È morto oggi Ernesto Sabato. Ancora un paio di mesi ed avrebbe tagliato il traguardo dei 100 anni.
È stato uno scrittore lucido, finissimo indagatore dell'animo umano, formidabile creatore di mondi possibili che stavano "più in là della realtà" riuscendo, al contempo, a non essere impossibili. Trovò la sua strada dopo averne percorse molte altre: attivista politico, studioso di filosofia, ricercatore e scienziato all'Istituto Curie di Parigi e al MIT. Infine, a partire dal 1940, scrittore ed anche pittore.
È, anzitutto, l'autore della trilogia costituita da Il tunnel (1948), Sopra eroi e tombe (1961) e L’angelo dell’abisso [Abaddón el exterminador] (1974). Il secondo è il nostro preferito, qui la trama. Uno di noi ne possiede tre copie perché l'altro, volendo fargli dono d'uno dei suoi libri preferiti, pensò giustamente d'inviargli la copia fresca di stampa della nuova edizione italiana ... Preziosa comunque, non solo per l'amicizia che in essa riposa ma anche perché la nuova versione Einaudi (la vecchia era degli Editori Riuniti: Ernesto era un militante fedele ...) contiene un'utilissima piantina di quella parte di Buenos Aires in cui si svolgono gli avvenimenti narrati.
Sobre héroes y tumbas è un libro che al suo interno ne contiene un altro, Rapporto sui ciechi, capolavoro nel capolavoro. Nel caso foste familiari con la cecità come raccontata da Saramago, quella di Sabato è altra cosa. Chi volesse intendere a cosa ambiscano e cosa vogliano imitare (con risultati, rispettivamente, noiosi e ridicoli) l'Eco dei pendoli ed il Brown dei davincicoke, legga Rapporto sui ciechi. Permette di scoprire che la distinzione di Eric Auerbach fra stile "alto" e "basso" ha assunto, ai giorni nostri, dimensioni inaspettate grazie all'aggiunta, appunto, dello stile "pomposo" e di quello "ridicolo".
Sabato é una specie di gnostico moderno: non solo per la visione duale che ha della natura del mondo e dell'uomo ma, in un senso strettamente etimologico, perchè gnosticismo, da gnósis (γνῶσις), ovvero conoscenza, significa dottrina della salvezza tramite la conoscenza. Ed è precisamente quello che Sabato ha tentato di fare con lo scrivere. In un suo passo famoso osserva
Ciò che è specifico dell’essere umano non è lo spirito ma quella lacerata regione intermedia chiamata anima, regione in cui accade tutto ciò che di grave e di importante appartiene all’esistenza: l’amore e l’odio, il mito e la finzione, la speranza e il sogno; nulla di tutto questo è puro spirito, quanto piuttosto un violento miscuglio di idee e sangue. Ansiosamente duale, l’anima soffre tra la carne e lo spirito, dominata dalle passioni del corpo mortale, ma aspirando all’eternità dello spirito. L’arte (cioè la poesia) sorge da questo confuso territorio e a causa della sua stessa confusione: Dio non ha bisogno dell’arte.
Sabato descrive in modo impareggiabile l'imperfettibile condizione umana, e per farlo deve ricorrere a spiegazioni, sempre più difficili, sempre più complesse, senza disperare, consapevole che quella è la sola strada. Un commentatore ha scritto oggi bene su questo punto: «...che cosa significa spiegare? La risposta, probabilmente influenzata dalla recente lettura, fu: spiegare significa stabilire una rigorosa catena causale che si trasforma alla fine in un nodo scorsoio che si stringe attorno al collo. Leggere Sabato è per me una questione di igiene mentale: per non morire soffocato dalla spiegazione diurna del mondo, per non abbandonare l’insondabile cecità dell’uomo.»
Sulla propria morte e la sua preparazione ad essa aveva scritto Sabato stesso, nell'ultimo capitolo della sua raccolta di saggi più nota, La resistencia (del 2000). In quel capitolo, la cui epigrafe è la frase di Maria Zambrano riportata nel sommario, si legge:
Cada hora del hombre es un lugar vivo de nuestra existencia que ocurre una sola vez, irremplazable para siempre. Aqui reside la tensión de la vida, su grandeza.
[...]
Creo que lo esencial de la vida es la fidelifdad a lo que uno cree su destino, que se revela en esos momentos decisivos, esos cruces de caminos que son dificiles de soportar pero que nos abren a las grandes opciones.
[...]
Como la luz de la aurora que se presiente en la oscuridad de la noche, así de cerca está la muerte de mi. Es una presencia invisible.
[...]
Su llegada no será una tragedia como hubiese sido antes, pues la muerte no me arrebatará la vida: ya hace tiempo que la estoy esperando.
[...]
Cuando la gente me para por las calles para darme un beso, para abrazarme, o cuando voy a algun acto, como en la Feria del Libro, donde una multitud durante horas me está esperando y me colma con su afecto, una invencible sensación de despedida me nubla el alma.
[...]
Antes, la muerte era la demostración de la crueldad de la existencia.
[...]
Pero ahora que la muerte está vecina, su cercania me ha irradiado una comprensión que nunca tuve; en este atardecer de verano, la historia de lo vivido está delante de mí, como si yaciera en mis manos, y hay horas en que los tiempos que creí malgastados tienen más luz que otros, que pense sublimes.
He olvidado grandes trechos de la vida y, en cambio, palpitan todavía en mi mano los encuentros, los momentos de peligro y el nombre de quienes me han rescatado de las depresiones y amarguras. También el de ustedes que creen en mí, que han leído mis libros y que me ayudarán a morir.
Noi due, a cui fece compagnia per così tanti anni, oggi ci sentiamo un pò più soli.
Confesso la mia ignoranza, mi ritengo "uno che legge" eppure Sabato non lo avevo mai sentito nominare. Questo vostro articolo invoglia a leggerlo (a differenza dei "coccodrilli" dei quotidiani on line). Solo una domanda: è necessario conoscere la situazione argentina per poter apprezzare "Sopra eroi e tombe" o è ininfluente?
aiuta ma non é essenziale.