Pochi giorni fa D'Alema ha rilasciato una intervista al Corriere (se non l'avete letta è qui) in cui, tra le varie cose, denunciava la crescente delegittimazione della classe politica e la sfiducia dei cittadini. Dato che non ha detto nulla su cosa fare per superare tale sfiducia, l'intervista non è particolarmente interessante, e si può tranquillamente rubricare tra le varie banalità che ci vengono periodicamente propinate dai politici di governo e opposizione. Non la commenterò ulteriormente.
Voglio invece commentare la reazione dei lettori del principale giornale del centrosinistra. Il sito de 'L'Unità' ha posto ai lettori la seguente domanda, e li ha invitati a inviare commenti
Massimo D'Alema sostiene che la politica è
diventata autoreferenziale e vive una crisi di credibilità che rischia
di travolgere il Paese. Siete d'accordo con l'analisi di D'Alema? E, se
sì, come si può fare perché la politica torni tra la gente e per la
gente?
Ora, io ricordo 'L'Unità' come l'austero quotidiano del PCI, un giornale per militanti severi sempre pronti a cercare di capire la linea del Partito e fornire le proprie costruttive riflessioni nell'ambito del centralismo democratico. Insomma, mi aspettavo tanti commenti come questo:
Purtoppo condivido questa analisi, per me una delle prime cose da fare è
incominciare con fatti reali e non solo con denuncie verbali o libri a
diminuire la spesa della politica.Proprio in questi giorni sul piccolo
schermo, su tutti i canali, è stato raccontato il contenuto del libro
"La casta". Certo che ascoltare e vedere i fatti, le cifre fanno
rimanere sconcertati anche chi, come me, ha una coscienza seria che sa
scindere dalla demagogia.Penso che migliorare enormemente la propria
condizione abbia fatto dimenticare i bisogni di coloro che veramente
stanno male ed abbbiano alimentato l'aspirazione ad entrare nell'area
dorata della politica. Quante volte mi sono chiesta ne è valsa la pena
di tanto impegno politico nel vedere tanta distanza con molti miei
compagni.non esistono più quei rapporti umani e la disponibilità
all'ascolto dei bisogni altrui. Pensiamo ai giovani, cambiamo rotta! .
In altre parole, mi aspettavo lamenti poco incisivi e del tipo 'dobbiamo tutti impegnarci di più, e attenzione al qualunquismo'. Ah, e ovviamente mi aspettavo alcuni commenti del tipo 'tutta colpa del fatto che non siamo più abbastanza comunisti', tipo questo (errore nell'originale)
La detto prima Mussi nell'ultimo congresso dei DS, allora che venga anche lui nella SD.
In verità questi sono molto, molto meno di quelli che mi aspettavo.
Comunque qualcosa deve essere cambiato dai tempi in cui andavo al liceo, e i compagni con 'una coscienza seria che sa
scindere dalla demagogia' non risultano poi così tanti. La maggior parte sono commenti generici arrabbiati contro i politici che non si curano dei cittadini, ma parecchi fanno proposte molto chiare e concrete:
Devono andare a casa tutti gli esponenti dell'attuale classe
dirigente (?). Cancellare le provincie, le comunità montane (basta un
dipartimento apposito per ogni regione) i consigli di circoscrizione,
gli enti inutili, ridurre i parlamentari (1/2) e gli appannaggi,
ridurre gli appannaggi dei magistrati, ridurre gli organici della forza
pubblica (abbiamo troppe polizie e troppi reati), ridurre gli ospedali
e la presa dei partiti su tutti gli enti. E mi pare già qualcosa
Un metodo elementare ma molto efficace per riavvicinare la gente alla
politica è che D'Alema e tutti quelli come lui al potere dal mesozoico
si dimettano OGGI.
Ridurre i costi della politica. Monocameralismo. Riduzione del numero
dei deputati. Abolizione delle province. Parametrare gli aumenti degli
stipendi dei parlamentari non sulla base dei presidenti di cassazione
ma sulla base degli aumenti concessi agli operai metalmeccanici.
Sistema contributivo da applicare anche per la determinazione delle
pensioni dei parlamentari. Riduzione delle auto blu che infastidiscono
anche l'opinione pubblica in quanto non solo rappresentano un costo ma
costituiscono anche una grandissima fonte di incazzatura nei cittadini
in quanto non rispettano affatto le normali regole di sicurezza
stradale. E poi sarebbe anche opportuno che si riducesse effettivamente
l'onore fiscale delle famiglie. Non si può ridurre l'irpef di 100 euro
e poi incrementare l'irpef regionale e comunale ovvero tutte le tasse
locali
Cosa si può concludere? D'accordo, il campione non è scientifico o rappresentativo. Però l'impressione che si ha è che almeno tra una fetta consistente dei militanti del centrosinistra (questo è il pubblico de 'L'Unità') alcune idee sensate inizino a circolare.
Personalmente, traggo ragione di moderato ottimismo. Ci sono solitamente due grossi ostacoli al perseguimento di politiche, economiche e no, più sensate. Il primo è il bagaglio ideologico che appesantisce tanti elettori, soprattutto quelli che militano nei partiti, e che impedisce loro di valutare serenamente le differenti opzioni. Il secondo è l'interesse diretto che il ceto politico ha nel continuare certe politiche, soprattutto quelle di espansione dell'intervento pubblico. So bene che è questo secondo l'ostacolo più importante, ma almeno sembra che il primo ostacolo stia diventando meno insormontabile.
I furibondi lettori dell'Unita' sono evidentemente parte di una pubblica opinione esasperata, ma altamente confusa e completamente impotente. Prona, proprio a causa della propria impotenza e confusione, a reazioni isteriche e volatili: ordineperdio un giorno e vogliamotutto quello dopo, sontuttiladri la mattina e guaisetocchiimieiprivilegi la sera. Un vuoto intellettuale, civile e morale che porta gli italiani a porre la propria residua "fiducia" in soluzioni magiche ed in simboli vuoti dell'ordine e della decenza: polizia, presidente della repubblica, magistratura, chiesa cattolica ... Simboli, appunto, perche' le istituzioni e gli uomini che le compongono sono parte integrante del marcio regime che la casta infame alimenta, regge e governa.
Manca tragicamente qualsiasi direzione politica altra che quella fornita (si fa per dire) dalla casta maledetta,; e' assente qualsiasi segnale della societa' civile che essa possa produrre dal proprio interno gli anticorpi necessari non tanto alla guarigione ma alla sopravvivenza. Chi esce dalla casta o la critica frontalmente finisce dimenticato, isolato, irriso, emarginato ... o vi ritorna al piu' presto. Perche' in Italia la casta e' tutto, ed il contrario di tutto, e' Fini e Bertinotti, la Mussolini e Caruso, Guzzanti e Diliberto, Berlusconi e Prodi, e' il Billionaire ed il Vaticano, la CGIL ed il Fronte della Gioventu', la Confartigianato ed i Disoccupati Organizzati, le puttane ed i loro clienti piu' fedeli. Nemici di fronte alle telecamere e nell'avanspettacolo della politica recitata per i gonzi elettori paria, complici ed amiconi nell'esproprio diario dei 50 milioni di vessati paria che a tale infame casta non appartengono e delle cui croste non si cibano.
Fa tristezza pensare che un personaggio come Montezemolo, cresciuto ed accresciuto all'ombra di tale casta ed in totale connubio con la stessa, cerchi di acquisire ulteriore ed immotivato potere per se stesso e la propria combriccola trasformandosi in tribuno del popolo. E nell'eterno gioco delle parti (si ritroveranno presto a Palazzo Chigi per spartirsi un altro quarto di manzo tagliato di fresco dal corpo degli anonimi paria) ha buon gioco il signor Prodi a commentare che lui sulle accuse di Montezemolo non commenta, e financo il reo di associazione mafiosa e senatore a vita Andreotti Giulio ad invitare il suddetto a lasciare che a pontificare siano i vescovi. Nel gioco delle parti del teatrino politico i vescovi - personaggi chiave della commedia nazionale: non mancano a nessuna cerimonia della casta - hanno il ruolo di pontificare, Andreotti di tessere, Montezemolo di contrattare e ringraziare: s'attenga al suo ruolo. Per incredibile che sia e' ragionevole che cosi' sia, data la natura del sistema che la casta governa. Quale legittimita' ha un signore che ancora si sta ripulendo la bocca dall'ultimo pasto consumato in notturne trattative su cunei fiscali e sussidi alle imprese, di gridare scandalizzato per i costi della politica? Come puo' stracciarsi le vesti per i costi della politica costui che presiede l'azienda privata piu' sussidiata e parassitica d'Italia? In nome di quale coerenza, di quale progetto politico o economico parla Montezemolo? Come fa a non capire che, se fosse davvero il Gracco che pretende essere, il gesto migliore sarebbe dimettersi, e lasciare la mano ad altri, non rei di passati ed incontabili connubi con la casta, se tali altri esistono nella sua organizzazione? Quanto vale per Montezemolo vale, ovviamente, per molteplici altri soloni che predicano a vanvera da simili pulpiti.
E' cosi' patetica la situazione, che a leggere reports come questo, su El Pais di oggi, nemmeno mi sorprendo o rattristo, mi sembrano normali. Con tanta commiserazione guardano oramai all'Italia dall'estero che ci ho fatto il callo, ed un callo ancor piu' sostanziale sembrano averci fatto i compatrioti che votano per la casta pur dichiarando di provarne infinito disprezzo. Evidentemente a loro piace cosi', tanto poi si sfogano scrivendo furiose lettere al giornale del partito ... che continuano a comprare e finanziare. Allegria!
In realta' bisognerebbe rallegrarsene: almeno i nostri connazionali si rendono conto del problema, anche se non sembrano capaci di far nulla per risolverlo.
A proposito: ma perche' mai chiesa cattolica, sindacati, organizzazioni impreditoriali e partiti politici sono inclusi nella lista delle istituzioni dello stato su cui Repubblica ha basato il sondaggio riportato da El Pais? Non si tratta piuttosto di associazioni di privati cittadini? (Il che ovviamente implicherebbe che non dovrebbero ricevere denaro pubblico, ma questo e' un discorso piu' vasto).