L’Italia continua a oscillare tra disciplina fiscale e assistenzialismo, con la prima che sembra estranea alla sua cultura e alle sue tradizioni e il secondo che tende a riemergere con puntualità. Così, mentre attraverso il DL n. 95 del 6.07.2012 contenente “Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini” il Consiglio dei Ministri introduce misure volte al contenimento della spesa sanitaria pubblica che suscitano il malcontento di sindacati e associazioni imprenditoriali (“macelleria sociale”), in altri ambiti si garantisce “assistenza” anche quando non ve ne è bisogno. Con il risultato, stante l’esistenza di un vincolo di bilancio, di diminuire le risorse destinate a chi ne ha davvero necessità.
Un Decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze (MEF) del 1.06.2012 ha dichiarato “danneggiati” dai recenti eventi sismici cinquanta Comuni emiliani, sospendendo per tutti i residenti i termini dei versamenti e degli adempimenti tributari in scadenza tra il 20 maggio e il 30 settembre 2012. Una successiva Delibera della Giunta Regionale dell’Emilia-Romagna (n. 747/2012) ha esentato fino al 30 settembre 2012 le popolazioni di questi Comuni dal pagamento del ticket per le prestazioni di specialistica ambulatoriale, Pronto Soccorso, assistenza termale e farmaceutica (farmaci in fascia A) erogate da strutture del Servizio Sanitario Nazionale.
Solidarietà, aiuti, vicinanza a chi è stato colpito direttamente dagli eventi sismici non sono in discussione. Va tuttavia riconosciuto che in alcuni dei Comuni interessati da questi provvedimenti i danni provocati dal sisma sono pressoché irrilevanti, tanto da risultare sovente ignoti a gran parte dei cittadini. Sarebbe davvero un gesto di grande sensibilità da parte dei Sindaci dei Comuni appena sfiorati dal sisma dichiarare pubblicamente la ridondanza di queste misure rispetto alla situazione reale e, qualora possibile, rinunciarvi. Un po’ di altruismo consentirebbe di focalizzare le agevolazioni laddove esse sono effettivamente necessarie. Oltretutto, se l'esenzione di decine di migliaia di cittadini dalla compartecipazione alla spesa sanitaria pubblica può compromettere equilibri che con altri provvedimenti si cerca di perseguire, l'allungamento dei termini di pagamento dei tributi genera nell’immediato un problema di cassa per i Comuni stessi, che potranno contare solo dopo il 30 settembre su una parte delle loro entrate (ad es. il gettito dell’IMU sulla prima casa).
E' questione di punti di vista, ma esentare dai ticket non aumenta la spesa sanitaria se la domanda di servizi sanitari rimane invariata, sposta solo i costi da chi viene esentato ad altri contribuenti. Personalmente ritengo i ticket assimilabili a tasse, quindi non sono per nulla d'accordo con la tesi che si potrebbe dedurre da questo articolo, che aumentare i ticket diminuirebbe la spesa sanitaria.
In qualsiasi forma di assicurazione, una compartecipazione ai costi serve a diminuire problemi di moral hazard, disincentivando l'uso dell'assicurazione per motivi futili: se non costa niente, non ci pensi due volte a consumare il bene in oggetto. Insomma, un piccolo ticket che scoraggi questo tipo di usi è efficiente.