In anni precedenti (precisamente: negli anni dell'amministrazione guidata dal professor Paolo Costa, ordinario di economia nella locale università di Ca' Foscari ed ora parlamentare europeo per il PD, ma anche durante l'attuale amministrazione guidata dal professor Massimo Cacciari, ordinario di filosofia al San Raffaele di Milano) il comune di Venezia ha deciso di entrare nel mondo dei derivati.
Su una serie di finanziamenti in essere, complessivamente pari a 250 M€, ha effettuato, con l’intento dichiarato di contenere gli oneri finanziari correnti, una serie di swaps descritti nella nota “Relazione sugli strumenti derivati 2007” (qui). Tali operazioni hanno comportato una perdita pari ad oltre 21 M€ registrata nel conto economico relativo all’esercizio 2007. Conosceremo fra un po' di tempo il risultato per il 2008 mentre non mi è riuscito di scoprire quale fosse stato l'impatto di tali contratti sul bilancio comunale negli anni 2005 e 2006.
I comuni, oltre alla contabilità finanziaria devono redigere, sulla base dell’art. 229 del TUEL (qui), anche un rendiconto economico secondo i normali principi civilistici. I principi contabili internazionali impongono al redattore del bilancio di valutare il derivato al “fair value”. In particolare lo IAS 39 stabilisce che l’eventuale utile o perdita sull’operazione debba essere contabilizzata “a conto economico” nel caso di operazioni su derivati “non di copertura” mentre la differenza va iscritta direttamente a Patrimonio Netto (senza transitare a conto economico, ma le conseguenze sono evidentemente le stesse) nel caso di normali operazioni di copertura.
Per marginali che possano sembrare, 21 M€ di perdita in un anno non sono poca cosa per un comune come quello di Venezia, che ha una spesa corrente annuale pari a circa 550 M€, tutto compreso.
Sarebbe interessante sapere come e quando sono nate tali operazioni, chi le abbia sponsorizzate, chi le abbia approvate e sulla base di quali relazioni e conoscenze tecniche, se il Consiglio Comunale ne fosse stato informato, se la Giunta (ed il Sindaco, soprattutto il Sindaco economista) sapesse quello che stava facendo, eccetera, eccetera ... sino, ovviamente, agli ammontari delle commissioni pagate a Barclays, Merril Lynch e agli altri soggetti intervenuti.
Sarebbe anche interessante scoprire cos'è successo quest'anno a quei contratti (ci stiamo avvicinando a fine anno, quindi è quasi ora di fare il MtM) e se il Comune di Venezia ci abbia finalmente guadagnato qualcosa, oppure no.
Morale: Ci sono anche funzionari pubblici che sanno fare e fanno bene il proprio lavoro. Il signore che ha steso il rapporto in questione è chiaramente uno di costoro. Poi, però, ce ne sono altri, molti altri, che invece no. La deriva italiana, come questo provinciale esempio esemplifica, è che quest'ultimi funzionari ed i loro protettori politici mai subiscono le conseguenze dei propri errori o della propria incompetenza. Almeno, che qui a Venezia si sappia, nessuno ha chiesto ragione di tali decisioni al precedente sindaco, né all'attuale, né ai loro assessori al bilancio, né ai funzionari intervenuti nella valutazione di tali operazioni, né a nessun altro.
Che io sappia, a Venesia de 'ste storie no sa gnente nisun ... e ze un pecà, parché i ze schei nostri.
Io ti ringrazio di questo articolo, e dei link che vi hai inserito. Farò in modo, nel limite delle mie possibilità e dei membri che aderiscono al nostro partito*, di far si che questa cosa non resti insabbiata.