Ci sono altri paesi UE con bilanci bancari di grosse dimensioni rispetto al PIL che stanno correndo rischi simili a Cipro? La risposta è no. La ragione principale dei guai delle banche a Cipro sono le massicce perdite sofferte dalle due principali banche. Questo però non è il caso in altri paesi della zona Euro con grossi settori bancari, come vedremo piú avanti.
Cominciamo con Cipro. La tabella qui sotto mostra i ritorni sugli attivi e sul capitale delle sette banche piú grosse nel 2011 (e nel 2010 per una di esse; dati piú recenti non sono disponibili).
Fonte: The Banker Database
Laiki Bank nel 2011 perse piú di 5 miliardi di dollari, che rappresentano il 12,2% dei suoi attivi e il 162% del suo capitale. Questa perdita è in effetti drammatica. Bank of Cyprus nello stesso anno perse 1,7 miliardi di dollari, ossia il 3,6% degli attivi e il 19% del suo capitale, anche queste grosse cifre. Peraltro, i profitti delle altre banche non erano cosí cattivi, almeno nel 2011.
Che si può dire degli altri paesi? La figura qui sotto indica che in confronto a Cipro il Lussemburgo ha un settore bancario molto piú grosso in rapporto al PIL, le dimensioni relative delle banche a Malta e in Irlanda sono similari, e non molto piú piccole in Gran Bretagna e Danimarca. L'Irlanda già usufruisce di un programma di assistenza finanziaria, che include un programma per la ristrutturazione del sistema bancario, quindi diamo un'occhiata agli altri quattro paesi con un settore bancario di grosse dimensioni in rapporto al PIL.
Fonte: BCE per i bilanci bancari e Eurostat per i PIL
La figura qui sotto mostra i ritorni sugli attivi di bilancio delle banche. Cipro è chiaramente un caso particolare. Le banche a Malta e in Lussemburgo erano alquanto profittevoli negli ultimi quattro anni, mentre le banche danesi e britanniche avevano profitti prossimi a zero:
Fonte: IMF eLIBRARY Data, http://elibrary-data.imf.org/DataExplorer.aspx
Le banche cipriote nel 2009 e 2010 hanno registrato profitti, che hanno cominciato a deteriorarsi nel 2011. La ragione principale per cui le banche cipriote sono finite nei guai era la loro esposizione alla Grecia. Però a Cipro anche la percentuale di crediti in sofferenza ha cominciato ad andare alle stelle, il che suggerisce che c'erano spostanziosi problemi anche con i prestiti erogati localmente. Mentre questa percentuale è aumentata alquanto anche a Malta, non è confrontabile col problema cipriota, e come abbiamo notato usando il diagramma precedente le banche maltesi sono rimaste molto profittevoli (ma come faranno?). La percentuale di crediti in sofferenza è piuttosto bassa in Danimarca, e quasi nulla in Lussemburgo.
Fonte: IMF eLIBRARY Data, http://elibrary-data.imf.org/DataExplorer.aspx
Nel complesso, le banche in altri paesi UE con bilanci di grosse dimensioni relativamente al PIL continuano ad avere profitti positivi o prossimi a zero, e le attuali percentuali di crediti in sofferenza non suggeriscono che la loro profittabilità si possa deteriorare nel breve termine. Mentre non c'è ragione di essere compiacenti, visto che anche le banche cipriote erano profittevoli nel 2009 e 2010, il caso di Cipro è chiaramente diverso.
Anzi, a me pare scandaloso che si sia tollerata la loro presenza all'interno dell'Unione Europea e addirittura dell'Eurozona.
In ogni caso è chiaro che se il sistema finanziario europeo è il crisi, loro non possono prosperare: i parassiti non possono sopravvivere senza sangue da succhiare.
Di per se', far pagare meno tasse dei vicini non e' sintomo di parassitismo ma di maggiore efficienza nel fornire servizi pubblici: e ben venga la concorrenza tra giurisdizioni, che e' l'unico modo per tenere bassi i prezzi con i fornitori, sia privati che sovrani. La questione e' ben separata da quella di eventuali attivita' che facilitano reati di varia natura (fiscali, di riciclaggio, di corruzione, di terrorismo ecc.), e da anni ci sono gli strumenti istituzionali per occuparsene, come per esempio la FATF.
Al di la' delle considerazioni di ordine morale, comunque, bisogna ricordare che fallimenti sovrani hanno conseguenze di ordine tanto economico (possibilita' di contagio verso altri paesi, sia psicologico che in termini di debiti non pagati) quanto geopolitico (probabilmente non sarebbe nell'interesse dell'UE se Cipro diventasse una colonia russa).
Sono tollerati i paradisi fiscali come contrappasso dantesco degli inferni fiscali.
Diciamo che se non ci fossero inferni, nemmeno i paradisi esisterebbero.
È la doverosa e necessaria "competizione fiscale".
Io mi preoccuperei piu' degli inferni e del rischio del loro fallimento.
Per i paradisi, non sono tollerati quelli "non cooperativi" ma mi pare che ne siano rimasti molto pochi. Essere un paradiso in sè non è grave. Lo è molto di più essere un inferno.