Diciamolo subito, sulla giustizia, né il PD né il PdL si lanciano in promesse mirabolanti o ipotizzano riforme epocali. Tra l'altro, dopo il programma di 200 e passa pagine presentato dal CS alle ultime elezioni, oggi vanno di moda i programmi light, che vorrebbero essere di facile e agevole lettura, ma necessariamente nulla dicono di analitico.
Entrambi gli schieramenti, comunque, sembrano più orientati verso degli interventi di ordinaria manutenzione e gli unici aspetti potenzialmente innovativi sono talmente vaghi che non è dato sapere se, come, quando e con quali soldi verranno realizzati. D'altra parte, non bisogna dimenticare che il "sistema giustizia" vive ormai in stato di perenne emergenza e di perenne riforma.
Negli ultimi 15 anni è cambiato il codice di procedura penale, è stato abbondantemente riformato quello di procedura civile, è stato modificato l'ordinamento giudiziario; durante l'ultimo governo Berlusconi sono state emanate numerose leggi che, sebbene pensate ad personam, hanno influito su tutti i processi penali, rendendoli più macchinosi, anche se formalmente più garantisti e, come se non bastasse, all'orizzonte si annuncia anche il nuovo codice penale. Insomma, il sistema è sotto pressione e forse avrebbe semplicemente bisogno di avere un po' di risorse per lavorare, senza dover inseguire l'ennesima riforma.
Ma veniamo al dettaglio dei programmi. Dalle seguenti premesse muove quello del PD:
Ridurre i tempi e aumentare l’efficienza della giustizia.
Nella classifica relativa ai tempi della giustizia l’Italia è agli ultimi posti in Europa e nel confronto coi Paesi avanzati di tutto il mondo. I cittadini e le imprese italiane vedono ridursi i loro diritti in presenza di un sistema giudiziario che impiega anni e anni per risolvere le controversie.
La ragionevole durata del processo, principio affermato dalla Carta Europea dei Diritti dell'Uomo e dalla Carta costituzionale, è un principio cui deve ispirarsi ogni intervento riformatore.
Siamo dalle parti dell'ovvio, dato che nessuno può razionalmente puntare ad allungare i tempi e a rendere più inefficienti i processi. Vediamo dunque quali sono i provvedimenti che dovrebbero realizzare questi obiettivi e cominciamo dai fondi che li renderebbero possibili.
Il bilancio del Ministero della Giustizia deve essere considerato non solo sotto l'aspetto delle spese, ma anche sotto quello delle entrate. Solo il 3% circa delle somme per pene pecuniarie e spese processuali sono effettivamente recuperate; eppure si tratta di somme non indifferenti,cui deve aggiungersi l'enorme patrimonio costituito da beni in sequestro o confiscati, che giacciono per anni in depositi infruttiferi.
Questo è effettivamente un buon punto, dato che la gestione dei depositi giudiziali è altamente inefficiente e dispersiva e lascia inutilizzati fondi che altrimenti sarebbero immediatamente acquisibili al bilancio dello Stato e quindi spendibili. Oltretutto non si tratta di piccole cifre e quindi accelerare i tempi di incasso e rendere più agevole la gestione di tali somme è sicuramente un passo avanti rispetto all'esistente.
Passando ai singoli provvedimenti, il PD propone:
1. Accorpare i tribunali, ridistribuendo i magistrati e le risorse.
Si tratta di un provvedimento di sano buon senso. L'Italia, data anche la sua storia e la sua geografia, vanta un gran numero di tribunali, molti dei quali al servizio di territori piccoli o scarsamente abitati. Questo, di per sé, non sarebbe necessariamente indice di inefficienza, dato che avere una giustizia diffusa sul territorio e quindi più a contatto col cittadino, rappresenta un dato positivo e tendenzialmente di buon governo. Per far questo, però, non è necessario avere tanti tribunali, perchè ogni singolo tribunale significa un Presidente, un Procuratore della Repubblica, un dirigente di cancelleria, strutture logistiche, organizzazioni e così via, incrementando il tutto di costo in costo. Tra l'altro, i piccoli tribunali finiscono per avere un bacino d'utenza troppo piccolo e quindi o i giudici e i PM se ne stanno con la mani in mano (estremizzo), mentre in altre sedi sono sommersi dai fascicoli o, invece, non possono specializzarsi dato che devono occuparsi di un po' di tutto.
La soluzione ovvia è quella di accorpare i Tribunali - tagliando così un bel po' di posizioni dirigenziali - trasformandoli in semplici sezioni distaccate della sede principale. Insomma si potrebbe recuperare efficienza e contemporaneamente spendere meno, un classico esempio di "due piccioni con una fava" - anche se gli economisti avranno sicuramente un qualche termine inglese molto più elegante per definire tutto ciò. La cosa, in realtà, è però molto più facile a dirsi che a farsi. Ogni volta che sono state avanzate delle proposte simili, si sono alzate le barricate localistiche e per ogni tribunale "accorpando", mille voci, dai sindaci sino agli ordini degli avvocati del luogo, si sono sollevate a segnalare le peculiarità storiche, economiche e geografiche che ne giustificano la sopravvivenza.
La verità è che un Tribunale dà prestigio alla città, consente di intessere rapporti tra giudici, avvocati, PM, forze dell'ordine e autorità pubbliche, tutte relazioni che verrebbero meno se diluite in nella realtà più estesa di un tribunale maggiore e quindi le resistenze alla soppressione sono abbastanza forti.
2. Creazione dell'Ufficio per il processo, che consentirà anche la riorganizzazione delle cancellerie e la valorizzazione e riqualificazione del personale.
Anche questo è un provvedimento di buon senso, ma occorre capire come verrebbe posto in atto. Lo scopo è quello di superare la attuale organizzazione delle cancellerie e la loro mentalità burocratica, per affiancare al magistrato un "ufficio del processo" capace di maggiore efficienza. Come ciò dovrebbe avvenire non è detto, ma in Parlamento ci sono numerose proposte già pendenti e quindi presumibilmente il PD ripartirebbe da queste. Come sempre quando si parla di far funzionare la macchina amministrativa, poi, il problema non è tanto quello di fare le riforme, ma di avere fondi sufficienti per la formazione del personale e per rendere effettive le nuove idee.
3. Realizzare rapidamente il processo telematico, strettamente legato all'Ufficio per il processo, eliminando gli infiniti iter cartacei che assorbono risorse preziose per la loro gestione e archiviazione.
ll processo telematico, che sulla carta esiste già da alcuni anni, è ora in fase di sperimentazione in alcuni tribunali, sembra con risultati positivi. Detto in soldoni dovrebbe comportare l'eliminazione delle produzioni documentali e la "digitalizzazione" del fascicolo d'ufficio: insomma meno carte polverose e più bit, taglio alle notifiche, uso della posta elettronica certificata ecc... Credo sia una di quelle riforme che "si possono fare", occorre la collaborazione degli avvocati che devono cambiare in parte il modo di lavorare, ma non ritengo che ci sarebbero ostacoli insormontabili. Tra l'altro esempi di digitalizzazioni (brutta parola, sorry) che funzionano nella pubblica amministrazione ce ne sono: basta guardare agli invii telematici delle dichiarazioni dei redditi, alle comunicazioni in camera di commercio, alle registrazioni dei contratti ecc.
4. Favorire la specializzazione dei magistrati, in particolare nel settore dei diritti fondamentali (famiglie e minori, diritti della persona, libertà personale, espulsioni).
5. Ampliare la specializzazione delle sezioni per le tematiche economiche.
Se ne è parlato (molto e bene) anche qui su NfA e quindi è impossibile non essere d'accordo, ancora una volta si tratta di sano buon senso. Naturalmente, perché la specializzazione si realizzi occorre che gli uffici giudiziari siano di dimensioni adeguate e quindi vengano realizzati l'accorpamento e/o la soppressione dei tribunali minori.
6. Adottare misure straordinarie per la definizione del contenzioso arretrato.
Questo punto è un evergreen. La giustizia ha da sempre - strutturalmente ormai - un contenzioso arretrato e periodicamente sono state promosse riforme per accelerare i processi. In campo penale, poi, l'arretrato è stato spesso sfoltito con le varie amnistie e indulti (con risultati che è inutile commentare). Nel civile l'ultima esperienza in materia è quella delle "sezioni stralcio" (alla quale anche chi scrive ha partecipato), vale a dire delle sezioni composte da magistrati onorari (avvocati e notai) che avrebbero dovuto smaltire l'arretrato pendente alla data di entrata in vigore del nuovo codice di procedura civile. Il programma del PD non dice quali misure straordinarie dovrebbero venire adottate né, tanto meno, con quali fondi: se si vuole coinvolgere dei magistrati onorari occorre pagarli adeguatamente, altrimenti sono pochi i volontari.
7. Favorire una modifica dei contratti tra avvocati e clienti verso forme basate su premi alla rapidità.
Questo è un punto che credo farà arruffare il pelo agli avvocati, ma in cosa dovrebbe consistere in concreto non è dato sapere. Presumo che la proposta riguardi solo le cause civili, dato che nel processo penale gli avvocati hanno poche possibilità per far andare più spedito il processo ed anzi, se possono, hanno interesse a far allungare i tempi per raggiungere la prescrizione a tutto vantaggio del proprio cliente. Per quanto riguarda il civile, invece, va ricordato che oggi un avvocato viene pagato in base al valore della controversia e alla attività processuale che viene svolta, mentre non sono (non dovrebbero essere) remunerate le udienze di mero rinvio. Tra l'altro, in questo tipo di cause l'interesse alla rapidità non è comune ai litiganti, ma una delle parti - normalmente il convenuto - ha tutto l'interesse a portare il giudizio per le lunghe, sicché, paradossalmente, un avvocato che adottasse tattiche dilatorie farebbe altrettanto bene il suo mestiere di uno "veloce".
Non dimentichiamoci, poi, che la materia delle tariffe professionali è stata già riformata, dato che sono stati eliminati i minimi inderogabili ed è stato reso ammissibile il "patto di quota lite", vale a dire l'accordo col quale l'avvocato viene pagato in base ad una percentuale di quanto il suo cliente ricava all'esito della causa. Insomma la proposta mi pare un po' vaga e, in fin dei conti, di difficile attuazione.
8. Sottoporre le diverse sedi giudiziarie ad un sistematico monitoraggio, al fine di far emergere le migliori pratiche, da valorizzare, diffondere e mettere alla base di forme di premialità nella ripartizione delle risorse.
9. Incentivare la gestione manageriale degli Uffici giudiziari - anche prevedendo la figura del manager dell'Ufficio Giudiziario, un magistrato appositamente formato per l'assolvimento di questo compito - che sono ormai grandi organizzazioni, con tante risorse umane e materiali.
Anche di questo se ne è già parlato su NfA e quindi non si può non essere d'accordo. In alcuni uffici - come la Procura di Bolzano del nostro Axel - sembra che qualcosa del genere si stia già facendo con buoni risultati e quindi, se questa esperienza può essere generalizzata, ben venga tale riforma.
10. Eliminare la sospensione feriale dei termini processuali.
Oggi i Tribunali per la maggior parte delle cause (sono esclusi processi di lavoro, previdenziali, i provvedimenti d'urgenza e pochi altri casi) sospendono le udienze e si sospende anche la decorrenza dei termini processuali per 45 giorni dal primo agosto al 15 settembre. Non è chiaro se la proposta riguarda solo la sospensione dei termini (e quindi avrebbe effettivamente un modesto effetto di accelerazione sui processi) o anche la sospenzione delle udienze. In questo secondo caso, va detto che la sospensione feriale è un falso problema, con scarsi effetti benefici in termini pratici. In primo luogo, se parliamo delle cause civili, per le quali i rinvii da un'udienza di trattazione all'altra sono spesso nell'ordine dei sei mesi, sino ad arrivare ai due anni quando si tratta di mandare la causa a sentenza, un mese in più di udienze non avrebbe effetti sostanziali. In campo penale, poi, la sospensione non opera nei processi per direttissima, criminalità organizzata, con imputati detenuti o per i quali ci sia urgenza di assumere le prove.
Tutti casi, insomma, in cui per ragioni di garanzia (imputato in custodia cautelare) o di urgenza il processo va comunque avanti, né, ovviamente, vengono sospese le indagini da parte dei PM e della polizia giudiziaria. Tra l'altro il periodo feriale, oltre che per godersi le ferie alle quali magistrati e avvocati hanno diritto come tutti gli altri, è anche comunemente utilizzato dai giudici per scrivere sentenze e ordinanze e dagli avvocati per impostare le difese e le memorie da presentare alla ripresa di settembre. L'udienza, infatti, rappresenta solo un aspetto dell'attività lavorativa di questi soggetti, né più né meno di quello che accade ad un professore universitario, il cui lavoro non consiste solo nel tenere una lezione, ma anche nello scrivere articoli, correggere compiti, fare ricerche ecc., anche quando, magari, l'insegnamento è sospeso in estate.
11. Creazione e rafforzamento di (e sistematico ricorso ad) un sistema di composizione extragiudiziale delle liti.
Anche questo punto è un evergreen, ma il programma non ci dice quali dovrebbero essere le soluzioni. Probabilmente il PD ha in mente il rafforzamento delle camere arbitrali presso le camere di commercio o di rendere obbligatorio un tentativo di conciliazione prima di inziare un giudizio in determinate materia come le cause societarie, bancarie o verso i fornitori di servizi pubblici. Va però ricordato che questa soluzione non è la panacea. Considerate, per esempio, che oggi uno dei punti critici della giustizia civile è rappresentato dalle cause di lavoro, per le quali già sono in vigore un rito speciale (più rapido di quello ordinario) ed una procedura di conciliazione pre-giudiziale.
Venendo ora al programma del partito probabile vincitore, va detto che il programma del PdL è ancora più stringato e la sensazione è che sarà una prosecuzione di quello inziato durante l'ultimo governo Berlusconi. Anche in questo caso alcuni aspetti sono abbastanza ovvi:
aumento delle risorse per la giustizia, con un nuovo programma di priorità nell’allocazione delle risorse: più razionalità nelle spese, più investimenti nell’amministrazione della giustizia quotidiana, a partire dalla giustizia civile;
Il PdL sposta poi l'accento sulla repressione dei reati (l'anima di An si fa sentire)
garanzia della certezza della pena, con la previsione che i condannati con sentenza definitiva scontino effettivamente la pena inflitta ed esclusione degli sconti di pena per i recidivi e per chi abbia commesso reati di particolare gravità e di allarme sociale;
inasprimento delle pene per i reati di violenza sui minori e sulle donne; gratuito patrocinio a favore delle vittime;
costruzione di nuove carceri e ristrutturazione di quelle esistenti
Qui francamente non si può non essere d'accordo, anche se mi chiedo come tutto ciò si concili con l'indulto entusiasticamente approvato da FI durante l'ultima legislatura.
Segnalo che anche il PD nel suo programma si dice favorevole all'inasprimento della repressione, richiamando il pacchetto sicurezza che il governo Prodi non ha fatto in tempo a far approvare e che prevede una serie di misure che, per alcuni reati più gravi, vanno dall'obbligo di custodia cautelare all'esecuzione della condanna già dopo il primo grado.
istituzione del Tribunale della famiglia, per garantire i diritti fondamentali dei componenti del nucleo familiare;
Il programma non specifica di cosa stiamo parlando. Per quanto a mia conoscenza c'è una proposta del ministro Bindi in materia. Se così fosse si tratterebbe di un provvedimento trasversale e quindi di sicura approvazione.
rafforzamento della distinzione delle funzioni nella magistratura, come avviene in tutti i paesi europei; confronto con gli operatori della giustizia per una riforma di ancor maggiore garanzia per i cittadini, che riconsideri l’organizzazione della magistratura, in attuazione dei principi costituzionali
Siamo dalle parti della separazione delle carriere tra giudici e PM, anche se non viene detto esplicitamente. Anche questa questione è stata già abbondantemente trattata su NfA. In pratica verrà data continuazione alla riforma Castelli dell'ordinamento giudiziario.
riforma della normativa anche costituzionale in tema di responsabilità penale, civile e disciplinare dei magistrati, al fine di aumentare le garanzie per i cittadini;
Questo è un aspetto delicato. Da un lato i magistrati non possono essere l'ennesima casta intoccabile, ma dall'altro la minaccia di sanzioni civili, penali o disciplinari può portare all'inattività o spingere a fare solo le indagini "facili". Occorrerà dunque che vengano ben precisati i termini di questa riforma, ma naturalmente il programma nulla ci dice al riguardo.
completamento della riforma del Codice di Procedura Civile con snellimento dei tempi di definizione ed incentivi alle procedure extra giudiziali.
Punto identico a quello del PD
limitazione dell’uso delle intercettazioni telefoniche e ambientali al contrasto dei reati più gravi; divieto della diffusione e della pubblicazione delle intercettazioni telefoniche ed ambientali, con pesanti sanzioni a carico di tutti coloro che concorrono alla diffusione e pubblicazione;
su questo PD e PdL vanno a braccetto. Ecco cosa propone il PD:
Intercettazioni sì, violazione dei diritti individuali no
Lo strumento delle intercettazioni di comunicazioni telefoniche, informatiche e telematiche è essenziale al fine di contrastare la criminalità organizzata ed assicurare alla giustizia chi compie i delitti di maggiore allarme sociale, quali la pedofilia e la corruzione.
Bisogna conciliare tali finalità con diritti fondamentali come quello all’informazione e quelli alla riservatezza e alla tutela della persona.
Il divieto assoluto di pubblicazione di tutta la documentazione relativa alle intercettazioni e delle richieste e delle ordinanze emesse in materia di misura cautelare fino al termine dell’udienza preliminare, e delle indagini, serve a tutelare i diritti fondamentali del cittadino e le stesse indagini, che risultano spesso compromesse dalla divulgazione indebita di atti processuali.
E’ necessario individuare nel Pubblico Ministero il responsabile della custodia degli atti, ridurre drasticamente il numero dei centri di ascolto e determinare sanzioni penali e amministrative molto più severe delle attuali, per renderle tali da essere un’efficace deterrenza alla violazione di diritti costituzionalmente tutelati.
Insomma, sulla giustizia, tranne l'accenno alla responsabilità dei magistrati e alla possibile separazione delle carriere, le posizioni dei due schieramenti non sembrano troppo distanti: che Veltrusconi sia dietro l'angolo?
Se c'è una cosa che mi ripugna è l'espressione "i delitti di maggiore allarme sociale". Che significa? Perché non si parla di "delitti piu' gravi"? Il fatto è che l'allarme sociale può scatenarsi da un momento all'altro su qualsiasi cosa, ed essere, ad esempio, determinato dalla nazionalità o dalla condizione sociale di chi commette un delitto, o da considerazioni di bassa politica elettorale, mentre la maggiore o minore gravità del delitto è prevista dal codice. Un partito che si dice "democratico" non dovrebbe usare questa espressione ambigua e pericolosa. I giudici devono applicare le leggi, non rispondere all'allarme sociale. Ogni tanto sono tentato dall'idea del minor male e quindi di votare PD (anche se non ho mai votato né DC né PCI, né i loro eredi). Poi mi ricordo che Veltroni ha promosso un decreto-legge contro i rumeni per difendersi dall'accusa di aver lasciato una zona di Roma dove era stato commesso un delitto in condizioni di degrado. Lo stesso spirito illiberale e forcaiolo è rivelato dal richiamo all'allarme sociale. Ma allora, votare, o non votare, e se si vota per chi votare?
Al contrario: sarebbe un partito che si definisca "liberale" che non dovrebbe usare questa espressione. Un partito "democratico", quando vede le masse adunarsi con fiaccole e accette sotto al castello del dottor Frankenstein, passa un decreto-legge contro la chirurgia.