Leggo su Corriere.it:
«Se la lotta all'evasione avrà veramente successo, e la pressione
fiscale dovesse aumentare di quattro, cinque o sei punti, più di quanto
ci serve per ggiustare [sic] i conti pubblici, ci sarà la possibilità di
ridurre le tasse». È quanto ha detto il ministro dell'Economia, Tommaso
Padoa-Schioppa, nel corso della trasmissione 'In mezz'ora', spiegando
che ciò potrà avvenire «con la legge finanziaria del 2008, e quindi a
valere sul 2009». «Ridurre le tasse con la prossima legge finanziaria -
ha sottolineato - sarebbe troppo presto e poco responsabile. Nel 2007 -
ha aggiunto poi il ministro - è ancora presto per poter valutare quanto
la lotta all'evasione fiscale avrà avuto successo». Le risorse
finanziarie, infatti, per rivedere ed alleggerire la pressione fiscale,
possono venire infatti proprio dalla lotta all'evasione fiscale.
Notate la sottigliezza dell'argomentazione. Le risorse finanziarie per alleggerire la pressione fiscale possono venire dalla lotta all'evasione fiscale. E quindi solo se la lotta all'evasione fiscale avra' avuto successo si potranno eventualmente ridurre le tasse. Non gli passa nemmeno per l'anticamera del cirividdru che: 1) la pressione fiscale in Italia e' gia' altissima; 2) aggiustare i conti pubblici si puo' fare anche tagliando la spesa, soprattutto quando sappiamo quanto efficiente sia la fornitura di beni e servizi che ha luogo tramite tale spesa; 3) la lotta all'evasione potra' cominciare ad avere successo solo quando si comincera' davvero a ridurre la pressione fiscale su imprese e famiglie.
Notate poi come il governo (questo governo, qualsiasi governo) abbia sempre la tendenza a rimandare a dopodomani: nel novembre 2006, quando venne fuori che le entrate fiscali erano state maggiori del previsto, Gianfranco Morgando (responsabile economico della Margherita e relatore
della Finanziaria 2007) aveva ventilato la possibilita' di ridurre il prelievo fiscale già nel 2007. Ovviamente adesso si parla del 2009.
C'e' poco da fare: non e' credibile una politica di ridurre il debito oggi, aumentando le tasse e la lotta all'evasione, per poi ridurre le tasse domani, una volta ridotti il debito e/o l'evasione. Conosco solo un caso recente in cui ci sia stato un aumento temporaneo delle tasse per far fronte ad un aumento esplosivo del debito pubblico, e che le tasse siano state ridotte per davvero una volta rientrata la crisi finanziaria: la citta' di New York durante la prima amministrazione Bloomberg.
Purtroppo Prodi e Padoa-Schioppa non sono Bloomberg.
Al fondo, e' un problema di incentivi e di time-inconsistency per l'agente politico, come argomentava tempo fa Alberto: "Prima si riducono le tasse, cosi' da
costringere il governo a trovare gli evasori (o a ridurre le spese).
Oppure prima si riducono le spese, cosi' da rendere piu' credibili
successive riduzioni delle aliquote (specie se veramente si trovano gli
evasori). Non che un patto di questo tipo, con un impegno del governo
in anticipo nella forma di una riduzione delle tasse e/o della spesa,
debba funzionare necessariamente. Ma e' un modo per imporre dei seri
costi al governo inattivo o inefficace. In sostanza il punto e'
semplicissimo: si chieda al governo di pagare prima (meno tasse, meno
spese) e ricevere benefici dopo (le tasse degli evasori). Nel caso
contrario il governo raccogliera' le tasse degli evasori (di quelli che
non votano per il governo in carica, quantomeno) e non ridurra' le
tasse ma spendera' gli introiti a proprio vantaggio (politico o
economico)."
Aggiungo io, ridurre le tasse oggi porta di per se' ad una riduzione dell'evasione, nella misura in cui l'evasione e' una risposta endogena all'elevatissima pressione fiscale. Sembrerebbe chiaro anche ad un bambino, no? Eppure, la chimera del "dopodomani" e' davvero irresistibile.
Ineccepibile, ma (volutamente?) ingenuo. Nel 2009 si vota (Europee), nel 2007 e 2008 no (le amministrative spaventano poco l'Unione). E nel 2009 ci sarà in ogni caso il redde rationem per questa accozzaglia che chiamare governo non si può. Per cui le cartucce per salvare la ghirba e la cadrega (= taglio delle tasse) le tengono per quell'occasione. Fino ad allora la politica di TPS sarà - come per l'ultima finanziaria - solo un abile sfruttamento tattico del boom di entrate fiscali, reso possibile essenzialmente dai condoni tremontiani, che hanno fatto emergere nuovo reddito che non potrà più sommergersi, e dall'aumento del PIL, dovuto a sua volta al traino dell'economia mondiale, specie quella per noi cruciale tedesca (ahi, quanti danni ha fatto all'Italia, e non solo, la maledetta ri-vittoria, per il rotto della cuffia, di Schroeder nel 2002!). Vedrete che col tempo spacceranno sempre più il boom delle entrate per un aumento degli introiti della lotta all'evasione. E l'aumento del PIL per l'effetto del "lunedì dal barbiere" di Bersaniana memoria. Ed i media "autorevoli" (mica quelli volgari che leggiamo noi bifolchi di destra) faranno da grancassa da par loro. L'importante per un governo è durare, no? O non crederete mica che la politica economica si faccia avendo a cuore il benessere economico di una nazione? Quelle sono frescacce che raccontiamo agli studenti (scemi) o che servono per pubblicare e finire in cattedra.
Grazie dell'osservazione, caro Hayek/Adam. La coincidenza con il ciclo elettorale mi era sfuggita.
L'interpretazione generale di 'political economy' di Adam Hayek mi sembra corretta, ossia è molto probabile che possibile riduzioni delle tasse verranno decise in funzione degli appuntamenti elettorali (by the way, si può andare in cattedra anche facendo analisi serie di political economy con self-interested politicians, non solo propinando fregnacce sul benevolent social planner).
L'ipotesi implicita, che non mi piace tanto, è che l'elettorato abbia la memoria corta e quindi apprezzi i tagli fiscali appena introdotti piu di quelli introdotti nel passato. Non mi piace tanto perché non mi piacciono in generale le spiegazioni basate sull'irrazionalità delle masse, ma direi che qualche evidenza empirica c'è e come working hypothesis si può accettare.
Ho qualche dubbio però che la funzione di utilità dei governanti descritta da Adam sia quella corretta. Delle elezioni europee, credo, gliene importa una pippa tanto al centrosinistra quanto al centrodestra. Le amministrative contano già di più, parecchi membri delle elites politiche si alternano tra governo delle grandi città o delle regioni e politica nazionale (Moratti e Veltroni sono solo due possibili esempi). Se l'Unione potesse fare qualche regalia per acchiappare voti in più alle amministrative lo farebbe, ma credo semplicemente che non ci sia tempo. Le uniche elezioni che contano veramente sono quindi quelle politiche. Pertanto, il mio best guess è che la riduzione delle tasse (se ci sarà) non avverrà nemmeno nel 2009 ma nel 2010, un anno prima delle politiche del 2011. Sempre, ovviamente, che il governo non salti prima.
Il boom delle entrate come conseguenza dei condoni di Tremonti? Non ho proprio capito. Che meccanismo hai in mente?