Dunque la notizia è che alcuni senatori, capeggiati dall'illustre filosofo Buttiglione, si sono lamentati dell'assenza di gelati al Senato. Se leggete l'articolo linkato di Repubblica troverete un po' di trite prediche moralistiche sul deboscio delle classi dirigenti, per fortuna stavolta condite da un po' di ironia.
Noi economisti siamo normalmente più indulgenti verso le abitudini individuali di consumo, quindi non ce la prendiamo più di tanto se i senatori vogliono trovare il cornetto al bar. Però non possiamo fare a meno di fare un paio di osservazioni.
1) Eravamo sotto l'impressione che i nostri governanti fossero persone assai occupate; notiamo invece che trovano spazio per regolare anche dettagli che a molti di noi appaiono di scarsa rilevanza.
2) È anche dalle piccole cose che si vede la cultura di una classe dominante. Da chi è gestito e come il bar del Senato? Se è gestito da una ditta privata in concessione, si revochi la concessione e la si dia mediante gara a chi garantisce un servizio migliore. Si chiama 'concorrenza', ed è una cosa che ha il potere di migliorare la qualità di merci e servizi. La segnaliamo a Buttiglione e soci, visto che il concetto sembra esser loro poco familiare. Se invece è gestita direttamente dall'amministrazione dello Stato, cosa aspettano a privatizzare? Pazienza quando l'amministrazione non offre servizi ai comuni mortali, ma qua stiamo parlando dei senatori perbacco. E se l'assenza di gelati poi peggiora la qualità della legislazione (si, è possibile) con gravi danni per il paese? Già ha fatto perder tempo a Buttiglione e soci. Non vorremmo che, quando arriva l'autunno, altro tempo prezioso dei parlamentari debba essere speso a richiedere che il bar del Senato offra ai clienti il vin brulé e altre amenità stagionali.
Scusate, ma l'acrostico non veniva più bello così?
Andrea
Barcellona
Non si dice "acronimo"?