Ieri a Catania, nel corso del derby Catania-Palermo gli ultras del Catania si sono scontrati con la polizia e un poliziotto è morto per una bomba carta scoppiatagli in faccia.
Il commissario della Federazione Italiana Gioco Calcio, tal Luca Pancalli, ha dichiarato, "io li fermo i campionati." E così è stato: i campionati sono fermi a tempo indeterminato e, secondo un sondaggio del Corriere, più del 70% della popolazione ritiene che debbano restare fermi per tutta la stagione.
Scusate il cinismo, ma i) l'affermazione del commissario mi ha ricordato quel personaggio della serie di telefilm Friends, un ispettore d'igieneche chiude i ristoranti con piglio autoritario per far eccitare la sua ragazza, mentre ii) l'umore contrito della popolazione pronta a perdere il calcio che tanto ama pur di avere un calcio pulito, ordinato, e senza guerriglia urbana non mi commuove affatto; mi fa anzi presagire Moggi in parlamento a capo di una commissione per il Rinascimento del calcio.
Invece di usare la solita arma del senso di colpa cattolico sulla psicologia delle masse, che dura 2 giorni e permette di guadagnar tempo per poter continuare a non fare nulla, i burocrati del calcio farebbero bene a chiedersi come fronteggiare le questioni di ordine pubblico al calcio connesse. Perché tali sono, unicamente: questioni di ordine pubblico. (Naturalmente questo non significa che l'unica cosa da fare sia mettere più poliziotti in strada e negli stadi; anzi, i poliziotti dovrebbero essere l'ultima ratio, anche e proprio per proteggerli).
È inutile stare qui a lamentare la cultura violenta del calcio e cose simili. Ci sono montagne di psicologia e sociologia (e perfino antropologia) da quattro soldi sulla questione, la partita come simbolo della battaglia, e roba del genere. (Ci sono anche cose buone, ad esempio un interessante libro recente è How soccer explains the world, di Franklin Foer, per HarperCollins 2004). Il calcio spesso si porta dietro bande di fan violenti; questo è vero in Italia come in Inghilterra e in Serbia. E allora? Dobbiamo aspettare l'avvento dell'uomo nuovo per poter andare a vedere una partita senza rischiare di essere travolti dalla guerriglia e senza mettere a repentaglio la vita dei poliziotti?
Ma le discussioni di questo tipo, sulla cultura violenta del calcio, si fanno in Università, o nelle chiese. I burocrati del calcio hanno da anni e anni un solo dovere: affrontare la questione di ordine pubblico con intelligenza ed efficienza. Su questo hanno fallito completamente. (Non è poi sorprendente questo fallimento, la burocrazia del calcio non è che una sotto-burocrazia della politica, di pessima qualità e corruzione estrema).
Ma non è cosi' difficile fare le cose bene (non conosco il nuovo commissario della FIGC Pancalli, non so nulla di lui, tranne come ha reagito ai fatti di Catania, e non mi pare prometta bene; ma non si sa mai, speriamo ci provi). In Inghilterra, dove il prolema hooligans era più grave del nostro perché connesso ad un altra sociologicamente interessante cultura, quella della ubriacatura pomeridiana nel week-end, gli stadi sono tornati a essere luoghi civilizzati e gli hooligans sono isolati e per la maggior parte inoffensivi. Ha iniziato Thatcher nel 1989 con il Football Spectator Act e ha continuato Blair nel 2000 con alcune appropriate modifiche della legge precedente. (Tra parentesi, non è un caso, Thatcher e Blair, due persone serie, due politici veri, non una banda di quaquaraquà da "io li chiudo i campionati" e "facciamo un vertice lunedì in cui prenderemo provvedimenti radicali").
Il testo completo dei due interventi legislativi presi nel Regno Unito sta qui e qui.
Ma cosa hanno fatto veramente in Inghilterra? Da una lettura rapida dei testi e altri vari commenti noto le seguenti misure direttamente di ordine pubblico.
1) Schedatura di coloro che siano coinvolti in fenomeni di violenza calcistica; con ritiro del passaporto e soprattutto con obbligo di firma in questura durante la partita (per impedire loro di entrare negli stadi).
2) Interpretazione agevole del concetto di "coinvolgimento in fenomeni di violenza calcistica" (in modo da poter sottomettere alle misure restrittive anche persone che non potrebbero, in base all'evidenza, essere condannato in aula di giustizia)
3)
Divieto di consumo di alcolici allo stadio e nei dintorni.
4) Infiltrazione di poliziotti in borghese nei clubs per meglio schedare i fanatici.
5) Telecamere come se piovesse (posizionate in modo che non si possano rompere facilmente).
Inoltre, dopo avere notato che i giudici tendevano a non comminare gli obblighi di firma, in qualche modo è stato reso obbligatorio per i giudici farlo.
Infine, in Inghilterra si è discusso di passare a posti nominativi. Si è deciso di non adottare questa misura, per varie ragioni, incluso il costo in termini di tempo per le procedure di entrata allo stadio. In Inghilterra non ce n'è bisogno, adesso. Ma in Germania durante i campionati del mondo è stato fatto. Si temevano code all'entrata, ma forse anche grazie all'organizzazione teutonica, di code non se ne sono viste. (Introdurre posti nominativi significa uccidere i bagarini; secondo me questo è un male; i bagarini hanno una funzione economica fondamentale; ma se ne può discutere).
Ma altre misure sono state prese in Inghilterra, non direttamente di ordine pubblico ma di grande effetto sull'ordine pubblico. Importantissime!
Degli stadi e di cosa avviene all'interno devono essere responsabili le squadre di calcio. Questo significa che le squadre devono possedere gli stadi, venderci magliette e altre cose, inverstirci, e perdere soldi se la gente li sfascia. (Questo significa che gli assessori comunali perdono l'abbonamento gratis di diritto, ma confido sulla generosità dei presidenti del calcio). In Inghilterra si è data molta importanza in particolare alla richiesta alle squadre (con multe in caso di mancata ottemperanza) di avere esclusivamente posti seduti e numerati (questo in parte dovuto a vari incidenti drammatici in cui la spinta della folla ha fatto cedere le balaustre di protezione). Ma non solo questo: si sono tolte le inferriate, sono stati eliminati i posti riservati ai tifosi della squadra ospite, evitando quelle terribili gabbie di ferro di cui noi invece ci serviamo. Si sono riempiti gli stadi di belle hostess addestrate a sorridere e trovare i posti numerati.
Può sembrare che queste misure non aiutino, anzi, rendano più facile picchiare il tifoso della squadra ospite. Ma non è così. Queste misure hanno l'effetto di spostare la norma sociale, la definizione di cosa è accettabile. (Un po' come ha fatto Giuliani col crimine a New York; anche le più piccole violazioni della legge vanno punite, per dare il segnale che non sono accettabili). Non deve quindi essere accettabile che i tifosi ospiti stiano nelle gabbie e siano avvisati ripetutamente a ogni partita che non possono lasciare lo stadio senza l'aiuto della polizia e fino che esso sia vuoto. Che stiano in mezzo a tutti, in stadi puliti e ben tenuti. (Ci sono rivalità anche tra i fan di diversi tenori, ma nessuno si picchia alla Scala; anzi, nessuno urla, perché sarebbe inaccettabile e viene la maschera immediatamente).
E allora, che si adottino misure serie. Le squadre sanno chi sono gli ultras, i poliziotti pure. Gli si impedisca di andare allo stadio. Non si abbia paura di dare alle squadre la proprietà degli stadi e di farli sfruttare economicamente. E si smetta di accettare che i tifosi ospiti si muovano sotto protezione, come se avessero fatto qualcosa di male.
E si evitino la retorica cattolica e le autoflagellazioni. Si paghi rispetto al poliziotto che non doveva morire, agendo con serietà e responsabilità, e non ci si dimentichi di aiutare la sua famiglia come prescrive la legge (tuttli gli anni si scopre che dopo il funerale con migliaia di persone la vedova aspetta anni per la pensione e cose simili).
E si continui a giocare a calcio che è un bello sport, senza sensi di colpa.
Sembra che Alberto e Severgnini la vedano piu' o meno alla stessa maniera sulla questione calcio. Che sia per caso? Poiche' non credo lo sia, mi metto in lista. Ah, proporrei di aggiungere anche l'inasprimento delle pene, che oramai in Italia per un omicidio stai in galera al piu' 15 anni, e se sfasci la testa ad una persona ti danno una pacca sulla spalla.
Amici di Fulvio, amici miei sono!