Sono un lettore di nFA dai primi anni dei miei studi, erano i tempi di "cavaliere bianco cercasi" o de "il modello superfisso".
Ora il blog è sempre qui, è cresciuto non poco, e mi sembra ancora giusto tributare a una "palestra" come questa i dovuti ringraziamenti per aver costretto me, ed altri ragazzi che come me in questi anni sono stati all'università a studiare e apprendere, a dare risposte concrete alle domande che ci si è posti su queste pagine.
Una, su tutte. Come cambiare - non solo nelle facce - la nostra classe dirigente?
Sembra un po' il punto attorno al quale girano la maggior parte delle discussioni, qui. Dalla mia limitata prospettiva mi sono fermato ad osservare come le scelte che si fanno, diciamo, intorno agli anni dell'università, determinino in maniera decisiva tutto il resto.
La carriera politica non fa eccezione. Liquiderò la questione con due esempi: la Festa dei Giovani Democratici e Atreju. Si notino le scalette, i temi, e sopratutto i relatori: niente di diverso rispetto a una festa di partito "adulta": discorsi autocelebrativi e fuffa, peraltro corrispondenza perfetta tra tematiche da una parte e relatori dall'altra, e necessità politiche contingenti del partito di riferimento.
Sostituire i nostri attuali governanti coi giovani virgulti che dalle loro labbra pendono (un Fausto Raciti o una Augusta Montaruli, per esempio) può portare ben pochi vantaggi. Se gli attuali leader di partito sono le seconde file, i portaborse di quelli della Prima Repubblica, come si può sperare che i subalterni-su-tutto giovani di oggi possano essere meglio di loro?
La mia risposta è che se ne esce in un modo solo. Se i meccanismi di selezione della classe dirigente "giovane" non funzionano dobbiamo produrne di nuovi e metterli in concorrenza con quelli vecchi. Il progetto è di un'ambiziosità folle, specie in un Paese in cui la paura di rischiare fa il paio con il disprezzo sociale verso coloro che rischiano: vogliamo una Students for Liberty anche in Italia. Indipendente perché finanziata da tanti donatori, di massa (e non importa se alla fine non saranno tutti liberali duri e puri), influente. Una realtà nella quale i fondatori si tolgono dalle scatole presto, perché si laureano in tempo o quasi, e obbligano i successori a fare lo stesso – per statuto. Una "scatola" che aggrega e dà forza alle proposte e produce egemonia culturale negli Atenei che ormai vivacchiano, nel più grande vuoto di idee che la storia recente d'Italia ricordi, e si svegliano solo nelle occupazioni e negli scioperi. Una struttura che non faccia la fine dell'UGI, perché abbiamo studiato un pochino la storia d'Italia.
Per fare questo partiamo da Milano, alla Bocconi, con la European Liberty Conference, l'11 e il 12 ottobre. Il programma lo trovate qui (nel panel in cui sarà ospite Michele Boldrin, oltre a lui, avremo Ignacio Conde-Ruiz, Antonio Martino, Maria Cannata, Pierre Garello, Francesco Giavazzi e Alessandro De Nicola). La sola organizzazione di questo evento ci ha permesso di aggregare ragazzi da tutta Italia, che costituiranno dei gruppi autonomi nelle loro sedi in tempi brevi. Senza le donazioni guadagnate grazie ai risultati ottenuti, e che questo network speriamo sia in grado di attrarre, la possibilità di sfidare le idee prevalenti con argomenti ragionati e non con slogan urlati rimane una pura utopia. Anche nelle università più prestigiose. Per questo spero nella vostra partecipazione e nel vostro supporto!
Il link al programma della conferenza non funziona :-)
Ops! Adesso ho sistemato anche il link nell'articolo, comunque, e dovrebbe andare!