Tutto ciò che ho da dire c'è già nel sommario. Però, siccome serve l'articolo, mi dilungo con un po' di retorica a buon mercato.
Non mi riconosco in nessun modo nell'ecologismo come etica di vita ed ho zero simpatie con i "verdi" sul piano politico. Non ho nascosto la mia scarsissima convinzione, ora trasformatasi in solido scetticismo, sull'esistenza di un riscaldamento globale dovuto ad attività umane (si, lo so: i lettori fedeli mi ricorderanno che avevo promesso un intervento sul tema ... manca il tempo, perdonate). Tendo a pensare che idee come la decrescita ed il ritorno all'autosufficienza (stile "buy only local produces") siano dannose, specialmente per i più poveri e svantaggiati. Mi piacciono la crescita economica, il libero mercato, il capitalismo ed i prodotti di lusso. Odio le vacanze alternative e guido automobili con 3000 e più cc ... eppure ...
Eppure non capisco il fastidio un po' isterico con cui attività di sensibilizzazione al fatto che le fonti di energia sono finite e suscettibili di usi alternativi vengono accolte dall'autoproclamato "liberismo" italiano (quello che orbita nella galassia PdL, tanto per capirsi). Non intendo la radice dell'astio che ampi gruppi di persone le quali, a loro dire, ritengono la libertà individuale assolutamente sacra, manifestano contro coloro che decidono di spegnere delle lampadine per segnalare che, appunto, le fonti di energia finite sono. Mi fa pena che si possano definire "cretini" coloro i quali provano, ingenuamente io credo, a ricordare che parte della scarsità energetica deriva da modelli di consumo sussidiati ed economicamente inefficienti, sostenuti da distorsioni dei prezzi causate dall'intervento pubblico o, a rovescio, dalla presenza di esternalità che non vengono corrette dall'intervento pubblico catturato da gruppi d'interesse.
Insomma, non capisco perché l'essere "liberali" implichi dover essere, ideologicamente e per partito preso, per le Hummer e l'eccesso di consumo, mentre diventano necessariamente "socialisti" o "amici delle tenebre" coloro i quali suggeriscono modelli di consumo meno dispendiosi. Il tutto mi sembra dovuto da un lato ad una grave confusione fra preferenze individuali e norme sociali e, dall'altro, ad una incapacità di accettare la diversità che sorprende fra persone che si autodefiniscono "liberali". Le mie preferenze me le pago, se si permette al mercato di funzionare: chi preferisce andare in bicicletta è liberissimo di farlo, risparmiando rispetto a me. Se vuole far proseliti, faccia pure: nemmeno quello è un crimine e, comunque, la bicicletta non è né di destra né di sinistra: è semplicemente utile, a volte. Idem per quelli a cui piacciono le Hummers: diffondano le loro preferenze, ricordandosi che così aumenterà il prezzo della loro macchina preferita.
Direte, tutto ovvio, cosa scrivi un post a fare? Ovvio per niente. Se girate i siti "di destra" in questi giorni trovate parecchie reazioni isteriche all'iniziativa di Caterpillar, tutte accomunate da un motivo di fondo: che è cosa dannosa e stupida. Va combattuta, consumando più energia possibile il 12 Febbraio, ed irretita sul piano ideologico. Il messaggio è, approsimativamente, il seguente: chi si preoccupa dell'ambiente o di minimizzare il consumo d'energia è comunista. Se affermazioni del genere venissero solo da fascistelli riciclati nel PdL (com'è spesso il caso) non me ne potrebbe importar di meno. Ma quando vedo post come questo, da parte di persone di cui ho stima, allora mi chiedo seriamente il perché.
Spegnere le lampadine inutili non implica non volere l'energia nucleare, anzi. Una delle maniere per far capire che l'energia nucleare è utile e financo necessaria consiste nell'evidenziare che occorre anche spegnere le lampadine quando non servono, perché l'energia COSTA e, probabilmente, costerà sempre di più. Tutto questo nulla c'entra con il riscaldamento globale o con fantasie agresti: è una pura conseguenza della scarsità delle risorse in un mondo dove (asintoticamente) 10-12 miliardi di persone vogliono, giustamente, vivere e consumare come noi occidentali. Se si riuscisse a togliere di mezzo l'ideologia destra/sinistra da questo dibattito - appropriandosene, riconoscendolo come un problema di fatto, ossia un problema di esternalità e risorse scarse - forse ci eviteremo cretinate (queste sì) socialmente molto dannose come la scelta italiana di vivere senza energia nucleare.
Per potersene appropriare occorre sia smetterla di negare l'esistenza di un vincolo energetico-ambientale (il riscaldamento globale NON equivale a tale vincolo, che ha molte più dimensioni), sia lasciare che si affronti il problema del "modello di consumo" senza preconcetti. Pensare che parte della soluzione non debba venire dal lato della domanda è pensare erroneamente (a mio avviso) ma, anche se così non fosse, è necessario rispettare chi cerca di diffondere modelli di consumo differenti, purché non voglia imporceli a forza. La libertà di diffondere le proprie idee ed i propri valori alla ricerca di proseliti non è forse la "libertà liberale" quasi per antonomasia? Allora perché questo fastidio verso coloro i quali invitano semplicemente ad illuminarsi di meno? Cosa c'è di particolarmente "liberale", o anche semplicemente "condivisibile", nell'illuminarsi di più?
Io, a casa mia e da sempre, spengo le luci quando non servono e cerco di non esagerare con il riscaldamento. È la mia maniera d'illuminarmi quotidianamente di meno, e non mi sento per nulla cretino nel farlo.
Il perche di questo atteggiamento? Forse che coloro che si definiscono liberali poi lo sono solo a meta. Ovvero, finche fa comodo. Risparmiare energia e piu che altro buon senso, senza scomodare ideologie o partitelli. Ma questi che si agitano contro una proposta tale, non sarebbero forse d'accordo se ci fosse una campagna del tipo "spegnere le luci nei ministeri quando nessuno e in ufficio"...?
Grazie mr boldrin per una salubre folata di buon senso.