Le dichiarazioni sono state rilasciate durante il volo su un Boeing 777 dell’Alitalia (!) diretto a Yaoundé, capitale di un paese, il Camerun, dove la prevalenza stimata dell’HIV è del 5.1% della popolazione adulta (15-49 anni). La visione papale è stata confermata successivamente da fonti vaticane (il Papa non è Berlusconi). Per fortuna, leggo in rete, qualcuno reagisce (non certo in Italia, mi pare, forse non si può...).
Con l’attacco reiterato ai preservativi ci si oppone a uno (non il solo!) dei principali mezzi per combattere la diffusione di HIV-AIDS. Il Vaticano sembra far credere che cospargere l’Africa di profilattici sia l’unica strategia che hanno “gli altri” che organizzano il contrasto alla pandemia (i quali punterebbero “essenzialmente sulla più ampia diffusione di preservativi”). Non è così: per fortuna c’è un minimo di approccio scientifico e scientifico-sociale, probabilmente danneggiato da un eccessivo focus su HIV-AIDS rispetto ad altre malattie. L’agenzia apposita dell’ONU, lo UNAIDS dice in modo quasi ecumenico e persino troppo vago:
Effective HIV prevention programming focuses on the critical relationships between the epidemiology of HIV infection, the risk behaviours that expose to HIV transmission, and also addresses the collective social and institutional factors, such as sexual norms, gender inequality, and HIV related stigma, that will otherwise continue to fuel HIV epidemic.
Traduzione. Una programmazione efficace della prevenzione dell'HIV si incentra sulle relazioni critiche tra l'epidemiologia dell'infezione HIV, i compartmenti a rischio che espongono alla trasmissione dell'HIV e tiene anche conto di fattori collettivi sociali e istituzionali, quali norme sul comportamento sessuale, diseguaglianza tra i sessi, e lo stigma associato all'HIV, che possono altrimenti continuare as alimentare l'epidemia di HIV.
Inoltre, con l’ennesima critica ai mezzi di contraccezione moderna si ignora che l’uso del condom riduce la probabilità di avere gravidanze indesiderate e di contrarre altre malattie sessualmente trasmissibili, abbassando anche il numero di aborti, come mostrato almeno a livello cross-country.
Perché si può far finta di niente, non guardando a dati e ricerche? È morale fornire, in zone disastrate, una sanità sessuale e riproduttiva incompleta? Come forse piacerebbe al Vaticano, e piaceva a George W. Bush, con medici e ostetriche che aiutino le donne a partorire ma non le assistano nelle scelte contraccettive con informazione completa, oppure girino la testa quando avvengono aborti clandestini? Penso proprio di no.
William Easterly ieri ha scritto un breve, interessante post sull'argomento.
Grazie per il link, Luigi. Parlare di 'Condom mafia' come fa Easterly è una semplificazione banalissima, e sbagliata--mi sembra che dia l'idea che vi e' una sola ricetta. Certo che la riduzione del numero di partner concorrenti riduce la trasmissione. Ciò non toglie che l'uso dei preservativi lo riduce molto di più, e non si può affermare che i preservativi peggiorano HIV-AIDS. E bisogna poterlo insegnare a scuola (anche in Italia!).