Il fascino resistibile della banca comunista

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Il movimento  Occupy Wall Street ha reso note le caratteristiche che dovrebbe avere la banca ideale che nelle loro ambizioni dovrebbe rivoluzionare il sistema finanziario esistente reo di aver assunto rischi eccessivi e di aver penalizzato eccessivamente le categorie più deboli. Resisteno alla tentazione, tipica dei momenti difficili, di inseguire soluzioni miracolose propongo alcune osservazioni sulla proposta.

Di fronte alle recenti crisi dei mutui subprime prima e dei debiti sovrani poi, in molti hanno pensato che fosse il caso di rivedere l'idea intera di capitalismo e che il sistema finanziario internazionale andasse radicalmente ripensato. A mio modesto avviso, se qualcuno adopera un bisturi per torturare poveri innocenti, non mi pare  il caso di vietare l'impiego di questo strumento per gli interventi chirurgici: è sbagliato attribuire al mezzo le colpe di chi ne abusa.

La banca ideale per il gruppo di lavoro del movimento occupy wall street, secondo quanto riportato dal blog alphaville del financial times, dovrebbe essere (traduzione mia)

1-Democratica-tutti i clienti dovrebbero essere proprietari della banca ed avere voce in capitolo nella [determinazione della] sua governance, a prescindere dall'importo depositato sui propri conti. I dipendenti – o per meglio dire i soci – potrebbero essere comproprietari della banca, dando vita ad una cooperativa.

2-Accessibile- i servizi della banca dovrebbero essere accessibili a tutti e in particolare ai poveri che spesso vengono esclusi dal sistema bancario esistente e diventano per questo facili prede per gli usurai. Idealmente, la banca dovrebbe essere a disposizione di tutti gli abitanti del paese e, forse un giorno, del mondo.

3-Stabile- la banca dovrebbe evitare le attività rischiose proprie delle banche che operano a scopo di lucro e che hanno danneggiato l'economia mondiale (colpendo specialmente i poveri) e diffondono il rischio sistemico. Invece dovrebbe operare in modo da minimizzare il rischio, per esempio cedendo le proprie passività ad una moltitudine di soggetti secondo il concetto di Limited Purpose Banking elaborato da Laurence Kotlikoff

4-Non Profit- La banca dovrebbe essere gestita solo per il beneficio dei propri clienti e impiegati. Qualsiasi profitto dovrebbe essere restituito ai clienti sotto forma di finanziamenti agevolati o altri servizi, oppure servizi gratuiti- come ad esempio finanziamenti a tasso zero- per i soggetti in in forte difficoltà. Senza bisogno di generare profitti o di mantenere una quotazione elevata in borsa, la banca potrebbe offrire servizi più competitivi rispetto ai concorrenti che operano a scopo di lucro.

5-Competitiva – la banca dovrebbe offrire servizi ai privati e alle imprese pari o migliori rispetto a quelli attualmente offerti dalle banche che operano a scopo di lucro. Questo obbiettivo può essere conseguito  se la banca è non profit ed è organizzata secondo una struttura leggera, forse agendo come una specie di stanza di compensazione che consente l'incontro di prestatori e prenditori (simile, ma non identica ad un sistema di social lending di tipo peer to peer). Rileviamo altresì la distanza abissale tra i servizi bancari negli USA rispetto per esempio a quelli offerti in molti paesi europei.

6-trasparente- l'opacità e la incomprensibilità (finanche agli addetti ai lavori) del settore finanziario ha contributo al grave “credit crunch”. La banca dovrebbe, per contro, essere organizzata in modo totalmente trasparente, così da contribuire a minimizzare ulteriormente ciascun rischio associato con la propria attività.

7-Equa- nessun socio o impiegato della banca verrà pagato più di un certo multiplo della paga del dipendente pagato di meno, ad esempio non più di otto o cinque volte la paga minima. In questo modo, la banca promuoverà una maggiore eguaglianza e incoraggerà la diffusione di questa caratterista nel resto dell'economia. Questo contribuirebbe anche alla competitività della banca.

Premesso che gli stessi fautori della proposta riconoscono (traduzione mia) che

Nessuna di queste caratteristiche è nuova e molte sono già presenti in svariate istituzioni esistenti  quali banche di credito cooperativo o altre istituzioni simili;

Le loro ambizioni si spingono oltre (traduzione mia)

tuttavia il nostro obbiettivo è di immaginare qualcosa che possa avere una diffusione molto più ampia ed un impatto tale da trasformare l'intero sistema bancario in modo da contribuire, con il proprio esempio e la propria attività alla creazione di una economia che sia più corretta, inclusiva, gestita in modo democratico e stabile 

La domanda numero zero proviene dal rasoio di Occam: visto che esistono già numerose istituzioni specializzate (ad esempio questa, e questa e questa, e questa e più in generale questa) perchè crearne nuova? Implicitamente i fautori della proposta sostengono che

  • il sistema finanziario esistente è carante sotto numerosi profili, ossia quelli che la loro banca dovrebbe invece soddisfare
  • la loro banca potrebbe "battere" gli istituti tradizionali sul loro terreno e rendere il mondo un posto migliore 

A ben guardare, c'è un chiaro cortocircuito logico tra i punti  2 e 5, la stessa banca non può essere contemporaneamente accessibile a tutti e competitiva poichè i risparmiatori presso i quali l'istituto effettua la raccolta non sono generalmente disponibili a sopportare le perdite attese derivanti da una categoria di affidi tanto rischiosa. E' questo dunque il motivo per cui attualmente il credito ordinario e quello ai soggetti "inaffidabili" vengono erogati da soggetti diversi e, in ogni caso, finanziati con fonti dalla propensione al rischio radicalmente differente.Mescolare i due tipi di credito potrebbe rivelarsi una miscela alquanto pericolosa.

In merito al punto 1, è altrettanto evidente che se il "peso" del singolo socio non è commisurato all'interesse economico che ha nella società oltre ad un palese conflitto di interessi si apre la strada ad una serie di incentivi perversi, per non dire di quanto interesse a influire sulla gesstione, motivazione e competenza  possa generalmente avere l'azionista piccolo o piccolissimo di un istittuto di credito. 

Provo a chiarire con un esempio.

Supponiamo che la maggioranza dei piccoli azionisti della nostra banca ipotetica, ritenga (lascio a voi immaginare perchè)preferibile  finanziare famiglie italiane monoreddito con capofamiglia impiegato nel settore edile, piuttosto che famiglie di immigrati nelle quali tutti i componenti con età maggiore di 15 anni sono occupati ed operano nei settori più vari. E' altamente probabile che, all'arrivo di una recessione, quando si osserverà un aumento delle inadempienze dei debitori, questo fenomeno colpirà maggiormente le famiglie italiane rispetto a quelle degli immigrati, perchè le prime  hanno meno occupati  e sono tutte concentrate nello stesso settore che risente particolarmente del ciclo. Affidare la scelta delle linee guida di un istituto bancario  alla pancia o al cuore dei piccoli azionisti può avere  delle conseguenze tutt'altro che desiderabili.

Per quanto riguarda i punti 4 e 7, l'idea “superfissa” è che un'impresa, che non deve preoccuparsi di fare utili o di strapagare i propri dipendenti, può offrire condizioni migliori ai propri clienti e, dunque, essere competitiva rispetto agli operatori esistenti. Sul punto mi limiterò ad osservare che questo tipo di ragionamento trascura quanto meno  l'eventualità che

  • la finalità  di conseguire un utile sia una determinante fondamentale dell' incentivo ad essere efficienti e che, dunque, venuto meno questo fattore, l'impresa finisca con l'essere tutt'altro che competitiva

  • le persone più capaci desiderino essere pagate più della media degli altri  e che, non pagando a sufficienza, la banca OWS finisca con ritrovarsi con del personale non sufficientemente capace e motivato

Il punto 3 (in combinato disposto con il 5) prevede che la banca, invece di raccogliere depositi, si configuri come una sorta di piattaforma di social lending, oppure di fondo comune d'investimento. In sostanza, il risparmiatore non presta soldi alla banca, ma acquista quote di una sorta di fondo comune di investimento, che a sua volta finanzia altri soggetti; se questi ultimi non ripagano il debito, l'acquirente delle quote subirà una perdita proporzionale. Vero che la banca, operando come puro tramite, non può fallire né mettere a repentaglio il sistema finanziario perchè troppo grande; ma è altrettanto vero che il rischio connesso all'insolvenza resta invariato e viene semplicemente trasferito integralmente sui risparmiatori, senza, peraltro, che l'intermediario venga  in alcun  modo sfiorato dalle conseguenze di scelte azzardate o scarsamente avvedute nel concessione degli affidi

In conclusione, a mio modesto avviso, la proposta di ows, nonostante le  migliori  intenzioni dei suoi fautori, ad un'analisi appena un po' meno ingenua ed ideologica rivela i propri limiti. Ragionando in termini più generali ritengo che molte delle critiche da loro sollevate nei confronti dello "strumento" banca, andrebbero altresì rivolte verso chi detto strumento ha adoperato impropriamente e/o ha regolamentato in modo inadeguato.  

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Commenti

Ci sono 57 commenti

La mia esperienza con la BFSFCU (Bank/Fund Staff Federal Credit Union) rispecchia praticamente tutti i punti di cui sopra, tant'e' che sono ancora membro seppure non sono piu' un impiegato dell'FMI. E' la migliore banca che ho mai avuto. E - lo ammetto, la situazione e' un po' unica - ma il CdA e' interamente composto di persone competentissime che lavorano praticamente gratis. La cosa che uno si domanda e' come mai, visto che piu' o meno ogni americano ha accesso a una credit union,  queste non godono di una maggiore diffusione.

La risposta non e' semplice. Non si tratta di avversione al rischio dei membri che sono assicurati sui propri conti fino ad almeno 250.000 dollari, ne' di limiti istituzionali (cito):

All lending institutions, including credit unions, have legal and safety and soundness limits on their lending authority. Federal credit unions, for example, are generally prohibited from making business loans exceeding 12.25% of their net worth, and loans other than residential mortgages may not have maturities that exceed 15 years. FCUs are also subject to an interest rate ceiling, currently set at 18%, and FCUs may not put prepayment penalties in their loans.

Diciotto per cento! Stiamo parlando di uno spread del... eh.. diciotto per cento sul tasso dei BOT! Alla faccia del rischio. Comunque, per farla breve, le credit union hanno un enorme vantaggio: che conoscono i propri soci. Sono piccole ma sono tante e possono raccogliere molto capitale (assets a settembre 2009: $885B). Credo che il modello si possa applicare anche a consorzi di imprese che si finanziano a vicenda all'interno di un settore - se gia' non esiste una cosa del genere. Insomma, senza entrare nel merito se il documento di OWS e' utopico o meno, una finanza migliore - almeno per piccoli individui e piccole imprese - e' possibile e anche abbastanza facile da realizzare.

Un po' di slide interessanti.

Il modello che citi non si può proprio applicare su larga scala al sistema finanziario americano. La BSFCU ha una clientela tutta particolare con la quale non è difficile fare affari a rischio prossimo allo zero. In ogni caso nel tuo giudizio "è la migliore banca che ho mai avuto" confondi le condizioni contrattuali praticate alla clientela (molto buone) con il suo grado di efficienza. Se tutte le banche avessero gli stessi ratio di quella credit union (tanta liquidità, tanto capitale) ma una clientela media, le condizioni contrattuali sarebbero peggiori di quelle offerte alla clientela attualmente servita dal corrente sistema finanziario americano. In altri termini, le banche farebbero molto meno credito e a un prezzo ancora più elevato. Per conferme basta guardare l'annual account.

Anche io sono cliente della BFSFCU e ne apprezzo i servizi. Pero' e' decisamente facile gestire una banca con una clientela di gente molto piu' ricca della media e che non fa attivita' d'impresa. 

Da questo post:

Di fronte alle recenti crisi dei mutui subprime prima e dei debiti sovrani poi, in molti hanno pensato che fosse il caso di rivedere l'idea intera di capitalismo e che il sistema finanziario internazionale andasse radicalmente ripensato. A mio modesto avviso, se qualcuno adopera un bisturi per torturare poveri innocenti, non mi pare  il caso di vietare l'impiego di questo strumento per gli interventi chirurgici: è sbagliato attribuire al mezzo le colpe di chi ne abusa.

Dal post precedente:

Tremonti risponderebbe probabilmente quello che rispose quando Francesco Giavazzi gli faceva notare i rischi nel "design" istituzionale della nuova Cassa Depositi e Prestiti, ovvero che lui crea lo strumento e che non è colpa sua se poi altri ne abusano. Beh, come già abbiamo scritto in "Tremonti, istruzioni per il disuso" commentando la querelle Tremonti-Giavazzi la prima cosa a cui bisogna pensare quando si progetta un'istituzione sono esattamente gli incentivi che si creano! Siccome Tremonti tornerà presto alla ribalta (oh, vedrete se ci tornerà!) è bene non dimenticarsi di che pasta è fatto.

Certamente non va messa in discussione l'idea intera di capitalismo, ma direi che non c'è dubbio sul fatto che la struttura degli incentivi messa in piedi dal sistema finanziario negli ultimi anni lasciasse( e lasci tuttora,) ampio spazio al moral hazard. Lungi da me voler difendere Tremonti, però se lo si attacca con un argomento logico e ampiamente condivisibile  non si dovrebbe, a mio avviso, utilizzare l'argomento opposto per controbattere a chi critica l'assetto attuale delle istituzioni finanziarie.

Giulio riporta che di fronte alla critica su come  la CDP di  da Tremonti era  stata progettata, l'allora ministro abbia eluso la domanda difendosi con una generica neutralità degli strumenti.

Io ho scritto che è tutto da dimostrare che le crisi recenti siano dovute al fatto che il mercato e il capitalismo siano oggetti che non possono funzionare bene e dunque vadano riformati quanto non piuttosto al comportamento di singoli agenti

Chiarito che nello specifico non mi pare che vi sia contraddizione, non vedo neanche l'utilità di segnalare una  supposta incoerenza tra brani di post scritti da autori diversi: questo sito non è un partito con una linea unifaria da difendere e ogni autore risponde singolarmente di quello che scrive.

Io ragionerei così. (Indipendentemente dal fatto che sono affermazioni di autori distinti.)

Ogni istituzione ha benefici e svantaggi, tra i quali la possibilità di abusi e cattivi incentivi. Bisognerà vedere se l'analisi costi/benefici pende da una parte o dall'altra.

E' quindi assurdo da parte di Tremonti creare un'istituzione dove i costi superano i benefici (se è così) e poi sostenere che non è colpa sua se appunto questo accade, ed è del tutto ragionevole sostenere che poiché i vantaggi del bisturi e del capitalismo ampiamente superano gli svantaggi, non ha senso abolirli per eliminare questi ultimi.
In questo caso mi pare che quelli di OWS stiano cercando di buttare il proverbiale bambino assieme all'acqua sporca :-)

Ne aggiungo uno. OWS (oddio, non solo OWS a pensarci bene) ha sempre e completamente ignorato un problema che secondo me e' centrale: il sistema bancario non ha un sistema effettivo di gestione del rischio. Gia' in finanza in generale e' difficile trovare una buona definizione di cosa sia davvero il rischio e come affrontarlo, ma oggi giorno nelle banche si usano tecniche e metodi che risultavano obsoleti ai piu' gia' prima della crisi (dico "ai piu'" ma intendo "ai pochi", nel senso della minoranza di buoni gestori del rischio - che in genere sono nei fondi hedge).

 

Ogni tanto parlo con amici che fanno di fatto lavori di gestione del rischio (ad esempio un amico progetta ali per Airbus) e scopro che la differenza e' abissale. In una banca non ci si chiede quali siano le fonti di rischio, quale sia la loro natura e quale impatto abbiano sul capitale sociale. Non ci si chiede se il capitale sociale contribuisca al rischio stesso dei mercati.

 

E' interessante che il mercato in una buona misura tiene conto di queste mancanze in modo implicito (vado un po' sul tecnico, ma la cosa e' davvero interessante). Bob Merton il giovane nel 74 scrisse un articolo (forse il suo migliore) in cui dava una struttura semplice ad una societa': gli asset sono fatti da azioni e debito; il debito e' piu' senior, vale a dire che se fallisce la societa' prima si pagano i creditori e poi quel che rimane si spartisce tra gli azionisti. E allora, argomenta M, possiamo pensare al prezzo delle azioni come se fosse il prezzo di un'opzione sugli asset della societa' con uno strike pari al livello di debito e scadenza al momento di default della societa'. Di recente Dan diBartolomeo (un uomo molto low-key che ha di fatto rivoluzionato la gestione del rischio creando quello che e' considerato tra tecnici il miglior modello fattoriale su mercato - non importa cosa sia un MF, mi importa solo stressare l'intelligenza di Dan) sta facendo un lavoro molto interessante. Prende il prezzo di un'azione e lo considera, seguendo M, come prezzo di un'opzione e va a calcolare quale sia la scadenza dell'opzione (in genere la scadenza di un'opzione e' nota, in questo caso si e' dovuto fare un calcolo non banale). Chiama il numero che trova implied lifespan della societa' perche' e' il numero di anni che il mercato implicitamente si aspetta che manchino al default della societa'. Quel che trova e' sorprendente: mentre societa' "normali" hanno IL sui 20 anni (che durante le crisi scende), le societa' finanziarie, banche in primis, hanno IL molto minore, spesso meno della meta'. Tanto per dire, se ricordo bene Lehman aveva un IL di 7 anni scarsi prima della crisi. Sorprendente se si pensa che eravamo dentro una bella bolla! In parole semplici, le banche sono percepite implicitamente dal mercato come societa' piu' rischiose della media, sebbene il prezzo delle loro azioni spesso sia molto meno volatile.

 

Io nel mio piccolo - l'ho scritto in un articolo su nFA e qui lo ribadisco - sto cercando di farmi ascoltare all'interno della banca per cui lavoro (che e' molto grande) e credo che ci sia qualche barlume di speranza, non foss'altro per il fatto che gli argomenti che porto avanti sono talmente lampanti che e' difficile controbattere. E questo non certo per merito mio (non sono 'sto genio), ma per la superficialita' con cui la gestione del rischio e' stata da sempre trattata. E dire che siamo una delle banche "messe meglio" (virgolette d'obbligo).

Prende il prezzo di un'azione e lo considera, seguendo M, come prezzo di un'opzione e va a calcolare quale sia la scadenza dell'opzione (in genere la scadenza di un'opzione e' nota, in questo caso si e' dovuto fare un calcolo non banale). Chiama il numero che trova implied lifespan della societa' perche' e' il numero di anni che il mercato implicitamente si aspetta che manchino al default della societa'.

grazie dello spunto, molto originale, ho letto e riletto.  però le  sopravvivenze calcolate sono comunque lunghissime. a nessuno, credo, verrebbe in mente di stiracchiare black-scholes oltre il paio di anni, specialmente dopo la crisi. forse, appunto, solo per fare confronti settoriali qualitativi...

La gestione del rischio nelle istituzioni finanziarie e' quasi sempre fallace perche' si incentra su una qualche misura di correlazione o di dipendenza stimata su dati passati. 

I sistemi di gestione che ne derivano, ad esempio il VaR esplicitamente adottato nelle regole di Basilea 2, sono come bussole che puntano in direzione sbagliata. 

Ma non è possibile sottoporre le tesi di Occupy Wall Street a varifica empirica? Dopo tutto basterebbe una legge che definisca, disciplini e tipicizzi questa specifica forma societaria come è per le altre già elencate nell'articolo (microcredit, CDB, CU, CB e MU) e lasciare che si cimentino. Si puó perfino prevedere qualche agevolazione fiscale in considerazione della mancanza del fine di lucro, e si sta a vedere cosa succede. Se OWS ha ragione, assisteremo ad un cambiamento epocale nel sistema finanziario contemporaneo, se ha torto li ringrazieremo per averci comunque provato.

Il soggetto che loro propongo è legale e fattibile immediatamente.

Basta trovare un po' di persone disposte a fondarlo.

La verifica empirica ce l'abbiamo sotto gli occhi. Si chiama BPM

Questo link sulle persone che invece di una banca hanno pensato di farsi una moneta alternativa.

Più che di monete si tratta di sistemi di scambio complementari.  Sarà un caso, ma in effetti questi sistemi sono molto usati quando l'economia "regolare" non garantisce adeguate capacità di spesa, e quindi di sbocchi per la produzione di beni e servizi.

Avevo sentito parlare dello Scec tempo fa. Se ho capito bene, si tratta  di voucher utilizzabili all'interno di un circuito di negozianti convenzionati per il pagamento parziale di beni/prestazioni (compro il bene x pagando 70 € e 30 scec al posto di 100 €).

Mi sembra che si tratti semplicemente di uno strumento di elusione fiscale, in quanto il reddito da Scec non rientra in alcuna base imponibile, ma può essere speso all'interno del circuito convenzionato.

Anche Cameron ieri si e' unito al coro che e' ora di basta e che e' ora che il capitalismo faccia il bene della societa'. Ieri mi e' capitato di ascoltare un programma su BBC radio 2 in cui parlava una dei rappresentanti di Occupy London: veramente spaventoso l'abisso di slogan che lanciava. Spaventoso per l'abisso di ignoranza che faceva trasparire, per la confusione mentale che genera tali fantasmi, per gli abissi di danno che puo' generare tale confusione. Ma anche per la facile presa che questi slogan hanno su tutti, e per il fatto che ormai sono conoscenza condivisa, cioe' verita' accettata da quasi tutti. Anche da Cameron.

Immagini di folle lincianti all'assalto delle banche e della city. Quando accadra' nella realta'? E il bello e' che e' il Financial Times che ha rilanciato questo dibattito la settimana scorsa.

Per quanto leggermente naive in alcuni punti, le proposte di OWS mi appaiono tutte ragionevoli, almeno in termini della direzione in cui spingono. Ma mi fa molto piacere che su NfA se ne discuta, e l'articolo è scritto in modo intelligente.

Tuttavia, non riesco a nascondere una smorfia di disappunto leggendo il titolo.. davvero? stiamo ancora catalogando OWS e i movimenti di oggi come "comunisti"?

Se si è d'accordo nel "trasformare il sistema bancario in modo da contribuire alla creazione di un'economia più corretta, inclusiva, gestita in modo democratico e stabile", allora si è comunisti? mi sembra una conclusione al limite dell'assurdo.

... non guasterebbe, anche nello scegliersi un nick (se poi mi sbagliassi e fosse il tuo nome vero, chiedo scusa umilmente).

Sono certo che il titolo e' un mero esempio di ironia bonaria.

.. sul nome non ci posso fare nulla, non l'ho scelto io :)

ma sul titolo, pur accettando il vostro invito alla leggerezza, non cambio idea. Di persone che usano l'appellativo "comunista" per indicare qualcosa di assurdo, ridicolo e negativo, ne ho ormai la nausea. 

E' anche una questione editoriale. L'articolo discute i punti del manifesto di OWS prendendoli sul serio (com'è giusto che sia), ma partendo dal titolo si è subito incanalati a pensare che qualunque cosa abbiano detto è roba stramba, senza senso, da comunisti.

Per questo, dato che pur non essendo mai stato parte del movimento mi ritrovo in pieno nella loro spinta diretta a riformare il sistema finanziario, non ho apprezzato il titolo con un così evidente sapore di scherno.

p.s. non ho capito come si fa a rispondere sotto i vostri commenti, scusate

Mi spiace che il titolo possa essere inteso in modo fuorviante.

L'aggettivo comunista non voleva essere in alcun modo irrisorio.

In modo frettoloso mi è venudo da chiamare "comunista" l'idea di dar credito ai poveri con una banca commerciale.  

Giusto per sintonizzarsi, sarebbe stato ad esempio irriverente un titolo come "La moglie piena e la botte ubriaca"?

Ovviamente mi è venuto in seguito. La botte piena sarebbe la banca, che  guadagna quote di mercato offrendo ai risparmiatori servizi competitivi e attraenti, e la moglie ubriaca sarebbe la possibilità di dar credito agli inaffidabili.

No need to apologize. Passavo di qua ed ho visto il dibattito. Ebbene, il titolo e' perfettamente a posto e non e' per niente ironico o leggero. E' descrittivo dei fatti.


Vedo che Massimo si scusa per il titolo e non dovrebber proprio farlo.  Se l'ha scelto per caso ha avuto fortuna ...

Per farla breve (che il tempo scarseggia) uno dei grandi leaders di OWS, probabilmente IL leader vero, e'  David Graeber. Il quale, basta leggersi quello che scrive, insegna e dichiara, e' piu' che comunista, e' "anarco-comunista", per ridicola che l'intera cosa possa essere.

Prima di mettersi a discutere sul tema, cosa che non ho voglia di fare, invito i critici a LEGGERSI i documenti di OWS e le fonti intellettuali dell'intera cosa. Cosi' evitiamo di perdere ore a provare l'ovvio, ossia che (piaccia o meno) le radici intellettuali di OWS sono anarco-comuniste.

Sul fatto, poi, che il "comunismo", sia in teoria che in pratica, sia risultato una gigantesca jattura, spero non si debba discutere ulteriormente.

Non vedo, quindi, cosa ci sia da offendersi. La qual cosa non toglie che si possa rimanere convinti (spero di no) che le amene proposte fatte da costoro possano servire anche solo lontanamente a qualcosa. Questo e' legittimo e se ne puo' discutere. Ma vergognarsi delle proprie radici culturali non mi sembra raccomandabile.

anche "la botte piena e la moglie ubriaca" sarebbe stato un buon titolo no? ;)

Comunque confermo che, nel senso inteso da Michele, non ho centrato il titolo in modo intenzionale.  

Più in generale il mio aggettivo comunista deriva dalla constatazione che, a forza di voler mettere lacci e lacciuli al mercato o di espandere il dirigismo di stato, molti senza rendersene conto (perchè appunto, la moglie ubriaca gli piacerebbe mantenerla), finiscono per teorizzare qualcosa che non più possibile chiamare società capitalista.   

penso che "botte piena e moglie ubriaca" sia un buon titolo, ironico e appropriato al messaggio del suo post.

 

l'aggettivo comunista non sta bene, anche perche' non mi sembra di leggere da nessuna parte della dichiarazione riferimenti al dirigismo di stato. Quello che si propone e' un modello di banca, non l'imposizione di regole. Lei stesso ha citato comunity banks, credit unions etc., immagino che quelli di occupy vogliano espandere e diffondere quello stesso modello, che e' basato su criteri parzialmente diversi dalle normali banche commerciali. O il credito cooperativo e' comunista?

 

saluti cari, e grazie per la discussione

Raccomando una lettura attenta dei sacri testi (sia quelli del passato, sia quelli correnti a nome degli ideologi di OWS e simili movimenti).

Il comunismo ed il socialismo non sono la stessa cosa ed io sono favorevole ad un uso attento di termini carichi di significato, come questi sono.

Il socialismo ritiene necessario il dirigismo statale e la proprieta' pubblica dei mezzi di produzione. Stalin era socialista, non comunista. O, almeno, Stalin stava governando secondo regole socialiste, non comuniste.

Il comunismo, che verra' DOPO il socialismo, come da sacri testi, NON prevede la proprieta' pubblica e statale dei mezzi di produzione. Anzi, prevede la dissoluzione dello stato e la proprieta' comune dei mezzi di produzione. Esattamente come teorizzato dai movimenti in questione. Che sono, appunti, anarco-comunisti. Magari dispiace che lo siano, ma lo sono (a parole, ovviamente ...).

Cheers.

O il credito cooperativo e' comunista?

a margine della esemplare chiarificazione di Michele, direi che l'idea che vecchie insegnanti in pensione, pizzicagnoli e ortopedici siano capaci di dettare le linee guida di una banca mi pare comunista, mentre che riescano a farlo meglio di persone che hano le competenze specifiche è solo utopistica

Seguendo una certa linea di pensiero la banca è sempre cattiva:

Caso A: li presta e li rivuole

- se presta i soldi (anche se non dovrebbe) è cattiva, perché ti fa indebitare apposta per fregarti tutto

- se non te li presta è cattiva perché aiuta solo i poteri forti o solo chi i soldi li ha già

Caso B: li presta ma non li rivuole

- è cattiva per il correntista a cui ha "rubato" i soldi che sono finiti a qualcuno che non poteva restituirli (il soggetto A1) oppure a qualche "amico" (il soggetto di A2)

A questo punto aboliamo le banche, visto che NON possono essere buone (in media e nel lungo periodo), diventa a questo punto difficile fare qualsiasi cosa che comporti lo scambio di denaro (non impossibile le banche non sono sempre esistite) più difficile.

Aboliamo il denaro? Ci sto...

Questo mio ragionamento assurdo per introdurre il mio pensiero, è inutile voler attaccare per forza un aggettivo alla parola "banca", una banca è una banca. Forse allora bisogna spendere energia perché ci sia maggiore trasparenza su cosa e come lo fa (anche sul perché se i soldi sono i nostri).

Gli osti vendono il vino, se tutti ne vendono di cattivo obblighiamoli a dirci cosa cavolo c'è dentro e dove lo tengono, invece di sognare di "osti etici senza macchia che danno vino buono a poco prezzo".

direi che la giusta pretesa sarebbe quella che i gestori siano "capaci" di fare il loro mestiere indipendentemente da come la pensano.

Quelli che si entusiasmano per la freschezza dei movimenti - per fortuna Michele Boldrin è intervenuto en passant - forse non ricordano che fino agli anni '90 molte banche italiane erano pubbliche e, per statuto o per legge, dovevano perseguire scopi "sociali" oltre al bieco profitto. Forse eravamo all'avanguardia senza saperlo.

Poi sono entrati in scena i neo-liberisti (Giuliano Amato, per citarne uno) che hanno imposto la privatizzazione delle banche, attraverso la costituzione di società per azioni, e lasciando agli originari enti pubblici gli scopi "sociali" (poi, con il tempo, li hanno chiamati "fondazioni" e li hanno privatizzati ope legis).

La ragione di tale operazione era proprio l'esigenza di superare la commistione tra attività bancaria e scopi assistenziali, che - secondo gli studiosi - distorceva la gestione delle banche pubbliche e le rendeva obiettivo di politicanti famelici (non necessariamente in proprio).

A quanto pare, torna di moda l'antico, sub specie modernitatis. Come diceva un letterato comunista: "il futuro ha un cuore antico"!