Oggetto: Lettera al presidente Prodi
Caro On.le Volpini,
Con la speranza che l'iniziativa sia utile al tuo lavoro per l'università e apprezzata
dai colleghi, trascrivo la lettera aperta inviata dal gruppo DiamoVoce alle
Università al Presidente Prodi.
L´iniziativa è aperta alla adesione dei colleghi che ne condividano l'impostazione e le preoccupazioni espressevi
mediante il sito http://www.bur.it/2007/N_B_070045.php
Cristiano Violani
Al Presidente del Consiglio dei Ministri On. le Romano Prodi
cc. Al Ministro UR On.le Fabio Mussi
I firmatari di questa lettera hanno più volte rappresentato l´esigenza di un rilancio
dell´università e della ricerca italiana. Hanno votato e propagandato il voto
per l´Unione anche per gli impegni del programma in materia di università e
ricerca ed hanno accolto con grandi speranze le dichiarazioni
d´intenti del ministro Mussi all´inizio del suo mandato. Trascorso un anno
le speranza sono scemate, predomina la
delusione e sono evidentemente urgenti provvedimenti concreti che interrompano
un degrado che si sta accentuando con danni che temiamo irreversibili.
La ritardata emissione dei bandi 2007 per il finanziamento dei progetti di ricerca e i pochi fondi resi disponibili
compromettono il lavoro di migliaia di ricercatori che hanno sinora faticosamente
mantenuto un buon livello di ricerca, indispensabile complemento per un
insegnamento universitario di
qualità.
Il promesso reclutamento di nuovi ricercatori è stato legato all´emanazione di
un complesso insieme di nuove norme che, al di là dei buoni propositi, sta allontanando
nel tempo i concorsi, perpetuando così la perdita di giovani talenti che non
possono sopportare ulteriori anni di precariato e di
incertezza.
Stanno slittando i tempi anche per l´attesa istituzione di una nuova Agenzia per
la valutazione, destinata a sviluppare i processi attivati negli anni per introdurre
una adeguata accountability rafforzando l´autonomia e la governabilità del
sistema universitario.
Perdurano gli attuali squilibri e il sottofinanziamento delle università, il
blocco delle carriere, situazioni d´immobilismo e di incertezza. Occorrerebbero invece fiducia ed entusiasmo,
in particolare per attuare la riorganizzazione dei corsi di studio e il
rilancio dei dottorati di ricerca, gli uni e gli altri secondo i criteri di
qualità indispensabili a collocarli nella nuova area europea dell´educazione
terziaria.
Signor Presidente, facciamo appello a Lei perché il governo nel suo complesso
assuma urgentemente provvedimenti di impegno responsabile nei confronti di un
settore a parole riconosciuto da tutti come strategico per lo sviluppo civile
ed economico del Paese.
R.Antonelli (Univ. Roma Sapienza), G.Anzellotti (Univ. Trento), L.Benadusi
(Univ. Roma Sapienza), F.Bimbi (Univ. Padova), M.Camboni (Univ.
Macerata), G.Capano (Univ. Bologna), G.Catalano (Politecnico di Milano),
L.Guerzoni (Univ. Modena), G.Guizzardi (Univ. Padova) , G.Luzzatto (Univ.
Genova), G.Martinotti (Univ. Milano Bicocca), P.Lucisano (Univ. Roma
Sapienza), P.Rossi (Univ. Pisa), B.M. Tedeschini-Lalli (Univ. Roma 3),
Cosa
vi sarà mai, penseranno molti nostri lettori, d'approvabile in questa lettera?
Costoro stan chiedendo a Mussi, via Prodi, di mantenere l'università italiana
così com'è, di fare i concorsi nei modi soliti e prestabiliti, d'inviare i
soldi alle sedi ed ai centri di ricerca così come sono, insomma di finanziare
e potenziare l'esistente. Poiché in almeno una dozzina d'occasioni sia i
redattori sia molti dei collaboratori e lettori di nFA han detto, giustamente,
peste e corna dell'università italiana così com'è, proponendo, tra l'altro,
varie riforme, dalle più radicali alle più fattibili e minimali, che senso ha
dare evidenza ad un appello del genere? Firmato, per colmo, da una distinta
collezione di baroni di sinistra?
La
risposta è semplice: perchè questa lettera è la prova provata che il signor
Ministro Fabio Mussi ed il suo fidato scudiero, il signor Professor
vice-Ministro Luciano Modica dovrebbero dimettersi.
Ovvio, direte voi. Ovvio, forse, ma non per i molti che in questa banda
d'incompetenti attaccati al potere vedono ancora un governo sostenibile. Quindi
vale la pena sottolineare il fatto. Quale fatto? Questo.
I
presidi che firmano questa lettera guardano all'università italiana come è,
con le sue regole ed istituzioni. A loro va fondamentalmente bene, quindi
vorrebbero che funzionasse. Desiderio legittimo e che, uno s'aspetterebbe,
Mussi&Modica condividono. Se vuoi tenere l'università italiana così com'è, allora i concorsi li devi fare ed i finanziamenti li devi stanziare. Se
invece la vuoi riformare, allora la devi riformare e devi farlo chiaramente e
rapidamente. Rimandare tutto perché devi fare dei grandi cambi che non fai
mai, lasciando anche la gestione corrente nell'incertezza, nella mancanza di
fondi e nella paralisi mentre non riformi nulla, è completamente irresponsabile.
Hanno,
in questo senso, perfettamente ragione i presidi che firmano l'appello. Mussi&Modica
stanno facendo il peggio del peggio: aboliscono e/o bloccano le poche riforme
utili della loro predecessora, vietano l'avvio di università private per ragioni
puramente ideologiche, fanno annunci social-comunisti sul futuro
dell'università italiana ad ogni due per due, non riformano assolutamente
nulla e perdippiù nemmeno gestiscono decentemente la situazione corrente,
portando il tutto alla paralisi. In parole povere, sono degli incompetenti.
Poiché
non sanno cosa fare e nemmeno sanno come farlo, parlano a caso, si occupano
di costruire alternative strane alla nuova DC nota come PD, vanno a Trento a
fare proclami populisti sull'università pubblica davanti a masse
d'iloti osannanti, insomma fanno una quantità di cose inutili e financo
dannose ma l'università e la ricerca non solo non le riformano, nemmeno le
gestiscono. Sorprendente? Sorprendente per nulla, ma vale la pena ricordarlo. Serve a poco, lo so, ma è
meno incoerente che far finta di dimettersi come ha fatto oggi la signora
Bonino Emma, ministra di un qualcosa che non ricordo in un governo che vorrei scordare presto.
Tra i firmatati della lettera ci sono persone intellettualmente oneste, che hanno avuto il coraggio di protestare anche in altre circostanze contro questa maggioranza e questo governo che hanno carpito la loro fiducia.
Si tratta tuttavia di una piccola minoranza. La maggior parte delle toghe (universitarie) rosse, quelle che col precedente governo "illiberale" (che tagliò in misura ben inferiore i fondi all'università) erano sempre pronte a far casino, sono ancora lì, serve fedeli del centrosinistra che hanno votato, per il quale fanno tuttora propaganda: per paura che tornino Berlusconi e la Moratti!
Tornassero pure e di corsa: meglio loro di Prodi e i suoi amici!
Detto questo ho detto tutto.