Come discusso nel post precedente, il sistema elettorale per le regionali combina un sistema maggioritario all'inglese per l'elezione del governatore con un premio di maggioranza per i partiti che appoggiano il governatore vincente. Che tipo di alleanze ci possiamo aspettare, sul piano teorico, con un simile sistema?
Ci sono due forze che si muovono in direzione opposta. Da un lato, ciascun candidato governatore ha interesse a formare una coalizione la più larga possibile, al fine di massimizzare la probabilità di vittoria. Dall'altro ciascun candidato governatore vorrebbe la più piccola coalizione possibile, in modo da garantire una maggioranza più politicamente omogenea ed evitare che il proprio partito di riferimento debba spartire i seggi del premio di maggioranza con gli altri. La prima forza dovrebbe prevalere quando l'esito delle votazioni è incerto, mentre la seconda forza dovrebbe prevalere quando l'esito è scontato.
Se quindi consideriamo ciascuna elezione regionale come un gioco statico a cui partecipano le forze politiche regionali la predizione dovrebbe essere la seguente:
1) nelle regioni nelle quali il centrodestra o il centrosinistra sono chiari vincitori, la coalizione vincente dovrebbe includere solo i ''core parties''. Tutti gli altri dovrebbero andare in ordine sparso, con una eccezione che discuteremo tra breve. La ragione è che le forze che non appartengono alla coalizione vincente sono sicure di perdere. Dato che presentarsi con il proprio candidato governatore genera comunque un certo beneficio in termini di visibilità, le forze di opposizione non hanno alcun particolare interesse a coalizzarsi. L'eccezione di cui parlavamo prima è data dall'esistenza della soglia minima per l'accesso ai seggi. Un partito che teme di prendere meno del 3% ha convenienza a sacrificare la visibilità ed entrare in una coalizione più grande in modo da poter partecipare alla spartizione dei seggi.
2) nelle regioni nelle quali l'esito è incerto si dovrebbero formare esattamente due coalizioni, di necessità entrambe assai eterogenee.
La logica delle alleanze situazione politica italiana si può brevemente riassumere come segue. Un partito di centro, l'UDC, può scegliere tra i due due grossi blocchi di centrosinistra (PD e IdV) e centrodestra (PdL e Lega). Sul lato sinistro (comunisti e vendoliani) e sul lato destro (Storace e altri partitelli fascisti) possono cercare di coalizzarsi, rispettivamente, con il centrosinistra o con il centrodestra. A questi si aggiungono forze minori di vario tipo (Grillo, pensionati, indipendentisti veneti, varie versioni del PSI, etc.) la cui strategia non è immediatamente chiara. Alla luce di queste considerazioni, quanto predice bene le alleanze il semplice modello sopra esposto?
Le regioni sicure. Il centrodestra ha due regioni assolutamente sicure, Lombardia e Veneto. Per queste regioni il modello sopra funziona quasi alla perfezione. In Lombardia la coalizione Formigoni comprende tre partiti, Lega, PdL e La Destra. La partecipazione de La Destra è l'unico scostamento dal modello. Le forze di opposizione si presentano effettivamente in ordine sparso quando sono convinte di poter passare la soglia del 3%. Quindi UDC e Federazione della Sinistra (l'alleanza tra rifondazione comunista e PdCI) si presentano separatamente. Tutti gli altri (verdi, vendoliani, socialisti, pensionati) si sono messi al riparo alleandosi con Penati. Si tratta, come precedentemente osservato, di quelle forze che probabilmente non raggiungerebbero il quorum da soli.
In Veneto la storia è simile. Anche qui c'è uno scostamento dato dalla partecipazione di Dc-Alleanza centro alla coalizione che sostiene Zaia. L'UDC, che è certa di passare la soglia, va da sola. Tutte le altre forze conflusicono nel centrosinistra. La differenza rispetto alla Lombardia è che i comunisti appoggiano il candidato del centrosinistra Bortolussi, probabilmente perché sono più pessimisti che in Lombardia riguardo al superamento del 3%.
Passiamo ora alle regioni sicure per il centrosinistra: Emilia Romagna, Toscana, Umbria e Basilicata. Anche qui, nelle prime 3 la UDC va da sola, come predice la teoria. Al pari di quanto accade nelle regioni dominate dal centrodestra, la coalizione vincente tende a essere più inclusiva di quanto la teoria predice. In Basilicata invece l'UDC ha stretto un accordo con il centrosinistra. Ma questa probabilmente non è una anomalia. Alle ultime elezioni politiche la coalizione PD-IdV ha ottenuto solo il 44,5% dei voti. Senza l'UDC c'era quindi il rischio di non farcela. Un discorso simile vale probailmente anche per le Marche. Anche questa regione usava essere appannaggio del centrosinistra ma guardando ai dati delle ultime politiche si può in qualche modo capire l'imbarcamento dell'UDC. Tuttavia le Marche sono anomale anche per un'altra ragione, ossia la decisione dei partiti a sinistra del PD (rifondazione, PdCI e vendoliani) di andare soli. Dato che, almeno inizialmente, i sondaggi non davano una vittoria scontata al centrosinistra la rinuncia dell'ala sinistra può apparire rischiosa.
Le regioni incerte. Come detto, per queste regioni la predizione è che si formino due grossi blocchi eterogenei. Cominciamo con il dire che ci sono due regioni in cui i risultati si discostano chiaramente da questa predizione. In Calabria PD e IdV vanno divise, il ché di fatto assicura la vittoria del candidato di centrodestra. La coalizione di centrodestra invece si è comportata secondo le previsioni, formando una larga ed eterogenea coalizione che va dall'UDC fino ai fascisti di Fiamma Tricolore. L'altra regione è la Puglia, dove l'UDC corre da sola. Ci si sarebbe attesi che l'UDC si alleasse con una delle due coalizioni principali, di fatto determinandone la vittoria. La ragione di queste eccezioni è in realtà abbastanza facile da spiegare. In entrambe queste regioni il candidato di centrosinistra è stato scelto mediante primarie, non mediante i calcoli e le trattative dei dirigenti di partito. Il processo, come tutti ricorderanno, è stato abbastanza caotico e la decisione è giunta piuttosto tardi, impedendo la ricomposizione delle alleanze. Piemonte, Liguria e Lazio invece si conformano perfettamente alla predizione, con la formazione di due blocchi eterogenei contrapposti. Molto vicino alla predizione va anche la Campania, ma in questa regione i comunisti decidono di andare da soli. Non so però quanto la Campania possa veramente considerarsi una regione incerta. Credo sia abbastanza scontato (e, soprattutto, questa era l'aspettative quando si sono fatti i giochi per la formazione delle coalizioni) che questa regione andrà al centrodestra, per cui la decisione di Rifondazione di cercare visibilità non appare necessariamente in conflitto con la predizione della teoria.
Riassumendo. Come scienziati sociali siamo abituati all'idea che qualunque predizione teorica venga, quando le cose vanno bene, confermata solo approssimativamente dai dati. Con questo caveat, direi che la teoria regge abbastanza bene. La predizione centrale (due blocchi eterogenei nelle regioni incerte, dispersione dell'opposizione nelle regioni certe) sembra tenere decentemente bene.
La deviazione principale sembra essere che le coalizioni che si presumono vittoriose tendono a includere più partiti del necessario. Un'altra deviazione di cui non abbiamo parlato è la presenza di liste fuori dagli schieramenti tradizionale che decidono di andare da sole anche se le speranze di raggiungere il 3% sono abbastanza scarse.
Vi sono probabilmente due ragioni che spiegano queste deviazioni. L'ipotesi che abbiamo fatto è che le decisioni venissero prese a livello regionale con unico obiettivo la massimizzazione del risultato per le elezioni correnti. Questo non è interamente corretto. Da un lato i partiti nazionali possono intervenire imponendo scelte che i vertici locali dei partiti non farebbero. Dall'altro, un partito può scegliere la strategia guardando anche alle elezioni future e non solo a quella corrente.
L'intervento dei partiti nazionali spiega probabilmente la violazione della regola della ''coalizione vittoriosa minima''. La presenza de La Destra in Lombardia, per esempio, potrebbe spiegarsi come parte di una strategia di avvicinamento a livello nazionale tra PdL e La Destra. Lo stesso vale per l'inclusione di varie forze a sinistra del PD nelle regioni rosse. Considerazioni dinamiche invece hanno sicuramente giocato sicuramente un ruolo importante per partiti nuovi che hanno bisogno di visibilità. La decisione del movimento 5 stelle (ossia, Grillo) e degli indipendentisti veneti di andare da soli è probabilmente dettato da un lato da un ottimismo sui propri risultati che al momento non trova riscontronei sondaggi e dall'altro dalla necessità di stabilire la propria identità come forza autonoma in previsione di elezioni future.
Ottima analisi. Un piccolo appunto. Non mi sorprende che la Destra si unisca alla coalizione in Lombardia. Mi sembra un tipico caso di piccolo partito che teme di non raggiungere il 3% in una situazione di accesa competizione Lega-PDL.
Più in generale, il modello trascura l'effetto delle aggregazioni sui consensi per la coalizione. La partecipazione del movimento di Grillo potrebbe far perdere molti voti di moderati alla coalizione di centro-sinistra. Per esempio il mio - pur di non votare SB ho ingoiato decine di rospi di tutte le dimensioni, ma esiste un limite a tutto
Sul primo punto, hai ragione che La Destra probabilmente non accederebbe alla ripartizione seggi in Lombardia. L'anomalia non sta nel fatto che La Destra voglia allearsi con Lega-PdL. Sta invece nel fatto che Lega-PdL accettino La Destra nella coalizione. Senza gli storaciani vincerebbero lo stesso.
Hai ragione che ignoro un possibile ''effetto ripugnanza'', che potrebbe indurre alcuni elettori a rifiutare il voto alle coalizioni troppo eterogenee. La mia impressione è che gli elettori come te siano molto pochi. Non conosco studi sistematici al riguardo, ma la mia sensazione di pancia è che, per esempio, nel 2006 pochi elettori del centrosinistra vennero scoraggiati dalla presenza di personaggi come Turigliatto, Caruso e Mastella nella coalizione. Allo stesso modo, non mi pare che molti elettori del centrodestra siano stati scoraggiati dalla presenza dei vari partitini fascisti che alla fine portarono alla coalizione mezzo milione di voti. La mia impressione è che il comportamento dell'elettore italiano sia ancora fortemente influenzato dalla logica del proporzionale puro; voto il partito che mi piace di più, e poi deciderà esso con chi allearsi. Però, ripeto, stime quantitative esatte non ne ho.