Il testo in corsivo è di Eugenio Scalfari, dalla Repubblica online del 2 ottobre. Il resto è il mio commento/esegesi.
Il circo mediatico dal canto suo (con pochissime eccezioni) piange
sulle sorti del ceto medio tartassato. [...] Vediamo dunque quei numeri più da vicino, a cominciare dall'operazione
equitativa con la quale il governo, e Visco in particolare, ha
modificato il peso fiscale spostandolo da spalle deboli a spalle meno
deboli. [...] Il ceto medio è un termine che designa realtà diverse. Si va dalle
fasce di reddito intorno ai 15 mila euro annui ai 60 mila, cioè da
1.200 euro netti mensili a 3.500. Questa platea coinvolge più dell'80
per cento dei contribuenti. Il resto è formato da fasce esenti o da
ricchi-ricchissimi. [...] L'operazione redistributiva premia le fasce di reddito fino a 40 mila
in modo abbastanza consistente. La spesa totale destinata al
miglioramento di questi cittadini lavoratori e contribuenti è di 7,3
miliardi. Dalle fasce superiori il fisco preleverà complessivamente 6,7
miliardi. La differenza di 600 milioni la metterà lo Stato. [...] I ceti medio-alti subiranno aggravi molto modesti fino a 60
mila euro di reddito. Ho calcolato la penalità d'un reddito di 80 mila
(55 mila netti). Pagherà in più 66 euro al mese, una discreta cena per
un coperto e una cena magra per due coperti al ristorante. Macelleria
sociale? È un po' forte.
Delle due l'una: o i contribuenti con redditi sopra i 75 mila Euro lordi sono tanti (e allora stiamo tassando la classe media, non i ricchi), oppure sono pochi, (e allora c'e' poco da redistribuire). La botte piena e la moglie ubriaca.... come si diceva una volta. Più precisamente, i contribuenti con redditi sopra i 75 mila Euro lordi sono meno del 2% secondo il governo, mentre quelli con redditi lordi tra i 15 mila e i 60 mila euro (la classe media, secondo Scalfari, che guadagna da questa Finanziaria) sono l'80%. Ma allora, se si toglie una cena al ristorante al 2% dei contribuenti e la si redistribuisce all'80% dei contribuenti, che cosa mangiano questi ultimi? Nemmeno il coperto ci pagano! Piu' correttamente, ma un po' a spanne, il 2% piu' ricco del paese contribuisce al massimo il 15% del reddito, c'e' ben poco da redistribuire tassando quelli che al fisco appaiono "ricchissimi" (ma che ricchissimi non sono, perche' il fisco e' miope - peggio - ciecato; su questo ancora piu' in giu' nel post). Briciole, briciole, briciole. Parole, parole, parole.
[...] E passo perciò ad un altro argomento, quello delle tasse
tasse tasse. Tutte pagate dal Nord. In particolare dal lombardo-veneto.
Che il
lombardo-veneto sia la zona più produttiva d'Italia è un dato reale che
fa onore a quelle regioni. Che essendo la zona più produttiva e quindi
più ricca sia anche quella che contribuisce di più, mi pare altrettanto
ovvio.
L'esercizio retorico in questo passaggio denota o ignoranza delle
minime cognizione di algebra, o atteggiamento supponente di chi pensa
che il lettore non possieda le minime cognizioni di algebra. Quanto di
più contribuisce il lombardo-veneto? L'algebra non possiede solo il
rozzo ordine binario "di meno - di piu". Quanto di più? In proporzione,
più che in proporzione (si, le relazioni lineari sono parte
dell'algebra di base)? Molto più che in proporzione contribuisce il
lombardo-veneto! Perché? Perché i) il sistema fiscale è molto
progressivo, e soprattutto perché ii) il nero e l'evasione sono molto
più rappresentati al sud che non al nord. L'evasione nel
lombardo-veneto delle piccole imprese è probabilmente a livelli
spaventosi, ma al nord (più in Lombardia che nel Veneto direi) ci sono
anche le grandi imprese, le banche, la maggior parte dei lavoratori
dipendenti (escluso quelli nell'amministrazione pubblica) che faticano
a evadere le tasse.
Argomenti seri (da parte mia) richiederebbero l'analisi dei dati Istat sull'evasione, cosa che non ho tempo di fare adesso. Mi limito quindi a notare pochezza dell'esercizio retorico di Scalfari e rimando ai dati.
[...] L'opposizione, in nome del Nord, si ribella. Vuole che a pagare siano
gli evasori e non i contribuenti che fanno il dover loro. Ciò detto, perché protestano? Di che cosa si dolgono? [...] Nella Finanziaria in
questione ci sono 7 miliardi di entrate provenienti dal recupero
dell'evasione. Sette miliardi su un'entrata tributaria stimata in
Finanziaria a 13 miliardi. In dodici mesi un risultato così è un
esercizio per il quale Visco meriterebbe una promozione. Si tratta di
previsioni, perciò gli ho chiesto ieri se è sicuro dell'esito. E ha
risposto che ne è certo. Mi auguro che porti a casa quel risultato e
che prosegua su quella strada.
Se si comprende l'entità del fenomeno dell'evasione si deve
allora comprendere che i redditi a 80 mila euro lordi non sono i
"ricchi-ricchissimi" come Scalfari li definisce sopra. Molti dei ricchi
e alcuni dei ricchissimi sono tra coloro che ricevono le briciole del
pasto sottratto ai redditi sopra i 75 mila Euro. Quanti lavoratori
autonomi, come i famosi gioiellieri che in media dichiarano 9 mila
Euro, quanti avvocati e architetti dichiarano redditi lordi inferiori
ai 40 mila o ai 60 mila euro? Quanti di loro non pagano gli asili nido
perché al di sotto del minimo reddito? Non è possibile che il governo e
i suoi commentatori/difensori facciano ragionamenti su numeri che
escludono il reddito evaso ed eluso, reddito che corrisponde - dati
Istat e Banca D'Italia, non di qualche think tank di destra - al 30%, e
possibilimente addirittura al 50%, del reddito del paese (fino al 70%
del reddito dei lavoratori autonomi è eluso o evaso, scopro da Silvia Giannini e Maria Cecilia Guerra su LaVoce.info; eh si devo proprio metterci le mani su questi dati Istat). Senza
poi mancare di riempirsi la bocca con previsioni di recupero di tale
reddito assolutamente ridicole. Ma siamo nati ieri? Come li recupera
Visco i 7 miliardi che promette (personalmente!) a Scalfari. Non che
siano molti, ma come li recupera, digrigna i denti? Ministro, le
promesse personali in Italia si mantengono! Quelle agli elettori non
contano, ma quelle personali si. Direttore, con tanto di barba bianca
da profeta, ancora così credulone?
[...] Resta da dire sui cinque miliardi del Tfr, punto dolentissimo per la
Confindustria. E sul cuneo fiscale.
Su questo secondo
aspetto non c'è che rallegrarsi: era un impegno, è stato mantenuto.
Attenzione però: dà un po' di ossigeno alla competitività e sostiene i
consumi del ceto medio-basso. Ma il problema dell'imprenditoria
italiana o, se volete del capitalismo italiano non si risolve certo
tagliando il cuneo di cinque punti (fossero anche dieci non
cambierebbe). Non si risolve da fuori ma da dentro il capitalismo. Si
risolve valorizzando gli imprenditori che innovano il prodotto e non
solo il modo di produrlo; che cambiano i gusti del mercato; che
modificano i termini dell'offerta, non quelli che seguono passivamente
la domanda.
Si può dire "stronzate" in questo sito? Si che si può dire se si è veramente arrabbiati. Stronzate! Ma quale problema dell'imprenditoria, ma quale problema del capitalismo italiano. I lavoratori non si possono licenziare (non mi sto lamentando, sto semplicemente affermando un fatto) ma gli imprenditori si. Se perdono soldi (che sono loro) , se ne vanno, o se se ne vanno. E avanti i migliori. Ma questo non succede. Perché non succede? Non sarà che sono protetti, con la scusa di proteggere i lavoratori. Non sarà che chi fallisce (o, meglio, chi dovrebbe fallire) riceve sostegni? Non sarà che le banche non sono competitive? Non sarà che lo stato distribuisce denaro a pioggia a imprese decotte? Non sarà che al sud l'imprenditoria inefficiente vive alle spalle dello stato? Ma basta con le tro..., ops, stronzate (troiate è meglio non dirlo). Che si liberalizzino i mercati, dei beni e del lavoro, e l'imprenditoria farà il suo mestiere, cioè i soldi. Ma non eravamo noi a essere grandi mercanti, persone affascinanti e creative? Com'è che continuiamo a lamentare delle sorti della nostra imprenditoria?
E se bisogna parlare del capitalismo allora mettiamo il dito sul punto dolente, ma per davvero. Quanto costa un operaio in Italia? 15 mila euro all'anno in busta (quando va bene, con un po' di straordinari e di anzianità) piu' almeno 10 mila euro di contributi a carico dell'impresa. Sono 25 mila, di cui il lavoratore vedra' 12-13 mila (a seconda di quanti figli ha). [I calcoli sono fatti sulla base del cuneo fiscale approssimativo del 40%, come stimato dall'OCSE (si veda l'articolo di Fabrizio qui su nFA). E se riduciamo il cuneo del 5% come da questa Finanziaria? Beh il costo totale rimane a oltre 21 mila Euro). E questi conti non considerano il fatto che la mancanza di
flessibilita' del mercato del lavoro in Italia rende questi costi
fissi, fino a morte dell'impresa (o dell'operaio), indipendentemente dai
risultati dell'impresa stessa.
Ha ragione Scalfari, non serve a nulla ridurre il cuneo del 5 né del 10%. Bisogna ridurlo del 20 o 30% (questo Scalfari non lo dice). In Irlanda il cuneo fiscale é poco sopra il 10%. E gli imprenditori accorrono a frotte, e il paese cresce a ritmi del 10% l'anno. Sarà che l'imprenditoria irlandese è una meraviglia rispetto a quella italiana? O sarà che la birra è buona e le ragazze hanno i capelli rossi? Possibile, perché un mucchio di imprenditori italiani (e anche tantissimi francesi, per le stesse ragioni) sono lì, in Irlanda a creare ricchezza e fare imprenditoria locale.
Ecco perché sono arrabbiato e uso linguaggio scurrile. Perché il sud (e anche il nord, ma più lentamente) muore a causa di queste stronzate. Sono 40 anni che gli intellettuali italiani (e Scalfari in particolare) le ripetono 'ste cose. Ma allora, se ci crediamo a queste stronzate, alla favola che gli imprenditori italiani non sono buoni, allora almeno cerchiamo di attirare quelle meraviglie di imprenditori irlandesi. (Quando si ripetono le stesse cose per 40 anni, senza evidenza alcuna, almeno bisogna essere disposti a portare il ragionamento alle sue logiche conseguenze). Di cosa c'è bisogno per attirali questi imprenditori irlandesi? La birra, fiumi di birra dobbiamo spedire a Ragusa e a Crotone; e mi raccomando l'ennais, che le ragazze si facciano i capelli rossi, che abbiamo imparato che agli imprenditori la Cucinotta tutta bella nera non piace punto, loro investono solo dove le ragazze hanno il pelo rosso.
[...] Ho detto prima dell'insufficienza di Prodi nel dibattito su Telecom, ma
aggiungo che quell'insufficienza ha toccato il culmine negli interventi
dell'opposizione. La quale si è avventata sul tema Rovati senza
spendere neppure un minuto di tempo sull'assetto di Telecom, dei
mancati investimenti, dell'assetto del capitale. Insomma della sostanza
della questione.
La sostanza sono i mancati investimenti? Ma con che soldi gli investimenti. Com'è che Scalfari (e Prodi e Rovati) possono anche pensare di disporre dei soldi degli altri? il concetto di proprietà privata si è perso per strada? Ah, no, dimenticavo, la proprietà privata funziona per gli irlandesi ma non per noi con il nostro problema dell'imprenditoria
italiana o, se volete del capitalismo italiano. La proprietà privata ha senso solo per gli imprenditori che innovano il prodotto e non
solo il modo di produrlo; che cambiano i gusti del mercato; che
modificano i termini dell'offerta, non quelli che seguono passivamente
la domanda. Roba da pazzi, roba veramente da pazzi. E qui è dove passo dalla rabbia alla tristezza e alla depressione. Ma continuamo l'esegesi, che è quasi finita la pena.
[...] Il Tfr. Quei soldi, diciamolo ancora una volta, non sono delle imprese
ma dei lavoratori. Se i lavoratori optano per lasciarli alla previdenza
pubblica, hanno pieno diritto di farlo. Alle imprese resta comunque lo
stock perché il passaggio all'Inps si esercita su una parte
dell'accantonamento annuale.
Questo l'ho dovuto leggere sei volte che non ci potevo credere. La premessa e' corretta, il Tfr. [non e'] delle imprese
ma dei lavoratori; ma la conclusione: i lavoratori optano per lasciarli alla previdenza
pubblica?
Ma chi ha optato? Quando? Io dov'ero? Ma chi sono i lavoratori? Come optano? Beh, col silenzio-assenso optano (si vedano le lucide spiegazioni di Agar Brugiavini su LaVoce.info). Ma per favore, un po' di onestà intellettuale.
[...] Il domani è in gran parte figlio
dell'oggi. Oggi la giornata è stata buona.
Morire come le allodole assetate
Sul miraggio
[...]
Ma non vivere di lamento
Come un cardellino accecato.
Amen, brother. AMEN!