Da giorni sui media tiene banco la decisione del cdaAlitalia di appoggiare la proposta Air France a scapito di quella di Air One
& Co. A me questo pronunciamento pare ineccepibile. La scelta di un
acquirente straniero ha una serie di effetti positivi: (i) minimizza la
probabilità che in futuro continuino le pressioni su autorità
aeroportuali a favorire Alitalia
nell'attribuzione degli slot; (ii) in pratica elimina il governo come
referente del sindacato; (iii) infine evita la formazione di una
compagnia aerea nazionale di dimensioni tali da consentirle di
continuare a richiedere privilegi e rendite di ogni tipo. In altre
parole, la vendita ad Air France finalizza la liberalizzazione del
mercato aereo.
Molte voci pseudo-autorevoli si sono espresse in proposito,
illuminandoci con le loro sapienti considerazioni. Si è trattato di
un'autentica galleria degli orrori. Iniziamo con i sindacalisti. Epifani (fonte: Sole24ore):
...perché
se questa doveva essere la scelta si sono persi due anni di tempo buttando via soldi pubblici e impoverendo le prospettive della
compagnia?
Il perché è ovvio. Finché c'erano risorse in cassa
di cui il sindacato ed altri gruppi di potere potessero appropriarsi,
la vendita non era possibile. In altre parole, la transversalitycondition
doveva essere rispettata: la vendita sarebbe stata possibile solo
quando il valore della compagnia avesse raggiunto lo zero assoluto. Ancora Epifani:
il piano Air France non spiega nulla su come intende garantire i collegamenti interni...
Evidentemente
il cervello di Epifani si è congelato una trentina di anni fa e pensa
in termini di piano quinquennale. Epifani vorrebbe che fosse lo Stato a
determinare quali collegamenti la compagnia di stato dovrebbe servire, in
quali orari, e a quali prezzi. Eh si', tutti ricordano i bene amati
tempi in cui il monopolista Alitalia serviva una miriade di mercati, a prezzi contenuti e a costo
zero per il contribuente... Congetturo che Epifani viaggi solo con Alitalia, forse perché la CGIL
ha diritto a forti sconti. Se così non fosse, si sarebbe accorto che
la maggior parte dei collegamenti interni sono serviti da altri
vettori. E che i loro aerei sono pieni! Perché i prezzi sono finalmente
agli stessi livelli che negli altri paesi europei.
Bonanni, come al solito, fa schiattare dal ridere (fonte: ANSA)
Affidare
la compagnia ad una paese concorrente è un errore davvero
imperdonabile... l'Italia ha un'importante industria turistica per
questo siamo appetibili...
Paese concorrente? Chissà cosa penseranno in Francia del buon Todt,
che da anni guida la Ferrari di vittoria in vittoria. Per quanto
riguarda l'industria turistica italica, è ovvio che non potrà che
beneficiare da un ridimensionamento di Alitalia, da cui c'è da aspettarsi un abbassamento dei prezzi.
Air France ha annunciato che il nuovo sistema ruoterà attorno a tre hub: ParisCDG, Amsterdam Schiphol, e Roma Fiumicino. La notizia ha scatenato le ire dei politici lumbard. Ire che a me paiono del tutto ingiustificate. In primo luogo, il ridimensionamento di Alitalia è un'occasione di sviluppo per Malpensa, hub o non hub.
Infatti l'aeroporto, liberatosi dai vincoli imposti dal dover ospitare
un sì ingombrante ospite, potrebbe finalmente allocare le risorse (gli
slots, in in primo luogo) in maniera efficiente e attirare altri vettori (si è parlato di Ryan Air, ad esempio).
Una ulteriore considerazione è che sempre più il traffico intra-europeo si sta organizzando in una dimensione point-to-point invece che di hub-and-spoke. Ciò limita fortemente il costo di perdere lo status di hub. Per viaggiare da Valencia a Bologna, per esempio, così come da Orio al Serio a Cluj, non v'è bisogno di transitare per alcun hub. Lo stesso fenomeno sta interessando i
collegamenti transatlantici, e li interesserà sempre più in seguito
all'accordo Open Skies tra l'Unione Europea e gli Stati Uniti, accordo che liberalizzerà l'entrata sulle rotte tra le due aree. Delta, per esempio (non Alitalia), già offre voli di linea tra New York JFK e ben quattro città italiane: Pisa e Venezia oltre a Milano e Roma. Durante le scorse tre estati, Eurofly (ora parte del gruppo Meridiana) ha garantito collegamenti diretti tra lo stesso JFK e Roma, Napoli, Palermo, e Bologna. Anche le compagnie low-cost hanno finalmente iniziato ad operare sul mercato del Nord-Atlantico. Per esempio, Flyzoom.com.
È poi ovvio che l'appetibilità di un aeroporto come hub,
sia regionale che intercontinentale, dipende dal volume di traffico
che si può originare nell'area limitrofa e dal costo/qualità dei
servizi che l'aeroporto stesso può offire. La prima variabile è pressoché costante nel breve periodo. È della seconda che i politici lumbard, come azionisti SEA, si dovrebbero occupare, in modo da rendere Malpensa un partner credibile per una grande compagnia aerea.
Veniamo alle dichiarazioni dei politici, cominciando con il dottor Formigoni, presidente della Regione Lombardia (al cui confronto anche il nostro VascoErrani pare un genio della lampada). Secono l'AGI, Formigoni avrebbe così commentato il pronunciamento del management Air France:
Mi sembra una scelta folle, concepibile solo da una compagnia come Air France che ha interesse strategico a sviluppare i propri hub
di Parigi e Amsterdam avendo poi una piccola propaggine al Sud, a Roma
e togliendo di mezzo il proprio concorrente più importante che è
determinato da Malpensa.
Da dove iniziare? Quale sia questo interesse strategico, non è dato sapere. Se l'area milanese veramente rappresenta un'opportunità di profitto, una Air France che punta a massimizzare il valore ne saprà trarre vantaggio. Se al contrario, come è certamente
possibile, il valore per i propri azionisti ad AF non interessa, altri vettori
sapranno approfittarne. Malpensa concorrente più importante? Prima di tutto, Malpensa sarebbe semmai un concorrente per l'aeroporto Charles De Gaulle, non per Air France. Ma, viene da chiedere, Formigoni lo lascia mai il Pirellone? C'è mai stato a CDG o a Schiphol? Chiunque viaggi sa che Malpensa non è più che un aeroportucolo provinciale mal progettato, che sicuramente offre pessimi servizi ai viaggiatori e, immagino, anche alle compagnie aeree. Non potrebbe essere altrimenti. In caso contrario, non ci spiegheremmo come un'area ad alta densità
e ad alto reddito pro-capite come quella in cui si trova non generi un
traffico ben maggiore. Perché dunque, invece di occuparsi di affari che
non gli competono, Formigoni non si adopera per migliorare l'appetibilità di Malpensa? Sempre secondo l'AGI, Formigoni ha aggiunto:
...che Alitalia si metta in mano al proprio nemico storico limitandosi a diventare una compagnia regionale...
Nemico storico? Di cosa sta parlando Formigoni? Di guelfi e ghibellini? Di Toro e l'altra squadra? Non da meno è stata Letizia Moratti che, dopo essersi distinta per l'editto fascista che nega il diritto all'istruzione ai figli di immigrati irregolari, dichiara lapidaria che
Lasciando Malpensa, Alitaliasarà fuori mercato.
Poniamo che abbia ragione. Che le frega? Ripeto: che le frega? La popolare signora Brichetto-Moratti deve essere un'altra entusiasta del modello superfisso. Infatti aggiunge:
...una volta completate Tav, Pedemontana e Bebremi, i nostri scali (scali lombardi, ndr) serviranno un bacino potenziale di 17 milioni di persone. Ignorare questa realtà è una follia.
Poniamo che per qualche ragione AF la ignori, questa realtà. Perché non dovrebbero esserci vettori, nuovi o vecchi, pronti ad approfittarne?
È ovvio che, tra i moventi delle affermazioni appena commentate, non v'è
solo l'estrema ignoranza che contraddistingue questi soggetti. Vi sono
anche motivi di opportunità politica. Ciò
che lascia esterrefatti è la pochezza dei giornalisti
italiani, che si limitano a riportare le raccapriccianti dichiarazioni
dei politici, senza nemmeno chiedere ai tecnici di commentare la
decisione del cdaAlitalia.
Solamente il Corriere, lasciando la penna a Francesco Giavazzi, fa eccezione. Giavazzi si chiede, a ragione, perché Prodi abbia deciso di aspettare due settimane prima di produrre una decisione definitiva. Scrive :
Che cosa pensa il governo? Di essere più
bravo di molti tecnici che hanno contribuito a quella decisione?
Dandosi due settimane Prodi corre un grande pericolo. I variegati
interessi particolari che ieri (22 dicembre, ndr) sono usciti sconfitti non andranno certo in vancanza:
le pressioni, gli ammiccamenti, le promesse che ieri non ce l'hanno
fatta ci proveranno di nuovo. Solo che la prossima volta non sarà
un consesso di persone per bene, ma un consiglio dei ministri
vociferante nel quale gli uni difenderanno i piloti, altri i dipendenti
della Sea, altri ancora i sub-fornitori Alitalia
e nessuno i cittadini.
Mi limito ad aggiungere che, a scambi azionari aperti, due settimane offrono ampie possibilità di speculazione e di insider trading. Episodi che nuoceranno solo ai piccoli azionisti.
Ciò
di cui non si è proprio parlato è il livello di concentrazione che il
mercato europeo raggiungerebbe a seguito dell'operazione AF-AZ, anche in considerazione della recente
acquisizione della compagnia VLM da parte del gruppo Air France-KLM.
Nel medio periodo, tale concentrazione non desterebbe particolari
preoccupazioni, se non fosse il caso che i tre maggiori gruppi, Air
France, Lufthansa, e BA,
possiedono la maggior parte degli slot in aeroporti principali e che
tali slot siano stati assegnati essenzialmente a costo zero e a tempo
illimitato.
Concludo
con un augurio: che, seppur con qualche giorno di ritardo, il governo
faccia un gradito regalo di Natale al contribuente italiano, finalmente
sollevandolo del fardello Alitalia.
Sono rimasto anch'io sbigottito di fronte alle idiozie che si sono sentite a destra e a sinistra su Alitalia e Malpensa. Una prova di incultura e stupidità veramente senza pari. Credevo di averle sentite tutte, le castronate, ma ovviamente mi ero dimenticato dell'amico celodurista. Il quale ha voluto dimostrare una volta di più che nella politica italiana non c'è limite al peggio. L'unico che ha rilasciato dichiarazioni sensate è stato il presidente della Provincia di Milano, Filippo Penati. A questo punto c'è quasi chiedersi cosa gli è preso e perché non deliri come gli altri.
Su una nota un po' più tecnica, c'è una cosa che mi preoccupa parecchio della proposta Air France, ed è che la vendita avverrebbe per scambio di azioni anziché per contante. Questo significherebbe che lo stato italiano, attuale azionista di maggioranza Alitalia, non uscirebbe finalmente dal settore del trasporto aereo, ma diventerebbe azionista di minoranza di Air France. Essendo azionista di minoranza non potrebbe far troppi danni, ma c'è da scommettere che tutta l'influenza che ha (e un consistente azionista di minoranza un po' di influenza ce l'ha) verrà esercitata per battaglie demenziali come quella che ha appena invocato il Braveheart della Brianza. Aspettiamoci quindi di vedere il nostro governo ingaggiare eroiche battaglie in seno al cda AirFrance in difesa dell'occupazione Alitalia, dell'uso di Malpensa o quant'altro. Vorrei tanto poter sperare che il governo venderà rapidamente a prezzi di mercato la sua quota Air France, ma non ci riesco proprio.
Sandro, mi hai guastato la festa... non lo sapevo che la transazione fosse per azioni invece che in contanti. Drammatico....