1. Stare nell'euro facendo default e aumentando la spesa
Cominciamo dall'articolo di Kaletski. Gli assunti di base da cui l'autore muove - che il debito greco sia ancora insostenibile e che l'assenza di crescita sia causata dai provvedimenti richiesti dalla Troika - non li discutiamo ora perché avremo opportunità di farlo nel corso del post. L'articolo è rilevante perché offre un'analisi realistica e coerente dello scontro sul terreno, della sua natura redistributiva che nulla ha a che fare con la crescita, di ciò che può ragionevolmente produrre e delle mosse e contromosse che le parti in campo possono attuare. Se questi concetti avessero avuto spazio alla televisione e sui grandi giornali, il popolo italiano si sarebbe evitato l'ennesima ubriacatura populista che oggi lo affligge e che vede Berlusconi, Camusso, Salvini e Tsipras uniti nella lotta.
Cosa dice Kaletski? Che delle due l'una. O ben il nuovo governo greco è composto da irresponsabili che davvero pensano sia simultaneamente possibile: (i) ripudiare in tutto o in parte il debito residuo, (ii) rimanere nell'euro e, (iii) aumentare la spesa pubblica senza aumentare le imposte (questo il significato di "fine dell'austerita'"), o ben stan cercando di portarsi a casa un altro regalino europeo da vendere al proprio elettorato. L'autore propende per la seconda ipotesi (condividiamo) ed osserva che la tattica inzialmente adottata era controproducente: infatti e' già cambiata. La Grecia (come prevedibile, ma questo è un altro discorso che riprendiamo alla fine) chiede che gli altri partner europei paghino parte dei suoi sprechi. Kaletski spiega bene il suo argomento e non ci sembra il caso di ripeterlo: lo abbiamo riportato qui per evidenziare che il 90% dei commenti usciti in Italia subito dopo la vittoria di Syriza erano o stupidi o in mala fede.
Conviene spiegare, invece, perché far credere alla gente che (i)-(iii) siano fra loro compatibili è praticamente un reato. Si consideri cosa (iii) implica. Implica fare debito addizionale eliminando il surplus primario che l'attuale bilancio pubblico greco sembra aver raggiunto. Bene, ma per far debito occorre che qualcuno sia disposto a prestarti dei soldi o che tu possa stampare carta moneta per finanziare il deficit. La seconda soluzione fa saltare (ii) mentre la prima rende impossibile (i). Se ripudi il debito e rimani nell'euro non puoi fare deficit addizionali e devi rendere ancora più severi i tagli di bilancio perché nessuno, greco o straniero, presterebbe più al governo greco. Se stai nell'euro (e non sei il direttore del dipartimento di economia della Scuola Santa Anna) non puoi pretendere che la BCE finanzi il tuo deficit stampando euro solo per te e non per gli altri. Implicazione: se vuoi fare (iii) devi non fare (ii). Se non fai (ii) ed esci dall'euro tanto vale che fai anche (i), non ripaghi i debiti con nessuno e, d'ora in poi, ti finanzi solo emettendo moneta nazionale. Svariati in Italia inneggiano a Tsipras attribuendogli queste intenzioni. Tsipras, invece, sa benissimo che farlo trasformerebbe la Grecia nello Zimbabwe del Mediterraneo e sta cercando di evitarlo salvando, al contempo, la faccia congli elettori a cui ha promesso troppo. Altrimenti rischia che le prossime manifestazioni a Syntagma siano per chiedere la sua testa.
2. Fare come l'Argentina
Veniamo ora all'articolo di Fernandez e Portes, il quale si fonda su di un'analogia ardita e delle copiosi omissioni. L'analogia l'abbiam sentita ripetere spesso (a volte sostituendo "Italia" a "Grecia") ed è di mal'augurio: "Grecia 2015 = Argentina 2001". Siccome allora l'Argentina fece default e svalutò la propria moneta la Grecia ci guadagnerebbe a fare lo stesso, sembrano implicare i due insistendo sul fatto che loro "l'avevano detto". Non vogliamo discutere qui l'analisi che F&P fanno del periodo 2001-2014 in Argentina - anche se sarebbe il caso di smontare pure in lingua italiana i troppi miti accumulati in questi anni sul tema, speriamo farlo nel prossimo futuro, chi volesse iniziare può farlo qui ed articoli collegati.
Prendiamo letteralmente le loro affermazioni sull'Argentina. Esse implicano che la Grecia dovrebbe copiarne le politiche: ripudiare il debito, uscire dall'euro ed aumentare la spesa pubblica. Se l'analisi di cui F&P rivendicano la primogenitura è corretta, queste mosse farebbero crescere l'economia greca dell'8% per gli anni a venire. Giovanni Dosi, nell'intervista che esamineremo in un momento, ha almeno il coraggio di proporre esattamente questa strategia. Sorprendentemente, invece, non è questa la strategia che F&P raccomandano ai greci ma un'altra! Perché? Se è andata bene ai Kirchner perché non dovrebbe funzionare con Tsipras? Forse perché coscienti che (a) i numeri argentini sono truccati e la crescita è stata molto minore, (b) di fatto è stata un puro rimbalzo al livello del 1998, senza crecita vera e, (c) il rimbalzo è avvenuto solo per una stagione particolarmente propizia dei prezzi delle commodities che l'Argentina può esportare e che nulla di positivo si deve alle mosse di politica economica interna? Forse perché sanno che ora, finita la bonanza dei prezzi alti delle commodities, l'Argentina è punto e a capo tanto che, per dire, esporta meno carne dell'Uruguay? Forse ...
La strategia che F&P suggeriscono consiste in: gli altri stati dell'area euro si accollano il debito greco ed i greci promettono di fare i bravi. Come si fa i bravi e come ci si garantisce che i greci lo siano in futuro? Non ci viene detto. Anzi, con classica "argomentazione libera", F&P aggiungono che ora non è il momento di privatizzare e che aumentare, per legge, i salari (c'è scritto "minimo", ma anche un tordo capisce che se muovi il salario minimo in presenza di potere sindacale li muovi di fatto tutti) non farà danno vista l'alta produttività greca (dev'essere per questo che le imprese greche son così competitive e tutti corron lì ad investire). Beata incoerenza ed inconsistenza: cosa c'entra tutta la manfrina sull'Argentina se poi l'unica cosa che si riesce a suggerire, dal pulpito di tanta "economics" è l'ennesimo trasferimento in cambio di una generica promessa di fare le riforme ... mañana? Visto che le riforme auspicate in Argentina non sono mai arrivate, perché mai dovrebbero in Grecia? La nostra pindarica coppia non ce lo dice. Lasciamo la domanda in sospeso sino alla fine e veniamo al terzo articolo della nostra breve rassegna.
3. Varie amenità
Tralasciamo le affermazioni populiste iniziali, non vale la pena. Ciò che ci interessa è l'affermazione secondo cui "se vince Tsipras vince l'Italia". Notiamo anzitutto che - nonostante l'uso del dotto termine "isomorfismo" - l'affermazione secondo cui il prestito alla Grecia sarebbe virtuale è "omeomorfa ad una cazzata". Il prestito è reale e se il Tesoro o la Banca d'Italia devono scrivere una perdita in bilancio quelli sono soldi persi per il contribuente per la semplicissima ragione che i profitti di Bd'I (o le plusvalenze del Tesoro sulle sue operazioni finanziarie) vanno fra le entrate del bilancio statale. Amen.
Segue la seconda cazzata: come già evidenziato la Grecia ha un saldo primario positivo solo perché pratica quell'austerità che Dosi vorrebbe cessare. Sorvoliamo sulla retorica dei mercati fatti da soggetti diversi: certamente, ma gli scemi che prestano denaro fresco ad un debitore che ha appena ripudiato il proprio debito sono più che rari. Insomma: se la Grecia smette di fare surplus primari chi le finanzia il debito? Qui viene la genialità: la BCE dovrebbe dire ai greci "stampatevi gli euro in casa nella quantità che il vostro governo ritenga opportuna". Ottima idea, chissà cosa ne pensano portoghesi, spagnoli, francesi, irlandesi, olandesi, tedeschi e, perché no, italiani. Ognuno si stampa i propri euro come gli pare e piace, tanto 16/17 (in media) lo pagano gli altri. Comprensibile che, come per la finanza pubblica, il professor Dosi si sia scordato anche questo ma qualcuno a Pisa dovrebber rinfrescargli la memoria sull'equilibrio del gioco che propone di giocare.
Non finisce qui. C'è poi l'affermazione secondo cui, se i risparmi fuggono dalle banche greche e queste chiudono porte e balconi dalla mattina alla sera la soluzione, indolore, stia nel nazionalizzarle. Perché, dice Dosi, così facendo si fa come la Svezia inizio anni '90 e nessuno si accorge di nulla. Visto che il modello svedese è quello che molti (noi due compresi) suggerirono per USA, Spagna, Inghilterra ed Irlanda nel 2008-09 (e suggeriamo da anni per casi come MPS e similia) vale la pena notare, anzitutto, che fu una buona soluzione ad una situazione di crisi ma non fu indolore per nulla. Questo è un dettaglio la cui rilevanza è solo di far temere che GD non sappia cosa sia successo in Svezia. Il punto chiave è che la crisi bancaria svedese non fu dovuta ad una fuga di depositi che si volevano proteggere da una svalutazione ma a cattivi investimenti, bolla finanziaria, eccetera. Le banche fallite si "intervengono", come in Svezia, Quelle oggetto di panico bancario e fuga dei depositi sono un problema differente. Ed è una differenza importante: se i depositi fuggono all'estero perché han paura della svalutazione della nuova moneta nazionale, perché mai dovrebbero ritornare, a fronte di un rischio di svalutazione identico, solo perché il capitale delle banche è ora in mano del governo, che è proprio quello che ha voluto svalutare? Non si sa e non ci viene detto. Puoi nazionalizzare ciò che vuoi ma se i risparmiatori temono che la moneta nazionale venga svalutata cercheranno di tenere i loro risparmi in valute straniere prive di quel rischio. Amen.
4. Che fare?
Ci fermiamo qui con il debunking e lasciamo il resto delle dichiarazioni del professor Dosi all'ameno intrattenimento dei lettori: son quasi tutte di simile qualità. Veniamo invece alla questione del debito greco e di cosa si potrebbe realisticamente fare per riuscire sia a fare un favore alla Grecia sia ad evitare che il favore lo paghino i cittadini degli altri paesi europei. Operazione ardua, ma non del tutto impossibile.
1) Il rapporto debito/PIL in Grecia è elevato, la gran parte del debito pubblico è in mano estera (ossia, detenuto da soggetti fuori dalla Grecia) ed il cambio è fisso. In qualsiasi altra situazione una posizione debitoria sovrana di questo genere è, a meno di viaggi onirici sulle ipotesi di crescita (tipo quelle contenute nel programma Troika del 2010), non ripagabile nel breve o medio periodo. Non crediamo esista caso storico di paese che ripaga un debito di tal genere grazie a qualche insperata e prolungata botta di crescita. Se davvero il problema fosse che la Grecia deve ripagare rapidamente il proprio debito pubblico allora non vi sarebbe rimedio: i mercati non aspettano 20 anni di crescita, ti martellano ben prima, e ti martellano ancora di più se hai la meritata reputazione che ha la Grecia. Ma ... il fatto è che nessuno chiede alla Grecia di ripagare il proprio debito l'anno prossimo o anche entro 5 o 10 anni. Ciò che viene chiesto alla Grecia dagli accordi sottoscritti quasi tre anni fa é di ripagare un debito la cui durata media si approssima ai 20 anni (i paesi europei sono probabilmente disposti ad allungare la scadenza ulteriormente fino a 30 anni - che è poi già ora la durata media del debito greco finanziato dall'EFSF) e sul quale le istituzioni finanziatrici hanno accettato di ricevere un interesse molto basso. Che noi si sappia le stime esistenti dicono che il servizio attuale del debito ammonta, attualmente, a circa 2,0-2,5 % del PIL greco ed in discesa", un valore molto inferiore a quello italiano e simile a quello giapponese. In altre parole: o decidiamo che la Grecia è un paese speciale che non deve nemmeno pagare interessi minimi su un debito residuo che è una frazione di quello iniziale oppure il servizio sul debito greco è sostenibile come lo sono quelli di altri paesi altamente indebitati.
2) La Grecia costituisce, senza dubbio, un caso particolare: un animale mitologico, nato dall'incrocio fra un paese canaglia (Grecia) e la disfunzionale governance europea, che questo animale ha nutrito (debito greco prezzato come privo di rischio fino al 2009) e mantenuto (creditori privati di cui sopra che, grazie al fantasioso primo programma Troika, han fatto a tempo a scaricare in mano pubblica 150 miliardi di euro di debito greco fra il 2010 e la fine del 2011, prima che arrivasse la ristrutturazione del 2012). Grazie a tutto ciò, la situazione greca è ora quella di un super Brady plan, con una dimensione, in termini di debito/PIL, moltiplicata per 3 rispetto a quello originale latinoamericano. Questo super Brady fa sì che - a differenza di quanto altrimenti accadrebbe (punto 1) in un paese privo del supporto esterno di cui la Grecia ha goduto e gode - il debito greco sia sostenibile, almeno potenzialmente. Questo perche' a) il flusso di pagamenti è ragionevolmente basso, ergo l'impatto sul deficit fiscale è assolutamente sopportabile e, b), in 30 anni, per quanto male vadano le cose, ci sarà pure della crescita reale, considerando anche l'attuale livello di risorse inutilizzate in Grecia. Ed è difficile pensare che l'inflazione europea rimanga vicino a zero per decenni. In sostanza, nel giro di 30 anni, il debito/PIL scenderà a livelli ragionevoli, tali per cui non ci sarà neanche bisogno di ripagare il principale visto che a quel punto il mercato sarà ben felice di fare il rollover, come accade in qualsiasi paese normale. C'è però anche una terza conseguenza del Brady plan on steroids che è, c) siccome il rapporto debito estero/PIL è altissimo, e siccome scenderà solo molto lentamente, per la Grecia sarà impossibile, per molto tempo, tornare ad avere - in modo sostanziale e a tassi ragionevoli - accesso al mercato privato. Ne discende che, per molti anni a venire, alla Grecia è impedito di finanziare nuovi significativi deficit di bilancio. Ma questo non è un problema, perché questo è proprio l'obiettivo. L'obiettivo è quello di assicurarsi, tramite una "tutela speciale e prolungata", che la Grecia cominci a comportarsi bene, come fanno altri, e operare in pareggio di bilancio in media. Quest'ultimo punto - che è tutto politico o, se preferite, di pragmatica gestione del "moral hazard" che paesi come la Grecia creano nell'area euro - è il punto chiave che F&P mancano nell'articolo citato sopra.
Una domanda sorge spontanea: ma il fiscal compact, il six pack, Maastricht e tutti gli altri trattati non impongono già ora di operare in situazione di pareggio di bilancio? E non lo impongono, ancora di più, a paesi con la situazione debitoria della Grecia? Certo che lo impongono già. Ma allora, a cosa serve la "tutela speciale e prolungata" che viene da un Brady plan on steroids? Serve perché tutti quei trattati europei non servono, quasi, ad una beata ceppa. Al momento, la retorica europea è quella di un vivere come se: vivere come se davvero ci trovassimo in un (politicamente impossibile e quindi inauspicabile, al momento attuale) stato federale - però senza vero controllo sui bilanci nazionali, senza spesa e tassazione federale, senza mobilità interna, senza mercato bancario comune, senza un minimo di omogeneità politica.
Ed arriviamo qui al punto di sempre che gli irresponsabili populisti dell'euro-exit e del stampiamo moneta non riescono nemmeno a capire mentre gli altri (quelli "responsabili" che ancora governano) fanno finta di non vedere perché chiamerebbe in causa le loro responsabilità storiche sia pregresse che correnti. Un punto molto semplice: la costruzione dell'euro fu una fuga in avanti erronea che rispondeva a necessità politiche immediate e non ascoltava le lezioni della storia e dell'economia. La fuga in avanti fu utilizzata dalle classi dirigenti dei paesi del sud Europa per dieci anni di follie che, erroneamente, quelli del Nord condonarono in nome del quieto vivere e del mercato unico che favoriva la loro crescita. Arrivata la crisi arrivò anche il conto ma, a quel punto, ritornare indietro e smontare tutto nel mezzo della tempesta sarebbe stata pura follia autodistruttiva. Giustamente si è cercato di andare avanti aggiustando, in corso d'opera, alcuni difetti strutturali dell'operazione euro. Ma il tutto si sta facendo in condizioni terribilmente avverse: (a) di crisi economica perdurante, (b) di tensione politica antieuropea montante in svariati paesi, (c) con evidenti interessi politici ed economici contrapposti sia all'interno dei singoli paesi sia fra un paese e l'altro, (d) con i bastoni fra le ruote di una eurocrazia che, grazie anche ai difetti strutturali del disegno originale, ha acquisito negli ultimi 15 anni un potere esorbitante al quale non intende rinunciare. Questo spiega sia il pragmatismo di un passo alla volta e per aggiustamenti progressivi adottato dai maggiori paesi e da quello guida, la Germania, in particolare sia la drammatica necessità, in ogni caso, di riaprire un dibattito d'alto livello e pubblico sugli obiettivi, i modi ed i tempi della costruzione europea.
Ma questo è un altro problema, molto più importante e complicato per il quale rimandiamo ad un futuro articolo che, violando una nostra tradizione stabilita di fatto anche se non d'intenzione, speriamo di scrivere a breve.
Quando lessi per la prima volta "1984" rimasi molto colpito dal finale, quello in cui il protagonista per uscire dal suo incubo capisce che deve chiedere che il suo incubo sia applicato ad altri (la sua compagna nel caso in questione), e mi dissi "questo è un potente meccanismo di controllo delle masse".
Ogni qualvolta mi trovo di fronte a soluzioni del tipo "facciamo pagare gli altri", laddove gli altri sono la finanza,i ricchi, il Bildenberg, gli ebrei, la BCE, whatever purchè non sia lo specifico gruppo di persone a cui è rivolto il messaggio penso di ritrovarmi più di fronte al meccanismo di controllo delle masse, che a vere soluzioni economiche.
Questo per dire che con il messaggio Tsipras ha vinto in Grecia, che era quello che voleva (quello che otterrà sarà il classico allungamento del debito, che era già stato messo all'ordine del giorno con il precedente governo, che cercava di sbandierare il risultato come una vittoria, senza pensare al meccanismo di cui sopra).
D'altronde Tsipras si è costruito anche un potente paracadute: una rete di alleati improbabili, autentici fantasmi negli altri paesi, ma che inseguono lo stesso meccanismo, vincente come si è visto in Grecia, e quindi con consensi in ascesa.
Nella mia mente bacata l'uscita della Grecia dall'Euro sarebbe un perfetto psicodramma con esiti imprevedibili, visto che, secondo me, ci sarebbero i seguenti step:
1. La Grecia esce, crisi di liquidità in Grecia ai livelli argentini, mass media focalizzati sulla "povertà in Grecia".
2. Le varie sinistre europee scendono in piazza contro "la cecità e il cinismo europeo che affama un popolo".
3. La rabbia è indirizzata verso gli altri: i tedeschi e la BCE.
Da qui in poi tutti gli scenari sono possibili, visto che lo stesso meccanismo sarà adottato anche dalle destre nazional fasciste stile Le Pen e Lega, o populisti alla Grillo.
So di non aver aggiunto un contributo "economico", ma ho l'impressione che l'analisi economica vada usata per comprendere l'argomento, ma la partita è tutta politica, nel senso che gli argomenti usati sono quelli del controllo delle masse, per la verità scientifica ci sarà tempo fra trent'anni.