Ci sono stati
diversi commenti a quello che ho scritto ("Bob the builder for president") e
ho pensato che per chiarezza fosse meglio rispondere con ordine facendo
esplicito quello che voglio sostenere.
Primo: Obama non
è il ritorno a Clinton, è invece una svolta di tutto il partito democratico
su posizioni più a sinistra, posizioni che avranno influenza sulla sinistra in
Europa e in Italia, così come la ebbe a suo tempo Clinton, ed è bene
discuterne in Italia se non altro per questo. Questa volta le influenze
potrebbero non essere positive come (secondo me) lo furono negli anni '90.
Secondo: Ci sono
ragioni precise per cui Obama non è Clinton, da quelle storiche (Obama viene
durante una guerra impopolare) a quelle personali (ovvie) a quelle filosofiche,
più sottili ma anche più profonde, su cui mi vorrei soffermare. Queste
ragioni sono più difficili da vedere sotto la splendida retorica. Per fortuna,
questo punto si comincia a vedere nei commenti. Leggiamo.
Non solo il primo presidente
nero
Cercando di
definire chi è Obama su questioni economiche, Cassidy afferma:
"Ma chi è allora Obama? Una risposta è che è
un seguace di behavioral economics.’’ [John Cassidy, ``Economics: Which Way for Obama?’’,
The New York Review of Books, 12
Giugno 2008]
Ben detto, è un
punto già fatto a marzo su The New
Republic da Noam Schreiber, in un articolo titolato ''The audacity of data''. Chiariamo cosa
significa questo. Intanto, perché seguace? La cinghia di trasmissione del
pensiero è questa: Kahnemann dice le cose a Thaler, che le dice a Goolsbee,
che le dice a Obama. Kahnemann e Thaler sono due eminenti fondatori di
behavioral economics, Goolsbee è il suo (di Obama) consigliere economico.
Thaler e Goolsbee
sono a Chicago (alla Business School). Come già nel passato, è Chicago che
forma le menti dei presidenti. Solo che questa volta l'ispirazione è passata
di mano, anche perché l’altra Chicago (quella del Dipartimento di Economia) queste
cose non le ha mai prese sul serio, proprio come Hillary non aveva preso sul
serio Obama. Obama (fatto importante per la storia) sarà il primo presidente
nero. Sarà anche (fatto importante per la storia del pensiero economico) il
primo presidente behavioral. Ma è solo una concessione alla moda del neo-candidato?
No, io credo che sia una influenza profonda; o meglio, una affinità elettiva.
Behavioral Economics
è partita (per dichiarazione enfatica dei fondatori) dalla necessità di dare
una teoria e un modello realista del comportamento umano. Un modello che
privilegiasse (da qui il nome) il behavior, il comportamento vero e osservato,
e non quello ottimizzante e ipotizzato che vive nei deliri matematici dell’economia
neoclassica. Ma Behavioral Economics vuole di più: una visione della natura umana non più avvelenata
dal pessimismo (la "dismal science") che gli economisti hanno della natura
umana. Una economia, insomma, con l'audacia della speranza. In questa ricerca
della vera natura umana motivata dal realismo e dall'ottimismo, Behavioral Economics
è approdata a una visione degli uomini in profondo contrasto con quella dell'economia tradizionale: gli uomini non sono attenti al proprio interesse e
intelligenti, come assumono gli economisti. Sono invece buoni (qui sta
l'ottimismo) e stupidi (qui sta il realismo).
Un esempio che
riunisce bontà e stupidità, e con tanto di prova scientifica, si trova nell’articolo
di Harbaugh e collaboratori, "Pagare le
tasse ti fa star bene" (si veda qui e qui per una descrizione della ricerca di Harbaught; la sua homepage è qui, il paper è qui). L'articolo dimostra che i soggetti economici amano
pagare le tasse. Come? Perché quando paghi le tasse lo striato ventrale (un'area del cervello) si attiva: basta guardare la figura. E allora è chiaro che pagare le tasse è un piacere.
Azzardo morale? Selezione avversa? Complicati meccanismi per risolvere problemi
di implementazione? Gli economisti neoclassici si preoccupano senza motivo. Alla
gente vera piace fare lo cosa giusta!
Certo l'economia "neoclassica" aveva bisogno di una iniezione di realismo. Quello di
Machiavelli, credevo io: ma perché allora siamo finiti a fare il verso a Candide?
La risposta è semplice.
Il fascino immortale
dell’utopia
Periodicamente
l'idea del socialismo ritorna. In modi e forme diverse ogni volta, e ogni volta
più modesta per via dei fallimenti precedenti. Questa idea si riconosce da alcune
idee di fondo, di cui due sempre presenti. La prima è che gli uomini sono
buoni e stupidi. La seconda è che, per fortuna delle classi meno privilegiate,
delle minoranze e delle specie in via di estinzione ci sono intellettuali
generosi che sono pronti a farsi carico delle loro istanze, per il modico
prezzo del potere politico. Obama in politica e behavioral economics nel mondo
accademico sono la più recente incarnazione di questa idea.
Premetto che alle
prime battute delle primarie Obama mi aveva colpito. Il discorso che celebrava
la vittoria di Iowa, per esempio, con quella sonorità ritmica, tambureggiante
e classica al tempo stesso (''They said this day would never come’’, con
accento sulle seconde vocali, in perfetti dimetri giambici, tata’n, tata’n, tata’n, tata’n, ''They said
our sights were set too high'', tatan tatan, tatan, tatan, come a scuola con la
metrica greca), le immagini potenti ("We are not a collection of red states
and blue states, WE are the UNITED STATES OF AMERICA!").
Guardandolo mi ero
detto: Uno che parla così è un personaggio notevole. Mi sono andato a
risentire il discorso che aveva fatto quattro anni prima alla convenzione
democratica. Già qui qualche grinza. Dopo un po', infatti, rieccolo: ''We are
not a collection of red states,.. blah blah blah.. AMERICA!''…: Ma come, già allora? Ma son passati quattro anni!
Pazienza, non tutti possono dire qualcosa di nuovo dopo soli quattro anni. Ma
poi, tutte le copiature, ''Noi siamo quelli che stavano aspettando se stessi'',
copiato da Maria Shriver che magari l'aveva copiato da una canzone che l'aveva
copiato da un libro mentre tutti facevano finta che fosse una preghiera degli
Hopi. Pazienza, mica tutti sono John Kennedy, che copiava direttamente da
Oliver Wendell Holmes.
La cosa che però
veramente mi ha fatto cambiare idea è guardare a quello che dice di fare. Io
credo che Obama sia una svolta del partito democratico a posizione
pre-Clintoniane, DFL, "Minnesota nice". Per questo non mi incoraggia affatto che
mi ricordino che a pareggiare il bilancio è stato Clinton, un democratico.
Obama è profondamente diverso da Clinton. Dubbi? Michelle Obama si incarica di spiegare
ai fedeli meno acuti, che possono essere travolti dalla marea delle emozioni suscitate
dal marito, cosa faranno, detto in soldoni:
Politica come missione: "Barack vi farà
lavorare. Richiederà che abbandoniate il vostro cinismo, che usciate dal
vostro comfort."
Politica Economica: "La verità è che, per avere
cose come il servizio sanitario universale o un sistema educativo migliore,
alcuni devono concedere un pezzo della loro torta perché altri possano averne
di più"
Toni che non sentivo
dai tempi di Servire il Popolo (m-l). Questa è behavioral economics in azione:
l’ottimismo della volontà, Robin Hood in politica interna, tutti a casa in
politica estera. Possiamo parlare dei punti del programma, per essere più
specifici. Ma la domanda vera è molto semplice, e la faccio subito.
Io considero limiti della
sinistra italiana, limiti che quella sinistra deve superare, caratteristiche
come il buonismo pacifista invece del realismo, l'appello ai buoni sentimenti a
scapito delle regole chiare, l'attenzione a come spartire la torta piuttosto
che a come farla crescere, le rivendicazioni a vantaggio di gruppi specifici invece
degli incentivi senza favoritismi, la politica come afflato religioso invece
che discorso laico. Ora, se queste cose sono praticate e predicate dalla
sinistra italiana non vanno bene, ma se le pratica e predica Obama, allora sì?
Gli psicopatici e i furbi
Alberto Bisin conclude su Hillary mettendo in bocca ad Obama:
Avrò poca esperienza
politica, ma so che coloro che credono di essere in debito con la vita sono
persone pericolose.
È il profilo di una
psicopatica. Io persone così non le ho mai incontrate, nemmeno in Toscana;
chissà dove le trovi, Alberto. Ma per Obama, niente paura: lui una simile se
l’è già scelta. Non come vicepresidente, ma come moglie. In debito con la
vita? Michelle Obama è approdata, su punteggi scarsi (e con una tesi scritta,
come è stato detto, in "nessuna delle lingue conosciute"), prima a Whitney
Young, poi a Princeton e poi a Harvard. E ancora pensa di non dovere nessuna
riconoscenza per il paese che lo ha fatto. La sua è una carriera basata in
larga parte sui favori e non sul merito: quando queste cose succedono in
Italia, tutti gridano. Io sono contrario a che questo succeda, dovunque
succeda. C'è qualcuno che è favorevole?
La vita di
Michelle Obama è un utile esempio di predizione diverse data dalla economia
classica e quella behavioral, e questo mi permette una illustrazione del punto
iniziale. Prendiamo due persone (o come nell'esempio qui sopra, Michelle e la
società americana) che contrattano per come spartire qualcosa, per esempio un
comune guadagno, e supponiamo che una delle due, come prima mossa,faccia una concessione. Per esempio manda,
come ha fatto la società americana, Michelle a uno dei suoi colleges elitari.
Che succede ora?
Behavioral
economics (nella fattispecie, con la teoria della reciprocità positiva) dice
che la seconda persona è grata, e ricambia: nel nostro esempio, lavora sodo, e
se ha talento e volontà lo fa vedere, e al passo successivo accetta di andare
dove il merito la porta, e non oltre. L'economia neoclassica invece vede che
la prima persona con la sua concessione ha rivelato una qualche sua debolezza
strategica (per esempio, che teme rappresaglie, o che ha bisogno che l’accordo
si trovi, e così via). La seconda persona legge questo segnale
appropriatamente, conclude che se ha funzionato una volta funzionerà due, e chiede
di più. Ottenuto un dito, chiede la mano. Michelle Obama ha fatto questo per
tutta la sua vita,dimostrando così la
forza analitica e la saggezza, che non è vuoto cinismo, dell’economia neoclassica.
Concludo. Non
vorrei sembrare irrispettoso con il mio tantan. Ci sono dei fatti che sono
così veri che vanno detti anche se sono ovvi. La presidenza Obama sarà un
fatto storico. Qualunque cosa lui faccia, cambierà la visione che il mondo ha
degli USA, e che gli USA hanno di se stessi. Sarà una prova straordinaria
della capacità di quel (questo) paese di cambiare, di provare strade nuove, di
rischiare, capacità che noi dobbiamo invidiare. Io credo anche che Obama sia abbastanza
pragmatico e intelligente da non essere una ripetizione di Carter. Per esempio
sarà capace di vedere che una affermazione della democrazia (imperfetta,
limitata, a base tribale e religiosa, e così via) in Iraq apre una occasione
storica, che è meglio prendere invece che dichiarare la sconfitta dopo una
vittoria, e scappare con gli elicotteri dai tetti. E naturalmente cambiera' per
sempre la visione che gli altri hanno dei neri, e che i neri hanno di se
stessi. Questa è la contraddizione che ho voluto indicare. Nel suo discorso
sulla razza di Filadelfia, Obama cita Faulkner dicendo che "Il passato non è
morto e sepolto. Anzi, non è neanche passato." indicando così che le
rivendicazioni dei neri sono ancora tutte sul tavolo. La contraddizione che
vedo in lui è che insista con rivendicazioni da militante di quartiere,
proprio quando è protagonista di un evento che dimostra in modo irrefutabile che
il passato è passato.
A me Obama sembra anni luce davanti al resto della sinistra americana, figuriamoci quella italiana; qualsiasi rivoluzione stia portando al democratic party non tocchera' l'italia fino a chissa' quando (15 anni?). Inoltre Obama ha una forza tutta personale: non e' semplicemente la forza trainante di un movimento in seno alla sinistra ma e' un uomo con carisma da vendere che da solo introduce qualcosa di nuovo (o almeno da l'impressione di). Insomma per rifare cio' Obama sta facendo ci vuole un altro Obama, non basta scopiazzare.