Ho cercato di spiegare in un post precedente quali sono i principali termini della questione ''differenziazione territoriale del salario''. Quel post era stato stimolato dallo spettacolo abbastanza desolante che veniva offerto da politici e sindacalisti, che sembravano ignorare le lezioni più basilari che la teoria economica offre al riguardo. Visto che non è giusto fare di ogni erba un fascio, vorrei ora passare in rassegna più in dettaglio le dichiarazioni che sono spuntate un po' da tutte le parti. Alcune, come vedremo, sono totalmente insensate. Altre invece presentano qualche spunto di interesse.
Comincio dalla dichiarazione più illogica e incoerente, fino al punto della comicità, che è quella di Raffaele Lombardo. Il cacique siciliano si è immediatamente dichiarato contrario alle ''gabbie salariali'', e in una intervista al Corriere ha dichiarato quanto segue:
Nel Meridione abbiamo livelli di occupazione abissalmente distanti rispetto al resto d’Italia. Se veramente differenziamo gli stipendi l’unico effetto potrebbe essere quello di far raddoppiare la disoccupazione. Se vogliamo lo spopolamento del Sud è una buona ricetta.
Queste sono frasi che fanno pensare. Per l'esattezza, fanno pensare che Lombardo è un ignorante che parla a vanvera. Lombardo è un astuto manipolatore del sistema politico, un brillante stratega che ha saputo ritagliarsi una cospicua fetta di potere personale. Però questa dichiarazione mostra che è anche uno che non è in grado di parlare di politica economica in modo coerente e minimamente informato. L'affermazione che la differenziazione dei salari, che tutti danno per scontato porterebbe a una riduzione dei salari al sud, farebbe ''raddoppiare la disoccupazione'' può essere definita in un solo modo. È semplicemente una boiata pazzesca, senza alcun fondamento né teorico né empirico. Lombardo la considera invece autoevidente, per cui non si degna nemmeno di spiegare per quale miracolosa via si verificherebbe un aumento (anzi, un raddoppio; don Raffaele pure le stime quantitative fece) della disoccupazione. Proclama con assoluta certezza che questo sarebbe l'unico effetto. Poi nella frase successiva si contraddice istantaneamente, affermando che, oltre al raddoppio della disoccupazione, si verificherebbe anche lo spopolamento del mezzogiorno, supponiamo indotto da massiccia emigrazione; gli effetti quindi sono almeno due. Questo almeno un po' di senso lo ha, è vero che una differenziazione dei salari favorirebbe lo spostamento della forza lavoro verso aree a più alto salario. Che veramente le dimensioni del fenomeno sarebbero tali da indurre ''lo spopolamento'' del mezzogiorno sembra altamente improbabile, ma il nostro non sembra essere in vena di svelare il modello quantitativo da lui usato per le previsioni. È però veramente difficle pensare che possa verificarsi al tempo stesso un aumento della disoccupazione e uno spopolamento del mezzogiorno. Dopotutto, se la gente emigra è perché trova lavoro da altra parte, e quindi esce dai ranghi della disoccupazione. La conclusione è che se Lombardo si presentasse all'esame di Economia 1 verrebbe cacciato con ignominia, con preghiera di attendere almeno un paio di appelli prima di ripresentarsi. Ai siciliani invece il signore sembra piacere. Buon per loro.
Assai più interessante l'intervento di Antonio Di Pietro. Sul suo blog, il leader di Italia dei Valori afferma quanto segue:
La realtà è che al Sud il costo della vita è inferiore perché c’è un sommerso enorme e perché l’evasione fiscale è un fenomeno che ci costa quanto una finanziaria e quindi, se non hai aggravi nella tua attività, puoi vendere a costi minori per poi al limite pagare il pizzo alla camorra. A questa spiegazione si aggiunge poi l’enorme tasso di disoccupazione ed una miriade di persone che vivono con un solo stipendio in famiglia o con l’aiuto dei genitori: fenomeni questi che tendono a ridurre anch’essi il costo della vita per una minor capacità di spesa dei cittadini.
In queste terre va ripristinata la legalità, conducendo una guerra serrata all’evasione fiscale. Parallelamente si dovrebbe favorire il ritorno degli investimenti stranieri, in fuga da sempre per mancanza delle dovute garanzie da parte dello Stato. E per farlo bisognerebbe creare un modello di sviluppo con una fiscalità agevolata simile a quello dell’Irlanda e di altri Paesi occidentali, da non confondere con i paradisi dell’evasione cari alle aziende del Premier.
Lo stile è caotico e le frasi sono affastellate alla rinfusa ma, per usare le parole di De André, se non del tutto giusto quasi niente sbagliato. Innanzitutto Di Pietro riconosce che al Sud esiste un enorme problema di evasione fiscale, cosa assai rara tra i politici italiani (da qualche parte Alberto Lusiani, che su questo sito ha martellatoincessantementesul tema sta probabilmente stappando una bottiglia di spumante). L'osservazione che il basso tasso di occupazione limita la capacità di spesa delle famiglie e quindi pone pressione verso il basso sui prezzi è anch'essa corretta (anche se non particolarmente acuta; ma comparato con Lombardo, Di Pietro è da 30 e lode). Infine, Di Pietro fornisce le sue ricette per alzare la domanda di lavoro al Sud: favorire gli investimenti mediante un ripristino dello stato di diritto e abbassare le tasse. Direi molto bene, anche se un po' generico.
Come spesso accade con le proposte economiche dell'IdV però c'è sempre qualche dubbio che resta. Di Pietro non parla direttamente del problema, ossia non si pronuncia sull'opportunità di differenziare i salari. Le ricette che fornisce per alzare la domanda di lavoro vanno, a mio avviso, nella giusta direzione. Ma intanto che si aspetta che questi provvedimenti abbiano effetto, che vogliamo fare? Teniamo i salari al meridione sopra i livelli di equilibrio o li lasciamo aggiustare? Di Pietro non lo dice. Questo atteggiamento ambiguo, che nel contesto italiano significa sostanzialmente mantenimento della situazione attuale, è emerso anche nella discussione con Antonio Borghesi che si è sviluppata su questo sito.
La reazione dei sindacati è stata quella che ci si poteva aspettare: urla contro la discriminazione e poi testa saldamente nella sabbia sugli effetti dell'imposizione di salari fuori equilibrio.
"Siamo contrarissimi - ha spiegato [la segretaria confederale CGIL] Piccinini - perché il lavoro è uguale e dunque deve essere pagato ugualmente in Italia ovunque". Più o meno stessi pensieri in casa Uil dove il segretario generale Luigi Angeletti boccia senza mezzi termini l'idea: "Le gabbie salariali sono solo una stupidità, non condivisa da nessun imprenditore o dalle loro associazioni, perché il salario e le retribuzioni compensano il lavoro come si fa e non dove si fa: i politici dovrebbero essere un po' più attenti quando affrontano i problemi salariali". Punta i piedi anche il segretario generale della Cisl: se pensassimo davvero di stabilire i salari per legge "sarebbe un ritorno all'Unione Sovietica - dice Raffaele Bonanni a Il Sussidiario.net - scavalcando le parti sociali proprio dopo aver definito il nuovo impianto contrattuale che dà forza alla contrattazione locale e aziendale. Non è una proposta seria".
Tra i tre è forse Bonanni quello che dice una cosa non insensata. Ha ragione infatti che è pessima idea attuare la differenziazione territoriale dei salari mediante decisioni centralizzate. Le affermazioni sul lavoro che deve essere pagato ugualmente ovunque sono veramente sconcertanti. Le condizioni locali del mercato del lavoro, a quanto pare, non devono giocare alcun ruolo. La cosa più stupefacente è come i sindacalisti non sentano minimamente il dovere di rispondere all'obiezione più ovvia ed elementare: e se imponendo salari uguali a Milano e Crotone provochiamo un brutale calo dell'occupazione a Crotone? Questa eventualità è completamente assente dal radar dei sindacalisti. Il riferimento concettuale è quello del modello superfisso, la parola d'ordine quella del salario come variabile independente. Mica male come evoluzione del pensiero. Tra l'altro, giusto per curiosità, questi sindacalisti non hanno mai firmato contratti che prevedessero aumenti salariali automatici per anzianità? Come la mettiamo? Il lavoro di un trentenne e di un quarantenne sono uguali, quindi dovrebbero essere pagati uguale. Perché il quarantenne prende di più?
È stato anche interessante osservare le reazioni dei politici del PdL alla proposta. La Lega non ha chiarito dall'inizio se la proposta riguardava un intervento centralizzato o contrattazione decentrata. Nel PdL la parola d'ordine è stata ''decentralizzazione contrattuale si, gabbie vecchio stile no''. Tra i vari esempi, La Russa ha dichiarato quanto segue:
Gabbie salariali e dialetti? In agosto si parla di un pò di tutto. Io posso dire con sicurezza che per legge non imporremo né gabbie salariali né differenze salariali da territorio a territorio». «Diverso è - ha spiegato il titolare della Difesa - affidare alla contrattazione territoriale la crescita degli attuali salari, mi pare che questo possa anche uno stimolo. Ma parlare di gabbie salariali dipende dal sole di agosto».
Direi che va abbastanza bene. Un po' come nel caso dell'IdV però anche qui si evita accuratamente di prendere il toro per le corna: vogliamo che sia possibile differenziare in modo robusto i salari a seconda delle condizioni del lavoro locali o no? Notare l'ambiguità della frase ''affidare alla contrattazione territoriale la crescita degli attuali salari''. E se non ci sono le condizioni, in alcuni regioni, per la crescita dei salari che si fa? I politici del PdL hanno, per quel che ho potuto vedere, quasi tutti evitato di mettere i piedi nel piatto, dicendo in modo chiaro che il ruolo della contrattazione nazionale deve essere drasticamente ridotto e che la crescita dei salari non può essere uguale per tutti. Questo non lascia ben sperare, una volta che si arriverà al dunque.
Solo una parola rapida sul PD, perché qua veramente non c'è stata alcuna sorpresa. Come al solito Pietro Ichino ha detto cose sensate e ragionevoli. Per il resto, il partito si barcamena dicendo ''ci vuole ben altro''. Per il momento non vale la pena di perderci molto altro tempo, magari ne riparliamo se e quando il PD torna a essere rilevante.
Siamo arrivati alla Lega. Qual è esattamente la proposta della Lega? Non è facile a capirsi. Perdura sempre la confusione tra stipendi pubblici e privati e Bossi ha introdotto la questione dei salari al Nord. Dal Giornale leggiamo:
Il nodo gabbie salariali "Sono convinto che prima della fine dell’estate si debbano incontrare i sindacati per discutere delle gabbie salariali", ha affermato il ministro delle Riforme spiegando che è "corretto il termine salario territorializzato". "Il principio è che i lavoratori non arrivano a fine mese, soprattutto al Nord, dove la vita è più cara", ha continuato Bossi aggiungendo che l’introduzione del salario territorializzato non può avvenire solo per via legislativa: "Ci sono i sindacati, quindi si deve dare il via alla contrattazione. I sindacati devono parlare con il governo".
Cosa ha in mente Bossi? Dalle sue parole sembra che a) la differenziazione dei salari debba essere legata al costo della vita b) lo scopo della differenziazione sia aumentare i salari al Nord, dove ''i lavoratori non arrivano a fine mese''. È veramente un modo curioso di ragionare. Prima di tutto, come è logico attendersi, i salari nominali sono già più alti al Nord. Non sono a conoscenza di studi accurati del valore dei salari reali usando indici locali del costo della vita, ma mi stupirei molto se saltasse fuori che i salari reali sono più bassi al Nord. Le differenze di reddito pro-capite tra Nord e Sud sono assai marcate, e buona parte del reddito affluisce al fattore lavoro. Quindi, logico aspettarsi più alti salari reali al Nord. Quindi, almeno per i lavoratori del settore privato quello che dice Bossi o non ha senso o si configura come la proposta di alzare per legge (o per accordo sindacale) i salari solo al Nord. Forse è per questo che Bossi sembra cercare l'appoggio dei sindacati. Le conseguenze di alzare i salari sopra il livello di equilibrio sarebbero quelle già viste al Sud. Chi resta occupato in modo stabile sarà più contento ma l'occupazione diminuirà. Probabile che il calcolo elettorale di Bossi sia che questo produca un aumento netto di voti.
Ma forse la Lega ha in mente principalmente il settore pubblico. Il ministro Zaia è intervenuto esplicitamente al riguardo: vuole più soldi per i dipendenti pubblici del Nord. Il chiodo che si batte continuamente è sempre quello del costo della vita. Ho spiegato nel post precedente perché il costo della vita sia una inutile distrazione nel settore privato. Un discordo simile vale anche nel settore pubblico. Un vero federalismo dovrebbe prevedere il decentramento dei contratti di lavoro a livello locale, senza bisogno di meccanismo centralizzati che tengano conto del costo della vita. Le parole di Zaia segnalano quindi che non è a un federalismo vero che la Lega pensa. Tali parole sono servite solo a rinforzare in me il timore che il federalismo che hanno in mente i nostri politici, a cominciare da quelli della Lega, servirà solo a far aumentare la spesa pubblica.
La conclusione non può che essere la stessa del post precedente. Il panorama è sconsolante, al punto che c'è probabilmente da essere contenti che, passato agosto, il tema sia scomparso dall'agenda politica.
E io mi continuo a battere per riconoscere l'evidenza: l'evasione fiscale al Sud è l'evasione fiscale della criminalità organizzata, ed anche se a livello di PIL è calcolata l'economia criminale, ovvero il fatturato di camorra 'ndrangheta,sacra corona unita e mafia concorre al calcolo del PIL, poi non si può non tener conto del fatto che sulle loro (illecite) attività le organizzazioni criminali non pagano un euro di tasse.
Mischiando quindi le carte, economia criminale e tasse evase, senza separarle dal dato del PIL effettivamente il Sud è terra di evasori, ma io direi di delinquenti, non di evasori.
Comunque un pò mi dispiace che il tema sia caduto in disuso (la prima volta che ero contento che il solleone d'Agosto avesse portato dei benefici al cervello dei capataz leghisti...),e continuo a pensare che questa sarebbe un'ottima strada per provare a sviluppare il meridione a costo zero per lo stato.
Ma evidentemente i Pulcinella che ci governano senza soldi da dividere non saprebbero che fare.