Il principale argomento utilizzato da Berlusconi per convincere la pubblica opinione che era buona cosa silurare la proposta di Air France fu quello di sostenere che Alitalia doveva rimanere saldamente in mani italiane. Durante la campagna elettorale dichiarò che si sarebbe impegnato in prima persona per favorire la soluzione patriottica. Egli è uomo d’onore e, diamogliene atto, ha mantenuto la sua promessa. Ma perché quest’argomento fa così tanta presa? Perché lo sventolio del tricolore (quello bianco rosso e verde) su Alitalia ottiene adesioni generali e anche trasversali?
Propongo la seguente spiegazione, che più tecnicamente può essere denominata “effetto Galliani”. Tutto risale al maggio del 1999. In quell’anno Berlusconi era presidente del Milan – oggi non più perché l’articolo 2 della sciagurata norma sul conflitto di interessi gli impedisce di rivestire tale carica – e la squadra ottenne la definitiva certezza della conquista del suo sedicesimo scudetto sul campo di Perugia. Come ricorda la Gazzetta dello Sport, in quell’occasione l’allora vicepresidente Galliani
Al primo gol si trasforma in un mostro urlante: scatta in piedi, agita le braccia, spalanca la bocca. Nell'intervallo lo chiama Berlusconi e gli raccomanda contegno, ma alla fine il mostro ritorna: Galliani ha gli occhi di un pazzo e si aggrappa al figlio e a Braida. Nell'esultanza gli hanno rubato il portafoglio.
Berlusconi è un profondo osservatore e conoscitore della natura umana in generale, degli italiani in particolare, e della loro passione calcistica ancora di più. Dal calcio ha tratto ispirazione anche per la produzione dei marchi dei suoi prodotti (Forza Italia). Dall’episodio di Perugia, di cui fu vittima il suo vice, trasse l’insegnamento poi sagacemente applicato alle nuove incombenze che il destino aveva in serbo per lui. Basta convincere la pubblica opinione che mantenere la proprietà di Alitalia in mani italiane è come vincere uno scudetto. Così, mentre esulta in un crescente fervore patriottico, sarà uno scherzo da ragazzi mettergli le mani in tasca.
Sicuramente il ricorso a simboli contraddistingue molto le tecniche di persuasione berlusconiane.
Non solo, mi pare che lui non si tiri mai indietro quando si tratta di fare di sè stesso un simbolo, neanche quando rischia di diventare un simbolo negativo: gioca, rilancia e vince.
Questa tecnica funziona, sembra quasi che la potenza dei simboli travolga tutti i ragionamenti avversari: ci pensano poi gli intellettuali organici a mettere in piedi spiegazioni più o meno razionali per le sue prese di posizione. Non vediamo fior di economisti difendere ogni giorno l'indifendibile?