Martedì 10 maggio e' scattata scatta l’ora X della prima valutazione nazionale delle seconde classi di tutte le scuole superiori italiane, con la somministrazione delle prove preparate dall’INVALSI.
Le prove sono costituite da tre distinti fascicoli: matematica; italiano; e un questionario studente necessario per definire il contesto, ovvero le notizie significative per determinare l’ambiente sociale e culturale di origine dello studente. Le prove si sono svolte in una sola mattina: prima matematica, intervallo, poi italiano, e per ultimo il questionario.
In realtà le prove sono somministrate in due modalità ben distinte:
1) Dall’INVALSI direttamente, attraverso suoi osservatori dislocati nelle scuole campione e con la successiva correzione delle stesse dall’istituto di valutazione.
2) Assegnando il compito alle singole scuole che provvedono alla somministrazione delle prove e alla trascrizione dei risultati nelle schede a lettura ottica da spedire entro il 23 maggio alla sede dell’istituto. In questo secondo caso le prove rimarranno a disposizione delle scuole che, una volta ricevuta la correzione, potranno utilizzarle per le ulteriori valutazioni che riterranno opportuno effettuare. Dovrebbero quindi essere usate come contributo esterno, ma proprio per questo particolarmente significativo, nel percorso di autovalutazione dei risultati e quindi riflessione sulla propria azione e sul possibile miglioramento della stessa che ogni scuola autonoma avrebbe già dovuto istituire.
Si precisa che i fascicoli in entrambi i casi hanno etichette numeriche e solamente i responsabili della privacy avranno a disposizione le chiavi che permettono di identificare la prova stessa. Lo scopo non è chiaramente di valutare il singolo studente ma il sistema scolastico, anche se appare chiaro che aver esteso la somministrazione a tutte le scuole – il campione fornirà comunque il dato nazionale validato e consentirà all’istituto di valutazione le necessarie elaborazioni dei risultati – dovrebbe permettere una valutazione micro, con messa a fuoco sulla singola scuola.
Nel frattempo nelle scuole sono cominciate le reazioni dei docenti, con l’esplicito appoggio di COBAS e anche CGIL. Molti collegi dei docenti di scuole italiane di tutti gli indirizzi e tutte le regioni si sono pronunciati contro la somministrazione delle prove, con le più svariate motivazioni, alcune veramente insensate, tanto da far pensare a una vera e propria reazione lobbistica alla possibilità di essere valutati e quindi messi in discussione. Infine si sono fatti sentire gli studenti con un appello alla non partecipazione o rimanendo assenti o consegnando le prove in bianco, come si può constatare qui.
Perché la valutazione?
Qui entrano in gioco gli economisti. Perché il sistema scolastico italiano – anche quello di altri paesi europei, a dire il vero – non forma un capitale umano o almeno una crescita dello stesso tale da garantire il raggiungimento di quegli obiettivi di crescita più generale dell’economia che tutti auspichiamo. Perché l’Europa lo sta dicendo da più di dieci anni – in particolare da Lisbona, i cui obiettivi relativi alla crescita e in particolare al miglioramento dei sistemi di istruzione e formazione non sono stati raggiunti, mostrando una notevole inerzia da parte dei vari sistemi scolastici. Perché di conseguenza lo scopo esplicito della scuola italiana, anche se in pochi se ne sono accorti, è dal 1999 (DPR 275/99, art. 1), il successo formativo, che significa non accontentarsi delle conoscenze bene o male trasmesse da docenti più o meno bravi, ma di formare giovani adulti abili nell’applicare le stesse, nel trasformarle in nuovi apprendimenti e per quanto possibile competenti.
In effetti le prove standardizzate realizzate dall’INVALSI, in questo non dissimili dalle note rilevazioni PISA, mirano ad accertare non le semplici conoscenze ma la crescita complessiva degli studenti nelle due abilità fondamentali della literacy e numeracy, ovvero la lingua madre e la matematica, anche se ritengo importante usare i termini tecnici per far capire che non viene verificato un apprendimento puramente scolastico.
Ma il sistema è incompleto!
L'estensione della valutazione con le prove standardizzate al secondo anno delle superiori e in particolare a tutte le scuole è quindi un passo nella giusta direzione, soprattutto se sarà seguito dall'introduzione delle stesse prove all'esame di stato conclusivo del ciclo superiore al posto di quel terribile pasticcio che è l'attuale terza prova, ma….
Qui cominciano i problemi. Perché - al momento attuale - una volta ottenuti i risultati della valutazione non succede nulla. Certo, ci saranno articoli sui giornali, resoconti più o meno esatti qui e là, discussioni sui blog, cenere sul capo ecc. Ma nella scuola succede qualcosa? Si prendono ad esempio le scuole che mostrano risultati che si discostano significativamente dalle medie, tanto per intervenire sui casi più eclatanti, e si chiede loro una relazione e un programma di miglioramento? Oppure si manda un ispettore, oppure si chiama il dirigente, oppure si stabilisce (udite, udite) di assegnare un incentivo ai docenti che ottengono i risultati migliori?
No, assolutamente niente. Abbiamo il risultato davanti agli occhi, vediamo chiaramente che quella scuola, sì proprio quella, ottiene dei risultati pessimi mentre altre scuole simili vanno meglio, ma si lascia tutto com’è. In fondo, si dice, hanno delle difficoltà, l’utenza è disagiata e culturalmente deprivata, il dirigente è malato, i docenti cambiano ogni anno, mica vorrai premiare il merito e punire gli altri, e poi… i sindacati chi li sente!
Difatti, la nota della CGIL sulla valutazione, oltre a lamentarsi che il Ministero non puo' chiedere ai docenti di somministrare e correggere le prove INVALSI senza destinare fondi aggiuntivi alla scuola (dopo una lunga disquisizione su attivita' obbligatorie e attivita' aggiuntive dei docenti, ecc. ecc.), espone la sua conclusione:
I problemi, di cui il MIUR sembra pervicacemente non volersi render conto, sono altri. Ci limitiamo a indicarne due. Il contesto in cui si colloca [sic]: le scuole, i docenti, il personale ATA sono in grave sofferenza a causa dei tagli e dell’opera di sistematica denigrazione di cui sono oggetto. Per queste ragioni, la FLC CGIL sciopererà, il 6 maggio prossimo.
Il secondo: una vera cultura della valutazione non può essere imposta a suon di circolari, di atteggiamenti gerarchici e autoritari bensì ha bisogno, oltre che di risorse, di coinvolgimento, di consapevolezza, di partecipazione degli attori coinvolti.
Una reazione classica: "Problemi? Quali problemi? Dateci piu' soldi, e smettetela di denigrarci. E se proprio vogliamo parlare di valutazione, ebbene parliamone, coinvolgiamoci, consapevolizziamoci, ...disarcivescoviscostantinopolizziamoci."
Insomma: un sistema incompleto. Questa è la principale obiezione che ragionevolmente si può opporre a questa estensione del sistema di valutazione, ma non sufficiente per bloccare tutto. Sarebbe meglio completare quello che manca che distruggere quello che lentamente e faticosamente si sta costruendo!
Ah, si? E allora perchè hanno "somministrato" le prove agli studenti, anzichè al sistema scolastico????
Bisogna essere proprio dei pirla...
RR
Renzino, non cominciamo: come fai a valutare le scuole senza valutare gli studenti? Ma sai quanti test fanno ai bambini nelle scuole pubbliche di New York, proprio per valutare le scuole?
Come on.