Il linguaggio orwelliano nasce ben prima di Orwell. Ad esempio la Chiesa chiamava indulgenze i tentativi (infruttuosi) di corrompere un’autorità posta molto in alto e dai vasti poteri. Nella contemporanea apoteosi orwelliana di utilizzatori finali, cene eleganti, compagni che sbagliano, amici bisognosi, signorine di madrelingua, deputati responsabili, bene del Paese, libere elezioni et similia, la definizione di tassa patrimoniale si fa strada nella hit parade del bispensiero, ma senza scalarne le vette. Conscio di commettere uno psicoreato in questo post provo a lanciare un sasso contro il vetro blindato del neocollettivismo oligarchico.
Tassa patrimoniale è una definizione brillante. Marketing politico allo stato puro, efficace e suadente. Non a caso è stata riportata in auge dalla mantide del craxismo (in arte il Dott. Sottile), rilanciata da un banchiere per grazia partitica a nome Modiano, e abbracciata da un altro con fremiti politici come Profumo, facendo poi abboccare all'amo dell’ineluttabile extrema ratio un arco trasversale di sindacalisti, giornalisti ed economisti. Sandro ha dimostrato in questo post e in quest'altro, la malafede o l'ignoranza di chi sbraita sulle "diseguaglianze". Un altro contributo collettivo recente l'hanno fornito Alberto, Michele e Sandro.
La cosa divertente è che in Italia quasi tutti sono convinti che il patrimonio, per definizione, appartenga a qualcun altro. La casa dove rientrano la sera (e su cui pagano il mutuo), la macchina che guidano, il conto in banca, l’orto lasciato dal nonno e la quota nel negozio non vi ricadono. Sono immuni dalle mondizie della politica fiscale, secondo la percezione dei teleminzolati. Nessuno si considera un possidente. La grancassa sulla tassa trae ispirazionedallo slogan orwelliano “L’ignoranza è forza”. E infatti nella lotta si è arruolato Warren Buffett (ignorando che il saggio di Omaha parlava di imposte sul reddito).
Per scardinare la rassegnazione (persino Oscar Giannino non vede alterantive alla resa) bisogna finirla di stare al gioco semantico truccato. Cominciamo a chiamare quest' ancora di salvezza finanziaria del regime con il suo nome vero: ESPROPRIO DEL RISPARMIO PRIVATO. Tanto per cominciare si chiarisce il concetto e poi si apre la strada a delle scoperte interessanti, come l’articolo Art. 47 della Costituzione il cui primo comma recita (e non si tratta di una commedia):
La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l'esercizio del credito.
In un paese dove al primo stormir di fronda si invoca la Costituzione, soprattutto da parte dei maggiori sponsor dell’esproprio, va gridato che il patrimonio è frutto del risparmio, anzi è IL RISPARMIO. Per cui, a meno che non si dimostri per vie legali che è stato acquisito illegalmente, la Costituzione lo tutela “senza se e senza ma” in tutte le sue forme: conti bancari, immobili, titoli di stato, azioni, gioielleria, ecc. Una volta pagate le imposte sul reddito, quello che rimane è intoccabile. Inviolabile come il diritto all'uguaglianza. Così come si tutelano i diritti dei lavoratori, vanno tutelati i diritti dei risparmiatori, che, en passant, in buona misura sono gli stessi lavoratori di cui sopra.
È importante qui riconoscere che il termine "risparmio" può avere una connotazione ambigua perché alcuni (tra cui gli economisti) fanno riferimento alle definizioni della contabilità nazionale e lo intendono come flusso (quello che non consumo in un certo periodo di tempo), mentre altri (tra cui alcuni giornalisti un po' ignoranti e il ministro dell'economia più ignorante che ci sia in Italia in questo momento) fanno riferimento al linguaggio comune e intendono il risparmio come stock (il valore accumulato e capitalizzato di quello che non ho consumato durante in passato). Emblematica la Giornata Mondiale del Risparmio che si celebra il il 31 ottobre: questa si riferisce al risparmio accumulato (lo stock), non a quello dell'anno in corso (il flusso). La Banca d'Italia per evitare questa ambiguità parla nelle sue pubblicazioni di "flussi di risparmio" (vedasi a pagina 7 qui).
Cosa intendevano i "padri costituenti" italiani? Il flusso o lo stock? Nella nostra Costituzione il senso è abbastanza chiaro. Infatti non c'è alcuna indicazione nella giurisprudenza costituzionale di un'interpretazione in linea con l'accezione della contabilità nazionale. Tutto lascia pensare, insomma, che negli anni 40 del 1900 i "padri costituenti" scriverssero "risparmio" avendo in mente lo stock. Il contrario sarebbe illogico vista la lettera dell'art. 47: significherebbe che la tutela è limitata all'ammontare risparmiato nell'anno in corso, ma non si applicherebbe a quello accumulato negli anni precedenti.
Il problema dell’ordinamento giuridico italiano è che un diritto costituzionale (a meno che il Presidente della Repubblica rifiuti di firmare la legge per manifesta incostituzionalità) si può far valere solo sollevando un’eccezione in Tribunale. Allora, per far capire che all’esproprio a cui si aggrappa la casta politico-sindacale non ci si rassegnerà, bisognerebbe organizzare un’azione di disubbidienza civile.
Ecco quindi la proposta. Basterebbe che un numero congruo di contribuenti già da ora si impegni a versare un euro in meno di quanto preteso nella legge di esproprio, di autodenunciarsi per la violazione e poi sollevare l’eccezione di incostituzionalità. Se lo fa un individuo isolato sarebbe facile per la casta esercitare pressioni su un guidice, senza nemmeno bisogno di un Bisignani, per respingere l’eccezione. Se lo fanno in migliaia almeno una delle eccezioni di incostituzionalità verrebbe accolta. Un missile legale a testata multipla, di cui basta una sola che vada a bersaglio.
La sola minaccia di un’azione del genere costituirebbe un deterrente all’esproprio perché i mercati sconterebbero il rischio di una sentenza favorevole mettendo comunque in dubbio la stabilità dei conti pubblici. E il contenzioso terrebbe alta la tensione dell’opinione pubblica evitando che subìto il latrocinio, ognuno si metta l’animo in pace. Io mi impegno sin da ora ad essere il primo ad autodenunciarsi. C’e’ qualche avvocato tra i lettori disposto ad assistermi? E disposto a mettere una bustina di thé nel plico contenente i documenti legali? Sperando che i Giudici della Consulta non manchino di cogliere il sostrato amerikano del messaggio.
le "rendite finanziarie", un termine del tutto sconosciuto nel resto del mondo. In quasi tutti i paesi ci sono imposte analoghe a quelle italiane, ma almeno le si chiama con il loro nome: "tassazione del risparmio".