallirà l'italia e tra 5 minuti chi è più lesto di me potrebbe aver già venduto i suoi titoli. E questo può succedere anche se non ci sono i presupposti perchè l'Italia fallisca perchè magari diversi operatori non possono o non vogliono correre il rischio di trovarsi col cerino in mano. Quindi la paura che le cose vadano male può farle andare peggio anche quando inizialmente non c'è il minimo presupposto perchè questo avvenga.
Come succede? La ragione per cui la Grecia è in difficoltà è perché ha molto debito in scadenza a breve e teme che rifinanziarlo implichi costi proibitivi. La ragione per cui implica costi proibitivi NON è perché i mercati sono dominati dai turchi ma perché il governo greco, da mesi, prende per le chiappe il mondo e cerca di continuare a farlo per placare le ire dei suoi molti Costas. Insomma, non succede per caso. Dite: se la Grecia fa default gli operatori applicheranno la stessa logica a Italia, Spagna, eccetera, forzandole a sobbarcarsi costi proibitivi per rifinanziare il loro debito in scadenza. Possibile? Tutto è possibile, ma questo è altamente improbabile. Perché? Perché con questa logica va in default tutto il mondo: una volta che s'è sobbarcata il debito di Grecia, Portogallo e Spagna (non serve neanche quello Italiano) anche la Germania è super indebitata, quindi ... Se TUTTI gli investitori decidono che qualsiasi debito pubblico richiede alti premi al rischio allora TUTTO è passibile di default. Qui, però, c'è un punto importante.
O bene il debito pubblico in essere è sostenibile nell'aggregato o non lo è. Se lo è lasciamolo dove sta: chi si è indebitato troppo farà default; chi gli ha prestato i soldi verrà punito di conseguenza in una catena che PER IPOTESI deve finire (il debito aggregato è sostenibile) senza far crollare il mondo. Chi non si è indebitato troppo va avanti, magari con qualche ferita dovuta alle cattive compagnie.
Oppure il debito in essere non è sostenibile nell'aggregato, quindi c'è il rischio sistemico. Ma, allora, spostarlo (perché di questo si tratta) mettendolo a carico di alcuni stati piuttosto che di altri non cambia i termini della questione. Alla fine la baracca crollerà, quindi meglio farla crollare prima: minimizza i danni e distribuisce costi e punizioni in proporzione alle colpe.
La realtà è che se i soldi dei risparmiatori non vanno in Grecia devono andare da qualche altra parte. Magari non la mattina dopo, ma due settimane dopo sì. La prova l'abbiamo avuta proprio nel 2008-09: il risparmio che sfuggiva da Wall Street andava di corsa verso il debito pubblico USA, tedesco e financo giapponese ed italiano. Questo, ovviamente, perché gli investitori pensavano che quei governi non avessero raccontato balle mostruose sul proprio debito. Ora, se scopriamo che la Salgado o Tremonti stan facendo giochetti sporchi con deficit e debito probabilmente il risparmio scappa anche dalle aste spagnole ed italiane, che si salvi la Grecia e che non la si salvi.
- Noto anche che molti commentatori europei che nel 2008 sostenevano che non era una cattiva idea lasciare che i bancari americani finissero in pasto ai pesci, sembrano ora stranamente preoccupati per il destino dei bancari europei coinvolti nella vicenda. Mi domando da dove venga questo cambio d'opinione così drastico. Perché non è grave se salta Citi e la prende in mano FDIC mentre è grave se salta BNP Paribas e la prende in mano la Banque de France?
- Qualcuno sembra pensare che se la Grecia fa "default" allora i consumatori europei perdono dei soldi o cose del genere. Ovviamente no. Se la Grecia fa default chi detiene debito greco perde una parte dei propri soldi (vedasi sotto), gli altri non perdono nulla. Se invece ci tassiamo tutti per salvare ancora una volta Costas ... ci tassiamo tutti ed abbiamo meno soldi in tasca. La "reputazione" dell'euro, poi, lasciamola stare: inutile antropomorfizzare la finanza internazionale. L'euro non è una vergine che, se violata una volta dal default, nessuno più la vuole ... l'euro, come tutte le monete di classe, è una grande zoccola che la può dare impunemente a tutti e rimanere desideratissima il giorno dopo, purché investire in essa prometta bene ...
Veniamo quindi ai numeri.
1) Il debito greco son 300 miliardi di euro. La parte detenuta all'estero sarà circa 200 miliardi, a farla grande.
2) Se la Grecia fa default non cancella tutto il debito (se lo fanno si fottono da soli per un decennio). Chiederà un restructuring e si toglierà dai piedi un 30-50% del debito detenuto all'estero (con i propri risparmiatori è improbabile facciano tanto i furbi, visto che dovranno finanziarsi anche l'anno prossimo). Facciamo il caso peggiore, 50%. Sono 100 miliardi di euro.
3) Se lo detengono tutto in 10 banche (caso estremo) sono 10 miliardi secchi a testa. Una bella botta, ma sostanzialmente inferiore alla capitalizzazione di DB, Credit Suisse, UBS, Societe Generale, eccetera. Dubito che anche una solo di queste vada sotto a causa della Grecia. Eppoi non sono solo 10 le banche coinvolte, no?
4) Se andasse sotto una banca spetterà al governo del paese in questione decidere che fare. Se ricapitalizzarla, se lasciare che gli azionisti perdano tutto, che i debitori recuperino il 70% o il 100%, eccetera. Sarà una maniera per i regolatori nazionali ed i governi da cui, alla fine, dipendono, d'affermare la propria politica sull'argomento e mostrare o non mostrare che ritengono il rischio morale un tema a cui vale la pena dedicare un po' di attenzione, oppure no.
Ma il rischio sistemico, per quantità del genere, non lo vedo proprio.
Infine, le linee di credito al 5% concesse ai greci da EU e FMI mi sembrano al momento una soluzione accettabile. Avrei preferito avesse fatto tutto il FMI, ma va bene così. Ciò che conta è non promettere a Costas che lo toglieremo dai guai, altrimenti Costas ricomincia a fare il furbetto nello spazio di due giorni. E con lui Pinuccio, Pablo y Paulo ...
P.S. Poi, prima di andare a letto, uno legge i giornali e trova cosacce di questo tipo. La moda del far soldi andando in giro per il mondo a dire cazzate che alimentino il terrore sembra inarrestabile! Cui prodest, a parte quelli che le conferenze le fanno, i libri li vendono ed i soldi della paura li intascano?
Michele: e' possibile che i tuoi "critici" abbiano in mente (vecchi) modelli di attacchi valutari, con deep pockets degli speculatori. In quei modelli gli attacchi, se ben coordinati, vincono sempre, anche contro i "fondamentali" valutari.
Hanno fatto male questi modelli. Molto male. Sono una delle basi concettuali su cui gente come Voltremont critica gli speculatori.
Non ho ben chiaro riferimenti, e' roba che andava di moda quando ero all'universita' in Italia. Sono certo che qualcuno qui sa di cosa sto parlando.
Alberto, tu parli delle cose di Krugman sulle 'bande obiettivo" (target zones) nelle gestione dei cambi, suppongo.
Se è questo che la gente ha in mente beh, dovrebbero rendersi conto che l'analogia (ammesso e non concesso che quei modelli fossero sensati nel caso dei tassi di cambio fra valute) è completamente spuria. Nel caso della valuta, una volta che hai finito le riserve di valuta estera le hai finite, quindi bastano degli speculatori con deep enough pockets, non serve che ci sia unanimità. Nel caso del debito occorre unanimità: se qualcuno devia e ti presta i soldi, la speculazione è fallita.
Temo che non ci stiamo capendo, sicuramente per colpa mia. Farò un altro post di precisazione.