La fertilità degli italiani

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Al ritorno dall'Italia, all'ufficio postale fra la posta sospesa ho trovato una pila di Economist la cui consegna mi sono scordato di sospendere (come mi succede da circa un anno e mezzo). Poco male, in uno di essi ho trovato una tabella che ho trovato interessante, e che sottopongo all'attenzione dei lettori. Si tratta della percentuale di donne per numero di figli calcolata nell'insieme di tutte le donne che hanno completato il loro periodo fertile. Ne riporto i valori per l'Italia e altri due paesi industrializzati ad alta fertilita', Svezia e USA.

N. Figli
ItaliaFrancia Svezia
USA
015 1414 15
125
2016
19
242 3240 32
3+18
3430
34

La tabella rivela che la bassa fertilità delle famiglie italiane non sembra essere dovuta alla scelta di molte famiglie di non fare figli. Anzi, secondo la tabella, la percentuale di donne senza figli è molto simile a quella di alcuni paesi con la fertilità più altra nel mondo occidentale.

Invece, il record negativo mondiale di bassa fertilità è tenuto dall'Italia perchè vi si trovano molte famiglie che si limitano a procreare un solo bimbo, mentre nella Svezia e negli USA, per esempio, ce ne sono molte che ne fanno tre o più. Insomma, non è che agli italiani non piacciano i bambini. Il problema semmai (se di problema si tratta, questo non è ovvio, ma il dato è comunque interessante) è che a chi piacciono non vuole o non riesce farne abbastanza.

A cosa è dovuta questa anomalia? Difficile dirlo senza dati ulteriori; azzardo l'ipotesi che le coppie italianie comincino a procreare in tarda età, quando per motivi biologici è ormai troppo tardi per riuscire ad avere molti figli. Sui motivi causanti questo ritardo, lascio al lettore speculare.

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Commenti

Ci sono 51 commenti

Una risposta empirica basata sulla mia cerchia di conoscenti dice che il problema è strettamente economico. Tolti i fanatici religiosi gli altri rinunciano a sopportare l'abbattimento del tenore di vita che si accompagna al secondo figlio (Noi ne abbiamo due perché guadagnamo bene).

 Trovo che la medesima spiegazione si adatta perfettamente anche al famoso mammismo degli italiani che stanno in casa fino a tarda età. 

 

A sensazione direi che i motivi sono molti.

Chi studia in media si laurea molto tardi e in molti casi deve fare tirocini post laurea prima di diventare indipendente; chi non studia si sposa prima ma spesso ha un reddito molto basso in rapporto al costo della vita.

In più come dice Morelli siamo mammoni: un' australiana che ho conosciuto giorni fa sosteneva che il fenomeno riguarda anche i figli degli immigrati.

Inoltre a parte i soliti fanatici religiosi, quasi nessuno concepisce di avere un figlio senza potergli garantire ogni sorta di vestitino firmato/giocattolo/corso &c.

Infine c'è il problema degli asili: quelli privati costano quasi uno stipendio, i nidi pubblici sono insufficienti per la domanda, e quasi tutti fanno orari da ufficio o anche meno:in assenza di nonni o affini per le donne che lavorano è molto complicato anche gestire un solo figlio.

 

 

 

In più come dice Morelli siamo mammoni: un' australiana che ho

conosciuto giorni fa sosteneva che il fenomeno riguarda anche i figli

degli immigrati.

 

Molto perspicace, la tua amica australiana. Paola Giuliano trova esattamente la stessa cosa in questo paper, che uscira' presto (o forse e' gia' uscito) su JEEA.

 

 

L'ipotesi di Andrea, cioe'

 

che le coppie italianie comincino a procreare in

tarda età, quando per motivi biologici è ormai troppo tardi per

riuscire ad avere molti figli,

 

non e' del tutto convincente. Questa implica che, a partita' di

altre condizioni, la fertilita' decresce con l'eta' media delle madri

alla nascita dei figli.

Secondo l'articolo dell'Economist, la

fertilita' delle donne in Italia e' aumentata dal 1990 al 2003.

Confrontanto questi due anni nelle tavole di fertilita'

dell'Istat si nota lo spostamento della distribuzione delle nascite per

eta', normalizzate all'eta' della madre, verso destra. In termini

assoluti, l'aumento del numero di figli avuti

oltre i 30 anni e' maggiore della riduzione delle nascite al di

sotto.

Quindi

fertilita' ed eta' media delle madri alla nascita

sono aumentate insieme. Cioe' il vincolo biologico non sembra essere

cosi' importante. Una possibile spiegazione coerente con questi

dati, e con la presenza di un vincolo economico, e' una di quelle

suggerite da Marcello, cioe' la carenza di servizi diffusi per la prima

infanzia. Questi sono molto

importanti oltre il primo figlio. In Italia i servizi per l'infanzia

sono poco sviluppati anche perche' la mobilita' geografica e' bassa e

quindi i nonni possono offrire day-care gratuita. Ma se aumenta l'eta'

media delle donne al parto aumenta anche quella dei nonni e cresce il

bisogno di servizi di mercato. Se l'offerta non si adegua rapidamente e

capillarmente, ai livelli che caratterizzano appunto USA e Svezia, le persone sono scoraggiate ad avere figli oltre il primo.

 

 

Qual e' esattamente il problema?

In un mondo che si sta rapidamente sovrappopolando, l'Italia diventera' un posto bellissimo intorno al 2050-2100. Il fatto che sia costoso fare figli ha ottime implicazione eugenetiche, i figli dei ricchi sono mediamente piu' intelligenti. Le conseguenze sul sistema pensionistico della bassa fertilita' renderanno ancora piu' cogente questo vincolo.

Questa idea che qualunque cretino sussidiato debba poter fare almeno due figli e' orripilante. E' il residuo di tanti decenni di keynesismo e socialdemocrazia. Se uno a trent'anni guadagna un salario pari alla retta dell'asilo, io mi stupisco che possa votare, non che non possa fare figli!!!

Per la cronaca io ho due figli e sto pianificando un terzo.

 

Cosa intendi per un posto bellissimo? tipo Calcutta con gente che vive per strada e campa di immondizia? E credi veramente che arriveremmo a quel punto senza tensioni sociali da far passare gli anni '70 per un' era bucolica?

Comunque devo rettificare il discorso sugli asili: non avendo figli parlo per sentito dire e devo aver fatto confusione a causa di una collega con due gemelli. Da una rapida ricerca in rete un nido a Milano costa circa 650€/mese dalle 7.30 alle 18.30 e sui 500 dalle 9 alle 17; un salario tipo è sui 1000/1200€.Tra l'altro spesso a 30 anni da noi pure i futuri notai ed avvocati fanno il galoppino a qualcuno per cifre analoghe (o meno: ho sentito persino di laureati in legge che pagano per fare il tirocinio).

Tra l'altro, correggimi se sbaglio, mi pare che pure facendo il tuo lavoro in Italia si guadagnino poche centinaia di euro in più.

 

i figli dei ricchi sono mediamente piu' intelligenti.

 

Ho un' idea: diamo ad ogni donna incinta 10 milioni di euro vincolati e togliamoglieli dopo il parto :P.

 

 

 

Qual e' esattamente il problema?

 

Nessuno: stavamo solo discutendo sulle possibili cause di

un'osservazione empirica. Ognuno e' poi libero di giudicarla come

benedizione o come castigo.

 

i figli dei ricchi sono mediamente piu' intelligenti

 

Non e' esattamente cosi', se per intelligenza si intende abilita'

cognitiva. Da quello che sappiamo, i figli degli intelligenti sono

mediamente piu' intelligenti e i figli dei ricchi sono mediamente piu'

ricchi.

In un accurato studio

di qualche anno fa sulla questione (pubblicato sul JEP), Sam Bowles e

Herb Gintis hanno mostrato che mentre la correlazione tra lo status

economico di genitori e figli e' maggiore di quanto gli economisti

hanno creduto negli ultimi venti anni (ma pur sempre modesta, 0.4) se

misuriamo l'intelligenza con IQ, il contributo--in termini

ereditari--dell'intelligenza al reddito, tenendo costante tutto il

resto, e' estremamente basso, e resta basso anche quando si considera

l'effetto indiretto dell'istruzione. Nell'altra direzione, la ricchezza

non puo' acquistare l'intelligenza (thanks God...). Quindi il figlio di

un ricco cretino e', probabilmente, un ricco ma, ahinoi, pur sempre

cretino.

 

Ammetto di non avere nessun dato scientifico su cui basare le mie opinioni, che quindi vanno prese per il valore minimo che meritano, tuttavia - a pelle - non mi convince del tutto l'equazione pochi servizi pubblici per l'infanzia - pochi figli

Tradizionalmente, il tasso di feritlità delle donne italiane è stato sempre più alto nelle regioni del sud (con mediocre assistenza pubblica) rispetto alle regioni del nord (con migliore assistenza).

Vero è che il familismo del Sud può aver influito, tuttavia un fattore (la famiglia) avrebbe dovuto compensare l'altro (gli asili) portando in pareggio il saldo nord-sud, il che tradizionalmente non è stato.

Mi convince di più invece il discorso sull'età delle primipare.

Biologicamente la donna può partorire (circa) dopo i 13/14 anni e per ragioni fisiche intuitive il "momento buono" si colloca intorno ai 18/20 anni: non a caso le nostre nonne e (alcune delle) nostre madri si sposavano verso i venti anni e dopo un anno di matrimonio avevano già il primo figlio, pronte per la loro carriera (!?) di mamme e casalinghe.

Oggi la donna - come l'uomo - entra nel mondo del lavoro  intorno ai 25 anni e  - come il suo marito/compagno - se la vuole godere un po' prima di assumere le responsabilità date dalla crescita di un figlio, ergo il primo parto tende a spostarsi verso i 30 anni.

Questo spostamento temporale comporta che, pur volendo, diventa difficile programmare più di tre figli, dato che un conto è crescere  e seguire un bambino con le energie di un genitore di 20 anni ed un altro con quelle di un genitore di 40 anni e questo indipendentemente dall'avere un asilo ben funzionante all'angolo di casa, che certamente aiuta, ma non risolve il problema.

In sostanza, credo la ragione del calo di fertilità risieda in ragioni culturali, più che economiche.

 

propongo il vincolo del mercato immobiliare (e ci si potrebbe fare un articolo accademico).

L'ipotesi e': 

In italia non ci sono abitazioni abbastanza grandi per fare famiglie numerose (Paola Giuliano considera il prezzo ma non la qualita' delle abitazioni).

Con l'aumento del tenore di vita (e dei confronti sociali), diventa piu' difficile far dividere la camera da letto a piu' bambini (due e' il limite massimo). Me ne intendo poco, ma guardando le planimetrie degli appartamenti in vendita in citta' in Italia, mi sembra che al di sopra dei 5 vani ci sia pochissimo: 5 vani vuol dire tre stanze da letto, e si determina il limite massimo di figli che possono avere ciascuno la sua cameretta.

Confrontando i prezzi che ho pagato io (nella provincia inglese, per londra e' quasi il doppio, senza evidenti effetti sulla fertilita') per childcare con quel che mi han detto parenti e amici, in Italia il costo e' ben piu' basso, quindi escluderei che il costo della childcare sia limitante, anche in vista dell'enorme offerta di nonne che fanno free childcare.

Il mammismo italiano (per cui costringere a convivere in camera assieme ragazzi di 14 anni e' una cosa diversa quando questi ne hanno 27), e la tendenza a una forte preferenza per vivere "in centro", per cui i villaggi di periferia sono (i) pochi ambiti, (ii) brutti, sono probabilmente fattori che rendono piu' difficile rilassare il vincolo immobiliare, e rinforzano la tendenza, perche' ci sono network externality.

Se ho ragione, e' un problema di difficile soluzione perche lo stock immobiliare e' dato, e le nuove case sono fatte per la domanda presente di famiglie con 1 o 2 figli.  

 

non capisco, gianni, perche' mai lo stock immobiliare dovrebbe essere dato? non e' cosa difficile da due appartamenti farne uno! e poi mezza Italia (vedi il veneto e molto sud) vive in villettine unifamiliari nei sobborghi.

 

Non credo che il fattore immobiliare rappresenti un vincolo alla fertilità.

In primo luogo in Italia abbiamo una realtà nella quale circa il 70/75% della popolazione è proprietaria della casa in cui abita e se è vero che le case di nuova costruzione, col tempo, hanno asunto dimensioni sempre minori (oggi la superficie media di una prima casa per una coppia appena sposata è di circa 60/70 mq.) è anche vero che vi è un ampio stock immobiliare a disposizione (affitto, comodato da genitori e perenti, donazione ecc.) di case di più ampia superficie.

Il punto è: si comprano case di superficie più piccola e quindi non si possono fare più figli oppure si comprano case piccole perchè non si vuole fare più figli ? La risposta è forse ne mezzo, dati i costi crescenti del mercato immobiliare che impedisce investimenti in case più ampie.

Tuttavia il tasso di fertilità non sembra crescere in chi riceve dai genitori in donazione la casa di famiglia di magari 150 mq. o in chi abita in piccoli centri privi di appeal immobiliare e dove è quindi possibile acquistare una casa a costi più sostenibili.

 

esiste una letteratura economica sull'argomento? a parte gli effetti su un eventuale sistema pensionistico payasyougo, perché mai una diminuzione dovrebbe essere un problema? Magari l'equilibrio della nostra società è più basso, daltronde la densità della popolazione in italia è al di sopra della media europea e molto maggiore di quelle statunitensi e svedesi (http://en.wikipedia.org/wiki/List_of_countries_by_population_density); mi sembra che non si sia ancora iniziato a valutare per bene se davvero di problema si tratta

 

 

esiste una letteratura economica sull'argomento? a parte gli effetti su

un eventuale sistema pensionistico payasyougo, perché mai una

diminuzione dovrebbe essere un problema?

 

Anche senza sistemi pensionistici stile catena di Sant'Antonio, ci sono due problemi di fondo con l'invecchiamento della societa':

- La creativita' tende a declinare con gli anni, e con essa la produttivita' in settori che richiedono menti brillanti;

- La scarsita' di forza lavoro ha effetti inflazionistici: per esempio, se non non ci saranno abbastanza infermieri per assistere gli anziani, i secondi dovranno pagare molto di piu' di quanto si aspettino ora per assicurarsi i servizi dei secondi.

Per fortuna, alle carenze di fertilita' puo' supplire l'immigrazione di forza lavoro, o anche l'emigrazione dei pensionati in paesi con maggiori disponibilita' di manodopera.

 

 

 

Concordo, tenendo conto poi della conformazione del territorio italiano, la cosa e' ancora piu' evidente. Altro che iattura! Per una volta e' il resto del mondo che dovrebbe imitarci!

 

La fertilita' credo che oltre un fenomeno complesso e' anche un fenomeno delicato.

La bassa fertilita' e' dovuta oltre che da  fattori economici, la tarda eta', gli asilo nido ecc, credo sia dovuta anche perche'  le donne stanno cambiando un po' il loro ruolo di essere nate per procreare.  Le donne in Italia stanno godendo dei diritti che gli sono stati riconosciuti con gli anni e quasi ultimamente. Nei paesi nordici le donne hanno preso coscienza di questi diritti molto tempo prima, e quindi adesso stanno riscoprendo la fertilita'.

In italia stiamo riscoprendo la liberta' di non avere figli, cosa che ci dona moltissimo tempo per noi, per il nostro lavoro, per la nostra immagine ecc. Inoltre non escludo un fattore climatico. I paesi mediterranei hanno tanto sole da godersi e tanta luce e questo potrebbe aumentare il tempo di leisure, ma qui e' difficile trovare una evidenza empirica.

Inoltre credo  che non necessariamente dobbiamo procrare tutti questi figli, il mondo e' a risorse limitate. A volte dimentichiamo che viviamo in una sfera e che non avrremmo molte possibilita' di salire fuori a cercare beni.

qui saltano poi tutti i meccanismi economici: societa' anziane, infermita', progresso quasi nullo ecc. , ma sinceramente le preferisco rispetto a un mondo senza alberi, senza acqua o animali.  

 

A me il fatto che il costo marginale della prole sia elevato sembra piu' che ragionevole. E' un sintomo che la nostra societa' sta "internalizzando" tutte le esternalita' ch tu dici, e questo e' efficiente.

D'altra parte, il fatto che una bella famiglia tradizionale numerosa stia diventando un lusso e' una delle motivazioni che mi spinge, arrivato ormai alla mia eta', a lavorare duramente per avere ancora piu' successo e garantirle un futuro brillante.

Il fatto che in futuro ve ne saranno molte meno, questo si' mi inquieta, non so tutti questi single, coppie instabili senza figli cosa possano produrre di buono se non un'attitudine ancora piu' selfish. Questo e' il problema! Ma e' piu' che altro un timore personale.

 

Credo tu abbia ragione, ed aggiungerei un fenomeno speculare sul lato maschile, con molti single che a farsi una famiglia non ci pensan nemmeno.

Sempre più spesso chi vuole una famiglia si rivolge all' estero, soprattutto i maschi ma non solo. 

 

A me il fatto che il costo marginale della prole sia elevato sembra piu' che ragionevole. E' un sintomo che la nostra societa' sta "internalizzando" tutte le esternalita' ch tu dici, e questo e' efficiente.

D'altra parte, il fatto che una bella famiglia tradizionale numerosa stia diventando un lusso e' una delle motivazioni che mi spinge, arrivato ormai alla mia eta', a lavorare duramente per avere ancora piu' successo e garantirle un futuro brillante.

Il fatto che in futuro ve ne saranno molte meno, questo si' mi inquieta, non so tutti questi single, coppie senza figli cosa possano produrre di buono se non un'attitudine ancora piu' selfish. Questo e' il problema! Ma e' piu' che altro un timore personale.

 

In base alla mia esperienza, di padre 37enne di due bambini (6 e 4 anni), e di amico di una serie di single e accoppiati/sposati che di figli sembra non vogliano neanche sentirne parlare, metterei un po' più l'accento sulle preferenze. I vincoli (finanziari, immobiliari, lavorativi etc) contano non poco, ma, per me una parte rilevante della spiegazione risiede nei gusti. La vita comoda, la possibilità di spendacchiare i primi guadagni, la "carriera", il timore di non poter offrire ai figli almeno quanto si è ricevuto da figli, sono tutti aspetti che inducono a "wait and see". Nel frattempo, tra una vacanza e l'altra, però, gli anni passano e allora sì che si va ad impattare con il vero vincolo, quello biologico. Concludo dicendo semplicemente, sempre in campo di scelte del consumatore, di non essere troppo avversi al rischio, vi assicuro che la soddisfazione (i.e. felicità) di avere un figlio è molto più alta di qualsiasi stima attualmente disponibile. Questo è almeno quanto ho verificato io.

   

 

Resta da spiegare allora perche' a svedesi ed americani allora non piaccia la vita comoda e gli altri vantaggi della vita senza figli che hai elencato.

 

Spulciando sul sito della W.H.O. http://www.who.int/whosis/database/core/core_select.cfm si possono confrontare alcuni interessanti dati statistici.

Sempre per rimanere all'esempio di Italia - USA e Svezia, si conferma che effettivamente l'Italia ha un tasso di fertilità dell'1,3%, contro il 2% degli USA e l'1,7% della Svezia

Si fa una intrigante scoperta per quanto riguarda il tasso di fertilità tra le adolescenti:

- USA 4,3% - Italia 0,7% - Svezia 0,7% 

Andando a vedere poi il tasso di mortalità neonatale, abbiamo

- USA 4 x 1000 - Italia 3 x 1000 - Svezia 2 x 1000

mentre il tasso di mortalità infantile è:

- USA 7/100.000 - Italia 3/100.000 - Svezia 4/100.000

il tasso di mortalitàmaterno al parto è invece:

- USA 14/100.000 - Italia 5/100.000 - Svezia 8/100.000

Volendo trarre qualche considerazione da questi dati, mi sembra:

1) che negli USA, visto l'abnorme dato della fertilità adolescenziale, molte gravidanze non sono volute, ma sono accidentali, al contrario di quanto accade in Svezia e Italia 

2) che è molto più sano per una madre partorire in Italia piuttosto che in Svezia o USA

3) che il rischio di mortalità infantile è più basso in Italia che in altri paesi

Il che sembra rafforzare la tesi che che il calo di fertilità italiano non è dovuto a carenze assistenziali, ma a scelte culturali.

 

Si, ho trovato una evidenza che molti uomini che vogliono farsi una famiglia vanno verso l'estero e in particolare verso l'est. La spiegazione per la maggior parte ( di quelli che conosco), e' che le donne  li' sono  piu' tranquille e con meno richieste.

 

Non esculdo che una grande famiglia e' una cosa molto bella, ma le donne  ora possono decidere di non fare figli e a volte questo non viene compreso da un uomo, cosa che  a volte percepisco anche  nei commenti.

Ci sono molte evidenze che avere un figlio puo' solo aumentare la felicita' in  un uomo, questo non e' un fattore scontato per le donne.

Conosco molte coppie con un solo figlio e non vogliono sapere di farne altri, le risposte sono sempre le stesse: costano molto, mi rubano tempo, ho paura per il loro futuro ecc.

Inoltre una percentuale di donne odia  la gravidanza perche' il corpo si traforma e bombardate dalla televisione di super belezze, decidono di non farne.

Si potrebbe aumentare la fertilita' in Italia dando la possibilita' ad adozioni piu' facili. Credo che molte coppie sarebbero piu' dispsote ad adottare che a procreare.

 

 

 

 

 

Ci sono molte evidenze che avere un figlio puo' solo aumentare la felicita' in  un uomo, questo non e' un fattore scontato per le donne.

 

Da dove deriverebbe questa asimmetria? E' solo legata al fattore estetico della gravidanza? A naso direi che, soprattutto nei primi anni di vita del bambino, casomai è il contrario.....comunque credo che vada molto da caso a caso.

 

Si potrebbe aumentare la fertilita' in Italia dando la possibilita' ad adozioni piu' facili. Credo che molte coppie sarebbero piu' dispsote ad adottare che a procreare.

 

C'è evidenza empirica a favore di questa tesi? A me sembra esattamente il contrario, cioè che ultimamente, se proprio si vuole un figlio, deve essere PROPRIO a tutti i costi.

 

Sono d'accordo che le donne hanno il diritto di decidere di non avere figli, ma non condivido che poi, mi sembra di percepire, biasimino i maschi che si orientano verso est. Anche loro hanno il diritto di farli con chi preferiscono.

La storia della felicità di avere un figlio maggiore per gli uomini non la capisco proprio. Ma l'evidenza empirca di cui parli si riferisce per caso a situazioni in cui durante la gravidanza la donna si è ingrassata troppo e ha poi faticato a perdere i chili? Beh, allora il danno si ripercuote non poco anche sul benessere di un compagno (fedele).

ciao

  

 

Provo a dire la mia, seppur a scoppio ritardato ... 

- Il dato presentato da Andrea e’ interessante, ma evitiamo di pensare che la differenza fra noi e la Svezia sia gigantesca. A seconda della misura scelta (TFR, completed fertility, CBR) la differenza oscilla fra 0.23 e 0.37 figli per donna. Non mi sembrano differenze tali da permettere esercizi statistici sofisticati e dalle quali si possano trarre grandi conclusioni sulla cultura, i servizi pubblici e gli incentivi alla fertilita’.

- Discorso leggermente diverso per gli USA, con i quali la differenza e' di circa .7-.8 figli per donna, ma in questo caso una parte sostanziale della stessa viene spiegata dalla fertilita’ leggermente piu’ alta dei negri e da quella sostanzialmente piu’ alta di ispanici ed altri gruppi d’emigrati. La fertilita’ dei bianchi USA e’ in linea con quella EU (il TFR attuale EU si aggira su 1.5-1.6, quello dei bianchi se non erro, viaggia attorno al 1.7). Una spiegazione esauriente ed intelligente di perche’ vi siano tali differenze fra i vari gruppi etnici USA non sembra disponibile. Le varie teorie “culturaliste” si sono o ben rivelate vuote (fanno piu’ figli per ragioni culturali) o ben schiantate contro evidenza contraria (i cattolici fanno piu’ figli dei protestanti, i laureati fanno piu’/meno figli dei non laureati, ...).

- Come ha giustamente osservato Sabino Patruno, il fatto che la fertilita’ sia da sempre piu’ alta al Sud (dove i servizi pubblici non ci sono) che al Nord (dove non ci sono meno) e che raggiunga i minimi in regioni come l’Emilia Romagna e la Toscana dove i servizi per l’infanzia sono al massimo distrugge anche quest’altra troppo facile relazione causale. Rimandando, ovviamente, alla “cultura” nel senso dell’aria fritta.

- Le medesime osservazioni su Italia e USA (ma potete aggiungervi quanti altri paesi volete) suggeriscono anche che l’argomento “mercato immobiliare” difficilmente spiega le variazioni di fertilita'. Saranno costose le case, ma e’ piu’ facile comprarsi una casa ora che 50 anni fa, e la fertilita’ ha fatto il rovescio. Di nuovo, per definizione i cosidetti “ricchi” hanno meno problemi dei “poveri” a comprarsi la casa ampia ma non v’e’ evidenza alcuna che facciano piu’ figli ...

- Lo stesso vale per il reddito. Conosco i dati USA al riguardo, ed in USA la fertilita’ e’ leggermente piu’ alta fra le donne con mariti nel primo decile di reddito (il piu’ basso) mentre e’ piatta per gli altri nove. I ricchi americani fanno, in media, tanti figli quanto i poveri americani (occhio a fare inferenze erronee assumendo che immigrante implichi povero e cittadino USA implichi ricco). Non ho idea alcuna dell’Italia, ma mi stupirei se scoprissi che i ricchi italiani fanno piu’ figli dei poveri italiani. E’ invece vero (vedi ISTAT) che si fanno leggermente piu’ figli al Sud che al Nord ma, d’altra parte, e’ al Centro dove se ne fanno di meno in assoluto. Quindi l’inferenza basata sul reddito medio (statisticamente rilevato) non mi sembra funzionare.

- L’ipotesi secondo la quale il sistema di sicurezza sociale (sia privato che pubblico, pensioni in particolare) ha una forte influenza sui tassi di fertilita’ faccio fatica a criticarla se non altro perche’ ci ho lavorato e scritto sopra abbondantemente (con Ana Montes e con Cristina De Nardi e Larry Jones) e sia la teoria che i dati a mia conoscenza non lo rigettano. Anch'essa comunque fa parecchia fatica a spiegare variazioni piccole, come quella fra Nord e Sud Italia, o fra Italia e Svezia (o Francia: se volete un paese a natalita' "alta" nella vecchia Europa, guardate alla Francia). In questo caso, anzi, la "cultura" fa giochi strani: uno degli aspetti in cui la "cultura" influenza l'incentivo alla riproduzione e' la disponibilita' di nonne-baby sitters. Notoriamente, la "cultura" mammista-familiare italiana dovrebbe fornire molte piu' nonne disposte ad immolarsi per i nipotini della figlia/figlio che non le individualiste Svezia, USA e, relativamente, Francia dove i figli se ne devono andare da casa a 20 anni e la nozione di famiglia patriarcale non esiste da tempo ...

- Poi ci sono le preferenze, e qui la notte si fa buia. Perche' mai le preferneze svedesi sono diverse dalle italiane? Per ragioni "culturali"? Allora vedi sopra ... Per ragioni "genetiche"? Suvvia, quale sarebbe il meccanismo di selezione genetica all'opera? Temo questa strada riporti solo a quella della "cultura": giusta per definizione, ma inutilizzabile a spiegare alcunche'. Quali elementi della "cultura" svedese spiegano le differenze nei tassi di fertilita' con l'Italia? Come si misurano tali elementi e come si testa tale teoria?

 

 

Ho aggiunto la colonna della Francia

 

Ammetto che fare riferimento sic et simpliciter alla "cultura" rischia di portarci una ventata di aria fritta non propriamente salubre e poichè io stesso ho utilizzato questo termine, faccio qui pubblica ammenda.

Tuttavia, provando a dare sostanza all'aria ed a vedere se oltre altre alla puzza si riesce a trovare anche un po' di fritto di paranza, ipotizzo alcuni degli elementi "culturali" che possono influire sul decremento del tasso di fertilità italiano:

1) dimunuita influenza della chiesa cattolica e quindi del valore procreativo del sesso. Sino agli anni 70, l'equazione era matrimonio = figli - donna = madre e questo "comune sentire" era rafforzato e ideologicamente giustificato da un "comune credere" cattolico, che oggi per fortuna o purtroppo, a seconda dei punti di vista, è venuto meno

2) accresciuta voglia di edonismo, in rapporto causa effetto con il punto 1). Lo ha già evidenziato anche Catia Nicodemo: le donne (ma anche gli uomini) hanno molta meno voglia di sacrificarsi e vogliono godere la propria (ri)trovata libertà economica e sociale, procrastinando la gravidanza che viene vista come un ostacolo al perseguimento del diritto a tempo libero - vacanze - pizza - birra e discoteca (ok semplifico, ma il concetto è quello)

3) sindrome da Peter Pan, in rapporto causa-effetto con i punti 1) e 2). L'ingresso nel "mondo reale" delle responsabilità viene sempre più rinviato (o almeno ci si prova) e se i nostri genitori erano "adulti" a 25 anni, oggi a 35 anni si è ancora "ragazzi". Il che non è l'altra faccia del mammismo, dato che riguarda anche la maggior parte dei single che vivono da soli

4) penuria di nonne-baby sitter, in rapporto causa-effetto col punto 2). La mamma di una ragazza di venticinque anni,  è oggi una donna pienamente attiva, fisicamente e mentalmente, che o lavora a sua volta e quindi non ha nè energie  nè voglia di dedicarsi eccessivamente ai nipoti, o è una (baby) pensionata che ha ora voglia di godersi il suo tempo liberato e quindi tempo libero, vacanze, pizza, birra e forse non la discoteca, ma la balera perchè no...

5) cronica mancanza di collaborazione maschile, in rappporto di causa effetto col punto 3). Il maschio italiano, tradizionalmente, non ha mai aiutato molto le donne di casa, che pertanto sono giustamente restie a unire agli "ordinari" oneri lavorativi (sia casalinghi che esterni) anche quelli connessi a plurime gravidanze e alla crescita dei figli. Non voglio dire che gli uomini non aiutano, ma è indubbio che - soprattutto nei primi anni - la cura dei figli è prevalentemente affidate alle mamme. Non escludo che alcuni padri, posti di fronte alla necessità di "dare una mano", preferiscano, magari inconsciamente, limitare il proprio impegno e quindi il numero di figli.

6) diverso rapporto delle donne col proprio corpo (vedi anche l'altra discussione in corso su questo blog). Per alcune la gravidanza è vista come un "contributo all'invecchiamento" e quindi va procrastinata il più possibile, per consentire di rimanere più giovani più a lungo 

Probabilmente ci sono anche altre motivazioni "culturali", ma è ora di pranzo e la fame incalza (btw oggi cucino io perchè mia moglie torna più tardi e i miei tre figli mi reclamano).

 

 

 

Tutte osservazioni condivisibili.

Pero', e qui sta il punto, tutte perfettamente applicabili anche alle culture di altri paesi. Alcune con maggior intensita', altre con meno, ma la sostanza e' quella. I cambi culturali che segnali sono avvenuti negli USA come in Italia, in Francia come in Svezia, in Spagna come in Portogallo. Questi cambiamenti aiutano a capire perche' nel secondo dopoguerra il tasso di fertilita' sia passato, nel mondo occidentale, da circa 3.0 figli per donna a 1.5-2.0, raggiungendo estremi di 1.2-1.4 in paesi come Italia e Spagna (a dire il vero, i paesi del defunto "blocco comunista" hanno avuto cadute temporanee ancora piu' drammatiche, ma sembra che ora la fertilita' sia in ripresa in tutta l'Europa dell'Est).

Tali cambiamenti culturali, ripeto, sono comuni a tutto il mondo occidentale (non siamo l'unico paese cattolico, e molte chiese protestanti favoriscono la procreazione tanto quanto il papa romano: i puritani USA si riproducevano come conigli nel 1700-1800!) e persino al Giappone (ed anche li' la fertilita' e' caduta). Poiche' sono comuni a questi paesi non possono spiegare i differenti risultati che osserviamo. Magari spiegano le differenze fra Europa e Nord Africa o Medio Oriente, ma non di certo fra Italia e Svezia. Un criterio elementare che un nesso "causa-effetto" deve soddisfare per essere sensato, testabile e non tautologico e' che a cause identiche corrispondano effetti identici e che la spiegazione di un effetto differenziale debba trovarsi in almeno UNA causa differenziale. Insomma, se qualche tratto culturale deve spiegare la bassa fertilita' italiana e spagnola (rispetto, chesso', alla svedese o francese) e' necessario che tale tratto culturale sia COMUNE a Italia e Spagna e DIFFERENZIATO in Svezia e Francia.

I tratti culturali che segnali non soddisfano tale criterio di "varianza" e, quindi, non aiutano a spiegare perche' la fertilita' italiana e spagnola siano cosi' particolarmente basse. Questo, mi sembra, era il quesito che Andrea poneva. 

Un quesito differente, ma ugualmente interessante, e' perche' tali cambiamenti culturali siano avvenuti quasi tutti durante la seconda meta' del XX secolo e nel mondo economicamente "avanzato" e "capitalista", mentre non sono avvenuti altrove o in altre epoche. 

 

 

Se qualcuno avesse dubbi su quanto il fenomeno sia misterioso, nel senso piu' scientifico del termine, la fertilita' aggregata dei cittadini israeliani (perfino considerando il "picco" --forse culturale-- degli haredim che si riproducono ad altissima velocita' e frequenza [provocando l'ira del popolo, da quel che ho ascoltato, essendo loro che non fanno il militare e non pagano tasse a sufficienza per finanziare i servizi alla loro prole]) e' un sesto della fertilita' dei cittadini di Gaza (non so di che cosa siano cittadini adesso, il problema e' davvero complicato...)

 

 

Sia l'Islam? Ho seri dubbi perche' vi e' la stessa pressione pro-natalita nella cultura religiosa degli ebrei, che non possono convertir nessuno, che tra gli islamici che hanno una politica iper-attiva di conversione dei pagani alle loro credenze. 

 

La tabella che trovate qui sotto indica l'età media delle donne al primo parto (fonte eurostat). D'accordo, la statistica non è aggiornata al 2007 (non sono capace  - nè ho tempo -  di trovarne un'altra più recente), ma comunque - decimale più decimale meno - mi pare un dato attendibile.

Per quanto riguarda l'Italia, sia pure ferma al 1997, l'età indicata è di 28 anni, che vista la tendenza mostrata dal grafico, oggi può forse essere diventata  29 anni.

I paesi a relativo alto indice  di fertilità (Francia e Svezia del nostro esempio, ma lo stesso vale per l'Inghilterra) non hanno un'età media al primo parto dissimile da quella italiana, il che sembra smentire l'ipotesi che in Italia si fanno meno bambini perchè le donne hanno la prima gravidanza troppo tardi (cosa che pure io pensavo).

Se a Roma (in media) Maria  partorisce per la prima volta a 28 anni, così come  Ingrid a Stoccolma e Brigitte a Parigi, occorre capire perchè mai Maria (mediamente) al massimo fa un solo altro figlio, mentre Ingrid e Brigitte (in media) altri due.

Se fosse solo questione di asili, Reggio Emilia, con la sua "mitica" scuola materna migliore del mondo (come affermava una vecchia classifica credo del NYT) dovrebbe avere il più alto tasso di fertilità d'Europa.

Ed allora ? Torna in pista l'edonismo ? Il reddito ? che altro ?


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P.S. per rispondere alla domanda di Michele Boldrin, sul perchè questi cambiamenti siano avvenuti nel mondo occidentale nella seconda metà del XX secolo, credo che una buona mano d'aiuto l'abbiano data il rimescolamento sociale seguito alla seconda guerra mondiale e - soprattutto - i metodi anticoncezionali.

Grazie alla "pillola" la donna si è liberata dal suo ruolo esclusivamente riproduttivo in cui una certa cultura la relegava, il resto - non tutto, ma una buona parte - è venuto da sè (almeno credo, ma sono pronto a vedermi smentire).

 

Il problema forse è che gli italiani (all'estero e in patria) appena vedono una tabellina di fertilità ci fanno su milioni di ricerche e dicussioni, mentre il resto del mondo continua a trombare!