Il col. Rosario Walter Guerrisi, comandante dei San Marco in Libano, pare lamentare sul New York Times di oggi (dico "pare" perche' la citazione e' un po' ambigua; il senso dell'articolo invece e' chiaro) che l'interpretazione ufficiale della missione Unifil in Libano richieda l'approvazione del governo e/o dell'esercito Libanese per ogni operazione di polizia. Approvazione peraltro che non arriva mai. In sostanza, sostiene l'articolo, la missione non ha alcun effetto sulla riorganizzazione di Hezbollah (i militari Unifil non possono nemmeno fermare un camion carico di missili) ne' sul transito di armi dalla Siria.
A me pare che questo non sia poi cosa grave. La missione sta li' ad aiutare i Libanesi nella ricostruzione, direi. Gli Israeliani non vedevano l'ora di smetterla con le loro operazioni militari in Libano, un fallimento totale dal punto di vista sia militare che politico.
Cio' che invece a me pare un po' grave e' che (ma forse e' presto per dirlo) non stiamo raccogliendo i dividendi della missione in termini di reputazione. Il capo di Hezbollaz, Nasrallah, ha apparentemente dichiarato (ancora oggi sul NYTimes) che gli Europei si vergognano di stare aiutando gli arabi e quindi dichiarano alle proprie popolazioni che la missione ha il compito di difendere Israele. (Niente di piu' falso; lo vorrei vedere il nostro amico Massimo dire in parlamento che siamo in Libano a difendere gli Israeliani).
A me pare che questa missione come tutta la politica estera europea abbia troppa fiducia nella diplomazia. (Tra parentesi, e scusate la frecciatina, il nostro amico Massimo ha fatto del "primato della politica" un suo cavallo di battaglia ideale da molti anni). In analogia con i giuslavoristi che non capiscono il mercato del lavoro, i diplomatici non hanno alcuna comprensione del funzionamento dell'attivita' economica. Perche' dovrebbero? Dovrebbero, dovrebbero, vorrei argomentare.
Il "primato della politica" ci porta a canalizzare gli aiuti alle forze politiche o alle operazioni pseudo-militari/pseudo-di-pace. Ma le prime sono costituite da politici corrotti, senza controllo da parte della inetta ed inefficiente burocrazia Europea; e le seconde sono nella grande maggioranza inutili, e quando funzionano sono operazioni di aiuto medico e ingegneristico. Il medio-oriente e' un buon esempio. Ogni piano, ogni proposta dal dopoguerra e' stata formulata sul piano politico-militare. Sono state spese innumerevoli vite umane, soldi a valanghe, e non si sono raggiunti risultati degni di nota. Ma soprattutto la popolazione palestinese e piu' in generale dei paesi arabi coinvolti vive in condizioni economiche terrificanti. Il primato della politica ha addirittura impedito la costruzione di case per i profughi (perche'cosi' voleva la politica, che se i profughi hanno case e si trovano bene poi c'e' il rischio non vogliono piu' tornare da dove sono stati mandati via e un -grosso - pezzo di bargaining nelle riunioni sui piani di pace si squaglia al sole).
Dopo anni e anni di fallimenti su fallimenti, vogliamo provare a pensare, da intellettuali come il nostro caro amico Massimo, qualcosa di diverso?
Prima di tutto aiutiamo piuttosto esplicitamente - ma esplicitamente! - la popolazione nella ricostruzione delle infrastrutture, specie ospedali, ponti e strade, cosi' che Nasrallah non possa piu' dire le cose che dice senza essere spernacchiato dalla popolazione stessa. Mandiamo ingegneri, soldi, e soldati a difendere gli ingegneri. Non negli alberghi sul mare, ma nei villaggi. La popolazione capira'. E se Hezbollah o gli Israeliani provassero a spararci contro agli ingegneri e ai soldati che li proteggono, lo faranno a proprio rischio (in termini di reputazione).
Soprattutto, spendiamo i nostri soldi in investimenti in collaborazione con imprenditori locali. Non sottovalutiamo la forza liberatoria di una economia viva e funzionante. Usiamo l'esercito per difendere gli alberghi, i negozi, le fabbriche, i ristoranti che finanziamo. Guardiamo ai fatti: i politici corrotti (ad esempio Arafat in Palestina) hanno mangiato sia nostri soldi che la loro reputazione (la quale, nel caso di Arafat, era immensa). Hamas ed Hezbollah hanno il sostegno della popolazione a causa della loro capacita' di gestire (e proteggere militarmente) una serie di servizi sociali. Ma non possono, per le loro limitazioni intellettuali e per i loro obiettivi di distruzione del nemico, fare nulla per sostenere/sviluppare una vibrante attivita' economica nei territori e nelle citta' che controllano. Ma i servizi sociali li possiamo fare anche noi, con maggiori mezzi e migliori obiettivi. E in piu' possiamo finanziare attivita' economiche profittevoli e produttive. Ancora una volta, i partiti religiosi in Palestina e in Libano non saranno contenti, ne' lo saranno gli Israeliani. Ma questo e' buon segno, significherebbe che qualcosa succede, che l'economia si muove e che i politici e i militari ne hanno timore, come dovrebbero. Un'economia funzionante rende liberi.
Certo, per fare questo bisogna sporcarsi le mani, andare "dentro" e collaborare con gli imprenditori locali. Bisogna ovviare alle limitazioni delle nostre burocrazie, bisogna dare incentivi agli imprenditori . E soprattutto bisogna ripudiare il "primato della politica" e della diplomazia. Cosa non facile perche' i politici e i diplomatici tendono a essere tra le persone piu' pompose sulla faccia della terra (dopo gli economisti, naturalmente; ma almeno gli economisti hanno sempre ragione!).
Forse affatto da anticomunismo cerebrale (quello "viscerale" non ho
mai capito cosa fosse neanche quando ero io comunista-- cosa hanno
Ronchey e Montanelli il tubo digerente politicizzato? [mi domandavo da
piccolo]) ho i miei dubbi sul grande entusiasmo.
Le scelte di
D'Alema, non dubito in buona fede, sono le stesse della tradizionale
pro-arabica politica italiana dai tempi di Enrico Mattei (en passant,
chapeau, almeno Mattei la resistenza la fece, D'Alema resistette al
massimo al declino della Fgci (non federazione del gioco del calcio, ma
federazione giovanile comunista italiana) di fronte agli "indiani
metropolitani.")
Sul serio, Unifil -auguro a tutti i maro' di
tornare alla Malcontenta interi, ma serve a nulla. Le puntate
pro-Hizboullah sono scemenze.
la confusione e' grande ed il compito principale di D'Alema e' surf the waves sperando che vada bene.
Ho
visto zero strategia, ad esempio nel teatro mediterraneo, e non sto
affatto sostenendo che sia facile averla. Per parita' di ragionamento,
non vedo perche' si debba essere abbagliati dal ministro degli esteri e
dalla sua brillante retorica.
p.s.
i ministri precedenti sono Ruggiero, Frattini, Fini.
Uno tornato a vita privata, uno a CEE, e il terzo a dirigere il suo partito neo-post-non-si-sa-bene fascista.
Come poteva D'Alema arrestare il declino della FIGC causato dall'abbandono della sezione veneziana da parte di michele? Tu chiedi troppo, palma.