L'aviere scelto Benasconi (si chiamava davvero così, l'assonanza è assolutamente casuale) fu punito con cinque giorni di consegna di rigore perché sorpreso da un maresciallo a urinare in una delle docce della caserma. Lo faceva spesso, perché avendo avuto la "fortuna" di fare il servizio militare vicino casa non dormiva mai in caserma, quindi non usava mai le docce comuni e pertanto non gli importava che fossero pulite o lerce. Anzi, godeva che i meno fortunati tra i commilitoni sguazzassero nei suoi escrementi senza saperlo. Era un atto di vandalismo allo stato puro: da quell'azione riprovevole non aveva nulla da guadagnare, se non il gusto di arrecare danno ai suoi simili, alcuni dei quali chiamava ipocritamente amici e con cui condivideva le lunghe giornate in caserma.
Per sua fortuna non erano più i tempi in cui le punizioni di rigore si scontavano in cella sul tavolaccio e pertanto Bernasconi passò cinque giorni in caserma a maledire con veemenza l'ingiustizia che (secondo lui) aveva subito. Sbraitava che tanti urinavano nelle docce (non era vero) ma solo lui era stato punito. Era palese dunque che il maresciallo fosse un infame. Ce l'aveva personalmente con lui. Infatti non guardava a tutto ciò che non andava in caserma: chi sgommava con le auto di servizio, chi si beveva un liquore durante i turni di guardia, chi si assentava dal servizio, ma guarda caso solo lui veniva punito (anche questo ovviamente non era vero). Tangentopoli era ancora di là da venire ma il succo dei suoi strali era esattamente analogo a quello che avremmo ascoltato poco dopo dal Cavaliere.
Questo episodio rimarrebbe solo un ricordo sgradevole (tra i tanti) del servizio militare se non ci fosse un aspetto che lo rende paradigmatico. Anzi offre una risposta a tutti quelli (incluso me stesso) che si chiedono come l'Italia abbia finito per scegliere consapevolmente di essere governata da Berlusconi, Bertolaso, Scajola, Gelmini, Bossi, Calderoli e personaggi simili.
Quelli che ascoltavano le rimostranze di Bernasconi erano un campione casuale della popolazione di sesso maschile intorno a 19-20 anni. Quasi tutti invece di indignarsi e far pagare a Bernasconi quell'atto ignobile e gratuito che in definitiva li umiliava, acconsentivano alle proteste e si mostravano solidali. Solo un impiegato civile, un non-vedente mite e anziano che lavorava al centralino della caserma, ebbe il coraggio di dirgli in faccia che era un mentecatto e che si sarebbe dovuto vergognare di aver urinato di nascosto nei piatti della doccia che usavano i suoi amici. Anche se altri si comportavano allo stesso modo la circostanza non attenuava e tanto meno giustificava la vigliaccheria e la cialtroneria delle sue azioni.
Ma fu un caso isolato. Le vittime solidarizzavano con il perpetratore o scrollavano le spalle. In questo paradosso si annida la spiegazione del berlusconismo come movimento politico. Per qualche motivo che tanti (anche su questo sito) hanno tentato di spiegare (la debole coscienza civile dei cittadini, il messaggio subliminale dei canali televisivi, l'ostilità all'autorità sentita come imposizione e via ipotizzando) una larga fetta del pubblico è intimamente convinta che il comportamento a discapito della collettività è comunque giustificato. Perché in definitiva non ci si crede parte di una collettività e quindi ciò che tocca i beni comuni, lo spazio di convivenza civile e le regole non ci riguarda. Anzi peggio, chi difende i diritti collettivi è visto con sospetto, gli si imputa sempre di perseguire un qualche personalissimo secondo fine, foderato di finto moralismo.
Su questo humus ha attecchito il berlusconismo. E se quando la sua parabola sarà terminata il terreno di coltura non sarà stato rimosso il berlusconismo sopravviverà anche senza Berlusconi. Per le docce si può ricorrere all'acido cloridrico, ma non esiste un disinfettante sociale altrettanto rapido ed efficace.
Bene, ottimo riassunto.
Del resto ci aveva pensato anche Prezzolini, a suo modo, quasi cent'anni fa.
RR