Il Default USA

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Abbiamo cercato di spiegare che il default Usa non è il default greco. Entrambi tecnici, da un punto di vista letterale. Ma uno vero e uno no.

 

Aldo ha una intervista a Radio Radicale il 23 Luglio, che riprendiamo qui:

 

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Alberto ha un pezzo su La Stampa il 25 Luglio che riportiamo qui:

 

Il presidente Obama sta negoziando coi repubblicani al Congresso un accordo su spesa e debito pubblico. Le negoziazioni procedono febbrilmente perché, in mancanza di un accordo in tempi brevissimi, il governo federale potrebbe non essere in grado di pagare i dipendenti pubblici, i creditori, e gli interessi sul proprio debito in esistenza. In questo caso, da un punto di vista letterale, gli Stati Uniti non farebbero fronte ai propri debiti e sarebbero quindi «in default». Come la Grecia.

Per quanto noi europei troviamo rassicurante immaginare gli Stati Uniti mentre nuotano in acque turbolente quanto le nostre, la situazione reale è ben diversa. Il default degli Stati Uniti, qualora avvenisse, sarebbe dovuto all’impossibilità di sorpassare un tetto legale all’indebitamento che il Congresso ha posto e che il Congresso può alzare con un voto e un tratto di penna: sarebbe quindi una questione legale, puramente contabile e avrebbe un significato soprattutto simbolico. I mercati non si sognano nemmeno di limitare il credito agli Stati Uniti, né di richiedere tassi elevati o crescenti per sottoscriverlo. Infatti i tassi sui titoli del Tesoro Usa sono stabili da tempo a livelli storicamente bassi; i tassi sui titoli a 6 mesi e oltre sono addirittura scesi nell’ultimo mese.

La ragione dell’impasse legislativa sta nel fatto che il Congresso a maggioranza repubblicana è in una posizione di forza contrattuale notevole: rifiutandosi di votare l’innalzamento del tetto costringe l’amministrazione ad affrontare una crisi fiscale e un potenziale default che, per quanto simbolico, rappresenterebbe una figuraccia per Obama. In altre parole, i repubblicani stanno essenzialmente ricattando l’amministrazione Obama per ottenere che il governo si vincoli a quei tagli di spesa che essi considerano fondamentali per la crescita del Paese. In realtà un innalzamento del tetto sul debito pubblico tale da evitare il default fino al 2012 è già sul piatto della contrattazione, essendo stato offerto ieri dal presidente della Camera Boehner. Ma è un boccone avvelenato perché se Obama lo accettasse si aprirebbe una nuova stagione di negoziazioni proprio prima delle prossime elezioni presidenziali.

Gli Stati Uniti non sono la Grecia, quindi. E nemmeno la Spagna o l’Italia. I problemi di bilancio di questi Paesi sono infatti reali ed imminenti, nel senso che essi non trovano investitori disposti a finanziare il proprio debito, se non a spread elevati rispetto a Paesi i cui conti siano in ordine, come la Germania. Ciò non toglie però che gli Stati Uniti abbiano un problema fiscale serio ed importante, in parte dovuto alle spese militari e ai tagli fiscali dell’ultimo decennio così come alle spese per lo stimolo fiscale dopo la crisi del 2008. Inoltre, in prospettiva, la spesa per pensioni e sanità (dovuta quest’ultima sia al pre-esistente sistema sanitario per gli anziani che alla nuova riforma Obama) appaiono fuori controllo. Ma proprio il tetto legislativo al debito pubblico costringe gli Stati Uniti ad affrontare il loro problema fiscale oggi, ben prima che i nodi vengano al pettine. Qualunque cosa si pensi del ricatto a cui i repubblicani stanno sottoponendo l’amministrazione Obama, e qualunque cosa succeda nei prossimi giorni, gli Stati Uniti usciranno da questa crisi con un accordo che limiterà l’eccessiva spesa pubblica di qui a due anni almeno. Una soluzione politica ad un problema economico, che medierà tra le esigenze e le preferenze delle diverse classi di cittadini rappresentati da democratici e repubblicani, ben prima che i mercati operino pressione sul governo perché questo avvenga. Per quanto il meccanismo istituzionale del tetto al debito pubblico generi queste crisi un po’ fasulle, più contabili che altro, esso sembra in grado di raggiungere un obiettivo importante: costringere le parti a ridurre la spesa sedendosi ad un tavolo negoziale prima dell’emergenza. Ed e' questo che e' mancato all'Europa.

 

Sandro ha una intervista con Tonia Mastrobuoni, sempre su La Stampa, il 26 Luglio, che riportiamo qui:

 

Molto rumore per nulla. Sandro Brusco è convinto: l’accordo sul debito americano si troverà – al più tardi quando le vedove di guerra inonderanno le piazze perché rimaste senza pensioni. E in ogni caso, è improprio parlare di «default»: contrariamente alla Grecia, cui «nessuno vuol più prestare un centesimo», il mercato continua a credere negli Usa. Che secondo l’economista della Stony Brook University non hanno un problema finanziario, ma istituzionale, a causa di una «bizzarria» unica al mondo: un tetto al debito stabilito per legge e «spesso sfruttato a fini elettorali».

D. Altra fumata nera ieri tra democratici e repubblicani sul debito…

R. «Secondo me c’è troppo allarmismo. Perché nessuno guarda a un indicatore molto semplice, gli interessi sui titoli decennali americani? Sono bassissimi. I mercati non sono preoccupati per la tenuta del debito».

D. Perché confidano che si trovi un’intesa entro il 2 agosto, magari aumentando il tetto all’ultimo momento?

R. «Penso di sì. Anzitutto bisogna sapere che il tetto al debito americano è una bizzarria che non esiste da nessuna altra parte al mondo, spesso sfruttata a fini elettorali. Ci si oppone all’aumento del limite anche in maniera scontata per mostrarsi paladini del rigore – compreso un ex senatore, un certo Barack Obama che in passato votò contro».

D. Forse la differenza è che Standard& Poor’s, per la prima volta da decenni, ha modificato l’outlook sul debito statunitense…

R. «Certo, se vogliamo credere ancora a S&P’s…».

D. Ma, insomma, cosa succederà secondo lei?

R. «Per modificare il tetto del debito ci vogliono tre minuti. Mi sembra evidente che entrambe le parti politiche stiano sfruttando la “vetrina” del conflitto a fini elettorali. Non ci credo che rischieranno il congelamento di Wall Street o la liquefazione del sistema finanziario mondiale. Allora: ammettiamo pure che non si trovi l’accordo per il 2 agosto».

D. Ammettiamolo.

R. «Ebbene, il 3 agosto le vedove di guerra inonderebbero le piazze perché salterebbero le pensioni – e il 4 agosto l’intesa ci sarebbe. Dal punto di vista politico, è impensabile che non si raggiunga un accordo. E in ogni caso, in troppi hanno usato impropriamente la parola “default”».

D. Ma il Tesoro non potrebbe più emettere titoli per raccogliere fondi sul mercato. Che altro è se non un fallimento?

R. «Faccio un esempio a caso? Ai greci nessuno vuole prestare un centesimo, agli Stati Uniti sì. Guardate i tassi; quelli ellenici sono al 16 per cento, quelli americani, ripeto, al 3».

D. È un problema di leggi e non finanziario.

R. «Esatto. La legge dice che Obama può indebitarsi fino a un certo limite, al momento 14.200 miliardi di dollari. Dopo quella cifra è vero che il Tesoro non può andare sul mercato, ma solo perché deve avere il via libera del Congresso, non perché i mercati non si fidano più. E nel caso di emergenza, Obama può anche aumentarlo unilateralmente: la Costituzione americana dice che la validità del debito “non può essere messa in discussione”».

D. Perché i cinesi e gli altri grandi creditori tacciono?

R. «Fanno bene. Pensate se dicessero che vogliono gli interessi pagati e i bond rimborsati, gli americani si scatenerebbero, direbbero che “i cinesi ci vogliono mangiare il cuore”».

 

 

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Commenti

Ci sono 145 commenti

2-0

/thread sulla fine del mondo.

;-)

Geazie interessante e ben scritto. Quando vivevo a Washington anche Clinton si trovo' nella stessa situazione; e a trovarsi in difficolta' piu' che le vedove dei soldati (gli Usa usano molto le loro armed forces) erano tutti i vari dipendenti statali di basso rango, civili o militari, per via che ricevendo la paga quindicinalmente, si trovarono scoperti a pagare che so la rata del mutuo della casa, la rata della macchina o della scuola dei figli. Mi e' piaciuto tutto il post meno questa sparata sulle vedove che trovo di dubbio  gusto.

Ciao Giuliana, mi spiace che la battuta sulle vedove sia apparsa come una sparata. La mia intenzione era semplicemente richiamare l'attenzione sul fatto che nel momento in cui le conseguenze di un mancato innalzamento del debito diventeranno chiare la dinamica politica cambierà; ho usato l'esempio delle vedove di guerra perché sono un gruppo universalmente rispettato, non perché siano le prime in linea per i tagli o perché siano quantitativamente molto importanti. Provo a spiegarmi meglio.

L'elettorato USA (ma anche quello di altri paesi) soffre di una singolare dissonanza cognitiva riguardo alle politiche di bilancio. Quando si fanno domande generiche del tipo ''vuoi che il deficit/spesa/debito venga ridotto'' tutti rispondono entusiasticamente sì, manifestando un rigorismo da far passare Quintino Sella per un scialacquatore incallito. Quando però si chiede ''vuoi che si riducano le spese per pensioni/sanità/educazione/whatever'' la risposta è invariabilmente no no no. Non parliamo neanche di aumenti delle tasse.

Anche in questa vicenda tale dissonanza cognitiva si è manifestata. Un mese fa gli opinion polls mostravano che la maggioranza degli americani si dichiarava contraria all'aumento del limite al debito. Per questo i repubblicani hanno montato tutta la sceneggiata, dato che speravano di trarne vantaggio politico. Che poi è la stessa cosa che fece Obama nel 2006. Obama è intelligente e sapeva benissimo che rifiutare l'aumento del debt ceiling sarebbe stato un disastro. Votò contro perché sapeva da un lato che il provvedimento sarebbe passato lo stesso e dall'altro che in tal modo avrebbe soddisfatto i pruriti rigoristi dei suoi elettori.

Ma la dissonanza cognitiva prima o poi deve scontrarsi con la realtà. Se veramente si bloccano le spese, gli elettori americani si accorgeranno di botto che ci sono tante cose che ritengono utili e apprezzabili che non verranno pagate. E l'umore cambierà di colpo. Le pensioni alle vedove di guerra sono solo un esempio delle spese che tutti pensano si debbano sicuramente fare, dato che appunto le vedove di guerra sono universalmente rispettate. Si possono fare altri esempi, per esempio l'assistenza medica ai veterani. Anche l'aumento dei tassi di interesse sul debito aiuterebbe parecchio il pubblico a valutare meglio la faccenda. Ma la bottom line è che quando si passerà dalle affermazioni astratte sul controllo della spesa al taglio di spese concrete, il discorso politico cambierà. Non credo che nessuna delle parti voglia arrivare veramente fin lì, tranne forse l'ala più ideologica del Tea Party Caucus che soffre di dissonanze cognitive tutte sue.

 

In breve, dunque, la tesi è che poichè il default US è semplicissimo da evitare, nessuno crede che possa effettivamente verificarsi, quindi no problem.

Oggi però sembra che la paura cominci a serpeggiare nei mercati. Sono i soliti subdoli speculatori che giocano con le aspettative degli onesti risparmiatori? Oppure è razionale iniziare a scommettere sul suicidio?

E poi, di suicidio si tratterebbe, cioè avrebbe differenze effettivamente disastrose? Voglio dire, cosa comporta per il governo US dichiararsi insolvente? Non si troverebbero con una montagna di interessi in più da pagare dall'oggi al domani?

 

E nel caso di emergenza, Obama può anche aumentarlo unilateralmente: la Costituzione americana dice che la validità del debito “non può essere messa in discussione”».

 

Non capisco: se è esatta questa proposizione allora stiamo solo assistendo a uno stupido teatrino. E comunque mi sembra una discussione che solo gli americani possono fare, tra l'altro mi sembra una discussione quasi sul "modello superfisso": il debito è quello, e per dare ai ricchi devi togliere ai poveri e viceversa. Ma chi l'ha scritta quella norma sul "tetto al debito ?"

Invece vorrei sapere quali sono i dati sull'effetto della riforma sanitaria voluta da Obama, anche se credo che anche su questo si staranno accapigliando. Ma andare via dall'Iraq e Afghanistan niente proprio ?

Sull’intervista alla Stampa viene definita una bizzarria unica al mondo il fatto che ci sia un tetto al debito pubblico stabilito per legge. In realtà almeno in Polonia esiste un vincolo sancito dalla Costituzione per cui il rapporto Debito/PIL non può superare il 60%, e non so se ci siano altri paesi che abbiano norma equivalenti. Ovviamente il riferimento alla Polonia è marginale, però mi incuriosiva capire perché questa norma viene ritenuta bizzarria e magari non può essere vista come forma di protezione delle generazioni future (o almeno così io la avevo intesa).

è bizzarra perché mette un tetto in dollari nominali.

questa tradizione deve avere un'origine molto antica, probabilmente ha origine da quei probelmini di insolvenza che hanno avuto le allora province americane quando decisero di far guerra alla madrepatria...

la moneta a corso legale ha reso bizzarro questo tipo di freno al debito.

 

 

e non so se ci siano altri paesi che abbiano norma equivalenti.

 

C'è, si chiama Italia, l'art. 81 dice:

 

 

Ogni altra legge che importi nuove o maggiori spese deve indicare i mezzi per farvi fronte.

Poi arrivò Cirino Pomicino e stabilì che l'emissione di Titoli di Stato valeva come copertura finanziaria, ed era un mezzo per far fronte a nuove e maggiori spese.

P.s. Mi è scappato qualche blockquote di troppo, chiedo venia...


 

«Secondo me c’è troppo allarmismo. Perché nessuno guarda a un indicatore molto semplice, gli interessi sui titoli decennali americani? Sono bassissimi. I mercati non sono preoccupati per la tenuta del debito».

«Faccio un esempio a caso? Ai greci nessuno vuole prestare un centesimo, agli Stati Uniti sì. Guardate i tassi; quelli ellenici sono al 16 per cento, quelli americani, ripeto, al 3».

 

Guardate che il principale dententore di Treasuries è la FED che mi sa ha monetizzato almeno un trilione e piu' di $ di titoli di stato USA dall'inizio della crisi. Hanno ancora un qualche significato quei tassi?

La domanda ai nostri Bisin & Co è se presterebbero mai al tesoro USA per 30 anni al 4% o giu' di lì. Non c'è qualcosa che non va? Pensano che falsare per così lungo tempo il tassi oltre a trasferire un'immensa quantità di ricchezza non abbia qualche conseguenza?   

Grazie per l'eventuale risposta e scusate l'intrusione :-)

 

 

Guardate che il principale dententore di Treasuries è la FED

e' cosi' da almeno un decennio, niente di nuovo su questo fronte.

Io lo faccio. Presto al Tesoro. Magari non tutto quello che ho, ma una parte si'. 

Un altra indicazione che si tratta di una situazione piu' unica che rara, e di cui si parla molto poco, e' che il tetto sul debito e' stato raggiunto a meta' Maggio, e da allora il tesoro sta consumando i propri risparmi. Nel frattempo, come nota Sandro, la lista di chi vuole prestare soldi al tesoro Americano non sembra affatto accorciarsi.

Nel frattempo, come nota Sandro, la lista di chi vuole prestare soldi al tesoro Americano non sembra affatto accorciarsi.

Ai voia.. con la situazione finanziaria e fiscale che c'è in Europa.... anche un proletario sembra un ricco vicino ad un barbone.

ma invece,parlando di sostenibilità...il rapporto debito/PIL USA non è intorno al 100% e il deficit intorno al 10%?Come mai non si chiede agli USA di fare una manovra in due anni di 10 punti di PIL per rientrare del deficit e come mai nessuno se ne preoccupa e ci sono tassi cosi' bassi ?

Nessuno si preoccupa perchè in molti la pensano ancora come gli autori del post. E forse è anche il caso di aggiungere al conto la potenza militare degli USA. I tassi sono così bassi perchè la FED ha comprato una valanga di titoli di stato di fatto monetizzando il debito pubblico (...e non solo quello)

 

e un taglio drastico del deficit per gli USA (cosa che va fatta,se non vogliono arrivare a rapporti debito/PIL ai nostri livelli),non avrebbe effetti depressivi dell'economia e quindi non sarebbe lo stesso discorso che vale per l'Italia che pure ha dovuto fare una manovra in rapporto al PIL inferiore,partendo da deficit al 4% (pure avendo certo gli USA tassi di crescita piu' alti dell'Italia,ma negli ultimi 2 anni in parte drogati dall'intervento pubblico?).

Nell'intervento di Bisin si accenna alla componente del futuro (s)bilancio costituita dai costi derivati dalla sia pur parziale e compromissoria riforma sanitaria introdotta da Obama. Negli SU le spese sanitarie sono (anziani a parte) a carico degli interessati, che con esse si dissanguano in quanto (l'ho sentito da autorevole consulente della Casa Bianca in materia, incidentalmente un  italiano di cui non ricordo il nome) la spesa sanitaria complessiva raggiunge una % impressionante dell'intero PIL, notevolmente superiore a quello che, rispetto al loro PIL, spendono i paesi con le migliori sanità europee, che viaggiano con sistemi pubblici.

E' da ritenere che la % del PIL americano speso in prestazioni sanitarie sia destinata ad aumentare ulteriormente per l'aumento delle attese di vita.

Vi è quindi una diseconomia generale del sistema americano, che risulta più costoso in % rispetto al PIL dei sistemi europei pubblici, con prestazioni da supporre più o meno pari. Mi domando come mai un argomento del genere (semprechè sia fondato, anche su questo sarei grato di conferme) non sia stato speso dall'Amm.ne Obama a sostegno della riforma. Se è fondato, mi parrebbe un argomento formidabile.

GD

Vi è quindi una diseconomia generale del sistema americano, che risulta più costoso in % rispetto al PIL dei sistemi europei pubblici, con prestazioni da supporre più o meno pari. Mi domando come mai un argomento del genere (semprechè sia fondato, anche su questo sarei grato di conferme) non sia stato speso dall'Amm.ne Obama a sostegno della riforma. Se è fondato, mi parrebbe un argomento formidabile.

primo, la riforma obbliga ad avere una assicurazione, non crea un servizio sanitario nazionale;

secondo, la risposta dei Tea Parties è di solito: "SOCIALISMO!!! AARGHHH", seguita da: 

- le statistiche europee su malattie, vita media e spesa sanitaria sono taroccate dai governi;

- qui razionano l'accesso alla salute con le liste d'attesa (il chè è anche vero ma loro credono che lo fanno apposta per far morire i pazienti più gravi, e spiegargli che le patologie gravi le trattano per prime stile triage non penetra più di tanto);

- che la tecnologia medica europea è più arretrata;

- che i sistemi sanitari pubblici sono un altro aspetto del "welfare panem et circenses" che a sua volta comporta moral hazard e mina l'etica del lavoro;

- che nei sistemi pubblici non puoi sceglierti il medico di famiglia;

last not but least, "se introducono il SSN, è un buon motivo per una rivolta armata" (scritto testuale in un post qui . La famosa lista dove operava la "lesbica siriana Amina Arraf". Frequento gente strana, lo so... 


Non è così: la metà circa della spesa sanitaria USA è del governo il quale spende per cittadino quasi il doppio (vista la variabilità dei cambi è difficile essere precisi) di quanto fa quello italiano. I dati sono sul sito del WHO

Prima di qualificare "piu' o meno pari" al nostro il servizio sanitario USA  mi fermerei a considerare che chiuque puo' si fa curare da quelle parti e mi sa che negli ultimi 50 anni non credo che ci siano stati premi Nobel non USA o dati a ricercatori che non hanno fatto pratica nel paese. Sulle aspettative di vita bisogna ricordare che gli USA accolgono ogni anno milioni di immigrati e la società è molto violenta. I dati che piu' dovrebbero sancire l'efficacia del sistema mi sa che dovrebbero essere quelli circa la sopravvivenza dopo una malattia accertata. Se non ricordo male c'è un sito care.org o di spelling simile piuttosto istruttivo

Altri dati molto istruttivi si trovano in J Bartolomew in "The welfare state we're in" dove si spiega cosa è successo della sanità inglese dopo la sua nazionalizzazione degli anni '40-'50 

Ovviamente i casi USA e Grecia sono molto differenti.

Il fatto tecnico in sè, però, sarebbe trascurabile se avvenisse in un periodo tipo era Clinton (credo sia stato alzato 4 volte sotto Clinton). Adesso sta accadendo in un periodo di debito che sta esplodendo e deficit a doppia cifra o giù di lì.

Se il limite non viene alzato a causa delle risse di questi giorni, sarebbe un pessimo segnale. Anche loro mostrebero di avere una classe politica inetta e rissosa.

Se venisse alzato,però, sarebbe un ulteriore stimolo alla creazione di nuovo debito ponendo ancora di più gli USA in un percorso simil Italia visto che indici+prezzo del WTI segnano drastica riduzione della crescita.

 

 

 

Ovviamente i casi USA e Grecia sono molto differenti.

Una differenza e non da poco è che i primi c'hanno ancora la macchinetta per stampare soldi. La Grecia non piu':-)

Ok, le situazioni a breve termine di Grecia e Italia sono diversissime da quelle degli USA, e per arrivare all'anno prossimo possono alzare come vogliono il tetto legale del debito, e potranno farlo ancora l'anno prossimo, e cosi' via.

Tutto sta, secondo me, nei tempi della ripresa. E' evidente che se non ci sara' ripresa duratura, o se non ci sara' taglio delle spese, e sopprattuto se non ci sara' prima o poi un ritono all'attivo della bilancia dei pagamenti (USA), la situazione USA prima o poi dovra' scoppiare.

FT: ‎"When the commander of America’s military forces is asked what he considers the biggest threat to national security, Admiral Mike Mullen answers that it is the federal deficit."

http://www.ft.com/cms/s/0/52ca17f6-b3cb-11e0-855b-00144feabdc0.html#ixzz1Sqfdqr3x

Faccio errori da pivellino? Sommo mele con arance?

No, secondo me hai ragione. 

La situazione USA e' differente dalla Grecia, ma non molto differente dal complesso UE (occorre confrontare cose omogenee, non USA a Italia o Germania separatamente).

Gli USA sono abbastanza incastrati pure loro.

Solo che le ragioni non sono quelle che le due parti, Dem e Rep, trivializzando ideologicamente, considerano le uniche cause. 

Sono bloccati perche' sono, anche loro, un paese che diventa sempre meno concorrenziale, sempre meno aperto, sempre piu' in balia al connubio fra stato e settori economici che da esso dipendono. Ci sono i monopoli anche negli USA e crescono, crescono, crescono ...

A questo punto il default del Minnesota come lo classificate, più nel vero verso un similgrecia?

 

In questa direzione ci sono parecchi stati americani questo magari  può significare che forse anche per gli Stati Uniti questo pseudo default ha parecchi fondi di verità?

No lo shutdown del Minnesota è più simile al caso del governo federale usa che della grecia. È un problema legislativo (non si sono messi d'accordo in tempo sulla legge di bilancio) più che di effettiva incapacità di pagare. Il 20 luglio lo shutdown e' finito e tutto e' tornato come prima. 

 

Cosa vuol dire essere liberale? Perche' non mi importa? Perche' alla fine questo diventa un esercizio retorico di definizione della perfezione. Allora io questo lo posso fare formalmente (nel senso di logica formale) e scopro che sotto certe condizioni posso raggiungere efficienza in un sistema di allocazione di beni competitivi o con un piano. Nessuno dei due esiste in pratica: il piano perche' il pianificatore tende a farsi la dacia privata e a far produrre cannoni invece che burro; il mercato perche' le imprese tendono a evitare di competere e a costruirsi rendite e potere di mercato. 

In questo contesto allora la scelta diventa storica ed empirica. Non ho dubbi che storicamente ed empiricamente economie di mercato fanno meglio di quelle pianificate - ma questo nopn e' abbastanza per definirsi liberali, credo. Occorre sporcarsi le mani e capire in Svezia dove stanno le piu' rilevanti inefficienze dello stato e negli Stati Uniti dove stanno le posizioni di potere di mercato da abbattere.

Il resto ha un contenuto troppo elevato  di masturbazione mentale per i miei gusti. Si finisce a discutere se la scuola pubblica possa far parte di un sistema economico liberale... ed e' li' che scatta il chissenefrega. Ci sono paesi dove la scuola pubblica funziona decentemente e quelle private sono zoo per figli stupidi di padri ricchi e sistemi in cui nelle scuole pubbliche si entra attraverso un metal detector e in quelle private si studia calcolo differenziale il seconda liceo. 

Non voglio dire che bisogna solo guardare ai casi specifici e dati storici ed empirici. Ci mancherebbe. Nulla contro la teorizzazione; ma teorizzazione non e' categorizzazione. 

Due standing ovation in una sera sola, passata per di piu' bevendo gincoltoni e charlando mentre sbircio nFA ed altro, son forse troppo, ma mi rovino: standing ovation.

Eh si', qui occorre buttare a mare le categorie religiose e nuotare (o scalare, che a me viene meglio) senza barca d'ausilio (senza via gia' tracciata) e vedere dove ci porta il vento (la parete) o il cervello, se volete. Quello che e' utile se lo trattiamo come un deltaplano: o ben lo apri o non serve a un cazzo!

Immagino tuttavia che, quale che sia il regime politico, svedese o statunitense, dovrebbe almeno essere espresso e costantemente richiamato il limite "costituzionale", sia pure vago e incerto, imposto dal rispetto delle libertà negative, da parte sia dello stato sia di corporazioni o robber barons. Il piano sovietico mi renderebbe infelice anche se risultasse economicamente più efficiente.

Bello, molto bello e condivisibile.

prof, capisco e condivido la provocazione, ma a me sembra che (perlomeno su Nfa) sia quasi superflua.

a me sembra che il lettore medio non legge e commenta su nfa per avere la medaglia di liberale dell'anno. per mille motivi qui ci sono (per la grandissima maggioranza) persone che si guardano intorno e vedono in italia tante cose che non funzionano, e che qui trovano un luogo virtuale dove si propongono soluzioni plausibili, pieno di gente preparata senza fette di prosciutto ideologiche sugli occhi. mi vengono in mente i commenti di marco esposito sui referendum sull'acqua, come ultimo esempio di come la gente su nfa provi a ragionare al di là delle barriere ideologiche (di un colore o dell'altro).

quindi, ben venga la provocazione, ma io penso che la maggior parte di ciò che si legge e si scrive su nfa è dettata non dalla voglia di appuntarsi sul petto l'etichetta di liberali, ma deriva da analisi lucide e considerazioni estremamente pragmatiche sulla realtà italiana: i problemi che ci sono ad oggi, luglio 2011, in Italia, richiedono in larghissima maggioranza soluzioni che per comodità possiamo dire liberali.

il punto è, prof, che la maggior parte della gente in Italia (escludendo un folto gruppo di incumbents in cui va infilata l'intera classe dirigente politica attuale) non è avversa al mercato per (pura) ideologia. è avversa al mercato perché non l'ha mai esperito, perché, al contrario di chi scrive e legge nfa, non ne conosce i meccanismi e le potenzialità, nessuno gliele ha mai mostrate, o spiegate. gli incumbents invece (politica, settori protetti e categorie privilegiate) li temono e li avversano razionalmente e strategicamente, peraltro diffondendo un'immagine estremamente negativa di ciò che i mercati possono o non possono fare: l'elettore medio italiano pensa che le privatizzazioni all'italiana, oppure la creazione di un mercato del lavoro duale, siano esempi di "mercato". è logico che ci credano, in italia le occasioni per accorgersi degli effetti benefici dei mercati sono pochissime.

tuttavia sono convinto, alla maggior parte della gente in italia non interessano le etichette: è vero ci sono persone che ideologicamente rifiutano i mercati, la concorrenza e via dicendo, ma secondo me sono una minoranza. all'elettore medio secondo me interessano i fatti. il problema è che l'italiano medio non ha per il momento gli strumenti culturali per interpretare i fatti secondo una logica di mercato. per questo, sono d'accordo con lei, la "rivoluzione liberale" di cui avrebbe bisogno l'Italia non ha senso farla cercando di rilanciare il "brand" del liberalismo.

va fatta cercando e spiegando soluzioni concrete a problemi concreti. personalmente ho convinto pochissime persone delle potenzialità dei mercati consigliando la lettura di 'capitalismo e libertà': ne ho convinte molte di più parlando (per dire) di quanti viaggi in aereo faccio da quando si è consentito a ryanair e compagnia di far concorrenza ad alitalia, o di quante corse in taxi puoi fare a NY e quante a roma, o di quanto costino poco le merci che importiamo dalla Cina, e via dicendo. o consigliando la lettura di nfa..

 

 

Allora io questo lo posso fare formalmente (nel senso di logica formale) e scopro che sotto certe condizioni posso raggiungere efficienza in un sistema di allocazione di beni competitivi o con un piano.

Io temo che se specifichi quelle condizioni, spieghi automaticamente perchè

...storicamente ed empiricamente economie di mercato fanno meglio di quelle pianificate

Cioè perchè un'economia di piano necessariamente non puo' funzionare 

Occorre sporcarsi le mani e capire in Svezia dove stanno le piu' rilevanti inefficienze dello stato e negli Stati Uniti dove stanno le posizioni di potere di mercato da abbattere.

Non potrebbe essere che in una società di mercato siano i consumatori a decidere quante imprese ci sono in un buisness?

Infine: ma anche se si scoprisse che un sistema "pianificato" di un qualsiasi Pol-Pot o Hitler sia piu' efficiente di uno "liberale", saremmo tenuti ad accettarlo?

 

 

 

Non si può più vivere senza il bottone "like"!

Fin'ora, pur avendo letto la maggior parte degli articoli, non avevo mai sentito la necessità di commentare. Ma voglio farlo ora per ringraziarti per quello che hai scritto poco sopra: di think tank liberali ne esistono diversi, ma è piacevole per una volta leggere qualcuno che cerca di non farsi fregare dall'ideologia e dalle etichette.

Sarebbe troppo facile partire da un approccio come il vostro (e - intendiamoci - come il mio) per dire che il liberalismo è la soluzione a tutti i mali e tutti i problemi. Ma si commetterebbe, io credo, lo stesso errore dei marxisti: ossia ritenere che un modello unico possa essere applicato ad ogni tempo e ad ogni luogo, come se l'Italia fosse identica agli USA o alla Cina o al Giappone, o chissà che altro.

Mi pare invece che sia importante non perdere di vista le conseguenze pratiche di quello che diciamo, facciamo e pensiamo (l'etica della responsabilità, direbbe Weber) che poi in fondo è una delle ragioni per cui uno si sciroppa libri e manuali e conferenze e dibattiti eccetera: per comprendere meglio come funzionano le cose, magari per cambiarle - se lo ritiene giusto. Ma, come scrivi tu, se questo deve diventare un esercizio retorico, se lo si fa per avere la patente di "liberale autentico" allora personalmente non me importa nulla. Tanto valeva credere a Marx, che almeno aveva dei dogmi belli forti, no?

Ciao, e buon lavoro!

 

secondo questo articolo,il vero debito pubblico degli USA sarebbe al 140% del PIL....che ne pensate?E il deficit credo che sia intorno al 10 da 3 anni...

www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-07-28/figlia-reagan-quella-voragine-212304.shtml

Sono curioso di sapere quanti dei Repubblicani oggi eletti alla Camera dei Rappresentanti sedevano nella stessa durante l'era Bush, e conseguentemente votarono a favore della guerra in Iraq e Afghanistan, con i conseguenti aumenti del budget federale.

 

Perchè a loro si dovrebbe chieder conto del perchè prima vogliono aumentare le spese e poi non vogliono le tasse. Anche in USA credono ai pasti gratis ?

In attesa che qualcuno con più pazienza cerchi i numeri esatti, la mia impressione è che dei congressmen che votarono la guerra in irak+i tagli delle tasse + medicare part D (l'espansione della sanità per anziani sotto Bush) ne siano rimasti pochi. I cicli elettorali del 2006 e del 2008 sono stati fortemente pro-democrats e hanno cambiato parecchio la composizione della House of Representatives. La controonda repubblicana del 2010 ha portato molti nuovi congressmen, non ha riportato quelli vecchi, e quindi ha addizionalmente contribuito al cambiamento.

Per rispondere alla seconda domanda: sì, anche qui la gente crede che esistano i pranzi gratuiti, anche se forse un po' meno che in Italia. Come in Italia, i politici ne approfittano. 

84 rappresentanti repubblicani alla camera su 242 sono novizi.

Considerando la presidenza Obama (dal 2009 in poi) il numero di nuovi repubblicani arriva a 105 su 242.

Dall'inizio della guerra in Iraq sono 137.

 

Marco, ironia della sorte, anche la spelndida senatrice democratica Hillary Clinton (D- New York) voto' in favore per la guerra.

Il voto per l'entrata in guerra in Afganishtan fu pressocche' assoluto, mi pare di ricordare solo due astensioni dei quali uno di una rappresentante californiana su principio pacifista.

 

Incidentalmente, allora fra tutti i membri del Congresso SOLO DUE avevano figli militari impegnati in guerra e questa per molto tempo fu ritenuta dalla opinione pubblica americana una "vergogna".

Fin da subito la politica americana ando' a fare una operazione militare senza approvare le misure necessarie per garantire la riuscita dell'intervento .

Ci fu subito una grande polemica perche' l'allora chairman of Joint chifs of staff (generale Shinseki) aveva stimato il numero di personale e mezzi necessario per una reale vittoria, mentre il ministro della difesa approvo' un numero molto minore, da qui il proseguimento all'infinito del conflitto.

La immediata decisone di lasciare l'incarico da parte del generale, che se ne ando' volontariamente in pensione, fu accolta dalla opinione pubblica come una forma di protesta passiva. Gen Shinseki ando' in pensione ma in realta' volle abbandonare il gabinetto dell'allora presidente Bush in quanto in disaccordo con le decisoni politiche prese dal ministro della difesa .

 

Da quel poco che ho letto, hanno spostato il problema per fine 2012 inizio 2013. Vuoi vedere che i maya c'hanno preso ? :)

Scherzi a parte, come giudicate l'accordo?

Il titolo online di oggi:

Giù le Borse, Milano brucia 15 miliardi

Delude l'intesa negli Usa, 
mercati in forte rosso. <em>

 


<em>

 

 

non riesco a trovare il volume di scambi di oggi (milano normalmente è sui 2,5 miliardi/giorno).Qualcuno li conosce?

A fine di luglio scadeva un BOT semestrale di 8,8 miliardi e un BTP decennale di 20,2 miliardi, a metà agosto scadrà un BOT annuale di 7,15 miliardi.

Poichè il Tesoro ha annullato l'asta di metà agosto ed avendo emesso nuovi titoli a fine luglio per 17,9 miliardi il debito a metà agosto risulterà ridotto di 18,25 miliardi (ah, l'cconto IRPEF!).

Nonostante questo segnale positivo lo spread sui bunds si allarga! E' veramente una situazione molto seria.

Stamattina al tg radio 3 sentivo che tra settembre e ottobre c'è un mattone da 80 mil. di titoli da piazzare. Venderanno l'oro della patria?

 

Poche ore fa ho letto del fallimento della commissione democratica/repubblicana per il taglio della spesa pubblica. Ora cosa succederà negli USA, a vostro avviso ?

cari economisti di NoiseFrom America, non ho trovato una parola giusta per la notizia di oggi di 800mila impiegati statali USA dichiarati non essenziali e quindi mandati a spasso , per il momento, di fatto disoccupati per un po. Dal momento che 100 senatori e 430 deputati della camera bassa non sono riusciti a mettersi d'accordo si salvano all'unanimita' il loro stipendio di civil servants. Bell'esempio di democrazia. Sarebbe bello, vi prego, imploro almeno Sandro Brusco, un'indagine seria, dal punto di vista economico di outsider come i prof italiani che lavorano in america quali siete; tanto per vedere un punto di vista meno polarizzato del mio che da oggi sono moglie di un disoccupato. grazie