Introduzione e bibliografia
Per quanto riguarda la tornata delle amministrative, i dati completi e ufficiali li potete trovare sul sito del ministero degli interni. Non sono però presentati in un formato molto utile dato che non sono aggregati e non presentano comparazioni con i risultati precedenti. Altre risorse meno ufficiali ma più utili sono le seguenti:
- Le analisi dell'Istituto Cattaneo. Segnaliamo in particolare quella sull'astensionismo (che è aumentato anche in queste elezioni) e le comparazioni con le precedenti comunali e regionali.
- Termometro Politico fornisce un riepilogo generale delle comunali e provinciali, evidenziando i cambi di colore politico delle amministrazioni e un riepilogo generale dei voti ai partiti rispetto alle elezioni precedenti, molto ben fatto e che consiglio. Sempre sullo stesso sito ci sono analisi di Bologna, Cagliari, Milano, Napoli, Torino,
- La mappa interattiva del Sole 24 Ore (ma altri quotidiani, ad esempio Repubblica, hanno mappe analoghe).
Per quanto riguarda i referendum, consiglio a tutti di non stare a perder tempo a cercare di trovare un qualche significato recondito nelle minuscole differenze tra la partecipazione ai vari referendum o alle percentuali di SI o NO. Sono di fatto trattabili come errori statistici senza alcun significato particolare. Lo so che molti lettori di nFA, me compreso, hanno votato alcuni SI e alcuni NO. Abituatevi all'idea di essere elettoralmente irrilevanti, quanto prima tanto meglio.
I dati ufficiali e completi sono sul sito del ministero dell'interno. Cliccando potete trovare i risultati di ciascun comune italiano e nazione estera (affluenza del 59,63% a Papozze, 59,69% ad Assago; in Amerika un miserabile 20,23%). Altre fonti di informazioni meno complete ma più user friendly:
- Tassi di partecipazione regionali in piacevole formato grafico, da L'Inkiesta.
- Infografica di Repubblica, con dati su tutti i referendum dal 1946.
- Sondaggio su Termometro Politico sulla partecipazione per classi di età e livello di istruzione. Tenete conto che i dati che mostrano una partecipazione crescente per grado di istruzione sono un po' ''sporchi'' se li vogliamo interpretare come espressione di consenso politico all'obiettivo dei referendum. La partecipazione elettorale è crescente nel livello d'istruzione in tutte le competizioni elettorali.
- Sondaggio di IPR Marketing sulla partecipazione al voto in base all'appartenenza partitica; secondo il sondaggio ha partecipato metà dell'elettorato leghista, più di quello del terzo polo.
- Studio dell'Istituto Cattaneo dal titolo ''Su 100 cittadini che hanno espresso un voto valido per i partiti di Governo nel 2008, 28 hanno votato per l’abrogazione delle leggi approvate dai loro partiti''. Come spiegherò dopo non ''compro'' totalmente la loro tesi di un centrodestra in uguale sofferenza al nord e al sud. Sempre l'Istituto Cattaneo ha calcolato l'astensionismo aggiuntivo rispetto alle politiche del 2008 su base regionale.
Come detto, è chiaro che amministrative e referendum hanno dato un duro colpo al centrodestra. Cerchiamo di capirne meglio il significato.
Il panorama internazionale
La prima cosa da osservare è che, se prendiamo una prospettiva internazionale, l'Italia ha avuto risultati elettorali anomali nel 2009 e nel 2010, mentre sembra essere tornata ora alla normalità. Il periodo economico recessivo ha generato nell'elettorato di quasi tutti i paesi forti sentimenti antigovernativi. Dal 2009 in poi si sono quindi viste un po' dappertutto sconfitte per le forze di governo, sia nelle elezioni politiche sia quelle ammministrative. L'elenco è lungo: Francia, Irlanda, Spagna, Germania, Inghilterra, Stati Uniti, Portogallo e la lista potrebbe continuare. Il comune denominatore è stato la rivolta contro chiunque avesse la ventura di trovarsi al governo.
In questo panorama generale, l'eccezione è costituita dalle elezioni regionali italiane del 2010. Dato che il governo italiano non ha certo brillato nella gestione della crisi (anche se, questo va detto, ha fatto meglio dell'Irlanda), la tenuta del 2010 non è facilmente spiegabile. Oltretutto, la campagna elettorale del centrodestra fu grottescamente incompetente (ricordiamo la mancata presentazione della lista PdL a Roma, ma non fu l'unico episodio). La spiegazione più plausibile è probabilmente data dai problemi organizzativi del PD. Il prinicipale partito di opposizione, in preda a lotte interne, aveva praticamente deciso di perdere le europee del 2009; era il modo ''furbo'' in cui i dalemiani avevano deciso di colpire i veltroniani, nella persona dell'allora segretario Franceschini, in preparazione delle primarie autunnali. Una volta vinte le primarie ci è poi probabilmente voluto tempo per riavviare la macchina del partito, e il recupero non è avvenuto in tempo per le regionali del 2010. Sia come sia, la stagione elettorale del 2011 ha posto fine all'eccezione.
A livello internazionale, la durata di questo ciclo di sentimenti antigovernativi è legato all'andamento del ciclo economico e in particolare all'andamento dell'occupazione. Al momento i segnali sono non univoci, con una ripresa meno robusta di quanto desiderato e persistenti timori di una caduta dei livelli di attività, ma appare abbastanza chiaro che la crisi economica italiana è più profonda e strutturale che in altri paesi. Inoltre la rigidità del mercato del lavoro italiano ha da un lato contenuto l'aumento della disoccupazione nella fase più buia della recessione, ma da qui in poi renderà più difficile che l'espansione della produzione si accompagni a un sostanziale miglioramento della situazione occupazionale. È quindi prevedibile che, almeno in Italia, lo scarso appeal elettorale delle forze di governo continui. Questa previsione necessariamente condizionerà le strategie dei principali attori politici.
Veniamo però ora alle caratteristiche peculiari di questa tornata elettorale, che sono soprattutto legate all'eterogeneità regionale dei risultati elettorali.
La meridionalizzazione e balcanizzazione della destra continua
Nell'analisi successiva alle elezioni politiche del 2008 avevo osservato come il PdL si fosse drammaticamente meridionalizzato. La crescita del centrodestra nelle regioni del nord fu interamente e unicamente attribuile alla Lega, che in quelle regioni più che compensò il crollo verticale del PdL rispetto alla somma dei voti di FI e AN del 2006. Avevo anche parlato di ''mastellizzazione'' del PdL, segnalando la sua chiara capacità di attrarre voti clientelari che precedentemente facevano riferimento al centrosinistra o al centro.
La tendenza alla meridionalizzazione è continuata in questa elezione. La novità è che la cessazione dell'espansione leghista ha fatto sì che ora la meridionalizzazione, anziché riguardare il solo PdL, riguardi ora il centrodestra nel suo complesso. Per i dati aggregati rimando all'analisi di Termometro Politico, che mostra chiaramente come il centrodestra abbia tenuto assai meglio a Sud. Questo fatto è stato un po' oscurato dal pessimo risultato del centrodestra a Napoli, ma il dato di fatto è che il capoluogo campano è un caso chiaramente speciale e non rappresentativo del resto del mezzogiorno. In questa tornata il centrodestra al Sud ha conquistato città come Caserta, Campobasso e praticamentetutta la Calabria.
Questo buon risultato del centrodestra al Sud si è però sovrapposto a un'altra tendenza, foriera di possibili grossi problemi per questo schieramento politico. Se guardate i risultati delle città linkate sopra, noterete la tendenza abbastanza uniforme alla dispersione del voto tra un'infinità di liste civiche e formazioni minori. Anche se in parte, soprattutto per alcune liste civiche ''del candidato sindaco'', questo riflette semplicemente una strategia di allargamento del potenziale di voto, esiste per il centrodestra un lato molto oscuro che è rappresentato dalla balcanizzazione del consenso. In altre parole, la ''mastellizzazione'' sta continuando, attraendo con successo parte dell'elettorato di scambio meridionale, ma anziché inquadrarsi direttamente in un'espansione del PdL più facilmente controllabile a livello centrale, favorisce invece forze minori e notabili locali. La ragione per cui per il centrodestra ciò è un problema è che queste forze hanno livelli di lealtà abbastanza bassa che necessita continuamente di essere mantenuta a colpi di spesa pubblica e nuovi incarichi per i signorotti locali. Per un governo che sopravvive in questo momento solo grazie ai cosidetti ''responsabili'', in gran parte di provenienza meridionale, questo significa essenzialmente l'impossibilità di evitare la paralisi nella propria azione di riforma. Significa inoltre che la Lega dovrà accettare nei prossimi due anni, o comunque per la durata residua della legislatura, una versione della riforma federalista ancor più annacquata e irrilevante del nulla ottenuto fino a oggi. I rischi politici per la Lega sono ovvi, e si manifestano già oggi in una accresciuta tensione nella maggioranza.
I movimenti fuori dai poli principali
Questa tornata elettorale è stata anche la prima prova per il Terzo Polo. Era anche un'attesa prova di conferma della forza mostrata dal Movimento 5 Stelle alle elezioni regionali. La consistenza di queste due forze può risultare determinante per l'esito delle prossime elezioni, se si voterà ancora con il porcellum. Se il M5S sottrae più voti al centrosinistra che al centrodestra renderà infatti difficile l'ottenimento del premio di maggioranza per PD e alleati. Discorso analogo vale per il terzo polo sul lato destro dello schieramento. Al momento sia M5S sia il terzo polo sono ancora entità in divenire di cui non si sa molto; queste elezioni sono quindi un utile elemento di studio.
Per il Movimento 5 Stelle consiglio questo articolo di Termometro Politico. L'articolo sfrutta il fatto che il M5S ha deciso di non partecipare alle elezioni provinciali, dato che ritiene opportuno abolire le province. Comparando i dati di due città (Trieste e Ravenna) in cui si votava contemporaneamente per le provinciali e le comunali si può quindi meglio capire cosa fanno gli elettori del M5S quando il loro simbolo non è sulla scheda. Rimando alla lettura completa dell'articolo, ma una sintesi può essere questa: il M5S sottrae voti principalmente al centrosinistra, ma una fetta consistente viene sottratta anche al centrodestra, soprattutto la Lega.
In termini generali, il M5S ha mostrato che le sue potenzialità principali restano nelle regioni ''rosse'' e in quelle del Nord, mentre continua a restare debole nelle regioni meridionali. Se si votasse domani il raggiungimento del quorum del 4% alla Camera sarebbe possibile ma non probabile. Per il Senato, paradossalmente il M5S può sottrarre seggi al centrodestra anziché al centrosinistra. Infatti le regioni in cui ha qualche possibilità di superare la barriera regionale dell'8% sono quelle ''rosse'', in particolare l'Emilia-Romagna. In queste regioni il centrosinistra vincerà comunque e otterrà il premio di maggioranza, e se il M5S otterrà seggi questo sarà a spese di PdL e Lega (questo, tra l'altro, è quello che è successo per il consiglio comunale di Bologna). Aggiungo infine, come nota di colore, che il risultato del M5S a Milano è stato abbastanza deludente, nettamente inferiore per esempio a quello di Torino. Forse, alla fine, candidare uno studente ventenne non è stata una grande idea.
Per il Terzo Polo, e soprattutto per FLI alla sua prima prova elettorale, i risultati confermano abbastanza le attese. Primo, la forza principale del FLI è al Sud, dove il partito si è innestato su un ceto politico meridionale di provenienza AN, mentre resta debolissimo o assente nelle regioni del centro-nord. Nonostante tutti i rumori sulla svolta liberale e i vari intellettuali libertari di cui Fini si è circondato, questo significa che per questo partito il rischio di approdare a una linea di politica economica da destra populista e sempre molto presente. Secondo, anche se non particolarmente forte elettoramente la formazione finiana ha ragione di essere soddisfatta. La balcanizzazione del PdL meridionale apre infatti vaste prospettive di aumento dell'influenza, sia in termini elettorali sia in termini di posizione negoziale.
Un punto che mi preme fare qui è che i mezzi di informazione sono stati straordinariamente inetti nell'analizzare queste formazioni politiche. Il M5S viene costantemente ignorato, credo in parte per pigrizia dei giornalisti che non sanno bene dove cercare e per un certo grado di imperiza dei responsabili politici del movimento, più abituati alla comunicazione diretta in rete che alla ricerca di copertura da parte dei media tradizionali. Di Futuro e Libertà si sono privilegiate esperienze folcloristiche che si sono alla fine rivelate completamente irrilevanti, come la lista ''fasciocomunista'' di Latina, senza indagare seriamente sui reali punti di forza del partito. Vedremo se questa tendenza cambierà nel futuro.
Un sassolino che mi voglio levare
Chiudo questo pezzo già troppo lungo con un paio di osservazioni un po' fuori tema sui sondaggi.
Primo, il divieto di rendere pubblici i sondaggi nelle due settimane prima delle elezioni ha assunto connotati farseschi. Per il combinato disposto della sequenza amministrative-ballotaggi-referendum si è impedita la pubblicazione dei sondaggi per un mese e mezzo. Il divieto è stato ampiamente aggirato. Corse dei cavalli, corse automobilistiche, previsioni del tempo e altre modalità indirette di comunicazione dei risultati dei sondaggi sono prima apparse nei siti specializzati e poi via via perfino sui quotidiani nazionali. È troppo chiedere che i cittadini italiani vengano trattati da adulti e che si ponga fine a questa assurda limitazione della libertà di stampa? La ratio della norma è semplicemente incomprensibile e in più essa viene facilmente aggirata. Diamoci per favore un bel taglio e comportiamoci da paese civile, lasciando che si pubblichino i sondaggi fino alla chiusura della campagna elettorale.
Secondo, se guardiamo ai sondaggi fatti fino all'inizio di maggio (quelli in cui abbiamo potuto osservare dettagli come metodologia, ampiezza del campione, tasso di non risposta e amenità varie), la performance è veramente pessima. Tanto per dirne una, la netta vittoria di Pisapia al primo turno ha colto tutti di sorpresa. E la performance è stata pessima anche per le ''corse clandestine dei cavalli'', quindi il problema non è che l'elettorato ha cambiato idea negli ultimi quindici giorni.
Non è la prima volta che gli istituti di opinione ''bucano'' alla grande e tutti assieme. La situazione è stata riassunta molto bene da Francesco Costa e quindi non starò a ripetere. La domanda che pongo è: possibile che di questo non discuta nessuna? Mi rendo conto che è un tema specialistico, ma ci sono chiaramente problemi tecnici su come si fanno i sondaggi in Italia, e sarebbe meglio andarci a fondo.
Ti segnalo un paradosso elettorale che si potrebbe presentare con il porcellum: al Senato il Terzo Polo diventa determinante per formare il Governo se la sinistra (vincente alla Camera) non riesce a conseguire la maggioranza assoluta dei seggi. Questa eventualità si potrebbe presentare se il centrodestra riesce a tenere qualche grande Regione vinta nel 2008 (ad es. Piemonte, Lazio, Campania, Sicilia). Quindi l’elettore che si sposta da destra ai centristi paradossalmente favorirebbe lo scenario di vedere il partito che votato all’opposizione! (lo stesso discorso vale all’inverso per gli elettori dell’API, nel caso, oggi improbabile, di un vantaggio del centrodestra). Tu come vedi cambiata la situazione rispetto all’analisi che avevi fatto nel 2010? La maggioranza assoluta dei seggi al Senato è alla portata di PD+IDV+SEL o dovrebbero crescere ancora nei consensi?
Con il Terzo Polo sopra il 10% nessuno ottiene la maggioranza al Senato.
Ecco perchè Casini non vuole allearsi con nessuno: ritiene più redditizia la politica dei "due forni"
C'è però in palio la presidenza della Repubblica: chi vince alla Camera eleggerà il nuovo Presidente.