Da quello che se ne e' compreso attraverso la televisione, i fini della
manifestazione erano 1) di operare una partizione tra coloro che si
chiamano in linea con la CEI, e tutti gli Altri e di 2) di mostrare
ancora una volta al Governo che molti tra i politici che
a vario titolo lo sostengono, si schierano decisamente nel primo
gruppo. Gli Altri, a loro volta, si sono divisi in due: quelli che
hanno partecipato alla manifestazione alternativa tenutasi a Piazza
Navona (organizzata dai radicali) e coloro che se ne sono stati a casa
o, come il Presidente del Consiglio (che era a Stoccarda),
fortunatamente avevano altri impegni. Qui avanzo poche e brevi
considerazioni, che spero possano fornire spunti per il dibattito.
Family Day e Pizza Day. A
tutti piace la pizza, e nessuno ce la tocca. Pertanto, a nessuno viene
in mente di andare in piazza per manifestare in sua difesa. Credo di
poter affermare che a tutti piace anche l'istituto della famiglia.
Quasi tutti noi ne abbiamo avuta una, e molti di noi ne hanno formata
almeno un'altra. Se siamo d'accordo su questo, che senso ha organizzare
un family day? E' ovvio che ne avrebbe, se fosse un'occasione per
riflettere sulla natura degli interventi di politica pubblica ad essa
indirizzata. E' altrettanto ovvio, comunque, che una manifestazione di
popolo quale quella organizzata ieri non può avere questo obiettivo.
Allora? Facciamo un passo indietro e, da bravi scienziati, o presunti
tali, iniziamo con il definirla, la famiglia. Qui ci areniamo subito,
perché e' proprio dalla diversa accezione che si vuole dare a questo
termine, che deriva la motivazione del Family Day. Gli organizzatori
definiscono la famiglia come una coppia eterosessuale unita in
matrimonio (possibilmente religioso), e la prole che essa genera
(chiamiamola CEI-family). Il sentire laico impone una definizione ben
più estesa, comprendente unioni non suggellate da alcuna tipologia di
matrimonio, tra cui quelle tra omosessuali. I promotori del Family Day,
e non solo, hanno sancito che qualsiasi riconoscimento da parte dello
Stato di diritti a famiglie che non rientrano nella loro definizione,
nuocerebbe proprio alle CEI-families. E' ovvio che il riconoscimento di
diritti quali quello di visita in ospedale, di subentro in certi
rapporti contrattuali,... che peraltro sono ottenibili in via indiretta
con atti giuridici di diritto privato, non avrebbero alcun impatto sulla
vita delle CEI-families. L'oggetto del contendere deriva, come spesso
accade, da un vincolo di bilancio. Allargando il numero dei beneficiari
di certi trasferimenti e di certi servizi forniti dall'amministrazione
pubblica (ad esempio, attraverso la concessione della reversibilità
della pensione a coppie non sposate) diminuirebbero i denari a
disposizione per le CEI-families. E' palese, dunque, che tale
allargamento e' una losing proposition per gli organizzatori del Family
Day e dei loro accoliti. Si tratterebbe infatti di una politica
redistributiva (e anche distorsiva, viste le maggiori entrate che si
renderebbero necessarie) a beneficio di soggetti che con alta
probabilità fanno riferimento alla parte politica avversaria.
Ipocrisia.
Tra gli altri, erano in piazza San Giovanni per il Family Day i signori
Berlusconi Silvio e Casini Pierferdinando. Al momento in cui si sono
separati dalle rispettive mogli per unirsi ad altre donne, tali signori
hanno abbandonato le rispettive famiglie. Per quanto mi concerne, i
privati cittadini Berlusconi e Casini possono organizzare le rispettive
sfere personali nel modo che più considerano opportuno. Invece, le
persone pubbliche, nonché parlamentari della Repubblica Berlusconi e
Casini, presentandosi al Family Day non fanno altre che dare ulteriore
segno della loro conclamata ipocrisia. Quello che rattrista e' che
nessuno, tra i media italiani, ha pensato di fare una tale,
semplicissima considerazione. O semplicemente, di chiedere ai due per
quale motivo fossero al Family Day senza le loro (originali) famiglie.
Penosa strumentalizzazione.
L'apoteosi della giornata si e' avuta quando Berlusconi si e' sentito
in dovere di dirmi che io non sono un vero cattolico. O che, alternativamente, non sono di sinistra. E' si', perché
secondo il nanetto da Arcore, un cattolico non può essere di sinistra. E' chiaro
che se qualcuno urla per strada che la Gobba (juventus) non ha mai
rubato nulla a nessuno, io lo ignoro. Per lo stesso motivo, ignoro
Berlusconi. Quello che mi da' fastidio, e non posso ne' voglio
ignorare, e' il silenzio assordante della CEI, i cui portavoce (in
primis il suo presidente) non si sono cataminati (scusatemi il
camillerismo) per definire una tale affermazione come una grande offesa
per la Chiesa e, principalmente, per nostro Signore. Offesa, perché
equivale a confinare il Signore in una scatola definita da mere
diatribe di carattere politico.
Parlando di ipocrisia e dell'aspetto pensionistico, vale la pena ricordare che il morticino noto come ddl sui Dico (peraltro ipocritamente abbandonato al proprio destino parlamentare, cioè all'affondamento) prevede che la la discussione sulla reversibilità potrà aprirsi solo "nell'ambito del riordino complessivo della materia previdenziale". Cioè mai, visto il fecondo dibattito di questi mesi in materia.
Sono d'accordo con l'osservazione, ma non vedo cosa c'entri l'ipocrisia. Il disegno di legge sui DICO, che era essenzialmente vuoto di contenuti, non ha fatto altro che porre in evidenza quanto assurda possa essere la posizione della CEI.